Una pandemia di solitudine

Settembre 15, 2025

Gabriel García V.

[A Pandemic of Loneliness]

Molti articoli di cronaca ci avvertono che una piaga peggiore del Covid sta devastando i Paesi di tutto il mondo, una piaga dai sintomi silenziosi ma dagli effetti letali. Alcuni l’hanno definita la globalizzazione della solitudine, un tipo di epidemia che si sta diffondendo in tutto il mondo con conseguenze devastanti. E colpisce giovani e anziani.

Molte persone conducono una vita di isolamento, reclusione e ritiro. Viviamo in un mare di solitudine, dove la tecnologia touch ha sostituito il tocco umano. In effetti, come predetto dalla Bibbia, l’amore di molti si è raffreddato (Matteo 24:12).

“La solitudine è una ferita aperta, ai nostri tempi”, afferma l’intervistatore ed editorialista cileno Cristián Warnken. E aggiunge: “Ci preoccupiamo molto del cambiamento climatico, ma parliamo e facciamo poco a proposito del crescente deserto che si insinua nelle relazioni umane”.

“La solitudine può letteralmente accorciare la nostra vita”, dichiara Michel Poulain, demografo belga specializzato in studi sulla longevità, che ha introdotto il concetto di zone blu, regioni del mondo in cui le persone hanno vite eccezionalmente lunghe. Afferma che “nelle zone blu le persone danno priorità alle relazioni sociali, si riuniscono nelle piazze, parlano nei caffè e giocano insieme. Il contatto sociale è un principio davvero essenziale. In queste comunità, le relazioni interpersonali sono al centro della vita quotidiana”. Il consiglio che ci dà è di “cercare di parlare con due o tre persone durante il giorno”.

Ma, come già detto, anche molti giovani sono afflitti da questa mancanza di compagnia umana; i bambini non riescono ad avere contatti significativi con gli altri e sono esposti alla depressione o a idee suicide. La soluzione è solo medica? Limitarsi a medicalizzare il problema sarebbe semplicistico, quando si tratta anche di una questione sociale e spirituale.

Possiamo noi cristiani fare qualcosa per alleviare questa malattia? In effetti, abbiamo un tesoro di risorse. Lo Spirito di Dio può darci forza e mostrarci modi creativi per aiutare. Se conosciamo una persona sola, possiamo farle una telefonata. Se notiamo che la gente passa raramente a trovare un vicino, possiamo passare a salutarlo e a chiedergli se ha bisogno di qualcosa. Se qualcuno inizia a raccontare una storia lunga e dettagliata — spesso segno che non ha nessuno con cui conversare — possiamo ascoltarlo. Possiamo far sapere alle persone che sembrano isolate che siamo lì per loro. Questi sacrifici sono graditi a Dio (Ebrei 13:16).

Come dice Rick Warren, siamo stati “creati per una comunità”. Cercandoci l’un l’altro e amando il prossimo come noi stessi (Marco 12:30-31), possiamo contribuire a porre rimedio a questa malattia, anche se solo nel nostro angolo di mondo. E quando ci rivolgiamo agli altri, alleggeriamo a nostra volta la nostra solitudine. Diventiamo sia consolatori che consolati. Il volontariato è un modo per tendere la mano agli altri e per soddisfare il proprio bisogno di comunione. Questo fa miracoli per il nostro spirito e contribuisce a mantenerci connessi, inseriti e attivi.

Come cristiani, possiamo anche cercare la comunità unendoci a una chiesa locale, a uno studio biblico, a un piccolo gruppo, a un gruppo di preghiera, a un gruppo WhatsApp, ecc. Quando si presenta l’occasione, è utile sforzarsi di superare la timidezza avvicinando qualcuno e avviando una conversazione. Sareste sorpresi da quante persone interessanti, amichevoli ed empatiche incontrerete che saranno felici di chiacchierare.

Quindi, da un lato, come cristiani siamo ministri di speranza per chi ha bisogno, dall’altro, se siamo soli e senza amici, possiamo cercare una comunità con vari mezzi.

Questo per quanto riguarda l’aspetto sociale. Dal punto di vista spirituale, la chiave è scoprire l’amore incondizionato di Dio per ciascuno di noi come suo prezioso figlio o figlia, e sapere che Gesù si interessa a noi e desidera essere il nostro migliore amico.

Quindi, se stai camminando nei burroni oscuri della solitudine o conosci qualcuno che lo sta facendo, fatti coraggio. Ricorda che Dio sarà con te e ti consolerà (Salmi 23:4), non ti lascerà e non ti abbandonerà (Deuteronomio 31:6). “Anche se mio padre e mia madre mi abbandonassero, il Signore mi accoglierebbe” (Salmi 27:10). La Scrittura garantisce anche che Gesù non ci lascerà orfani (Giovanni 14:18). Per coloro che hanno perso il senso di appartenenza (una delle principali cause di solitudine), o forse non l’hanno mai avuto, si legge: “Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove
nella sua santa dimora; a quelli che sono soli Dio dà una famiglia” (Salmi 68:5-6).

A volte ti sembra che non ci sia “nemmeno una mano amica”, come diceva il famoso poeta francese Arthur Rimbaud? Rivolgiti al Signore e Lui ti darà aiuto. Non hai amici, ti senti abbandonato e pensi che nessuno ti ascolti? Dio ascolterà il tuo grido quando cammini senza speranza nel deserto della solitudine, proprio come ha ascoltato il grido di Agar (Genesi 21:14-21) e la disperata supplica del salmista (Salmi 18:6). Se non hai nessun altro con cui sfogare le tue pene e le tue angosce, l’orecchio del Signore è sempre pronto ad ascoltarti.

Soprattutto, possiamo stare tranquilli riguardo al nostro futuro, perché Gesù ha promesso che sarà con noi ogni giorno fino alla fine. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28:20).

Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 27 agosto 2025.

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