Rispondere alla chiamata all’evangelismo

Settembre 16, 2025

Peter Amsterdam

[Answering the Call to Evangelism]

Luca ci dice che Gesù apparve ai suoi discepoli durante un periodo di quaranta giorni, tra la sua risurrezione e la sua ascensione al cielo, e parlò loro del regno di Dio. Inoltre, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare finché avessero ricevuto la promessa del Padre, che consisteva nell’infusione, o riempimento, dello Spirito Santo (Atti 1:4). Gesù disse che avrebbero ricevuto potenza quando lo Spirito Santo sarebbe venuto su di loro “e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8).

 Le sue ultime istruzioni a quelli che credevano in Lui furono di diffondere il Vangelo, la buona notizia, dappertutto e a tutti, e di insegnare tutto ciò che Lui aveva insegnato loro. Disse: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Giovanni 20:21). Con queste istruzioni per quelli che credevano in Lui in quei giorni, si stava rivolgendo anche a noi oggi.

Gesù stesso ci ha incaricato di comunicare agli altri il grande piano divino della salvezza. Solitamente le persone arrivano alla fede solo se noi, come cristiani, parliamo loro del Vangelo.“Come, dunque, invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in Colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c’è chi predichi?” (Romani 10:14).

 In genere la gente sente parlare del piano divino della salvezza perché qualcuno presenta loro il Vangelo, e quel “qualcuno” che dovrebbe farlo è ognuno di noi che conosce già Gesù. Se vogliamo assolvere l’incarico che il Signore ci ha dato, dobbiamo fare regolarmente uno sforzo consapevole al riguardo.

Sappiamo che Dio vuole che condividiamo il messaggio del Vangelo con gli altri, ma spesso i nostri giorni sono così pieni di responsabilità che a volte può sembrare difficile trovare il tempo necessario per testimoniare a qualcuno. Dobbiamo scegliere di farne una priorità nella nostra vita. Dobbiamo fare lo sforzo di trovare o creare le opportunità di parlare del Vangelo.

In molti casi, il massimo che riuscirete a fare sarà “preparare il terreno”, piuttosto che effettivamente “piantare il seme”. Questo periodo iniziale a volte è chiamato “pre-evangelizzazione”. Lo spiega bene questa citazione di Norman Geisler:

Se evangelizzazione vuol dire piantare i semi del Vangelo, allora pre-evangelizzazione vuol dire arare il terreno della mente e del cuore delle persone per aiutarle a essere più propense ad ascoltare la verità (1 Corinzi 3:6). […] Nel mondo in cui viviamo oggi, forse dovremo piantare semi spirituali per un certo periodo, prima che qualcuno scelga di prendere in seria considerazione la persona di Cristo. Forse dovremo arare il suolo, prima di avere l’opportunità di piantare un seme. Non siamo chiamati a portare tutte le persone a Cristo, ma portare Cristo a tutte le persone.1

Gran parte dei nostri contatti iniziali con le persone andrà sotto l’etichetta della pre-evangelizzazione, quando impariamo a conoscerle e intratteniamo una conversazione con loro su vari argomenti. Man mano che l’amicizia cresce e si forma una certa fiducia, le persone sono più propense ad ascoltare quello che avete da dire su Gesù e sulla salvezza.

A volte si presentano spontaneamente delle opportunità di testimoniare e dovremmo essere pronti ad approfittarne, ma spesso per avere una possibilità di parlare del Vangelo a qualcuno bisogna farlo intenzionalmente. Programmate d’incontrarvi in un posto o in un momento in cui potete avere una conversazione più approfondita, creando una situazione in cui si sentano a loro agio e possano essere disposti a parlare di argomenti più profondi. Ciò potrebbe darvi l’opportunità di parlare di argomenti spirituali e girare la conversazione in modo da presentare la salvezza.

Ovviamente non esiste una situazione tipo o un modo unico di dare il messaggio, perché il mondo è fatto di miliardi d’individui di nazionalità, vedute, interessi, simpatie, antipatie e personalità diverse. Anche se il Vangelo è destinato a ognuno di loro, il modo in cui può essere efficacemente comunicato e a cui risponderanno meglio varierà molto. Così, anche se siamo incaricati di condividere il Vangelo e abbiamo la potenza dello Spirito Santo per farlo, non ci si aspetta che usiamo tutti gli stessi metodi.

