La vita preparata da Dio

Gennaio 28, 2013

di James McConkey

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“Creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo”. —Efesini 2,10 NR

“Creati in Cristo Gesù” significa che ogni figlio di Dio è una nuova creatura di Cristo Gesù. “Per fare le opere buone” significa che ognuno di quei figli di Dio è stato creato nuovamente in Cristo Gesù per una vita di servizio. “Che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” significa che Dio ha preparato un piano per questa vita al servizio di Cristo Gesù, secoli prima che cominciassimo a esistere. “Affinché le pratichiamo”, le mettiamo in pratica; il che significa che il grande scopo divino per il servizio dei suoi figli non è una semplice fantasia ma una realtà pratica, da conoscere e vivere nella nostra vita quotidiana. Quindi, in questo grande testo è presente il pensiero che Dio ha un piano per ogni vita, in Cristo Gesù.

Che verità meravigliosa e allo stesso tempo ragionevole! Non disegna l’architetto i piani per il suo maestoso palazzo? Non traccia l’artista lo schema per il suo capolavoro? Non pone il costruttore navale le tracce per la sua grande nave? E non avrà Dio un piano per l’anima cui dona l’esistenza “in Cristo Gesù”? Certo che ce l’ha. Sì, per ogni nuvola che galleggia nel cielo estivo; per ogni filo d’erba che punta verso il cielo la sua piccola lancia; per ogni goccia di rugiada che brilla nel sole mattutino; per ogni raggio di luce che si lancia nello spazio illimitato dal sole alla terra, Dio ha uno scopo e un piano. Quanto più, allora, ha un piano perfetto, preparato per la tua vita, per te che appartieni a Lui, che sei in Cristo Gesù. Non solo, ma Dio ha per la tua vita un piano che nessun altro può realizzare.

“Nei secoli dei secoli non c’è mai stato, né mai ci sarà, un uomo o una donna esattamente come me. Sono unico. Non ho simili”. È vero. Non esistono due foglie, due gioielli, due stelle, due vite uguali. Ogni vita è un pensiero nuovo di Dio per il mondo. Nessuno al mondo può fare il tuo lavoro bene come te. E se non scopri e non attui lo scopo che Dio ha per la tua vita, mancherà qualcosa alla gloria che altrimenti essa avrebbe avuto. Ogni gioiello brilla del suo splendore. Ogni fiore emana il suo profumo. Ogni cristiano ha la sua parte speciale dello splendore e del profumo di Cristo, che Dio vuole passare agli altri.

Dio ti ha dato una personalità particolare? Ha creato anche una cerchia particolare d’individui che possono essere raggiunti e toccati da quella personalità meglio che da qualunque altra al mondo. Poi ordina e plasma la tua vita in modo da metterti in contatto con quel cerchio di persone. Basta un cambiamento dello spessore di un capello nella focalizzazione del telescopio e qualcuno riesce ad avere la visione di una bellezza prima confusa e annebbiata. Allo stesso modo, basta quel granello di differenza individuale e personale nella tua vita, rispetto a ogni altra persona, e qualcuno vedrà Gesù Cristo con una chiarezza e una bellezza che non potrebbe avere da nessun’altra parte.

Che privilegio avere la propria individualità in Cristo, per umile che sia! Che gioia sapere che Dio la userà, come userà ogni singola persona per raggiungere gli individui che possono essere influenzati da lei e da lei sola! In voi c’è solo quel piccolo cambiamento nell’angolazione del gioiello ed ecco che qualcuno vede la luce! In voi c’è solo una minuta variazione nella miscela delle spezie ed ecco che qualcuno diventa consapevole della fragranza di Cristo.

Tra le curiosità di un piccolo villaggio di pescatori sulle sponde dei Grandi Laghi dove passavamo l’estate c’era un paio di aquile in cattività. Erano state catturate quando avevano solo due settimane e tenute in una grande gabbia. I due aquilotti crebbero fino a diventare due magnifici esemplari d’aquila, con un’apertura alare di quasi due metri. Un’estate, quando tornammo per la nostra solita vacanza, le aquile non c’erano più. Chiedemmo al loro proprietario come mai fossero scomparse e lui ce lo spiegò.

Si era allontanato dal villaggio per una lunga escursione di pesca sul lago e durante la sua assenza alcuni ragazzi dispettosi avevano aperto la porta della gabbia. Le aquile erano scappate, ma essendo state in cattività fin da piccole non avevano mai imparato a volare. Sembrarono rendersi conto che Dio non voleva che fossero limitate alla terra. Dopo tutti quegli anni d’inattività, nel loro cuore bruciava ancora l’istinto che le guidava al cielo e cercarono disperatamente di seguirlo. Svolazzarono di qua e di là sul prato pubblico del villaggio. Si sforzarono, caddero e sbatterono le ali nello sforzo pietoso di innalzarsi libere nell’aria seguendo il destino per cui le aveva create Dio. Ma tutto fu invano.

