Il sacro dell’ordinario

Gennaio 31, 2024

Compilazione

[The Sacred of the Ordinary]

“Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui” (Colossesi 3:17).

Qualunque cosa facciate.

La verità è che a volte mi piace davvero “qualunque cosa io faccia” e a volte davvero lo detesto. Non è forse così la vita, in tutte le sue stagioni? Ci sono parti che ci piacciono, parti che tolleriamo e parti che disprezziamo. Parti che ci fanno ridere, parti che ci fanno piangere e parti che ci fanno gonfiare le vene sulla fronte. Tuttavia, in mezzo a tutto questo, Dio ci sollecita: “Qualunque cosa facciate, fatela nel mio nome! Fatela per la mia gloria! Fatela per servirmi”. Colossesi 3 in effetti prosegue con la promessa che riceveremo una ricompensa quando faremo le cose con tutto il cuore come per il Signore (Colossesi 3:23-24).

Vi rendete conto di cosa significhi? Significa che negli angoli più umili della nostra vita c’è qualcosa che ha valore. Significa che abbiamo sempre uno scopo. Abbiamo sempre l’opportunità di adorare. Ho meditato tutto il giorno su questi versetti, mentre lavavo i piatti e pulivo ripiani. Ho pensato a Gesù mentre controllavo i compiti a casa, spazzolavo capelli, scopavo pavimenti e preparavo cestini del pranzo. E proprio mentre pulivo il filtro dell’asciugatrice, l’ho provata: una gratitudine immensa.

Mi sono fermata, con in mano un mucchio di laniccio, e ho detto a Dio: “Non merito di servirti. Non merito di far parte del tuo lavoro o di stare alla tua presenza e offrirti qualsiasi dono!” Nella mia piccola lavanderia stantia ho sentito il peso sbalorditivo della generosità divina: il fatto che mi permettesse di far parte della sua storia, che riscattasse i momenti più insignificanti della mia vita, che si chinasse per accettare un dono dalle mie mani sporche.

In piedi nella lavanderia, mi sono resa conto che servo un Dio così generoso da essere disposto a render sacri i momenti più ordinari. È disposto a viaggiare con me avanti e indietro nella monotonia della vita quotidiana. È disposto ad accreditare il mio fedele piegare mutande come servizio svolto per Lui. Non è sbalorditivo? Lo è per me!

Oggi mi chiedo: cos’è la “qualunque cosa” che bisogna fare? Sono faccende umili, come nel mio caso? È prendersi cura di una persona ammalata? È pregare (di nuovo) per un figlio che ti spezza il cuore? È un’altra giornata di lavoro? […]

Qualunque cosa facciate… avete l’opportunità di adorare Gesù oggi. Così, oggi, “Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!” (Colossesi 3:23-24) Cara amica, è Gesù Cristo, il Signore, che stai servendo.Jeanne Harrison1

Vedere il regno invisibile

Una volta ho sentito di un uomo che tagliava strisce di frassino e intrecciava ceste. In ogni cesta intrecciava una preghiera. Indossava una camicia a quadri scolorita e dei vecchi jeans e viveva da solo su negli Appalachi, dove il terreno non è adatto alla coltivazione ma può sostenere le piante adatte a fare ceste.

Viveva a una tale distanza, su in montagna, da fargli pensare che in realtà il profitto della vendita delle ceste non avrebbe superato le spese di trasporto fino a qualche mercato del sabato mattina. Tuttavia, ogni giorno tagliava alberi, li segava facendone dei tronchetti, poi li batteva con un mazzuolo fino a ricavarne delle strisce.

Il cestaio lavorava senza fretta, lontano dal mondo, con gli occhi e il cuore fissi su cose invisibili.

“Quando il cuore riposa in Gesù — invisibile e inaudito dal mondo — lo Spirito arriva e riempie delicatamente l’anima credente, vivificando e rinnovando tutto al suo interno”, scrive Robert Murray McCheyne.

Giorno dopo giorno, l’uomo tagliava frassini, ne ricavava strisce e ammucchiava ceste. Diceva che, mentre teneva la striscia bagnata e la intrecciava — sotto e sopra, sotto e sopra — Dio gli insegnava semplicemente a intrecciare preghiere in ogni cesta, a riempire le ceste vuote, tutti i vuoti, di cose eterne e invisibili.

Era come se, sotto tutti i rami di quegli alberi per fare ceste, sapesse ciò che il reverendo James Aughey aveva scritto: “Come un arto debole s’irrobustisce con l’esercizio, così la tua fede s’irrobustirà grazie agli sforzi che fai per protenderti verso le cose che non si vedono”. […]

Non importa tanto quel che lasciamo incompiuto, quanto il rendere nostra priorità le cose che non si vedono. […] “Rivolgi la tua preghiera al Padre che è nel segreto. Poi il Padre tuo che vede nel segreto…” (Matteo 6:6). Le cose che non si vedono sono transitorie, ma quelle che non si vedono sono eterne (2 Corinzi 4:18).

