Festeggiamo la Risurrezione

Marzo 28, 2013

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Il miracolo della Pasqua è che, poiché Gesù non è rimasto nella tomba, non dobbiamo restarci neanche noi. Non dobbiamo soffrire la morte, il prezzo dei nostri peccati all’inferno, o la separazione eterna da Dio. Gesù ha pagato per noi, poi è risorto a nuova vita. E la sua nuova vita può esistere dentro di noi, dandoci speranza e pace, quando siamo pieni del suo amore. È risorto! E di conseguenza, anche noi siamo nati di nuovo. Alleluia! —David Brandt Berg

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La Pasqua ci dona speranza

Poiché Gesù non fu reclamato dalla morte, né lasciato all’inferno, anche noi possiamo sfuggire alla morte e all’orribile sensazione di aver fatto troppe azioni cattive e che non c’è modo che le cose possano risolversi bene per noi. In una parola, la Pasqua ci dona speranza.

Possiamo volare come una bella aquila o una pacifica colomba, innalzandoci oltre i confini della vita e del nostro io. Possiamo lasciarci alle spalle la tortura dei nostri insuccessi, delle nostre inadeguatezze, di tutto quello dentro di noi che ci intralcia. Possiamo innalzarci nei sogni del nostro cuore, creando la realtà da ciò che alcuni chiamano illusione. Possiamo mirare agli obiettivi del Paradiso e, con l’aiuto di Dio, arrivare ad altezze sconosciute.

Grazie alla Pasqua, la speranza dell’uomo non è più limitata al campo delle possibilità umane. Gesù morì e risorse, così qualunque cosa Lui possa fare, ora è possibile anche a noi. Dobbiamo solo guardare nei suoi occhi e credere, poi il miracolo della Pasqua può essere anche nostro. —Karen Bradford

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Proclamiamo che festeggiamo un Salvatore vivo, non un eroe morto! Un Salvatore vivo, nato sulla terra per morire e poi rinascere per salvarci dal regno malvagio del peccato, della morte e della solitudine. Occupiamoci degli altri con amore e con un cuore rotto. Cerchiamo di sentire la loro pena, la loro frustrazione e la loro disperazione. Cerchiamo di vedere la loro oscurità, la loro schiavitù e il loro tormento. Cerchiamo di immaginare il loro dolore, il loro vuoto, la loro insicurezza! E occupiamoci di loro con tutto il cuore, per salvarli e guarirli.

Come suo Padre mandò Lui, così Lui manda noi. Ci ha chiamato perché fossimo le mani di Gesù, i suoi piedi, i suoi occhi, le sue labbra. Per fasciare i cuori rotti, consolare chi fa cordoglio, liberare i prigionieri, scacciare i diavoli, nutrire gli affamati con cibo che durerà in eterno, risuscitare quelli che sono morti nelle colpe e nei peccati, guarire i malati nel corpo e nello spirito, mondare i lebbrosi, i reietti, gli emarginati, gli ostracizzati; ridare la vista ai ciechi dando loro Gesù, la luce; predicare il Vangelo ai poveri; sciogliere i legami della malvagità, togliere i carichi pesanti, liberare gli oppressi; dare loro un diadema al posto della cenere, l’olio della gioia invece del lutto e il manto della lode invece di uno spirito abbattuto. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.1

Rendiamo ogni giorno una celebrazione che testimoni la nascita di Gesù, la sua morte e la sua risurrezione che promette una vita nuova per tutti! —Maria Fontaine

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Gesù morì di crepacuore. Ciò che gli spezzò il cuore non furono i nostri peccati. Sapeva che saremmo stati salvati e perdonati. Ciò che gli spezzò il cuore fu il pensiero che Dio potesse voltargli le spalle. E in quel momento, sentendosi come il peccatore perduto, fece un’esperienza che, grazie a Dio, noi non dovremo faremai; non solo la crocifissione, non solo l’agonia del corpo, ma l’agonia della mente e del cuore, il sentire che Dio lo aveva veramente abbandonato. “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”2 Dio l’aveva abbandonato? Sì, momentaneamente, perché potesse morire come un peccatore, senza Dio.

Gesù ci amò a tal punto da dare la vita per noi e addossarsi la punizione dei nostri peccati su quella croce, così che noi potessimo essere perdonati e salvati! Un amore così grande! —David Brandt Berg

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Capisco le prove del cuore dell’uomo, le profondità della disperazione e dello scoraggiamento. Capisco le profondità del distacco, perché dovetti lasciare mio Padre per venire sulla terra, poi dovetti abbandonare le persone che amavo sulla terra per ritornare da mio Padre.

Capisco la profondità della pena e dell’afflizione, perché gridai di dolore quando i chiodi mi bucarono le mani e i piedi. Capisco la sensazione di essere abbandonato da chi amavo, perfino da mio Padre, e per questo gridai: “Mio Dio, mio Dio! Perché mi hai abbandonato?”

Capisco la profondità della paura — la paura di affrontare quel che ci sta di fronte, per il dolore e la pena che porterà. Per questo dissi: “Padre, allontana da me questo calice!”

Capisco la profondità di un senso di perdita, perché le persone che mi amavano di più mi abbandonarono quando fui trascinato in prigione. Conosco la profondità del dolore di vedere il tradimento di una persona cui vuoi bene, come quando Giuda mi tradì con un bacio.