Una d’esse, cercando di volare dall’altra parte di un piccolo torrente, finì inettamente in acqua e dovette essere salvata. L’altra, dopo una serie di insuccessi disperati e umilianti, riuscì a salire sul ramo più basso di un albero, dove fu uccisa per mano di un ragazzo crudele. Poco dopo la sua compagna ebbe la stessa sorte sfortunata. E fu la fine della semplice tragedia della loro vita tarpata.

Da allora abbiamo pensato spesso alla tragica lezione di quelle aquile imprigionate. Dio aveva destinato quegli uccelli regali a un nobile retaggio di libertà. Avevano in sé la possibilità di volare regalmente sotto i raggi del sole meridiano. Avevano in sé la possibilità di fare il nido su dirupi scoscesi dove l’uomo non aveva mai messo piede. Avevano in sé la possibilità di penetrare con ali instancabili le tempeste e le bufere dei cieli. Ma la crudeltà dell’uomo aveva disperatamente precluso loro queste attività. Invece della libertà illimitata che era nel loro destino, avevano incontrato prigionia, impotenza, umiliazione e morte. Perfino questi uccelli dell’aria avevano mancato il grande piano divino per la loro vita. Molto di più può accadere ai figli dell’uomo.

Non è la stessa cosa di cui parla Paolo quando dice: “Compite la vostra salvezza con timore e tremore, poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito”?1 Che cosa sono queste voci interiori che, se non ascoltate, tacciono? Che cosa sono queste visioni che, se non inseguite, svaniscono? Che cosa sono questi desideri di appartenere completamente a Cristo che, se non trasformati in azione, muoiono? Che cosa sono, se non l’operato di Dio in noi affinché vogliamo e facciamo l’opera della nostra vita, che Lui ha progettato per noi dall’eternità? Ed è questo che siete chiamati a “compiere”. Compitelo con amore. Compitelo con un ministero fedele e quotidiano. Compitelo mentre Dio opera in voi.

Ma c’è dell’altro: potreste perderlo. Potreste non essere all’altezza del perfetto piano divino per la vostra vita, quindi compitelo con timore e tremore! Quella vita beata di testimonianza, servizio e produttività, che Dio ha progettato per voi in Cristo Gesù fin dall’eternità, portatela a compimento con tremore. Tremando, perché il dio di questo mondo non vi renda ciechi alla visione del servizio che Dio mantiene sempre davanti a voi. Tremando, perché le voci dei piaceri e delle ambizioni mondane non rendano le vostre orecchie sorde alla voce che continua a sussurrare: “Seguimi, seguimi”.

Ogni giorno gli uomini parlano di “scegliere” una vocazione, una chiamata. Ma non è un controsenso? Come si può “scegliere” una “chiamata”? Se uno è chiamato, non sceglie. È chi chiama, che fa la scelta. “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto”,2 dice nostro Signore. Gli uomini si comportano come se Dio gettasse davanti a loro un assortimento di piani, da cui possono scegliere quello che preferiscono, come un negoziante getta davanti a una cliente una dozzina di matasse di seta affinché scelga ciò che le piace di più. Non è così. È Dio che sceglie. A noi non resta che verificare e ubbidire. Poiché, nei valori eterni, dopo la salvezza dell’anima viene la direzione della vita di un figlio di Dio. E Dio rivendica entrambe le cose a Sé, come sua prerogativa suprema. L’uomo che confida in Dio per l’una, ma gli sfugge per l’altra, commette un errore fatale. Ah, se c’insegnassero questo, prima che la nostra mano inesperta abbia il tempo di rovinare il piano! In mancanza di un simile insegnamento, confessiamo con cuori umili gli errori che abbiamo commesso in questo, nella fragilità del nostro semplice giudizio umano.

Ti trovi ora in quella difficile circostanza in cui gli uomini fanno pressione su di te affinché tu “scelga” una chiamata? Stai per lanciare il dado per scegliere da te l’opera della tua vita? Non lanciarlo. Non cercare di scegliere. Non dice forse che siamo “creati in Cristo Gesù per fare le opere buone”?3 Se il piano è in Cristo, come lo troverai, se non ti rivolgerai a Lui? Presentati quindi a Dio con semplicità, sincerità e preghiera; chiedigli di mostrarti quale strada ha scelto per te fin dall’eternità. E mentre cammini nella luce quotidiana che Lui diffonde sul tuo cammino, ti guiderà certamente verso il piano che ha stabilito per la tua vita. Così ti saranno risparmiati il dolore, la delusione e l’insuccesso che segnano il cammino di chi “sceglie” la propria strada e giunge troppo tardi a scoprire che vale la pena di confidare in Dio per questa grande decisione della propria vita, come per tutte le altre.


1 Filippesi 2,12–13.

2 Giovanni 15,16.

3 Efesini 2,10.


Titolo originale: The God-planned Life
Pubblicato originariamente
in Parlando della vita:
una serie di discorsi biblici sulla vita cristiana, 1991.
Pubblicato sull'Ancora in Inglese '8 Gennaio 2013.
Letto in Inglese da Simon Peterson.

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