Peter Amsterdam
La preghiera è un elemento chiave del nostro rapporto con Dio, perché è il nostro mezzo di comunicazione principale con Lui. È con la preghiera che siamo in grado di conversare con il Creatore.
Come cristiani, abbiamo ricevuto il privilegio incredibile di entrare alla presenza di Dio come suoi figli, grazie alla salvezza garantitaci tramite Gesù. Possiamo parlare con Lui, lodarlo e adorarlo, parlargli del nostro amore per Lui e ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per noi. Possiamo parlargli apertamente di ciò che c’è nel nostro cuore ed esprimere tutti i nostri problemi e i nostri bisogni. Possiamo intercedere per gli altri quando ne hanno bisogno. Possiamo presentargli le nostre richieste e chiedere il suo aiuto. Possiamo dirgli quanto apprezziamo le cose belle che ha creato e ringraziarlo per le tantissime benedizioni che abbiamo.
Quando siamo deboli e stanchi, possiamo parlarne con Lui. Quando erriamo e pecchiamo, possiamo confessare, chiedere il suo perdono e riceverlo. Possiamo parlare con Lui quando siamo felici o quando siamo tristi, sani o malati, ricchi o poveri, poiché abbiamo un rapporto con colui che non solo ci ha creato, ma ci ama profondamente e vuole far parte di ogni aspetto della nostra vita.
La preghiera è il mezzo principale attraverso il quale comunichiamo con Dio. È il nostro mezzo per chiedergli di prendere parte alla nostra vita quotidiana, di chiedergli di coinvolgersi direttamente e intimamente nelle cose che hanno importanza per noi. Quando ci presentiamo a Lui in preghiera, gli chiediamo di avere una parte attiva nella nostra vita, o in quella delle persone per cui preghiamo. La preghiera trasmette la realtà della nostra situazione generale, che abbiamo bisogno di Lui e desideriamo la sua presenza nella nostra vita.
Comunicare con Dio in preghiera è un mezzo per avvicinarci di più a Lui e approfondire il rapporto tra di noi; così facendo, potremo essere più devoti, più simili a Gesù. Quando si tratta di pregare, abbiamo molto da imparare dall’esempio dato dalle preghiere di Gesù nei Vangeli e da ciò che ci insegnò al riguardo.
Una delle cose più fondamentali che Gesù insegnò ai suoi discepoli sulla preghiera fu di avere il rapporto giusto con suo Padre. Nel Vangelo di Marco sentiamo Gesù dire: “Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che Tu vuoi” (Marco 14:36). Abba era il nome con cui nella Palestina del primo secolo un figlio o una figlia avrebbe chiamato suo padre; era un termine familiare, come papà o babbo, nella lingua aramaica parlata ai giorni di Gesù. Gesù usò questa parla nelle preghiere e insegnò ai suoi discepoli a fare la stessa cosa, perché esprimeva il rapporto intimo, affettuoso e familiare che i credenti dovrebbero avere con Dio.
In tutti e quattro i Vangeli, quando Gesù prega usa la parola Padre. Pregava costantemente suo padre e insegnò ai suoi discepoli a fare lo stesso. Il modo in cui Gesù utilizzò Abba (Padre) stabilì l’esempio per il rapporto personale che abbiamo il privilegio di avere con Dio grazie al dono della salvezza. Siamo figli e figlie di Dio; non allo stesso modo in cui lo è Gesù, ma come figli adottivi della famiglia divina. Quando preghiamo, ci presentiamo davanti a Abba, nostro Padre.
“Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre». Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo”(Galati 4:6-7).
Ciò che i Vangeli insegnano sulla preghiera
Quando Gesù parlò della preghiera nelle sue parabole, fece un confronto con situazioni quali l’amico che chiese in prestito il pane a mezzanotte (Luca 11:5-7), o il giudice iniquo (Luca 18:1-8) che finì per rispondere alle suppliche della donna. Mediante queste storie, vuole indicare che, se l’amico e il giudice hanno risposto alle suppliche rivolte loro, tanto più il Padre avrebbe risposto alle nostre richieste. Dimostra che possiamo avere la sicurezza che le nostre preghiere saranno esaudite da un Padre generoso e amorevole (Matteo 7:9-11).
Nella parabola del pubblicano e del fariseo, Gesù parla di umiltà e confessione nella preghiera (Luca 18:10-14). Gesù insegnò che le preghiere pompose e presuntuose che attirano l’attenzione su di sé vanno evitate; al contrario, le preghiere dovrebbero nascere dalla sincerità del cuore e dei nostri motivi (Matteo 6:5-6). Grazie al suo esempio impariamo a pregare in solitudine (Luca 6:12), con gratitudine (Giovanni 6:11), quando dobbiamo prendere decisioni e per intercedere per gli altri (Giovanni 17:6-9).
Una volta, dopo che Gesù ebbe terminato di pregare, i discepoli gli chiesero di insegnar loro a pregare. Egli rispose insegnando loro la preghiera che oggi viene chiamata “Padre nostro”, o “Preghiera del Signore” (Matteo 6:9-13). Questa bella preghiera merita una spiegazione più approfondita di quanto possiamo fare qui, ma in breve ci insegna a pregare: (1) lodando Dio, Colui che è santo; (2) esprimendo il nostro desiderio e la nostra disponibilità a compiere la sua volontà nella nostra vita; (3) riconoscendo la nostra dipendenza da Lui per soddisfare i nostri bisogni; (4) chiedendo perdono per i nostri peccati e (5) chiedendo la liberazione dal male.