Sono le cose che non si vedono le più importanti. […] Quando il cuore e la mente si concentrano sulle cose che non si vedono, è allora che c’è in noi un cambiamento visibile. L’esteriore e il visibile diventano simili a Cristo in base a quanto ci concentriamo sulla Persona invisibile di Cristo.

È precisamente ciò che auspicò Calvino: “Dobbiamo rendere il regno invisibile visibile in mezzo a noi”. — Ann Voskamp2

Quando un Dio straordinario entra in un mondo ordinario

Per molti anni ho hanno ho mancato di riconoscere la gravità della storia [di Natale]. […] Anche quando mi fermo a leggerla, non riesco a far penetrare a fondo il significato eterno di queste parole incisive. In un’unica frase, ecco cosa significa il Natale:

Il nostro Dio straordinario è sceso in questo mondo ordinario per abitare in mezzo a noi.

Il nostro Dio ci ha amato abbastanza da entrare in questo mondo rovinato nelle condizioni più vulnerabili e percorrere ogni singolo anno della sua crescita proprio come noi. Tutta la vita, Gesù si sottomise ubbidiente al piano di Dio, fino alla croce. Che Dio straordinario serviamo!

Se stenti a trovare Dio nelle cose ordinarie della vita (io sono come te; non è sempre facile!), ricorda che Lui è sceso nell’ordinario perché un giorno tu potessi essere innalzato alla sua casa straordinaria su in cielo. —Mikayla Briggs3

Dio all’opera nell’ordinario

Lo scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton scrisse una brillante serie di racconti su un parroco, padre Brown, con un grande talento per la scienza forense. Questo umile sacerdote indagava sui casi criminali, mantenendo però la sua compassione e la sua comprensione nei confronti dei colpevoli. Padre Brown prega anche che le situazioni ingiuste vengano smascherate. L’ispettore del posto è infastidito dall’intrusione del sacerdote nelle sue indagini, ma anche se Padre Brown evita di prendersi qualsiasi merito per la risoluzione dei misteri, si dimostra più volte indispensabile.

Nella serie, padre Brown è raffigurato come una persona che sfrutta al meglio una posizione umile nella vita e si sente utile e soddisfatto. Non possiede un’auto, ma spesso pedala la sua bicicletta con un grande sorriso. Se altri lo insultano, non se la prende troppo e spesso risponde con un semplice complimento o indica qualcosa di cui possono essere grati. Continua a portare avanti ciò che crede vada fatto giorno dopo giorno.

Dio ha creato ognuno di noi con in mente un luogo e uno scopo specifico. Forse potremmo trovarci più realizzati nella nostra situazione se imparassimo a sfruttare al massimo il nostro ruolo, preparandoci per fare del nostro meglio in qualsiasi punto ci troviamo nel percorso della vita.

Non c’è nulla di sbagliato nell’aspirare a essere migliori nelle cose che facciamo e a venire apprezzati per questo, ma se sminuissimo il nostro posto nella vita e desiderassimo una posizione apparentemente più importante, potremmo finire per sentirci scoraggiati e insoddisfatti. Certamente ci sono molte persone che eccellono in posizioni di grande utilità o di rilievo; ma la maggior parte di noi occupa un posto nella vita che sarebbe considerato più comune e ordinario.

Il condizionamento di gruppo, la cultura di questo mondo e la mente umana spesso contribuiscono a farci svilire il nostro posto e la nostra posizione, se è più ordinaria e comune di altre. Nessun posto e nessuna posizione, però, è veramente comune o ordinaria, se è ciò che Dio vuole per noi ed è il posto in cui vuole che serviamo Lui e gli altri.

La nostra posizione nella vita potrebbe non avere entrate finanziarie lucrose, né porci alle luci della ribalta, ma diventa un luogo molto speciale e di grande soddisfazione quando mettiamo al primo posto i principi più importanti: amare Dio con tutto il cuore, l’anima, la mente e la forza, e amare il prossimo come noi stessi (Marco 12:29-31). In qualsiasi posto Dio ci abbia messo in questo mondo, e per qualsiasi lasso di tempo o qualsiasi scopo, possiamo essere il suo sale e la sua luce nel mondo. È quello che fece padre Brown. —William B. McGrath

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 14 novembre 2023.


1 https://www.reviveourhearts.com/blog/dear-god-i-dont-want-serve-you-way.

2 https://www.desiringgod.org/articles/see-the-invisible-kingdom

3 https://www.findinggodintheordinary.com/blog/when-an-extraordinary-god-comes-to-an-ordinary-world

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