Fendinebbia

Gennaio 30, 2013

di David Bolick

L’altro giorno ho letto un post del Rabbino Evan Moffic che aveva molto senso, secondo me. Ecco l’ultimo paragrafo:

“La vita”, disse una volta il filosofo Soren Kierkegaard, “è vissuta in avanti e compresa all’indietro”. Tutti abbiamo dentro di noi la capacità di capire la parte “all’indietro” della nostra vita. Non possiamo cambiare ciò che è successo, ma possiamo cambiarne il significato. Ciò che scegliamo di ricordare aiuta a plasmare ciò che decidiamo di diventare.1

Un buon esempio di questo è Giuseppe nel Vecchio Testamento. Disse ai suoi fratelli: “Volevate farmi del male, ma come oggi si vede, Dio ha voluto trasformare il male in bene per salvare la vita a un popolo numeroso”.2

Ho notato che, come il rabbino Moffic, anch’io tendo a riscrivere la storia e uso quello che si potrebbe definire un “filtro pastosità” che, come un aerografo, elimina molte delle parti peggiori o dà loro meno di quanto ne avessero in origine. Spesso non è una cosa che scelgo deliberatamente di fare; succede semplicemente come corollario di Romani 8,28 3 — uno dei molti vantaggi che vengono dall’appartenere al Signore.

Ci sono alcune cose, comunque, che posso modificare solo mediante uno sforzo consapevole, quando mi accorgo di essere diretto verso la parte buia dei miei ricordi; allora faccio cambiare strada ai miei pensieri, così che anche se non c’è niente di particolarmente brillante in quello che ricordo, ci infondo un po’ di luce sforzandomi deliberatamente di concedere il beneficio del dubbio alla persona o alla situazione che mi sta turbando, facendo notare a me stesso che, anche se non ci vedo niente di favoloso adesso, non per questo viene meno Romani 8,28.

Una cosa che ho trovato molto efficace per neutralizzare il senso d’insoddisfazione, è dire qualcosa come: “La tale persona mi ha davvero preso per il verso sbagliato, ma sono sicuro di aver fatto la stessa cosa anche a lei; probabilmente è stato altrettanto difficile per lei vivere con me quanto lo è stato per me vivere con lei”. È un po’ come usare una torcia elettrica per muoversi attorno quando non c’è luce naturale. Non è altrettanto efficace della luce del giorno, ma è senz’altro meglio che brancolare al buio. E ho scoperto che se continuo a usare la mia luce artificiale, di solito non ci vuole molto prima che la mia percezione naturale di quella zona cupa acquisti una tonalità più positiva.

Ho scoperto che questo principio non funziona solo nelle situazioni in cui rappresentavo la vittima, ma anche in quelle in cui ero il cattivo. Anzi, i miei successi maggiori sono arrivati quando ho individuato il lupo sotto le mie vesti d’agnello e ho riconosciuto che il mio bisogno di essere perdonato era altrettanto reale di quello di perdonare gli altri.

Alexander Solzhenitsyn disse la stessa cosa quanto ritornò in Russia dopo il suo lungo esilio e fece un lungo giro per il paese, incontrando molte persone che erano allineati ideologicamente con i responsabili della sua espulsione. I suoi sostenitori lo criticarono per questo e non approvarono il fatto che frequentasse quel tipo di persone. Solzhenitsyn disse: “Se solo bastasse separare dal resto di noi e distruggere le persone cattive che compiono azioni malvagie …; ma la linea che separa il bene dal male taglia il cuore di ogni essere umano. È chi è disposto a distruggere un pezzo del suo stesso cuore?”

Mi sto rendendo conto sempre di più di che affare complesso e pieno di sfumature sia la vita. Ho dovuto riconoscere di essere stato troppo semplicistico in molte delle mie affermazioni e accettare la realtà di non essere abbastanza informato in questo momento per dare giusti giudizi su molte questioni. Paradossalmente questo mi ha aiutato a essere più comprensivo nei confronti delle persone e delle situazioni.

Forse lo si può paragonare a come la nostra visione periferica sia più acuta di quella centrale in una luce fioca. Forse, andandoci un po’ più piano nei miei tentativi di capire la gente e le situazioni con i miei limitati poteri di percezione e affidandomi di più a ciò che so essere vero in loro, seguendo quel che ha da dire la Parola di Dio, sarò effettivamente in grado di capire molto di più.

Nella maggior parte delle gare di corsa a cui ho partecipato, di solito in mezzo a noi ci sono alcuni corridori non vedenti. Se dovessero dipendere dalla loro visione, non avanzerebbero più in fretta dello stereotipo del cieco che avanza tastando la strada con il suo bastone. Ma ognuno di questi corridori non vedenti è collegato a un corridore vedente con un nastro di 30 o 40 cm. legato al polso. I due corrono fianco a fianco e quello che ci vede fa da guida all’altro e se la cavano benissimo.

“A volte tendiamo a pensare che sappiamo tutto quello che c’è da sapere … ma a volte il nostro cuore umile può aiutarci più della nostra mente orgogliosa. Non sappiamo mai veramente abbastanza finché non riconosciamo che solo Dio sa veramente tutto. Non vediamo ancora chiaramente le cose. Strizziamo gli occhi nella nebbia, cerchiamo di intravedere le cose nella foschia. Ma fra non molto il tempo si rischiarerà e il sole tornerà a brillare! Allora vedremo tutto, lo vedremo chiaramente come Dio vede noi, conoscendolo direttamente come Lui conosce noi!”4

“Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando Egli sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”.5


1 http://michaelhyatt.com/we-are-what-we-remember.html.

2 Genesi 50,20 TILC.

3 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (NR).

4 1 Corinzi 8,2–3; 13,12, parafrasato.

5 1 Giovanni 3,2.


Titolo originale: Fog Lights
Pubblicato originariamente sull'Ancora in Inglese il 10 Gennaio 2013.

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