Peter Amsterdam
I Vangeli ci offrono alcuni insegnamenti fondamentali sulla preghiera, mediante l’esempio delle preghiere di Gesù e i suoi insegnamenti. Luca raggruppa alcuni di quegli insegnamenti nel capitolo 11. Il capitolo inizia con Gesù intento a pregare; quando termina, i suoi discepoli gli chiedono di insegnare loro a pregare. Fu qui che Gesù insegnò loro la Preghiera del Signore, comunemente nota come “Padre Nostro”.
Luca prosegue il tema dell’“insegnarci a pregare” portandoci direttamente alla parabola dell’amico a mezzanotte. È un racconto breve, a cui fa immediatamente seguito un detto o una poesia che continua gli insegnamenti sulla preghiera. Diamo un’occhiata alla parabola.
Poi disse loro: «Chi è fra voi colui che ha un amico, che va da lui a mezzanotte, dicendogli: “Amico, prestami tre pani, perché un mio amico in viaggio è arrivato da me, e io non ho cosa mettergli davanti”; e quello di dentro, rispondendo, gli dice: “Non darmi fastidio, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me; non posso alzarmi per darteli”? Io vi dico che anche se non si alzasse a darglieli perché gli è amico, nondimeno per la sua insistenza si alzerà e gli darà tutti i pani di cui ha bisogno» (Luca 11:6-8).
Gesù inizia questa parabola con una lunga domanda retorica, una domanda alla quale praticamente ogni ebreo del primo secolo avrebbe risposto: “Nessuno”. Riuscite a immaginarvi di essere svegliati nel mezzo della notte da un vicino che vi chiede di prestargli del pane per dar da mangiare a un ospite inaspettato, e rispondergli: “I bambini sono a letto e la porta è chiusa; come faccio ad aiutarti?”
La risposta è no. Nella Palestina del primo secolo l’ospitalità era un principio profondamente radicato. In un villaggio, l’ospitalità non era solo un obbligo individuale, ma anche di tutta la comunità. In questo caso, il dovere dell’uomo che dormiva, per quanto fosse scomodo, era di alzarsi per aiutare l’amico dandogli i tre pani richiesti.
Nessuno degli ascoltatori di Gesù si sarebbe rifiutato di uscire dal letto, qualunque ora fosse, per aiutare un vicino nel bisogno. Tutti conoscevano l’importanza dell’ospitalità nei confronti dei visitatori. Nessuno avrebbe tirato in ballo la scusa dei bambini che dormivano o della porta chiusa a chiave. Gesù lo sapeva, come lo sapevano tutti i suoi ascoltatori, e questo, come vedremo, è uno dei punti principali della parabola.
Quando il vicino dice: “Un mio amico in viaggio è arrivato da me, e io non ho cosa mettergli davanti”, non vuole per forza dire che non avesse cibo in casa. Alla fine della parabola, Gesù dice che l’uomo che dormiva si alzerà e darà al vicino qualsiasi cosa di cui avesse bisogno. Forse gli diede più del solo pane.
In quanto alla preoccupazione dell’uomo di svegliare i figli: le case contadine di quei tempi avevano una sola stanza e l’intera famiglia dormiva su materassi sul pavimento. Alzarsi da letto, prendere il pane e aprire la porta probabilmente avrebbe svegliato l’intera famiglia; ma per una richiesta legittima come il dovere di mettere in tavola il cibo adeguato a dimostrare la giusta ospitalità, era scontato che si tollerasse il fastidio.
La parabola inizia con la domanda: “Chi di voi?”, al che gli ascoltatori penserebbero subito: “Nessuno”. Gesù poi indica chiaramente la risposta, dicendo che, anche se l’uomo che dormiva non si sarebbe alzato per dare il pane al vicino perché era un amico, lo avrebbe fatto a causa della sua insistenza.
Gli studiosi della Bibbia dibattono sul significato della parola greca anaideia, che qui è tradotta con “insistenza” e in altre versioni con “importunità”. Questo è l’unico punto della Bibbia in cui viene usata e il suo utilizzo nella parabola crea qualche difficoltà nell’interpretazione della storia. La definizione di anaideia è “sfacciataggine” o “sfrontatezza”, che non significano esattamente insistenza o importunità.
