Come un agnello

Giugno 25, 2013

Compilazione

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L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà.

Egli mi fa giacere in pascoli di tenera erba, mi guida lungo acque riposanti.

Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.

Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano.

Tu apparecchi davanti a me la mensa in presenza dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca.

Per certo beni e benignità mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa dell’Eterno per lunghi giorni. —Davide, il salmista1

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Una volta Hudson Taylor disse: “Il Signore è il mio pastore; lo è la domenica, lo è il lunedì e lo è tutti i giorni della settimana; lo è in gennaio, lo è in dicembre e ogni mese dell’anno. Lo è in patria, lo è in Cina; lo è in pace, lo è in guerra; lo è nell’abbondanza e nella penuria!”

Un’altra volta scrisse: “Le azioni di Dio nei nostri confronti sono sempre piene di benedizioni: Egli è buono e fa il bene, solo il bene, continuamente. Il credente che ha accolto il Signore come suo pastore può dire con certezza, con le parole del Salmista: ‘Per certo beni e benignità mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita’. Di conseguenza possiamo essere sicuri che anche i giorni delle avversità, oltre a quelli della prosperità, sono ricolmi di benedizioni. Il credente non deve aspettare di vedere il motivo delle azioni che causano afflizione, prima di essere soddisfatto; sa che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio’”.

Il pastore è responsabile delle pecore, non le pecore del pastore. La cosa peggiore è che a volte pensiamo di essere sia il pastore, sia le pecore e che dobbiamo allo stesso tempo guidare e seguire. Beati noi quando ci rendiamo conto che la responsabilità è sua, che Lui cammina davanti a noi e che beni e benignità ci accompagneranno.

Questo pensiero ispirante può essere letto da qualcuno che è sottoposto a una prova quasi fino al punto di rottura; qualcuno che si preoccupa del domani. Dio conosce ogni cosa del tuo domani e pensa a te in anticipo. Sì, a te. Perché gli stai a cuore. Nascondi nel tuo cuore quella promessa piena della sua grazia: “Quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio!” —Lettie Burd Cowman2

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Il pastore mediorientale andava sempre davanti alle sue pecore. Camminava di fronte ad esse. Qualsiasi attacco contro di esse doveva prendere in considerazione lui. Ora Dio è davanti, è nel domani. È il domani che riempie di paura gli uomini. Dio è già lì. I domani della nostra vita devono passare da Lui prima di arrivare a noi. —F. B. Meyer

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Gesù era paziente, amorevole, buono, comprensivo e pronto al perdono, sempre lì a guidare, nutrire, incoraggiare e fortificare i suoi agnellini. Era il più grande degli esempi di amore, umiltà e misericordia. Gesù ci aiuti a essere simili a Lui. —David Brandt Berg3

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I pastori della Palestina ti spiegheranno lo scopo del loro bastone. A uno di essi fu chiesto in che senso si potesse dire che il bastone consolava le sue pecore. Quell’esperto conduttore di greggi iniziò a spiegare che di giorno portava sempre il bastone su una spalla e quando le pecore lo vedevano si rendevano conto della presenza del pastore (per guidarle); e in questo modo era un mezzo di consolazione e conforto. Se invece la notte lo sorprendeva con gli animali sulle montagne, o se venivano sorpresi da una nebbia fitta che impediva alle pecore di vedere il bastone, allora lo abbassava e mentre camminava lo batteva sul terreno, così che fossero confortate dal suono, se non dalla vista del bastone e si rendessero conto della presenza del pastore (per guidarle). Se degli animali selvatici cercavano di depredare il suo gregge, poteva usare il bastone (per proteggerle) e allontanarli. A volte gli agnelli cadevano nei burroni e in mezzo ai rovi. Il pastore usava la curvatura all’estremità del bastone per tirare in salvo l’animale caduto. La persona che porta il bastone è a capo del gregge. Le pecore riconoscono il pastore dal bastone e seguono lui e non qualsiasi altra persona che possa passare o cercare di allontanarle.

Davide si ricordava di queste cose e in pratica stava dicendo a se stesso: “Sarebbe irragionevole supporre che Dio abbia meno cura di me di quanta ne avessi io per le pecore!”

“Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano”.4

Siamo tuoi, ti apparteniamo,

sii per noi pastore e amico,

sii il Custode del cammino che seguiamo;

proteggi il tuo gregge, salvaci dal peccato,

vieni a cercarci quando inetti ci sviamo. —Dorothy A. Thrupp

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Mentre studiavo quel brano, imparai che la valle dell’ombra della morte è una vera e propria valle appena fuori Gerusalemme. Il suo terreno è pericoloso e una volta i pastori dovevano far attraversare questa valle alle greggi per portarle dove c’erano acqua e pascoli erbosi. C’erano fenditure nelle rocce, fossi e roveti in cui le pecore, stupide come sono, sarebbero finite; quindi i pastori dovevano usare il loro bastone con l’estremità curvata a gancio per arrivare nelle fenditure e nei burroni e salvarle. Il pastore aveva anche una verga per scacciare gli animali selvatici e proteggere le pecore mentre passavano. Nel ventitreesimo salmo, versetto quattro, Davide dice: “Il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano”. Quando immagino me stesso come a una pecora che tiene lo sguardo su Gesù, con il suo bastone per salvarmi e la sua verga per proteggermi, questo passo mi intenerisce, mi fa sentire come una semplice pecora che ha poche idee di cosa sia giusto o sbagliato; mentre Gesù mi tirerà fuori dai fossi ogni volta che combinerò un guaio e mi proteggerà dai miei nemici spirituali che si aggirano come leoni. —Donald Miller5

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L’uccello, la cui ala una volta era spezzata, per grazia di Dio volerà ancora più in alto di prima; la pecora smarrita la cui gamba dovette essere rotta, dovrà restare in braccio al Pastore così a lungo che non se ne allontanerà più! —David Brandt Berg

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Si racconta di una signora in vacanza in Svizzera che durante una passeggiata arrivò a un ovile. Guardò dentro la casupola del pastore e lo vide seduto di fianco a un’unica pecora che sembrava sofferente. Gli chiese che cosa fosse successo e lui le spiegò che la zampa dell’agnello era rotta e che gliel’aveva spezzata lui. Era un animale ribelle e non voleva seguirlo, non ubbidiva e sviava le altre pecore. Aveva già avuto esperienza con pecore del genere, così le aveva spezzato una gamba. Il primo giorno, quando le aveva portato del cibo, aveva cercato di morderlo. L’aveva lasciata stare per un paio di giorni, poi era tornato. Non solo aveva accettato il cibo, ma gli aveva leccato la mano, mostrando segni di sottomissione e di affetto. Aggiunse che una volta guarita sarebbe stata una pecora modello. Aveva imparato l’ubbidienza mediante la sofferenza. Molte volte, quando il nostro cuore è angosciato, il nostro Dio d’amore cerca di portare nella nostra vita la benedizione suprema che può arricchire e glorificare la nostra vita: la benedizione di una volontà umana sottomessa a quella divina. Le Scritture assicurano ai figli di Dio che le afflizioni sono a loro vantaggio, “affinché siamo partecipi della sua santità” e possiamo “rendere un pacifico frutto di giustizia” (Ebrei 12,10-11). —Keith L. Brooks

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Le vie dell’uomo appartengono al Signore; come può dunque capire il proprio itinerario? È un colpo per l’orgoglio umano dire che l’uomo è incapace di scegliere la propria strada, che deve avere una guida divina, ma è assolutamente vero.

Una guida con molta esperienza delle giungle africane una volta disse: “È difficile guidare una persona ostinata, davvero difficile. Non si fida di chi la conduce e vuole sempre fare a modo suo. Nei miei anni di lavoro come guida ho visto molte persone del genere ficcarsi in situazioni pericolose e avere incidenti gravi perché non volevano seguire le indicazioni”.

Sembra strano, allora, che il popolo di Dio, il gregge ch’Egli pasce, abbia bisogno di un pastore che le conduca? —Virginia Brandt Berg6

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Il mio Signore è più disposto a supplire ai vostri bisogni di quanto lo siate voi a confessarli. Non tollerate il pensiero che il mio Signore Gesù sia inadeguato. Quando ponete una corona sul suo capo, potete incoronarlo solo d’argento, quando invece si merita l’oro. Il mio Signore ha tesori di felicità da donarvi adesso. Può farvi giacere su pascoli verdeggianti e guidarvi lungo le acque calme. Non c’è musica come quella del suo flauto, quando Lui è il Pastore e voi le sue pecore che giacciono ai suoi piedi. Non esiste amore come il suo; né il cielo né la terra possono compararsi ad esso. Conoscere Cristo e dimorare in Lui: oh, questa è vita, questa è gioia, questo è midollo e grasso, questo è vino vecchio e raffinato (Salmo 63,5; Isaia 25,6-7). —Charles Spurgeon


1 Salmi 23.

2 Streams in the Desert, Volume 2 (Grand Rapids, MI: Zondervan, 1977).

3 Forza per ogni giorno (Aurora Production, 2004).

4 Salmi 23,4.

5 Searching for God Knows What(Nashville, TN: Thomas Nelson, 2010).

6 Da http://virginiabrandtberg.org/meditation-moments/mm069_divine-guidance.html.


Titolo originale: Like a Lamb
Pubblicato originariamente sull'Ancora in Inglese il 16 Aprile 2013.
Letto in Inglese da Jerry Paladino.
Musica di Michael Dooley.

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