Oltre a pregare il Padre nel nome di Gesù, come disse ai suoi discepoli di fare, dagli esempi dati nei Vangeli comprendiamo che bisogna rivolgere le nostre preghiere anche a Gesù. “Qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò” (Giovanni 14:13-14).
Mediante il suo esempio, i suoi insegnamenti e l’accento messo sul rapporto con il Padre, Gesù ci ha mostrato l’importanza della preghiera, il modo di pregare e le circostanze in cui farlo; e soprattutto ci ha insegnato che le nostre preghiere dovrebbero basarsi su un rapporto intimo con Dio. Dobbiamo essere come bambini che si arrampicano sulle ginocchia di loro padre, senza pretesti e senza paure, fiduciosi, sapendo che lui li ama, li proteggerà e si prenderà cura di loro.
Un esame della nostra vita di preghiera
La preghiera ha un ruolo determinante nella nostra vita spirituale, nella nostra connessione con Dio, nella nostra crescita interiore e nella nostra efficacia come cristiani. L’esempio che Gesù ci ha dato di come pregare, allontanarsi dalle faccende della vita, dedicar tempo alla preghiera in solitudine, perfino di passare notti intere in preghiera, intercedendo per gli altri in maniera produttiva, segna la via per chi vuole camminare sui suoi passi.
Quando confrontiamo la nostra vita di preghiera con gli insegnamenti e l’esempio di Gesù, come ce la caviamo? Preghiamo con fede, credendo fino in fondo che Dio risponderà? Comprendiamo che stiamo pregando che sia fatta la sua volontà, riconoscendo che potrebbe essere diversa dalla nostra? Ci rendiamo conto che risponde alle preghiere, ma le sue risposte potrebbero non essere sempre un sì?
È importante ricordare che Dio non è un “fattorino cosmico”. Non è a nostra completa disposizione, in attesa che gli ordiniamo di fare quello che desideriamo. Come seguaci di Gesù, cerchiamo di vivere secondo la volontà di Dio; ciò significa che, quando preghiamo, preghiamo sia nella volontà di Dio, sia per la sua volontà. Come dice il Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”. La preghiera chiede che sia fatta la volontà divina.
Sviluppare una buona padronanza della preghiera
Ci sono persone che ci hanno preceduto che erano esperti della preghiera; se seguiamo i loro passi e usiamo come modello il loro esempio, anche noi possiamo avere una vita di preghiera più proficua e soddisfacente.
Gli apostoli si dedicavano alla preghiera e alla Parola e non permettevano ai loro compiti giornalieri di intralciare quello che per loro era più importante (Atti 6:4). Martin Lutero, di fronte a tante cose da fare, dedicò alla preghiera tre ore al giorno. John Wesley dedicava due ore al giorno a stare alla presenza di Dio. Per questi grandi uomini, come per molti altri che hanno avuto una prospera vita cristiana, il tempo passato in preghiera ebbe un ruolo importante.
Anche se la vita frenetica che molti di noi conducono oggi potrebbe non permettere di passare molte ore in preghiera, dovremmo esaminare la nostra vita di preghiera e quanto tempo passa alla presenza del Signore, chiedendoci se stiamo investendo abbastanza tempo nella comunicazione con la persona con cui dovremmo avere il rapporto più importante. Il tempo che passiamo in preghiera rispecchia il nostro profondo desiderio che Lui faccia parte della nostra vita, o è più un impegno a casaccio?
La preghiera non deve essere una conversazione a senso unico: noi parliamo e ci aspettiamo che Dio stia semplicemente ad ascoltare. Nei periodi di preghiera dovremmo anche aprirci e ascoltare ciò che Dio vuole dirci, tramite la Bibbia, tramite le parole di insegnanti o predicatori, o stando in silenzio davanti a Lui e aprendo il nostro cuore alla sua voce. Può parlarci in molti modi: attraverso versetti biblici o profezie che riceviamo, oppure con impressioni o con pensieri che mette nella nostra mente. La preghiera è comunicazione e va in entrambi i sensi. Così, oltre a chiedere a Dio di ascoltare ciò che gli diciamo, dovremmo anche dargli l’opportunità di parlare a noi.
Nella lettera ai Colossesi, Paolo dice: “Perseverate nella preghiera” (Colossesi 4:2). Ci viene chiesto di avere un rapporto continuo con Dio, nel senso di avere un dialogo costante con Lui, parlargli, di chiedere la sua guida, di lodarlo e ascoltarlo durante la giornata. Possiamo interpretare in questo modo il significato dell’ammonizione generica di Paolo di pregare “continuamente” o di “non cessare mai” di farlo (1 Tessalonicesi 5:17).
Come facciamo, allora, a sviluppare una vita di preghiera migliore? Non c’è altro modo che pregare. Come si arriva al punto di riuscire a correre cinque chilometri al giorno? Si comincia a correre oggi e lo si fa regolarmente, aumentando il periodo durante il quale si corre e la distanza che si percorre, fino a creare una certa resistenza. Funziona allo stesso modo anche per la preghiera. Si parte dall’inizio.
La preghiera è il nostro mezzo di comunicazione con Dio, il modo di arrivare davanti a Lui e restare alla sua presenza. Quando saltiamo sulle sue ginocchia, come bambini, possiamo chiedergli qualsiasi cosa e confidargli qualsiasi cosa. Possiamo sentire il suo amore per noi, le sue rassicurazioni e le sue premure. Durante questa comunicazione impariamo da Lui e col tempo diventeremo più simili a Lui.
Pubblicato originariamente nel febbraio 2014.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 4 dicembre 2023.