Il tesoro
Il sommo sacerdote, spezzando con le sue imprecazioni il silenzio dell’imponente aula del Sinedrio, la suprema corte ebraica, esclamò: “La dottrina dei seguaci di Gesù di Nazareth si sta propagando in tutta Gerusalemme e noi non abbiamo fatto niente al riguardo!”
“Su, figliuolo,” rispose Anna, il vecchio suocero di Caifa, accarezzandosi pensosamente la lunga barba bianca. “Né noi, né gli altri anziani del consiglio sapevamo che questa setta eretica avrebbe continuato a propagarsi, una volta che il loro profeta fosse stato giustiziato”.
“Ma proprio la settimana scorsa”, Caifa si lamentò, “avevamo fatto arrestare e portare davanti a noi due dei loro capi, quei due pescatori, Pietro e Giovanni, ma il Rabbino Gamaliele ha preso la parola e ha convinto il consiglio a cambiare idea e a lasciarli andare. Ha detto: ‘Se questo è un progetto o un’impresa solamente umana, sarà distrutta, ma se viene da Dio, non potrete annientarli, a meno che non vogliate trovarvi a combattere anche contro Dio!” (Atti 5:28-42).
“Li abbiamo percossi e minacciati di gravi punizioni se avessero continuato a predicare nel nome del loro capo giustiziato, Gesù”, riprese Caifa.
“Ma a cosa vi è servito?”, chiese Anna. “Si fanno sempre più numerosi e popolari, e ho sentito che i nostri stessi sacerdoti stanno diventando seguaci clandestini di quella setta! (Atti 6:7). —
“Dobbiamo darci da fare, Caifa, e subito! Altrimenti, tutta Gerusalemme proclamerà che quel Nazareno defunto è il Messia! D’altra parte, per evitare problemi con i Romani, forse possiamo affidare le esecuzioni ad alcuni nostri fratelli che non sono direttamente collegati al sinedrio”.
“Un’idea geniale, padre”, rispose Caifa, “e credo di conoscere l’uomo giusto per questo genere di lavoro: il rabbino Saulo! Come sai, è nativo di Tarso, capitale della Cilicia, ed è uno dei capi della ‘sinagoga dei liberti’, una congregazione molto devota qui a Gerusalemme, composta di ebrei che vengono dalla Grecia e dall’Asia. È un giovane fariseo molto zelante che farebbe qualsiasi cosa pur di far avanzare la causa della nostra religione”. (Vedi Atti 22:3; 23:6; 26:4-5; Filippesi 3:4-6.)
Saulo fu immediatamente convocato alla residenza dei sacerdoti presso il tempio. Con gioia accettò l’incarico di ricercare e catturare un noto cristiano e fare personalmente in modo che “l’infedele” venisse assassinato. Saulo convenne che una simile azione sarebbe servita da esempio e da monito per il resto dei Cristiani di Gerusalemme e forse avrebbe posto fine alle loro attività.
Dopo aver organizzato un gruppetto di uomini devoti della sua sinagoga, Saulo si recò con loro nelle zone limitrofe del mercato centrale di Gerusalemme, dove spesso i Cristiani predicavano alla folla. Là trovarono un discepolo di nome Stefano, che parlava di Gesù apertamente e con foga alla folla che lo circondava.
Ecco la descrizione data dalla Bibbia dell’incontro di Stefano con quel gruppo di inquisitori: “Si levarono allora alcuni della sinagoga detta dei liberti: dei Cirenei, degli Alessandrini, di quelli di Cilicia e d’Asia e si misero a disputare con Stefano. Ma non potevano tener testa alla sapienza e allo spirito con cui egli parlava. Allora pagarono degli individui perché dicessero: ‘Abbiamo udito costui dire bestemmie contro Mosè e contro Dio’!
“Così misero in agitazione il popolo, gli anziani e gli scribi, che gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Portarono poi dei falsi testimoni, i quali dissero: ‘Quest’uomo non la smette di parlare contro il luogo santo e contro la legge. Anzi lo abbiamo sentito affermare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e cambierà le leggi che ci ha tramandato Mosè’ ” (Atti 6,8-14).
Il sommo sacerdote, Caifa, guardò in faccia Stefano e gli chiese se le accuse fossero vere. Stefano rispose con un energico discorso nel quale passò in rassegna dettagliatamente tutta la storia degli Ebrei: da Abramo, Isacco e Giacobbe, fino a Mosè, ai profeti e ai re, per dimostrare che Dio aveva fatto passare il popolo di Israele per tutte quelle esperienze per prepararlo alla venuta del Messia. La Bibbia ci dice che “tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissati gli occhi su di lui videro il suo viso simile al volto di un angelo” (Atti 6:15).