Anche se mio Padre non allontanò da me questo calice, anche se vidi i miei cari fuggire da me nel momento della difficoltà, anche se una persona cui volevo bene mi tradì, anche se i chiodi mi bucarono le mani e i piedi, anche se fui percosso, anche se mi sentii abbandonato da mio Padre e anche se dovetti attraversare il Giordano più profondo — il Giordano della morte — tuttavia tutto contribuì a portare una vittoria, un rinnovamento e una salvezza enormi!

Poiché, anche se sembrò una sconfitta che Io fossi frustrato e flagellato, che mi fosse posta in capo una corona di spine e che fossi inchiodato alla croce, tuttavia mio Padre mi protesse e mi fece risuscitare per cambiare il corso della storia e tutta l’eternità!

Quando la vita sembra più buia e non riesci più a vedere, sappi che ti avvolgo tra le mie braccia. Ti chiedo di confidare in me nelle profondità, nei tuoi mal di testa e nel senso d’abbandono, perché anche tu avrai una splendida risurrezione che sorpasserà di gran lungo qualsiasi cosa tu abbia mai sperimentato. —Gesù in profezia

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Non limitiamoci a ricordare la morte sulla croce: non vediamo sempre un Cristo sulla croce, la sofferenza e la morte e la paura che esse generano. Noi non abbiamo un Gesù in croce. Ha lasciato la croce. Abbiamo una croce vuota. “O morte, dov'è il tuo dardo? O inferno, dov'è la tua vittoria?”3 Non abbiamo un Cristo nella tomba. Abbiamo un Gesù vivo, che vive nei nostri cuori.

È risuscitato nella vittoria, nella gioia e nella libertà, per non morire mai più, così da poter redimere anche noi ed evitarci di dover sperimentare la morte. Che giorno di allegria deve essere stato, quando risuscitò e si rese conto che tutto era finito! Aveva conquistato la vittoria; il mondo era salvo. Aveva realizzato la sua missione. —David Brandt Berg

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Mentre morivo sulla croce, mi sentii abbandonato, ma quando risuscitai, tutto era nuovo, tutto era diverso, ogni dolore fu dimenticato. Non c’erano rimorso né dolore, perché l’agonia della morte era stata cancellata dalla gioia della mia risurrezione. Il dolore della morte fu inghiottito nella vittoria.

La Pasqua è una festa che celebra la vittoria, il successo e il trionfo. Pensate alle cose buone che vi ho portato. Pensate al bene, alle cose positive. È un giorno per dimenticarsi la pena, il dolore o lo scoraggiamento e concentrarsi sulle cose gioiose e trionfanti.

Ricordate il grande amore che provo per voi, l’amore che mi spinse a dare la vita per voi, l’amore che mi diede la forza di risorgere a nuova vita, anche questo per voi. —Gesù, in profezia

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Qual è il motivo delle cicatrici?

Nella storia della Pasqua c’è un particolare che mi ha sempre incuriosito: perché Gesù mantenne le cicatrici della sua crocifissione? Probabilmente avrebbe potuto avere il corpo risorto che voleva, tuttavia ne scelse uno identificabile soprattutto da cicatrici che si potevano vedere e toccare. Perché?

Credo che la storia della Pasqua sarebbe incompleta senza quelle cicatrici sulle mani, sui piedi e nel costato di Gesù. Nella nostra immaginazione di esseri umani, sogniamo denti dritti belli come perle, pelle senza rughe e forme ideali e attraenti. Sogniamo una condizione irreale: il corpo perfetto. Ma per Gesù, la condizione irreale era essere confinato in uno scheletro e in una pelle umana. Per Lui le cicatrici erano un simbolo della vita sul nostro pianeta, un ricordo permanente di quei giorni di restrizione e sofferenza.

Le cicatrici di Gesù mi danno speranza. Viste dal Cielo, rappresentano l’avvenimento più orribile che sia avvenuto nella storia dell’universo. Nonostante quell’avvenimento, però, la Pasqua si trasformò in un ricordo felice.

Grazie alla Pasqua, posso sperare che le lacrime che abbiamo versato, i colpi che abbiamo ricevuto, lo spasimo, il dolore per la perdita di amici e persone care, diventeranno solo ricordi invece di ferite, come le cicatrici di Gesù.

Le cicatrici non vanno mai via del tutto, ma non fanno nemmeno male. Avremo dei corpi ri-creati, un cielo e una terra ri-creati. Avremo un nuovo inizio, una Pasqua. —Phillip Yancey4

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La vita causata dalla mia risurrezione dentro di voi è un’energia più reale di quanto vi immaginiate, o che abbiate mai utilizzato. Dentro di voi dimora lo Spirito di mio Padre che mi fece risorgere; proprio come risuscitò me, così può ridare vita al vostro corpo terreno mediante il suo Spirito. Questa è una delle verità che vi ho dato, delle promesse meravigliose che vi ho fatto, e questa potenza risuscitatrice che avete dentro, grazie a me, vi ha dato lo stesso potere di elevarvi in alto. —Gesù, in profezia


1 Matteo 10,8; 11,5; Giovanni 20,21; Isaia 58,6; 61,1.3.

2 Matteo 27,46.

3 1 Corinzi 15,55.

4 The Jesus I Never Knew [Il Gesù che non ho mai conosciuto] (Grand Rapids, MI: Zondervan, 1995).


Titolo originale: Celebrating the Resurrection
Pubblicato originariamente sull'Ancora in Inglese il 25 Marzo 2013.
Letto in Inglese da Gabriel Garcia Valdivieso. Musica di Michael Dooley.

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