Esaminando le definizioni di sfacciataggine e sfrontatezza, vediamo termini come: comportamento impertinente e offensivo; sicurezza eccessiva, accompagnata dal disprezzo della presenza o delle opinioni di altri; svergognatezza; impertinenza. Tenendo questo in mente, invece di vedere il vicino che doveva farsi prestare il pane come una persona insistente, dovremmo vederlo come una persona disposta a rischiare di essere fastidiosa quando ce n’è buon motivo, che è sicura che, anche se svegliare il vicino può essere scortese, otterrà quello che chiede. L’uomo chiede apertamente e senza vergogna.
Vista alla luce della richiesta iniziale dei discepoli, “insegnaci a pregare”, la storia di Gesù ci incoraggia a pregare con decisione e a presentarci davanti a Dio senza vergogna quando gli chiediamo di sopperire ai nostri bisogni.
Una tecnica d’insegnamento utilizzata dai rabbini ebrei era di passare dal minore al maggiore, intendendo con ciò che, se una conclusione si applica a un caso facile, si può applicare anche a uno più importante. Gesù utilizzò questo metodo nel raccontare la parabola: se l’uomo che dormiva si sarebbe alzato per rispondere alla richiesta del vicino che aveva bisogno, quanto più Dio risponderà alla nostre preghiere quando gli presenteremo le nostre richieste.
Questa storia di vita quotidiana ci insegna che Dio risponderà alle preghiere. Si alzerà, come l’uomo che dormiva, e ci darà generosamente ciò di cui abbiamo bisogno. Gesù aveva appena terminato di insegnare ai suoi discepoli il Padre Nostro, che include le parole “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, e vi fece seguito con una parabola su qualcuno che aveva bisogno di pane. Il concetto espresso è che dovremmo rendere note a Dio le nostre richieste con decisione, sicuri che risponderà.
Gesù sottolinea questo punto nei due versetti successivi, quando dice: “Perciò vi dico: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa” (Luca 11:9-10).
Dopo questi due versetti c’è la parabola dei doni del Padre, che ci offre altre informazioni sulla preghiera. Questa parabola si presenta come quella dell’amico a mezzanotte. Comincia con una domanda: “Chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione?” (Luca 11:11-12).
La risposta sottintesa è che nessun padre farebbe una cosa del genere. Nessun padre darebbe a suo figlio un serpente invece di un pesce, uno scorpione invece di un uovo, o (come dice il Vangelo di Matteo) una pietra invece di pane. Era una questione ovvia per gli ascoltatori./p>
Gesù poi conclude la parabola con queste parole: “Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Luca 11:13). Anche qui Gesù impiega la tecnica “dal minore al maggiore”. Se un padre terreno, che è malvagio paragonato alla perfezione di Dio Padre, dà buoni doni ai suoi figli, quanto più Dio darà il grande dono del suo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono.
Se i figli che chiedono cibo ai genitori non ricevono cose dannose, quanto più possiamo noi confidare che Dio, nostro Padre, infinitamente più grande di tutti i padri terreni, ci darà cose buone in risposta alle nostre preghiere — compresa la sua presenza in noi mediante lo Spirito Santo.
In conclusione, il capitolo 11 di Luca fa luce su molti principi importanti riguardanti la preghiera: che dobbiamo presentarci fiduciosamente a Dio in preghiera, chiedendo con decisione che supplisca ai nostri bisogni, consapevoli che se chiederemo, riceveremo e che se busseremo, le porte saranno aperte. Gesù indica anche che, se possiamo aspettarci che le persone che ci amano e si prendono cura di noi — i nostri genitori — ci danno il nostro pane quotidiano — il cibo e altre necessità vitali — allora possiamo contare sul fatto che Dio, il nostro Padre nei cieli, farà lo stesso e immensamente di più. Possiamo presentarci davanti a Lui in preghiera, con franchezza, sapendo che si prenderà cura di noi.
Pubblicato originariamente nel settembre 2013.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 17 luglio 2024.