Alla fine del suo messaggio, Stefano esplose in un’invettiva piena di verità, dicendo loro: “O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi vi opponete sempre allo Spirito Santo: come hanno fatto i vostri padri così fate anche voi. Qual è il profeta che i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero i profeti che annunziavano la venuta di Gesù, il Giusto, quello che voi ora avete tradito e ucciso. Voi avete ricevuto la legge di Dio per mezzo degli angeli, ma non l’avete osservata” (Atti 7:51-53).
Il sinedrio, come pure la folla incitata da Saulo, non riuscì a tollerare quel rimprovero pungente, e tutti “ascoltando queste cose fremettero di rabbia nei loro cuori” (Atti 7:54). Decisero quindi che quell’eretico doveva essere lapidato immediatamente!
“Ma Stefano, pieno dello Spirito Santo, guardando fisso verso il cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio e disse: ‘Ecco, io vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta in piedi alla destra di Dio!’” (Atti 7:55-56).
A quelle parole, i presenti si turarono le orecchie e, gridando a gran voce, “trattolo fuori dalla città, si diedero a lapidarlo” (Atti 7:57).
Saulo si tenne un po’ in disparte dalla folla che si preparava a lapidare Stefano. La Bibbia dice che “deposero le loro vesti ai piedi di quel giovane di nome Saulo... e Saulo approvò l’uccisione di Stefano” (Atti 7:58; 8:1).
Tuttavia, il sinedrio scoprì con sgomento che la morte di Stefano non fermò né rallentò minimamente le attività dei Cristiani, che continuavano ad aumentare di numero e a propagare più che mai il loro messaggio. Non solo i membri del sinedrio erano furiosi, ma il rabbino Saulo divenne ancora più determinato a sterminarli. “In quel giorno si scatenò una gran persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme, la quale si disperse per le contrade della Giudea e della Samaria. Saulo intanto infuriava contro i credenti: entrava nelle case, trascinava fuori uomini e donne e li faceva mettere in prigione” (Atti 8:1-3).
La persecuzione si fece così crudele e violenta che i Cristiani lasciarono in massa Gerusalemme. Ma Saulo, il nostro zelante fariseo, non si accontentava di aver espulso la maggior parte dei Cristiani dalla capitale.
“Saulo continuò a spirare minacce e strage contro i discepoli del Signore, fino al punto di recarsi dal sommo sacerdote per chiedergli di scrivere lettere ufficiali per le sinagoghe di Damasco, per essere autorizzato a condurre legati a Gerusalemme tutti i Cristiani che avesse trovato là” (Atti 9:1-2). Saulo si spinse al punto di andare dal sommo sacerdote per ottenere il permesso di Caifa di arrestare e imprigionare i Cristiani nella lontana capitale di un altro paese a oltre 200 chilometri di distanza!
Diversi anni dopo, Saulo confessò: “Io ritenni di dover fare molte cose contro il nome di Gesù di Nazaret; ed è ciò che ho fatto in Gerusalemme: molti dei santi li ho chiusi in carcere con l’autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti, e quando si trattava di ucciderli io votavo contro di loro. E in tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare, e nell’eccesso del mio furore li perseguitavo anche nelle città straniere” (Atti 26:9-11).
Un giorno, però, un avvenimento del tutto inaspettato e straordinario sorprese Saulo che, accompagnato dalle guardie del tempio, percorreva la strada arida e polverosa che conduceva a Damasco.
“Mentre stava avvicinandosi a Damasco, d’improvviso una luce dal cielo lo avvolse. Cadde subito a terra e udì una voce che gli diceva: –Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (Atti 9:3-4).
Benché avesse studiato le Sacre Scritture e sapesse che Dio aveva spesso parlato in modo soprannaturale ai suoi profeti, non aveva mai avuto un’esperienza simile in tutta la sua vita!
Colpito e quasi terrorizzato da quel bagliore e da quella voce soprannaturale, Saulo si domandò che cosa potesse significare. Se era veramente la voce di Dio, come mai aveva detto: “Perché mi perseguiti?” Dio sapeva certamente che la sua missione era sacra; i suoi nemici, i membri della setta eretica che seguiva quel piantagrane, Gesù di Nazaret. Riuscendo a malapena a riprendere possesso delle proprie facoltà, Saulo replicò dicendo: “Chi sei tu, Signore?”
A quel punto gli arrivò la risposta che avrebbe alterato e trasformato radicalmente la vita di questo giovane fariseo: “Io sono Gesù, che tu perseguiti. Perché ti rivolti come fa un animale quando il suo padrone lo pungola?” (Atti 9:5). Il Signore paragonava Saulo a un bue testardo che recalcitrava contro il pungolo del suo padrone. In altre parole, perseguitando così ferocemente i Cristiani, Saulo resisteva ai pungoli della sua coscienza.
In un lampo accecante di rivelazione celeste, Saulo capì che era stato nel torto a perseguitare, torturare e uccidere i Cristiani. “Mio Dio, mio Dio!”, pensò, con la mente sconvolta dallo stupore. “Gesù è il Messia! Che cos’ho fatto! Abbi pietà di me, Signore!”
