Compilazione
Ho visitato Calcutta, in India, un luogo di povertà, morte e problemi umani irrisolvibili. Là, le suore addestrate da Madre Teresa servono le persone più povere e misere del pianeta: corpi mezzo-morti, raccolti in mezzo alle strade della città. Il mondo guarda con stupore la dedizione delle suore e i risultati del loro ministero, ma c’è una cosa in loro che mi colpisce ancora di più: la loro serenità. Dovessi affrontare un progetto così intimidatorio, probabilmente correrei in giro, mandando fax di richieste ai donatori, implorando più risorse, mandando giù tranquillanti, annaspando alla ricerca di mezzi per vincere la mia crescente disperazione. Non è quel che fanno queste suore.
La loro serenità ha a che fare con quello che succede prima che inizi il loro lavoro giornaliero. Alle quattro del mattino, molto prima che sorga il sole, le sorelle si alzano, svegliate da una campana e dall’invito: «Benediciamo il Signore». «Dio sia ringraziato», è la loro risposta. Indossando sari d’un bianco immacolato, sfilano dentro la cappella, dove si siedono sul pavimento, alla moda indiana, e pregano e cantano insieme. Sul muro semplice della cappella è appeso un crocifisso con le parole: «Ho sete». Prima di incontrare il loro primo «cliente», s’immergono nel culto e nell’amore di Dio.
Non avverto alcun senso di panico nelle suore che dirigono la “Casa per i morenti e i poveri”, a Calcutta. Vedo attenzione e compassione, sì, ma nessuna ossessione per le cose non fatte. Anzi, ancora agli inizi dell’opera, Madre Teresa stabilì la regola che le suore dovevano dedicare il giovedì alla preghiera e al riposo. “Ci sarà sempre lavoro, ma se non riposiamo e preghiamo, non avremo la presenza richiesta dal nostro lavoro”, spiegò. Queste suore non lavorano per riempire i formulari dei casi esaminati, per qualche agenzia di servizi sociali. Lavorano per Dio. Cominciano il giorno con Lui; concludono il giorno con lui, nuovamente nella cappella per le preghiere serali; e tutto ciò che trascorre nel frattempo lo presentano come offerta a Dio. Soltanto Dio stima il loro valore e misura il loro successo. —Philip Yancey[1]
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Sta' in silenzio davanti al Signore, e aspettalo.[2]
Hai pregato e pregato, hai aspettato e aspettato, ma non c’è stata alcuna manifestazione divina?
Sei stanco di non vedere muoversi niente? Sei arrivato al punto di lasciar perdere tutto? Forse non hai aspettato nel modo giusto.
“Aspettiamo con pazienza”.[3] La pazienza elimina la preoccupazione.
Disse che sarebbe venuto e la sua promessa equivale alla sua presenza. La pazienza elimina il nostro pianto. Perché sentirsi tristi e afflitti? Sa di che cosa hai bisogno più di quanto lo sappia tu e il motivo per cui ti fa attendere è di ricavarne maggior gloria. La pazienza elimina la necessità di opere personali. L’opera che Egli desidera da te è che tu “creda”;[4] quando credi, ti rendi conto che tutto va bene. La pazienza elimina ogni bisogno. Il desiderio che provi per le cose che vuoi, forse è più intenso di quello che la volontà divina si adempia nel suo ritorno.
