Comincia tutto con un salto

Gennaio 15, 2014

Compilazione

Lo osservo per un po’ mentre passa da un’estremità all’altra della piscina, lanciandosi da un anello sospeso all’altro. Lo fa sembrare così facile, così semplice, librandosi sopra l’acqua come un ginnasta. “Ci provo anch’io”, annuncio a mio marito, uscendo dall’acqua. “Voglio provare quegli anelli”.

“Sul serio? Penso che sia più difficile di quel che sembra”, dice Brad.

“Be’, io ci provo lo stesso”, dico, camminando in direzione della fila.

Non importa che le mie braccia sembrino spaghetti. Non importa che non riesca a fare sei flessioni di fila sulle braccia. Riuscirò a usare quegli anelli. Mi lancerò da uno all’altro fino all’altra estremità della piscina, come Jane della giungla.

Mi metto in fila, rabbrividendo, dietro a sei uomini dalle braccia muscolose. Il fatto che non ci siano altre donne nella fila mi fa esitare un po’. L’uomo che stavo osservando prima continua a volare sopra l’acqua ogni volta che viene il suo turno, afferrando e mollando gli anelli con un ritmo elegante. Lo tengo d’occhio, studiando la sua tecnica e il suo tempismo.

Quando finalmente arriva il mio turno, mi asciugo le mani sulle gambe nude e afferro l’anello con la mano destra. Poi faccio un passo da gigante indietro e mi lancio oltre il bordo di cemento.

Non riesco nemmeno ad arrivare al secondo anello. Invece, oscillo in avanti, annaspo nell’aria con la sinistra, manco completamente la presa sul secondo anello e poi ritorno indietro. Tralascio di mollare l’anello in tempo e vado a sbattere contro il muro di cemento, poi scivolo nell’acqua fredda come un pesce morto.

Torno su sputacchiando e un gruppo di astanti si affolla lungo il bordo della piscina, chiedendomi: “Sta bene?” Uno di loro dice semplicemente: “Uuuh!”

Noah parla ancora della “volta che la mamma ha sbattuto contro il muro della piscina ed è caduta in acqua davanti a tutti”. Mi vengono ancora i brividi quando penso a come devo essere sembrata, mentre agitavo goffamente le braccia nel mio tankini, sbattendo il corpo sul muro come un quarto di manzo appeso a un gancio.

Ad ogni modo, non mi dispiace d’aver fatto un tentativo con gli anelli da Tarzan. Nonostante i danni al mio ego, sono contenta d’averci provato.

Ho fatto molti salti nella mia vita, specialmente negli ultimi anni. Ho fatto un salto traslocando in Nebraska (e va bene, forse questo possiamo definirlo “trascinata contro la mia volontà”). Ho fatto un salto nella fede. Ho fatto un salto cominciando scrivere articoli. Ultimamente ho fatto un salto iniziando a parlare in pubblico. A un certo punto, in mezzo a tutti questi salti, ho sbattuto contro un muro fatto di delusioni, dubbi, insuccessi, frustrazioni e paure.

Saltare fa paura. Tuttavia credo anche che sia necessario, nonostante i rischi e la paura. Perché, se non salti, non saprai mai che cosa sarebbe potuto succedere. E che gran differenza avrebbe potuto fare.

Per me, saltare ha fatto la differenza tra lo scetticismo e la fede. Ha fatto la differenza tra una vita passiva e una vita appassionata. Ha fatto la differenza tra un’esistenza comoda dentro una scatola e una crescita rigogliosa all’aperto.

È vero, a volte quando si salta si cade; a volte si sbatte forte contro un muro e si resta senza fiato; ma altre volte si vola. Forse al momento non te ne rendi conto, ma saltando ci si solleva in aria iniziando qualcosa di nuovo e di bello, qualcosa di buono e che cambia la vita.

Comincia tutto con un salto. —Michelle DeRusha[1]

*

Così, quando davanti o di fianco a te appare una delle mie orme e senti il fiato del mio Spirito che ti spinge a seguirla, fai quel passo. Potrebbe sembrare un passo banale o normale, o potrebbe volerci un balzo di fede per raggiungerla, ma che si tratti di un passo o di un balzo, vieni dietro a me! È il primo passo verso cose nuove, radicali, strepitose! Chissà dove ti porterà quell’orma e cosa troverai alla fine del sentiero. Continua solo a mettere un piede obbedientemente davanti all’altro, facendo quello che ti chiedo di fare e andando dove ti chiedo d’andare, e arriverai alla destinazione che ho scelto. Ci vedremo là, se segui e obbedisci! —Gesù, in profezia

*

Gli impala (delle gazzelle africane) sono creature sorprendenti che possono saltare più di tre metri in altezza e dieci in lunghezza. Tuttavia possono vivere in uno zoo dentro un recinto con un muretto alto solo un metro. Perché? Gli impala non saltano se non possono vedere dove atterreranno. Abbiamo qualcosa in comune con queste antilopi? Siamo in grado di fare grandi balzi di fede, ma rifiutiamo di farli se non riusciamo a vedere dove atterreremo?

A proposito della fede, George Muller disse: “La fede non opera nel campo del possibile. Dio non ottiene gloria nelle cose possibili all’uomo. La fede inizia dove termina il potere dell’uomo”.

