Sei solo, questo Natale?

Dicembre 17, 2025

Compilazione

[Are You Lonely This Christmas?]

Nel corso degli anni il Natale ha preso significati diversi per me. Quando ero bambina, voleva dire una vacanza speciale in famiglia, leggere la storia di Natale al catechismo, tornare a casa in mezzo alla neve e un libro nuovo da leggere.

Dopo aver accolto Gesù come mio Salvatore, Natale ha acquistato un altro significato: dare agli altri il messaggio della sua nascita e della «buona volontà verso gli uomini».

Più tardi, dopo essermi sposata e aver avuto dei figli, ha significato iniziare nuove tradizioni familiari che includevano decorazioni, fare regali, preparare pranzi di Natale in un’atmosfera casalinga movimentata e confortevole.

Tutti i natali del passato mi riportano alla mente dei bei ricordi. Come disse appropriatamente Norman Vincent Peale, ogni volta che ci ripenso una bacchetta magica si agita sul mio mondo e dà a ogni cosa un aspetto più tenero e bello.

Comunque, quando le mie dinamiche familiari cambiarono con il divorzio e in seguito con la partenza dei miei figli, mi resi conto di cosa vuol dire avere un nido vuoto ed essere soli a Natale. Non fu facile adattarmi.

Quella mattina del primo Natale da sola nel mio piccolo appartamento, mi svegliai in una casa decorata ma piena di silenzio. Quel giorno sarei andata a trovare mio figlio e la sua famiglia e mi ero alzata per preparare un piatto d’accompagnamento per la cena. Avrei portato a casa loro anche i regali che tenevo sotto il mio albero, per distribuirli là. Per la prima volta non ero io l’anfitriona di una cena di Natale e non ero circondata da figli e nipoti. Dovetti combattere contro la tristezza e il senso di solitudine che cominciava a sopraffarmi.

I momenti passati insieme quel giorno furono molto belli e mi godetti ogni minuto con mio figlio, mio nipote e la famiglia di mia nuora… fino al momento di ritornare nel mio appartamento vuoto. Tornare a casa in auto da sola mi riempì di tristezza. Appena arrivata piansi alcune lacrime di solitudine.

Seduta nel mio soggiorno silenzioso, raccolsi dal tavolino un libro dedicato al Natale e ne sfogliai alcune pagine. Cominciai a riflettere su come Gesù aveva lasciato la sua casa in cielo per portare amore e speranza al mondo. Mi resi conto che indubbiamente non ero l’unica persona sola a Natale. Mi asciugai le lacrime, presi in mano il telefono e feci il numero di una signora anziana che avevo conosciuto qualche tempo prima. Parlando con lei, capii che anche lei era a casa da sola ed era molto grata della nostra chiacchierata. Chiamai anche i miei figli con cui quel giorno non avevo ancora parlato, oltre ad alcuni parenti in un altro paese. Scoprii che anche alcuni di loro non avevano avuto un Natale “perfetto”. Dopo aver comunicato con altre persone mi sentii meglio e decisi di ricordarmene per il Natale successivo e tutti i natali seguenti.

Da allora, ognuno è stato diverso. Un Natale mi sono offerta volontaria per aiutare alcune persone anziane a decorare le loro case o i loro alberi, perché avevano difficoltà a farlo da sole. Ho anche fatto dei biscotti con i miei nipotini e li abbiamo distribuiti ad alcuni vicini che non ricevono molte visite. Telefonate e videochiamate hanno fatto la differenza per persone che vivevano troppo lontano per andarle a trovare, portando sorrisi a me e a loro.

La vita va avanti e anche tu potresti trovarti da sola a Natale, perché i figli se ne vanno o perché c’è stato un divorzio o la perdita di un familiare. Non è facile abituarsi e a volte si può piangere per la solitudine. Tuttavia, anche se le circostanze possono essere diverse, essere soli a Natale non deve essere un’esperienza negativa. Anche quando siamo da soli, non siamo mai completamente soli, perché Gesù è sempre con noi. E quando facciamo qualcosa per gli altri, ne ricaviamo gioia e soddisfazione. —Lilia Potter

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Essere da soli e sentirsi soli sono due cose diverse. Si può essere da soli senza provare solitudine, e ci si può sentire soli in una stanza piena di persone. La solitudine è dunque uno stato mentale, un’emozione provocata dal senso di separazione da altri esseri umani.

