Lezioni dall’“Angelus”

Aprile 8, 2013

Henry Drummond (1851–1897), condensato

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Dio spesso parla all’anima umana mediante la musica, ma ci parla anche mediante la pittura. Il famoso quadro di Millet intitolato “L’Angelus” è un testo illuminato al quale dedicherò alcune parole questa sera.

The Angelus

In questo dipinto ci sono tre cose: un campo di patate, una coppia di contadini in mezzo ad esso e all’orizzonte il campanile della chiesa di un villaggio. Tutto qui — nessuno sfondo di piante e nessun personaggio pittoresco. Nei paesi cattolici, alla sera le campane suonano per ricordare alla gente di pregare. Alcuni vanno in chiesa, mentre quelli che sono nei campi chinano il capo per alcuni momenti di preghiera in silenzio.

Questo quadro contiene i tre grandi elementi che compongono una vita cristiana veramente completa. […] L’Angelus può darci alcuni suggerimenti su ciò che costituisce una vita completa.

Il primo elemento in una vita bilanciata è il LAVORO

Tre quarti del nostro tempo sono probabilmente passati a lavorare. Naturalmente, il significato di questo è che il nostro lavoro dovrebbe essere altrettanto religioso del nostro culto e se non possiamo lavorare per la gloria di Dio, tre quarti della nostra vita rimangono sconsacrati.

La prova che il lavoro sia religioso è che Cristo passò la maggior parte della vita lavorando. Durante gran parte dei suoi primi trent’anni di vita, lavorò con il martello e la pialla, costruendo aratri, gioghi e mobili vari. Il ministero pubblico di Cristo occupò soltanto circa due anni e mezzo della sua vita terrena. La maggior parte del suo tempo fu spesa nelle comuni attività quotidiane; e da quel momento il lavoro assume un nuovo significato.

Quando Cristo entrò nel mondo, si manifestò a tre gruppi diversi che andarono a conoscerlo e adorarlo. Prima vennero i pastori, o la classe lavoratrice; poi i magi, i saggi, la classe educata; e da ultimo due persone anziane nel tempio: Simeone e Anna. Cristo, cioè, si rivela agli uomini che passano tempo al lavoro, a quelli che passano tempo sui libri e a quelli che passano tempo in adorazione. Furono le persone anziane a trovare Cristo mentre pregavano e invecchiando noi passeremo più tempo, esclusivamente in preghiera e adorazione, di quanto possiamo fare adesso. Nel frattempo dobbiamo combinare la nostra preghiera con il nostro lavoro e possiamo aspettarci di trovare Cristo nei nostri libri e nelle nostre attività comuni.

Un altro elemento della vita, che ovviamente è il primo per importanza, è DIO.

L’Angelus è forse il quadro più religioso dipinto in questo secolo. Non si può osservarlo e vedere quel giovane in piedi in mezzo al campo con il cappello in mano e la ragazza di fronte a lui con le mani giunte e il capo chino sul petto, senza avere una sensazione di Dio.

Portiamo con il noi il pensiero di Dio dovunque andiamo? Se non è così, ci siamo persi la parte migliore della vita. Abbiamo la certezza della presenza di Dio dovunque siamo? Non c’è niente di cui questa generazione abbia più bisogno che di un’idea di Dio più ampia e più scritturale. Un grande scrittore americano ci ha detto che quando era un ragazzo il concetto di Dio che aveva ricavato dai libri e dalle prediche era quello di un avvocato saggio e molto severo. Mi ricordo bene il terribile concetto di Dio che avevo io da ragazzo. Mi avevano regalato un’edizione illustrata dell’innario di Watt, in cui Dio era raffigurato come un grande occhio in mezzo a un nuvolone nero. L’idea che quell’immagine dava alla mia immaginazione infantile era che Dio fosse un grande detective, che spiava le mie azioni e, come dice l’inno: “scriveva la storia di quel che fanno i bambini”.

Era un’idea molto errata e dannosa, che ci sono voluti anni per cancellare. Pensiamo a Dio come a quello “lassù”, o a quello che creò il mondo seimila anni fa e poi andò in pensione. Dobbiamo imparare che non è limitato né dallo spazio né dal tempo. Non dobbiamo pensare a Dio come se fosse là indietro nel tempo o là in alto nello spazio. Dov’è allora? “La Parola è vicino a te, sì, nella tua bocca”. Il Regno di Dio è dentro di voi e Dio stesso è in mezzo agli uomini. Quando dovremo cambiare il Dio della nostra infanzia, terribile, lontano e assente, con il Dio onnipresente della Bibbia?