Detto in termini biblici: “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”.[2]

La vera fede non può vedere dove atterrerà… salta semplicemente con la convinzione che la cosa avverrà. Ricordate, la fede biblica inizia dove termina il nostro potere! —George Whitten[3]

*

Il bambino doveva avere circa quattro anni. Osservai con interesse suo padre che si avvicinò all’estremità del trampolino per mostrargli come tuffarsi. Il bambino applaudì con entusiasmo il grande spruzzo fatto dal padre mentre entrava in acqua, ma quando il papà lo incoraggiò a saltare, si tirò indietro preoccupato. “Non preoccuparti”, lo rassicurò suo padre, “ti prendo io”.

Dopo qualche insistenza, il bambino si avvicinò all’estremità del trampolino e si fermò titubante, facendo grandi cenni a suo padre giù in acqua di avvicinarsi di più. “No, papà, un po’ più di qua! No, di là!” lo sentii chiamare. La cosa andò avanti per un po’, finché fui certo che si sarebbe tuffato; ma all’ultimo minuto cambiò idea, si voltò e tornò sul bordo della piscina.

Suo padre, paziente ma tenace, come a volte possono esserlo i papà, lo incoraggiò a non arrendersi e alla fine lo convinse a tornare sul trampolino. L’intero procedimento si ripeté diverse volte, finché il bambino finalmente si buttò nelle braccia del padre in attesa. Era così orgoglioso di sé! Lo sguardo sul viso di suo padre diceva tutto, ma non avrebbe potuto evitare di lodarlo nemmeno se l’avesse voluto: “Ce l’hai fatta! Sono così orgoglioso di te!”

Sorrisi e pensai a come anch’io mi comporto come quel bambino a volte. Da alcuni mesi mi sto preparando a fare le valigie per trasferirmi in un altro paese dove mi attendono un lavoro, esperienze e amici nuovi. Anche se mi hanno incoraggiato da tutte le parti dicendo che il cambiamento mi avrebbe fatto bene, a volte sono ancora tentata di preoccuparmi di come andrà a finire.

Dio dice: “Non preoccuparti! Tuffati! Sono qui davanti a te e ti prenderò! Non ti lascerò cadere!”

Ma io mi metto a discutere: “Va bene, mi tuffo, ma non potresti avvicinarti un po’ di più, per favore? Non potresti spostarti un po’ di qua, o di là, per farmi sentire più sicura?”

Dio che è infinitamente più paziente di quanto possa esserlo un padre terreno, continua ad assicurarmi che posso fidarmi di Lui. E naturalmente ha ragione. È sempre stato lì pronto a prendermi e nessuno è più contento di Lui delle mie piccole vittorie. Così, mi tufferò ancora una volta. —Lilia Potters

*

Abbi fede in Dio, anima mia,
fidati e non aver timore;
Egli adempirà in ogni parte
ogni promessa del suo cuore.
Anonimo

*

C’è quel momento quasi terrificante, quando sei lì in bilico sulla punta dei piedi, al limite del trampolino, a otto metri dall’acqua, e ti chiedi se la colpirai nel modo giusto, come ti riceverà e se sopravvivrai al tuffo. Poi ti pieghi lentamente in avanti e la forza di gravità prende il sopravvento e colpisci l’acqua con un grande spruzzo! C’è quel momento di tensione esilarante mentre voli nell’aria con grande facilità, senza sapere esattamente cosa ti aspetta all’arrivo. Poi, con grande sollievo, dopo aver preso la decisione finale ed esserti tuffato, improvvisamente ti trovi in acqua e scivoli in profondità sotto la superficie, per poi curvarti verso l’alto e uscire di nuovo all’aria e al sole, con un senso di grande successo e soddisfazione, scoprendo che non era poi così brutto come pensavi! Ce l’hai fatta! Ci sono voluti fede, abilità, coraggio e temerarietà, ma hai avuto la soddisfazione di un nuovo successo, una nuova emozione. Ce l’hai fatta e ne sei venuto fuori sano e salvo, tutto in un pezzo e senza danni, per vivere e provarci di nuovo!

Ma quel momento sull’orlo e quel secondo in cui precipiti nell’aria con le mani tese davanti alla testa, quasi per difenderti dalla superficie che si avvicina, possono mozzarti il fiato e farti cessare le pulsazioni, fino all’incontro finale con l’acqua. È un senso di libertà enorme, ma di pericolo terrificante, una sensazione di completa libertà dai legami della terra, ma una consapevolezza quasi spaventosa che presto finirà con un impatto tremendo, a cui potresti anche non uscire tutto intero!

Ci vogliono vera fede, vero coraggio e una vera abilità, insieme a quell’abbandono totale allo spazio tra il trampolino e l’acqua! Non sai come arriverai, ma preghi che sarà nel modo giusto e che la folla applaudirà. È un’emozione indimenticabile e solo chi l’ha provata sa di cosa parlo. Non c’è niente che le assomigli — quel tipo di sfida, quel tipo di temerarietà e disprezzo delle possibili conseguenze, quell’abbandono totale a una causa, senza pensare al risultato finale, perché sai che è una cosa giusta ed è l’emozione più forte al mondo! Ci siamo lanciati nel vuoto e confidiamo che Dio ci aiuti, perché sappiamo che stiamo facendo la sua volontà! —David Brandt Berg4


1 http://michellederusha.com/2013/05/it-begins-with-the-leap.

2 Ebrei 11,1.

3 http://www.worthydevotions.com/christian-devotional/take-a-leap-of-faith.

4 Pubblicato originariamente nell’aprile 1971.


Titolo originale: It Begins with the Leap. Tradotto da A. Maffioli e S. Marata.
Pubblicato sull'Ancora in Inglese il 7 gennaio 2014.
Letto in Inglese da Bethany Kelley. Musica di Michael Dooley.

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