Nessuno ha sofferto la solitudine più intensamente di Davide. […] Il suo stesso figlio si sollevò contro di lui, gli uomini di Israele gli davano la caccia, e fu costretto a fuggire dalla città, a lasciare la sua casa e la sua famiglia. Solo ed afflitto (Salmi 25:16), la sua unica risorsa fu quella di rivolgersi a Dio ed implorare la Sua misericordia e il Suo intervento (Salmi 25:16–21), in quanto la sua unica speranza era riposta in Dio. […]

Qualunque sia la causa della solitudine, per il cristiano la cura è sempre la stessa, ovvero la comunione consolatrice di Cristo. Tale relazione d’amore con il nostro Maestro ha rassicurato ed incoraggiato svariate migliaia di persone, che soffrono nelle prigioni e vengono persino condannate a morte nel Suo nome. Egli è l’amico che "è più affezionato di un fratello" (Proverbi 18:24), che dà la propria vita per i Suoi amici (Giovanni 15:13-15), e che ha promesso di non lasciarci o abbandonarci mai, ma al contrario di essere con noi fino alla fine dell’età presente (Matteo 28:20). —GotQuestions.org1

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Avevo cercato di non pensare al Natale, paventando quel giorno, sperando inutilmente che nella mia vita entrasse un angelo a sistemare ogni cosa. Avevo cercato perfino di fingere che fosse un giorno normale, niente di speciale, nella speranza che la mia solitudine svanisse, ma non potevo evitarlo: il Natale era dappertutto e io ero sola. Nessuno a cui parlare, nessuno con cui ridere, nessuno che mi augurasse Buon Natale. A ogni minuto che passava mi sentivo più depressa e quella era la cosa che temevo di più!

Per tirarmi su, cercai di tenere la mente occupata con dei ricordi felici. Mi venne in mente il mio insegnante di catechismo. Era una persona alla mano, cordiale, che passava molto tempo con noi ragazzi e sapeva rendere divertenti le cose. Diceva che Gesù era la gioia della sua vita. Mi tornarono in mente le sue parole mentre ripensavo a quei giorni della mia infanzia: «Porta Gesù con te».

Funzionerà? Ci pensai sopra un attimo. Ero da sola, nessuno avrebbe notato la differenza, così decisi immediatamente di prendere Gesù come amico per quella giornata.

Facemmo tutto insieme: bevemmo cioccolata calda davanti al caminetto, camminammo insieme per le strade, parlammo di com’era bello il mondo attorno a noi, ridemmo e facemmo cenni di saluto ai passanti. Riuscivo quasi a sentire il suo braccio attorno a me dovunque andavamo e a sentire la sua voce che mi parlava. Con sussurri impercettibili all’orecchio, mi disse che mi voleva bene – sì, proprio a me – e che sarebbe sempre stato mio amico. Capii che non sarei più stata sola.

Quella sera di Natale, quando andai a letto, mi sentivo così felice, così tranquilla, così soddisfatta. Sembrava una cosa strana, ma in realtà non lo era. Avevo passato la giornata con Gesù e speravo proprio che altri avessero passato un Natale felice come il mio. —Vivian Peterson

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«Siate certi di questo: Io sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo». —Gesù, in Matteo 28:20

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Come mai ci impegniamo così tanto per creare bei ricordi delle feste, solo per sentirci dei falliti? […] Dovrebbe essere il periodo più bello dell’anno. Quindi, come possiamo liberarci di un malumore alla Grinch e di una tristezza alla Charlie Brown per ritrovare la gioia del Natale?

Mi incoraggia la storia dei Re Magi conservata per noi nelle Scritture. Seguendo per centinaia di chilometri una stella splendente, alla ricerca di Gesù, si fermarono al palazzo di re Erode a Gerusalemme.

Ma re Erode dovette dire loro che Gesù non era lì, ma a Betlemme.

«Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov’era il bambino, vi si fermò sopra. Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia» (Matteo 2:9-10).

Si riempirono di gioia.

Questa espressione mi fa riflettere. Quando i Magi videro la stella, la Bibbia CEI dice che «provarono una grandissima gioia» (Matteo 2:10).

Ecco cosa desidero per noi in questo periodo natalizio: ricalibrare il nostro disorientamento festivo e fissare lo sguardo sulla splendente Luce del mondo. Allora ci rallegreremo con giubilo e grandissima gioia, come fecero i Magi tanto tempo fa.

Offro questa preghiera per provare la gioia natalizia come un semplice percorso per riportare la nostra attenzione sul Re Gesù. Possa tu trovare le sue parole che ti guideranno sempre alla sua presenza:

Signore, quanto sei creativo nell’usare perfino le stelle in cielo per portare le persone alla tua presenza! Avvicinaci a Te in questo periodo natalizio. Trasforma le nostre delusioni in motivi di preghiera e le nostre feste in occasioni di adorazione.

Solo Tu porti vera gioia al mondo, quindi aiutaci a rallentare, a calmare i nostri cuori e a fissare i nostri occhi su di Te, Gesù, la Luce che brilla più di qualsiasi stella. Come i Magi furono si riempirono di una grandissima gioia, riempici fino a traboccare della meraviglia della Tua nascita, Gesù.

Rimetti una scintilla nei nostri occhi e restituisci la gioia della salvezza ai nostri cuori mentre Ti cerchiamo, oggi e ogni giorno. Nel nome di Gesù, Amen.Asheritah Ciuciu2

Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 16 dicembre 2025.


1 “Che cosa dice la Bibbia sulla solitudine?” GotQuestions.org, https://www.gotquestions.org/Italiano/solitudine.html

2 Asheritah Ciuciu, “A Prayer for Christmas Joy”, Proverbs31.org, 2 dicembre 2024, https://proverbs31.org/read/devotions/full-post/2024/12/02/a-prayer-for-christmas-joy

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