Troppi scrittori cristiani sembrano aver avuto la concezione che Dio fosse poco più del più grande degli uomini, una specie d’imperatore divino. Egli è infinitamente di più. È uno spirito, come disse Gesù alla donna al pozzo, e in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. Pensiamo a Dio come a Emmanuele — Dio con noi — un Essere onnipresente, sempre presente, eterno. Molto tempo fa Dio creò la materia, poi creò i fiori, gli alberi e gli animali e da ultimo l’uomo. Si fermò forse? Dio è morto? Se vive e si muove, che cosa sta facendo? Sta rendendo migliori gli uomini.

È “Colui che opera in voi”. I germogli della nostra natura non sono ancora del tutto sbocciati; la linfa che li genera viene dal Dio che ci ha creato, dal Cristo che dimora in noi. I nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo e dobbiamo ricordarcelo, perché il senso della presenza di Dio non è mantenuto dalla logica, ma dall’esperienza.

Fino ai sette anni, la vita di Helen Keller, la ragazza sordomuta di Boston, era uno spazio completamente bianco; nella sua mente non poteva entrare niente perché le sue orecchie e i suoi occhi erano chiusi al mondo esterno. Poi, grazie alla scoperta di quel processo mediante il quale i ciechi vedono, i sordi odono e i muti parlano, l’anima di quella bambina si aprì e furono in grado di inserirvi pezzetti di conoscenza; a poco a poco cominciarono a educarla. Riservarono la sua educazione religiosa a Phillips Brooks. Dopo alcuni anni, quando ne aveva dodici, la portarono da lui, che cominciò a parlarle attraverso la giovane donna che sapeva comunicare con lei tramite il delicatissimo processo del tatto. Cominciò a parlarle di Dio e di ciò che Egli aveva fatto, di come amava gli esseri umani e di ciò che rappresenta per noi. La bambina ascoltò con grande interesse e alla fine disse:

“Signor Brooks, lo sapevo già, ma non sapevo come si chiamava”.

Molte volte abbiamo sentito dentro di noi qualcosa che ci spingeva a compiere un’azione che non avremmo concepito da soli, o che ci consentiva di fare qualcosa che non avremmo potuto fare da soli. “Dio è Colui che opera in voi”. Questo grande, semplice fatto spiega molti dei misteri della vita e cancella la paura che altrimenti proveremmo nell’affrontare le difficoltà che ci stanno davanti.

Il terzo elemento della vita di cui voglio parlare è l’AMORE:

In questo dipinto notiamo il delicato senso di affetto espresso dai due giovani. Non importa se siano fratello e sorella, o amato e amata; qui c’è l’idea dell’affetto, l’ingrediente finale nella nostra vita, dopo i due cui ho già accennato. Se l’uomo o la donna fossero stati là in piedi da soli nel campo, il quadro sarebbe stato incompleto.

L’amore è l’elemento divino della vita, perché “Dio è amore”. “Chi ama è nato da Dio”, quindi, come ha detto qualcuno, continuiamo “la manutenzione del nostro affetto”. Coltiviamo lo spirito di amicizia e facciamo sì che l’amore di Cristo si sviluppi in un grande amore, non solo per i nostri amici, ma per tutta l’umanità. Dovunque andiate e qualsiasi cosa facciate, il vostro lavoro sarà un fallimento, se nella vostra vita non ci sarà questo elemento.

 

Queste tre cose sono di grande aiuto per formare una vita completa. Alcuni di noi forse non hanno questi ingredienti nelle giuste proporzioni, ma se ve ne manca un po’ dell’uno o dell’altro, pregate per riceverlo e datevi da fare per averlo, in modo che la vostra vita sia completa e realizzata come Dio voleva che fosse.


Titolo originale: Lessons from the Angelus
Pubblicato originariamente sull'Ancora in Inglese il 5 Aprile 2013.
Letto in Inglese da Gabriel Garcia Valdivieso.

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