Andrew Heart
Celebriamo Natale e la nascita di Cristo, com’è giusto fare. Se però nostro Signore fosse semplicemente vissuto qui con noi sulla terra, ma non fosse morto per i nostri peccati, sacrificato come “Agnello di Dio”, e poi non fosse risuscitato dai morti, non avrebbe sconfitto la morte (Romani 6:10; 2 Timoteo 1:10) e noi non saremmo stati redenti. Gesù presentò ai suoi discepoli il nuovo patto “nel suo sangue” durante l’ultima cena. Qual era il suo significato? I suoi discepoli ebrei probabilmente conoscevano molto bene il patto che Dio aveva fatto con Mosè sul monte Sinai, ma che cos’era questo nuovo patto?
In breve, un “patto” è un contratto o un accordo. Sotto l’accordo “antico”, il patto mosaico, Israele doveva ubbidire a Dio e osservare la Legge. In cambio, Dio l’avrebbe protetto e benedetto. Il “nuovo” patto era tra Dio e tutta l’umanità, con Gesù come mediatore (1 Timoteo 2:5; Ebrei 7:22).
Mentre sotto il patto antico in diversi punti veniva richiesto il versamento del sangue per l’espiazione dei peccati (Ebrei 10:1-4), il nuovo patto fu scritto con il sangue di Gesù, che era “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1:29). Il suo sangue fu sparso “una volta per sempre” sulla croce, perché “morì al peccato” e noi sappiamo “che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui” (Romani 6:9-10).
Se il “nuovo patto” è veramente nuovo, il “patto antico” deve essere per forza vecchio. Se è antico, è ancora valido e applicabile? L’antico e il nuovo possono coesistere? Oppure con l’introduzione del nuovo l’antico è “prossimo a scomparire”, come dice Ebrei 8:13?
Sappiamo che “tutta la Scrittura è ispirata da Dio” (2 Timoteo 3:16) e questo ovviamente include l’Antico Testamento. È l’Antico testamento che va interpretato alla luce del Nuovo Testamento, e non il contrario.
La lettera agli Ebrei è estremamente importante per capire questo e fu scritto per spiegare agli ebrei, che fino a quel punto avevano conosciuto solo la Legge, che ora era subentrato un patto nuovo e migliore (Geremia 31:31-34; Ebrei 8:6-8). L’intero libro di Ebrei parla di Gesù e di come Lui è il garante di un patto nuovo e migliore. È essenziale che tutti i cristiani lo capiscano. Paolo spiega che molte delle forme e dei riti dell’Antico Testamento erano (Colossesi 2:16-17; Ebrei 8:5; 10:1).
Quando Gesù si presentò ai suoi discepoli dopo la sua morte, questi gli chiesero se avrebbe “ristabilito il regno” (Atti 1:6). Il termine greco per “ristabilire” è “apokathistemi”: restaurare, ripristinare. Fino a quel momento, i discepoli non avevano potuto immaginare nessun altro tipo di regno se non un regno fisico ripristinato in Israele.
Lui rispose alla loro prima domanda dicendo che non spettava loro conoscere i tempi e le stagioni, ma che avrebbero ricevuto potenza dallo Spirito Santo per essere testimoni, prima localmente e poi fino alle estremità della terra (Atti 1:7-8). Poi rispose alla loro seconda domanda riguardante la restaurazione di un regno fisico salendo al cielo per sedere alla destra del Padre (Atti 1:9). Ed era da quel punto di vantaggio, seduto su quel trono, che avrebbe regnato, non da un trono terreno in un tempio materiale sulla terra. L’ascensione di Cristo confermò il nuovo patto.
Quando Gesù comparò il “vino nuovo” con il “vecchio” in Luca 5:36-39, disse: “Nessuno, che abbia bevuto vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: ‘Il vecchio è buono’”. In quella parabola il Signore spiegava che la vecchia guardia (gli scribi, i farisei e i capi religiosi ebraici) voleva restare legata alla “vecchia via” (il patto antico) invece di ricevere il “vino nuovo” versato da Lui. Per questo il vino nuovo doveva essere versato in otri nuovi che potessero riceverlo (Matteo 9:16-17). Questo fu dimostrato chiaramente dal modo in cui i capi religiosi ebraici risposero all’uomo in Giovanni 9, che era nato cieco ma era stato guarito da Gesù: “Lo insultarono e dissero: «’Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia’” (Giovanni 9:28-29).
In conclusione, il nuovo patto iniziò all’Ultima Cena e fu confermato dalla morte, risurrezione e ascensione al cielo di Gesù. Il motivo per cui Paolo dedicò così tanto tempo a parlarne fu che rappresentava un cambiamento monumentale per il suo pubblico ebreo ed era difficile da capire, tanto più da accettare. Lo studio delle Scritture è importante per capire perché celebriamo la Pasqua e l’inizio del patto nuovo. I discepoli di Berea ricevettero la Parola con entusiasmo ed esaminavano le Scritture ogni giorno per vedere se gli insegnamenti di Paolo e Sila erano la verità (Atti 17:10-11).
Con così tante voci e tanto inganno oggi nel mondo, è più importante che mai restare ancorati alla verità della Parola di Dio e non essere “sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina” (Efesini 4:14). “Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen” (Efesini 3:20-21).
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 27 marzo 2024.