Non giudicate

Gennaio 30, 2014

Peter Amsterdam

Gesù disse: “Non giudicate, affinché non siate giudicati”.[1] Quando c’insegnò a “non giudicare”, era chiaro che si riferiva all’atteggiamento sbagliato di condannare e criticare gli altri. Deplorava anche la presunzione spirituale che si manifesta quando esprimiamo critiche e giudizi nei confronti degli altri.

David deplorò spesso la presunzione ipocrita, che considerava uno dei peccati più grandi per un cristiano:

 

Uno spirito critico e un atteggiamento di aspra condanna verso gli altri vengono dall’ipocrisia! Se sai di essere un disastro anche tu, non andrai in giro a guardare gli altri dall’alto in basso, criticandoli per i loro errori; se invece pensi di essere così giusto, comincerai a prendertela con gli altri.

Questa è una cosa che dirò in favore di mia madre: lei cercava sempre di parlar bene della gente: era una di quelle persone che coprono una moltitudine di peccati.[2] […] Così cerca di avere un po’ più di comprensione, un po’ più di umanità con gli altri, mettendoti nei loro panni e cercando di pensare come ti sentiresti tu al loro posto. Ricorda la Scrittura: “L’amore copre una moltitudine di peccati” (1 Pietro 4,8).[3] […]

Gli ubriaconi e le prostitute, i pubblicani e i peccatori non andavano dai leader di chiesa duri, rigidi, ipocriti, implacabili e critici, che li condannavano e dicevano loro che dovevano essere perfetti o andare all’inferno e addossavano loro dei pesi religiosi che erano più di quello che potessero sopportare.[4] Ma andarono da Gesù per avere da Lui amore, misericordia, perdono, incoraggiamento e pazienza! Lui li trattò con tenerezza, dolcezza e perdono, diede loro speranza, amore e forza! E tu?

Così quello di cui tutti noi abbiamo veramente bisogno è più amore - e meno orgoglio! L’amore è umile, l’amore è umiltà, e l’umiltà è completamente all’opposto dell’orgoglio critico e ipocrita![…].

Dacci amore, Signore, ti prego. “Avendo prima di tutto un intenso amore gli uni per gli altri”.[5] Non condanniamo con orgoglio! Non siamo come gli Scribi e i Farisei, che dicono: “Ti ringrazio, o Dio, che non sono come quest’uomo”, come il pubblicano, il peccatore. Se ci gonfiamo d’orgoglio e siamo felici di non essere come il peccatore, Signore, allora siamo ancora peggio! Siamo presuntuosi e ipocriti! Aiutaci, Signore, a sapere che se non fosse per la tua grazia non saremmo neanche qui! Se non fosse per il tuo amore, la tua misericordia e la tua grazia saremmo peggio di coloro che siamo tentati di guardare dall’alto in basso!

Tu hai detto: “Voglio misericordia e non sacrificio”: dobbiamo passare del tempo da soli con Te per imparare cosa questo significhi! Dacci grande amore, grande pazienza, grande umiltà, la consapevolezza di essere piccoli. Aiutaci a versare in seno agli altri nella misura in cui Tu hai versato a noi. Aiutaci a perdonare i peccati degli altri come Tu hai perdonato noi, ad avere misericordia degli altri come Tu hai avuto misericordia di noi.[6]
David Brandt Berg

 

Gesù condannò lo spirito critico e la presunzione ipocrita degli scribi e dei farisei, i capi religiosi dei suoi giorni. È un gruppo di persone contro il quale Gesù si espresse molte volte nei Vangeli. Li rimproverò per i pesi che imponevano agli altri e perché impedivano loro di trovare la via del Paradiso.[7]

Gesù era arrabbiato per come avevano commercializzato la fede permettendo ai mercanti e ai cambiavalute di lavorare nel tempio. L’unica volta in cui si parla di come manifestò pubblicamente la sua ira fu quando scacciò i cambiamonete dal tempio e disse loro di smettere di trasformare la casa di suo Padre in un mercato.[8] Disse perfino che l’esattore delle tasse che ammise i suoi peccati era più giusto del fariseo.[9] Considerando che gli esattori delle tasse erano visti come estorsori e traditori del loro popolo, era chiaro che l’ipocrisia dei farisei non era tenuta in gran conto da Gesù.