La pazienza elimina ogni indebolimento, ogni esitazione. […] I fondamenti divini sono solidi e quando la sua pazienza è presente dentro di noi, possiamo attendere con sicurezza. La pazienza permette l’adorazione. Una pazienza piena di lode, a volte “perseverante e con gioia”,[5] è la parte migliore. “E (tutti questi aspetti della pazienza) compiano in voi un'opera perfetta”,[6] mentre attendete, e sarete copiosamente arricchiti. —C. H. P.[7]
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Riponi la tua sorte nel Signore, confida in Lui, ed Egli agirà.[8]
Quando ti ritiri la sera, non ti preoccupi tutta la notte che il letto si possa rompere; né ti aggrappi a qualcosa per timore di cadere. Così facendo riposeresti ben poco. No! Ti affidi semplicemente al letto e riposi. Così pure dovremmo affidarci completamente a Gesù e “riposare dalle nostre opere come Dio si riposò dalle sue”. “Noi che abbiamo creduto entriamo nel riposo”.[9] Perché? Perché qualcun altro si occuperà delle opere al nostro posto. Dio esige che ci arrendiamo a Lui e confidiamo in Lui e nella sua Parola. Confida per tutti i tuoi bisogni. Confida con tutto il cuore. Confida in ogni momento. […] Riponi la tua sorte! Avendolo fatto, confida nella sua Parola! —Lettie Burd Cowman[10]
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Se non sai cosa fare, ferma tutto! Aspetta con calma che Dio agisca! L’errore peggiore è andare avanti quando non sai come comportarti! Fu lo sbaglio di re Saul, che continuò ad andare avanti anche quando non sapeva più cosa fare. Decise che doveva andare avanti e tenersi occupato comunque — e questo gli costò il regno.[11]
La tua calma di fronte al Signore dimostra che hai fede che Egli porterà avanti le cose e si prenderà cura di tutto. È un segno di fiducia in Lui. “Alla mente che riposa in Te Tu conservi una pace perfetta, perché in Te confida”.[12] […] Se sei inquieto, confuso, preoccupato e agitato, vuol dire che non confidi in Dio! Non hai la fede che dovresti avere! La fiducia è un’immagine di completa serenità e pace della mente, del cuore e dello spirito. Può darsi che il corpo debba continuare a muoversi, ma l’atteggiamento e lo spirito sono calmi.
Quando hai veramente fiducia nel Signore, puoi avere pace in mezzo alla tempesta e calma nel bel mezzo di un uragano. È proprio in mezzo alla tempesta che la fede viene messa alla prova. La calma è un segno di fede. —David Brandt Berg[13]
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“Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso”.[14]
Il motivo che il Signore ci dà per evitare l’ansia per il futuro, è che non possiamo farci niente. Dio ci dà la vita a giornate, un piccolo giorno alla volta. Ogni giorno ha i suoi doveri, i suoi bisogni, le sue prove e le sue tentazioni, le sue pene e i suoi dolori. Dio ci dà sempre abbastanza forza per il giorno che ci mette davanti, con tutto quello che contiene. Se però insistiamo a tirarci addosso le ansie del domani e ammucchiarle sopra a quelle di oggi, non avremo forza sufficiente per portare il carico. Dio non ci darà più forza soltanto per assecondare la nostra voglia capricciosa di ansia e sfiducia.
Quindi la lezione è che dovremmo tenere ogni giorno ben distinto dagli altri e dedicarci strettamente a quello che ci porta. Charles Kingsely Dice: “Svolgi il dovere di oggi, lotta contro la tentazione di oggi; non indebolirti e non distrarti guardando cose che non puoi vedere e che non potresti capire, anche se le vedessi”. Non possiamo fare proprio niente per il futuro, tranne prepararci ad esso svolgendo con fedeltà i compito di oggi.
Possiamo sempre tirare avanti con il carico più pesante almeno per un giorno, fino al calar del sole. Domani? Potresti non avere un domani; potresti essere in cielo. Se sarai qui, anche Dio sarà qui e la tua forza sarà rinnovata a sufficienza per il nuovo giorno. —J. R. Miller[15]
[1] Reaching for the Invisible God [Raggiungere il Dio invisibile] (Zondervan, 2000).
[2] Salmi 37,7.
[3] Romani 8,25.
[4] Giovanni 6,29.
[5] Colossesi 1,11.
[6] Giacomo 1,4.
[7] Streams in the Desert, Volume 1 (Zondervan, 1965).
[8] Salmi 37,5 NR.
[9] Ebrei 4,10.3.
[10] Streams in the Desert, Volume 2 (Zondervan, 1977).
[11] 1 Samuele 13,7–14.
[12] Isaia 26,3.
[13] Dio in linea (Progetto Aurora, 2005).
[14] Matteo 6,34 NR.
[15] Come Ye Apart: Meditations on the Four Gospels [Venite in disparte: meditazioni sui quattro Vangeli].
Titolo originale: Finding Serenity. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull’Ancora in Inglese l'11 febbraio 2014.
Letto in Inglese da Tina Miles.