Peter Amsterdam
Gesù raccontò questa parabola mentre partecipava a un pasto durante il sabato a casa di un insigne fariseo. Durante la cena disse ai presenti: “Quando fai un banchetto, chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiarti; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti” (Luca 14:13-14).
Udendo questo, uno dei presenti a tavola disse:
“Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio” (Luca 14:15). Con queste parole diede a Gesù l’opportunità di spiegare il suo punto di vista su quello che era conosciuto come “il banchetto messianico” — la visione giudaica di quello che sarebbe successo alla fine dei tempi. Il libro di Isaia ne parla così:
L’Eterno degli eserciti preparerà su questo monte a tutti i popoli un banchetto di cibi succulenti, un banchetto di vini vecchi, di cibi succulenti pieni di midollo, di vini vecchi e raffinati. Distruggerà su questo monte la coltre che copriva tutti i popoli, e la coperta stesa su tutte le nazioni. Distruggerà per sempre la morte; il Signore, l’Eterno asciugherà le lacrime da ogni viso, toglierà via da tutta la terra il vituperio del suo popolo, perché l’Eterno ha parlato(Isaia 25:6-8).
Anche se questo passo dice che tutti sono presenti al banchetto e che a tutti vengono asciugate le lacrime, all’epoca di Gesù l’interpretazione comune tra gli Ebrei era che questi versetti escludessero i Gentili, cioè i non-ebrei. Gesù, invece, aveva un’idea diversa di chi si sarebbe seduto alla “tavola messianica”. Invece di rispondere come ci si sarebbe aspettato, parlando del rispetto della Legge mosaica e di come chi la rispettava si sarebbe seduto al banchetto con il Messia, Gesù raccontò loro una storia.
Un uomo fece una gran cena e invitò molti; e, all’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché è già tutto pronto”.
Ma tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un podere e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. E un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro ancora disse: “Ho preso moglie e perciò non posso venire”.
Così quel servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa, pieno di sdegno, disse al suo servo: “Presto, va’ per le piazze e per le strade della città, conduci qua i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi”.
Poi il servo gli disse: “Signore, è stato fatto come hai comandato, ma c’è ancora posto”. Allora il signore disse al servo: “Va’ fuori per le vie e lungo le siepi e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena. Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena” (Luca 14:16-24).
A quei tempi, quando si dava una cena era usanza mandare un invito iniziale in cui si informavano gli invitati del giorno in cui sarebbe avvenuto il banchetto. Al momento dell’invito gli invitati dicevano se potevano venire o no; in quel caso prendevano un impegno. Quando tutto era pronto per il banchetto, il padrone mandava i suoi servi in giro per il villaggio per annunciare agli ospiti: “Siete pregati di venire, tutto è pronto”.1
La cena nella storia di Gesù è molto grande e il padrone di casa sa quanti hanno accettato l’invito e si è preparato di conseguenza. Al momento stabilito, il servo esce e li informa che è ora di andare. Fino a questo punto tutto sembra andare come d’abitudine, ma poi gli ascoltatori sono sorpresi dall’udire l’affermazione scioccante che gli invitati rifiutano di onorare l’invito — tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi.
Tutti quelli che ascoltavano la storia sapevano che il rifiuto di andare rappresentava un deliberato insulto all’anfitrione, che veniva disonorato pubblicamente agli occhi di tutto il villaggio. Le scuse date per non rispettare il loro impegno erano deboli e inaccettabili.
La scusa del primo ospite è: “Ho comprato un podere e devo andare a vederlo”. Chi ascolta la parabola sa che questa è una bugia bella e buona. Nessuno comprerebbe una proprietà senza prima vederla. La scusa data al servo vuole essere un vero insulto, anche se per lo meno il primo invitato chiede di essere scusato.
Un altro invitato offre la scusa che: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un’altra scusa poco convincente, perché prima di comprare un tiro di buoi il compratore sarebbe andato nei campi del venditore, avrebbe aggiogato i buoi e avrebbe arato un pezzo di campo. Anche la seconda scusa è una menzogna e un insulto.
Il terzo ospite dice che si è sposato e quindi non può venire. Non si preoccupa nemmeno di scusarsi; si limita ad affermare che non ci andrà. Un gesto molto rude e offensivo nella cultura di quei giorni.
Quando il padrone di casa si rende conto che gli invitati avevano intenzione di disonorarlo e umiliarlo, giustamente si arrabbia. Viste le circostanze, potrebbe rispondere con insulti verbali o perfino minacciare qualche azione per punire chi ha attaccato pubblicamente il suo onore. Invece, anche se è arrabbiato, risponde con grazia invece di vendetta. Anche se le persone invitate originariamente erano di livello pari al suo e sarebbero state tenute a ricambiare il gesto invitandolo a una simile cena in futuro, l’anfitrione decide di invitare quelli che non avrebbero mai potuto ricambiare il suo gesto: i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi. Qui Gesù fa riferimento agli emarginati all’interno di Israele, la gente comune che riceveva il suo messaggio con gioia.