Molti cristiani conservatori moderni sono spesso rigidi e non considerano che Dio ama tutti, anche chi sembra rifiutarlo o non ha capito il suo messaggio. Crediamo che Lui “non voglia che alcuno perisca” e che voglia redimere tutti e portarli a un rapporto più stretto e amorevole con Sé.[10]

Dimostrare amore e tolleranza per le persone e rispettare il fatto che sono state create da Dio e hanno il diritto innato di essere trattate con dignità, non vuol necessariamente dire che si approvano le loro azioni o si accettano le loro idee. Per esempio, come cristiani non crediamo che sia una cosa buona o giusta fare guerre contro altri popoli. Non crediamo che i governi debbano impoverire i loro cittadini e trascurare le persone vulnerabili. Non crediamo che sia giusto che innumerevoli vite siano danneggiate dal traffico di droga. Tuttavia, quando abbiamo a che fare con persone che sono coinvolte in simili colpe morali o che non le ritengano errate, dobbiamo lo stesso trattarle con rispetto come individui creati a immagine di Dio e offrire loro verità, salvezza, speranza e l’amore divino.

Ovviamente a volte ci sentiamo chiamati e obbligati a condannare questi mali. Nel farlo, però, il punto essenziale è ricordarsi che come cristiani dobbiamo soprattutto mostrare agli altri l’amore e il perdono di Gesù. Egli c’insegnò ripetutamente, con le parole e l’esempio, che la misericordia e il perdono devono far parte dell’equazione, quando si tratta di giudicare le persone e le situazioni. Diede quell’esempio nel caso dell’adultera che doveva essere lapidata per il suo peccato, o nel guarire la gente di sabato, cosa che non era in linea con le prescrizioni dei Dieci Comandamenti in vigore ai suoi giorni.[11] Mostrò ai religiosi dei suoi tempi che un giusto giudizio includeva anche amore e misericordia.

Non condoniamo né favoriamo l’ingiustizia, e il Signore potrebbe guidarci a condannarla pubblicamente in certe situazioni; ma c’è differenza tra il dire la verità con amore e cedere alla tentazione di esprimere giudizi.

L’intolleranza, gli atteggiamenti critici o censori, i pregiudizi o l’ostilità nei confronti di persone di altre razze, convinzioni religiose, colore o orientamento sessuale, o i sentimenti di superiorità o di avere il diritto di criticare e giudicare gli altri, non sono compatibili con gli insegnamenti di Gesù. Le nostre dottrine e la nostra missione sono radicati nella Legge dell’Amore di Dio. Siamo chiamati ad amare e gli atteggiamenti critici o i pregiudizi non dovrebbero aver posto nei nostri cuori e nella nostra fede.

Giudicare aspramente gli altri è una delle manifestazioni principali d’ipocrisia. Potremmo non essere d’accordo con le idee o le azioni di alcuni. Potremmo avere la convinzione che le azioni di qualcuno non siano buone o giuste, ma dobbiamo lo stesso amare, anche quando difendiamo le nostre convinzioni e le nostre dottrine. Siamo chiamati come rappresentanti fedeli dell’amore di Gesù quando interagiamo con gli altri e dobbiamo considerare in che modo si comporterebbe Lui in situazioni del genere.

Cerchiamo di essere sempre conosciuti per il nostro amore. Non affrettiamoci a giudicare le persone. L’amore di Dio è la forza più grande dell’universo e Lui può prendere anche la situazione più difficile e in qualche modo usarla come testimonianza.

 

Allora i farisei e gli scribi gli condussero una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, dissero a Gesù: «Maestro, questa donna è stata sorpresa sul fatto, mentre commetteva adulterio. Ora, nella legge Mosè ci ha comandato di lapidare tali donne; ma tu, che ne dici?»

[…] E, come essi continuavano ad interrogarlo, Egli si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Poi, chinatosi di nuovo, scriveva in terra.

Quelli allora, udito ciò e convinti dalla coscienza, se ne andarono ad uno ad uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; così Gesù fu lasciato solo con la donna, che stava là in mezzo. Gesù dunque, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?»

Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». Gesù allora le disse: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più». —Giovanni 8,3-11


1 Matteo 7,1.

2 1 Pietro 4,8.

3 1 Pietro 4,8.

4 Matteo 23,4.

5 1 Pietro 4,8.

6 Pubblicato originariamente nel marzo 1986.

7 Vedi Matteo 23, Luca 11,37–54.

8 Giovanni 2,13–17.

9 Luca 18,9–14.

10 Matteo 18,14; 2 Pietro 3,9.

11 Giovanni 8,3–11; Matteo 12,10–14.


Titolo originale: Judge Not. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato originariamente nell'agosto 2010. Adattato e ripubblicato il 18 novembre 2013.
Letto in Inglese da Jon Marc.

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