di Peter Amsterdam
Mentre facevo qualche ricerca per un articolo, mi sono imbattuto in qualcosa che mi ha scosso. Era un versetto della Bibbia che ho letto, ascoltato e perfino citato centinaia di volte, ma meditandoci sopra, pensando alla sua applicazione pratica e all’enormità delle conseguenze dell’ignorarlo, mi sono reso maggiormente conto della sua importanza. Ed essendo colpevole della stessa cosa, mi sono spaventato.
Matteo 6,14-15 dice:
Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.1
Non c’è spazio di manovra in questo versetto. Se perdoniamo o no, ha un effetto diretto sul fatto che Dio perdoni noi.2 È una cosa di cui dobbiamo essere davvero consapevoli.
In altri due punti del Vangelo Gesù ha detto la stessa cosa:
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato.3
Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati.4
Pietro fece una domanda ovvia quando disse:
Allora Pietro, accostatosi, gli disse: «Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?». Gesù gli disse: «Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (490 volte).5
Gesù usò una cifra piuttosto grande per esprimere i suoi pensieri su quante volte dovremmo perdonare nostro fratello, dimostrando chiaramente che è una cosa importante e che dobbiamo farlo.
Per sottolineare meglio il punto, usa delle cifre piuttosto grandi anche quando passa a raccontare la storia del re che voleva sistemare i conti con i suoi servitori.
Un uomo doveva al re diecimila talenti. Un talento equivale a circa 57 chili, quindi quest’uomo doveva al re 570 tonnellate di oro o di argento. Al prezzo odierno, se fosse stato argento, sarebbe valso circa 397,5 milioni di euro; se fosse stato oro, sarebbe valso oltre 19 miliardi di euro.6 In ogni caso, e in qualsiasi epoca, equivale a un debito enorme. Poiché l’uomo non poteva pagare, il re ordinò che fosse venduto come schiavo insieme a sua moglie e ai suoi figli. L’uomo implorò il re di avere pazienza, e questi ebbe misericordia di lui, lo rilasciò e perdonò il suo debito.
Purtroppo, subito dopo, il servitore perdonato incontrò uno degli altri servi che gli doveva cento denari – e un denario equivaleva alla paga giornaliera di allora. (Secondo Wikipedia la paga giornaliera dell’epoca equivaleva a circa 14 euro odierni; se ciò fosse corretto, il debito del servo era di 1.400 euro.) Il servitore perdonato non perdonò il debito del suo compagno e lo fece imprigionare.
Quando il re ne venne a conoscenza, fece chiamare il servo perdonato e gli disse:
"Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva.7
Gesù termina la storia con un’affermazione allarmante:
Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli.8
Chiaramente, perdonare nostro fratello è importante e non perdonarlo porta Dio a non perdonare a noi i nostri debiti e le nostre colpe.
Ci sono volte in cui altre persone peccano contro di noi o ci feriscono, più o meno intenzionalmente, proprio come ci sono volte in cui noi feriamo altri o pecchiamo contro di loro. In qualche occasione la gente può trattarci ingiustamente; forse ci deruba, o ci calunnia, parlando alle nostre spalle; forse ci imbroglia, o ci tradisce, o non rispetta la parola data. In qualsiasi caso, qualunque sia l’offesa o la ferita, ci viene comandato di perdonare.
Perdonare non significa che l’altra persona avesse ragione, né che la perdita o il danno causato dalle sue azioni sia annullato. Significa semplicemente che, invece di pensare solo a chi ha torto o ragione, si lascia la questione nelle mani di Dio, insieme alle ripercussioni delle azioni di quella persona. Si prende la strada migliore e si perdona.
È interessante che la parabola del servitore spietato usi il denaro per illustrare il perdono. Per qualche motivo, sembra che quando qualcuno ti ha portato via del denaro, o perché l’ha rubato o perché ha danneggiato i tuoi mezzi di sostentamento, sia molto difficile perdonarlo.
Tutti noi pecchiamo e tutti siamo privi della gloria di Dio. Come il servitore spietato, poiché pecchiamo, abbiamo tutti un debito enorme nei confronti di Dio, un debito così vasto che nessuno di noi potrebbe mai ripagarlo. Ma grazie a Gesù, Dio perdona quel debito e poi chiede a noi di perdonare gli altri allo stesso modo.
Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.9
Vedere le cose dal punto di vista che, se non perdoniamo gli altri quando peccano contro di noi, Dio non perdonerà noi quando pecchiamo contro di Lui, può essere una cosa piuttosto spaventosa. Certamente dà da pensare. Il lato buono è che possiamo anche vederla come una promessa: se perdoniamo gli altri, Dio perdonerà noi. Se mostriamo misericordia, riceveremo misericordia. Se perdoniamo, saremo perdonati. La questione non è chi abbia torto o ragione, ma perdonare dal profondo del cuore.
Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell'amore che è il vincolo della perfezione.10
1 LND.
2 Questo si riferisce al perdono divino per offese specifiche, non alla salvezza.
3 Luca 6,37.
4 Marco 11,25.
5 Matteo 18,21–22.
6 Al marzo 2011.
7 Matteo 18,32–34.
8 Matteo 18,35.
9 Efesini 4,32.
10 Colossesi 3,12–14.
Titolo originale: A Scary Thought
Pubblicato originariamente nel Marzo 2011.
Ripubblicato sull'Ancora in Inglese l'11 Marzo 2013.
Letto in Inglese da Peter Amsterdam.