Il padrone di casa si allontana dalle norme della società. Non si limita a invitare persone con potere, ricchezza e privilegi; include invece chiunque voglia venire alla sua tavola. Seguendo gli ordini del padrone, il servo va in giro per le piazze e le vie per trovare persone che normalmente sarebbero state considerate di un livello sociale basso, degli emarginati. Non solo le invita alla grande cena, ma le porta con sé.
Dopo averlo fatto, dice al suo padrone che la sala non è piena, che c’è spazio per altri. Il padrone allora gli dice di uscire dal paese per trovare dei forestieri, persone che non fanno parte della comunità, per spingerli a partecipare alla cena. L’idea di “spingere” queste persone non significa che siano state obbligate a presentarsi. Questi estranei sono spinti dalle usanze sociali a rifiutare quell’invito inaspettato, specialmente se il loro livello sociale è inferiore a quello dell’anfitrione. Non sono parenti e nemmeno vicini dell’anfitrione; sono degli estranei e non possono ricambiare il gesto in nessun modo, quindi, a causa delle regole sociali, devono rifiutare. Sapendo ciò, il servo dovrà prenderli per il braccio e guidarli, per dimostrare che l’invito è sincero.2
Qual è il messaggio che Gesù voleva trasmettere agli ascoltatori originali? L’attenzione è posta sugli inviti a cena rifiutati da un gruppo e poi rivolti inaspettatamente ad altri. Le scuse date dagli ospiti invitati avevano tutti a che fare con la loro preoccupazione per le faccende quotidiane della vita e i rapporti con altri. Si erano esclusi da soli per aver scelto di non partecipare. Avevano respinto l’anfitrione e il suo invito, dando motivi legati alle loro proprietà e alla loro famiglia, rispecchiando parte dei motivi per cui alcuni hanno respinto l’invito di Dio nel corso dei secoli.
La domanda fatta in questa parabola è: chi sarà presente al banchetto? La risposta di Gesù fu inaspettata. La comune convinzione degli Ebrei era che chiunque fosse nato da madre ebrea avrebbe automaticamente partecipato al “banchetto messianico” per il solo fatto di essere ebreo. Gesù invece indicò che in realtà la presenza al banchetto si basa sulla risposta all’invito di Dio.
Come ha scritto Klyne Snodgrass: “Il punto di questi versetti e della parabola della grande cena può essere riassunto con un’affermazione e una domanda: Dio sta dando una festa. Tu ci verrai?”3
Gesù insegnò questo concetto con le sue parole e le sue azioni nei Vangeli, perché mangiò con pubblicani e peccatori (Matteo 9:10-12). Disse: “E io vi dico che molti verranno da Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridore di denti” (Matteo 8:11-12).
La partecipazione al banchetto dipende dalla risposta all’invito. Molti in tutto il mondo potrebbero dare per scontato che saranno presenti alla festa, pensando di avere le dottrine giuste, di appartenere al gruppo giusto, fare opere benefiche o essere ben visti dagli altri. Comunque, gli insegnamenti di Gesù in questa parabola e in altri luoghi indica che chi si aspetta di essere là non è detto che ci sarà; e che molti che non se l’aspettano ci saranno (Matteo 8:11-12). Non partecipiamo alla grande cena alle nostre condizioni; dobbiamo accettare l’invito e aspettare, senza lasciarci distrarre dalle preoccupazioni di questa vita.
Partecipare al banchetto, mangiare cibi deliziosi, bere vino eccellente e stare in compagnia degli altri ospiti sono concetti che trasmettono gioia, felicità e accettazione. In un certo senso, come cristiani, il nostro ruolo è simile a quello del servo in questa parabola, perché andiamo fuori a invitare altri alla tavola di Gesù. Il nostro dovrebbe essere un invito alla gioia, al dono della salvezza eterna offerto liberamente da Gesù e alla condivisione del suo amore per tutti. Spesso le persone piene delle preoccupazioni di questa vita prestano poca attenzione all’invito; tuttavia, dovremmo fare del nostro meglio per assicurarci che sappiano di essere invitati. La nostra attenzione non dovrebbe limitarsi a chi è accettabile socialmente, istruito e ricco, o a chi può in qualche modo ricambiare. L’invito è rivolto a tutti, compresi i reietti della società, gli emarginati e le persone con cui potremmo trovarci a disagio.
Il messaggio del regno è la grazia. Nessuno può fare qualcosa per meritare l’invito alla grande cena. Siamo semplicemente invitati e dobbiamo solo accettare. Per grazia siamo stati salvati; ma ognuno di noi deve prendere la decisione di ricevere la grazia e presentarsi alla festa.
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 14 ottobre 2024.