Rivolgendosi di nuovo alla voce, Saulo, tremante e in lacrime, chiese: “Signore, che cosa vuoi che io faccia?” e il Signore rispose: “Vai, entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare” (Atti 9:6).
“Saulo si alzò da terra e, aperti gli occhi, non poteva vedere nulla: era cieco! Dovette essere condotto per mano alla città di Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere, e non mangiò né bevve nulla” (Atti 9:8-9).
Immagina, quel fariseo così grande e superbo, il rabbino Saulo, fu colpito e disarcionato da Gesù in persona e completamente accecato dalla Luce di Dio! Scosso e sconvolto da quegli eventi drammatici e soprannaturali, fu incapace di mangiare o bere, ma rimase sul letto a meditare, pregando disperatamente in attesa che Dio gli mostrasse cosa fare.
Tre giorni dopo “il Signore apparve in visione a un certo discepolo di Damasco di nome Anania, dicendo: ‘Alzati e va’ nella casa dove si trova Saulo di Tarso. Imponigli le mani e prega perché riacquisti la vista’” (Atti 9:10-12).
La reputazione di Saulo era così cattiva tra i Cristiani che Anania rispose: “Signore, ho udito molti parlare di quest’uomo e di quanto male ha fatto ai tuoi figliuoli in Gerusalemme. E qui ha l’autorizzazione dai sommi sacerdoti di mettere in catene tutti quelli che invocano il Tuo Nome”.
“Il Signore gli disse: ‘Va’ e obbedisci, perché egli è uno strumento che Io mi sono scelto per portare il Mio Nome davanti ai pagani, ai re e ai figli di Israele’” (Atti 9:13-15). Così Anania obbedì e andò.
“Saulo, fratello”, lo salutò Anania entrando nella stanza in cui giaceva il rabbino. Saulo rimase sbalordito. Aveva incontrato tanti Cristiani prima, ma nessuno di loro aveva mai chiamato “fratello” quel loro persecutore così crudele e spietato!
Osservando la condizione pietosa in cui si trovava l’uomo che fino ad allora aveva perseguitato i suoi fratelli, Anania provò compassione e gli disse: “Saulo, è il Signore che mi ha mandato: quel Gesù che ti è apparso sulla strada per cui tu venivi. Egli mi manda perché tu possa ricuperare la vista e ricevere lo Spirito Santo”. Poi mise le mani sugli occhi di Saulo e pregò intensamente. Subito gli occhi furono guariti e Saulo si alzò, mangiò e riprese forza. (Atti 9:17-19).
Dopo aver passato alcuni giorni insieme ai discepoli a Damasco, la Bibbia dice che “subito Saulo si mise a predicare Gesù nelle sinagoghe proclamando: ‘Questi è il Figlio di Dio!’ Quanti lo ascoltavano restavano sbalorditi e dicevano: ‘Non è forse lui quello che si è accanito in Gerusalemme contro coloro che invocano questo Nome ed è venuto qui proprio per condurli incatenati ai sommi sacerdoti?’ Ma Saulo si animava sempre più e confondeva i Giudei di Damasco, sostenendo che Gesù è veramente il Messia. Trascorsero così parecchi giorni, e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo” (Atti 9:19-23). Così, l’ex persecutore divenne un perseguitato e l’appassionante ministero dell’apostolo Paolo ebbe inizio!
Senza dubbio, dal momento in cui Saulo fu testimone del martirio di Stefano deve essersi sentito rimproverato dallo Spirito Santo. Grazie a Dio, finalmente Saulo accettò la verità che Gesù era il Messia e divenne il principale capo spirituale della prima chiesa! Che esempio di trasformazione in “una nuova creatura in Cristo Gesù”, quando divenne l’apostolo Paolo, seguace e propagatore dell’amore, della misericordia e della grazia di Dio (2 Corinzi 5:17).
Dopo la sua conversione, Paolo “subito si mise a predicare Gesù”. Non aspettò settimane, mesi o anni per diventare un testimone del Signore, ma parlò immediatamente del Signore agli altri. Anche se non hai imparato a memoria interi capitoli delle Scritture o non sei ancora un oratore eloquente, se hai ricevuto Gesù nel cuore, sei anche tenuto a parlare di Lui agli altri perché anch’essi possano fare esperienza dell’amore di Dio e ricevere il suo dono della salvezza eterna.
Dio ci aiuti ad essere tutti testimoni coraggiosi e ferventi per portare l’amore e il messaggio di Gesù Cristo a quanti più possiamo! Allora, alla fine della nostra vita, potremo dire come il grande apostolo Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno!” (2 Timoteo 4:7-8).
Da un articolo in Il tesoro, pubblicato dalla Famiglia Internazionale nel 1987.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 28 giugno 2023.