Ci troviamo tutti in circostanze diverse, quindi chi raggiungeremo e come lo raggiungeremo sarà diverso a seconda della situazione e di come Dio ci indicherà. Sappiamo però che Dio, che ama l’umanità e“non vuole che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento” (2 Pietro 3:9), vi aiuterà a raggiungere la gente in qualsiasi circostanza vi troviate — se glielo permetterete.

L’evangelizzazione inizia con l’impegno a lasciarci usare da Dio come suoi messaggeri. Dedicare volontariamente del tempo alla testimonianza e fare la nostra parte per ubbidire alla chiamata di Gesù di predicare il Vangelo può essere un sacrificio, ma i risultati eterni della testimonianza ne valgono senz’altro la pena. Invitare qualcuno a cena, bere un caffè con un collega, creare un rapporto con amici non cristiani, fare visita ai vicini, dare a qualcuno un volantino o qualche pubblicazione — sono cose che succedono solo se le programmate, se cercate intenzionalmente le opportunità di diffondere il Vangelo.

Anche se alla fine quello che porterà qualcuno alla salvezza è il messaggio evangelico — l’amore di Dio e il sacrificio di Gesù — la sua disponibilità ad ascoltare quel messaggio spesso dipenderà da voi. Come disse Dwight. L. Moody, “ogni Bibbia dovrebbe essere rilegata in pelle per scarpe”. Voi siete il Vangelo in pelle per scarpe; siete il punto di contatto vivente dello Spirito Santo, l’agente umano della potenza divina.2 L’amore, la bontà e la gentilezza, la premura e l’attenzione che le persone sentono in voi le renderanno disposte ad ascoltare quello che volete dire. Quando lasciamo emanare da noi la luce e il calore dello Spirito di Dio, la gente sente l’amore di Dio. Attraverso di noi, Gesù “spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione” (2 Corinzi 2:14–15). Per avvertire quel profumo, gli altri devono entrare in contatto con voi. Quando succede questo, quando vedono e sentono il vostro amore, quando sentono di poter parlare con voi, farvi domande e confidarsi con voi, allora sarete in grado di arare il terreno, rispondendo alle loro domande con la speranza di poter piantare nel loro cuore il seme dell’amore e della verità di Dio.

Spesso le persone si sentono attratte da voi perché, anche se non lo sanno, voi siete pieni dello Spirito, della luce e dell’amore di Dio. Comunque, se a un certo punto non traduciamo in parole quello che ci rende diversi, potrebbero non saperlo mai e quindi perderebbero l’occasione di sentir parlare del dono della salvezza e della vita nuova che è a loro disposizione. Come cristiani, dobbiamo fare spazio nella nostra vita, nei nostri cuori e nel nostro tempo per parlare agli altri della sua Paola e della sua verità.

Tutti abbiamo una vita indaffarata, ma il contesto generale del cristianesimo è di condividere il Vangelo con chi ancora non possiede questo grande dono. Come il Padre ha mandato Gesù, così Gesù manda noi. Siamo chiamati, mandati e incaricati di predicare il Vangelo. Chiedetegli di mostrarvi come, dove, quando e a chi dovete parlare della vostra fede. Ricordate a voi stessi che, in qualsiasi circostanza vi troviate, siete discepoli mandati nel mondo — il vostro mondo, la vostra città, il vostro quartiere, il vostro luogo di lavoro e la vostra famiglia — con l’incarico di parlare di Gesù alle persone che Lui mette sulla vostra strada.

Pubblicato originariamente nel giugno 2014.
Adatto e ripubblicato sull’Ancora in inglese l’8 novembre 2021.


1 Norman e David Geisler, Conversational Evangelism (Eugene, OR: Harvest House Publishers, 2009), 22–23.

2 K. Hemphill, “Preaching and Evangelism”, M. Duduit, ed., Handbook of Contemporary Preaching (Nashville, TN: Broadman Press, 1992), 525.

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