John Lincoln Brandt
“Ha fatto ciò che poteva”.1
Gesù disse queste parole a difesa di Maria, che lo aveva profumato con olio di nardo. Aveva passato la giornata a Gerusalemme, impegnato in accalorate discussioni politiche, ma non voleva affidare la propria sicurezza alla grande metropoli di notte. Si ritirò dalla città per andare a Betania, dove poteva passare la serata in una conversazione pacifica.
L’episodio a cui il testo si riferisce avvenne nella casa di Simone, probabilmente l’uomo che Gesù aveva guarito dalla lebbra. Erano presenti anche Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato, Marta, la casalinga affaccendata, Maria, che adorava sedersi ai piedi di Gesù ad ascoltare le sue parole, e quelli che Gesù aveva designato apostoli.
Gesù era reclinato a tavola e Maria entrò silenziosamente, aprì il vaso e versò l’olio sul suo capo, riempendo del suo profumo tutta la casa in cui il piccolo gruppo si era radunato. Giuda la criticò, dicendo: “Perché tutto questo spreco di olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari e darli ai poveri”. Ma Gesù disse: “Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura”.2 […]
Il gesto di Maria era avvenuto al momento opportuno: unse il suo corpo in anticipo. Non aspettò a farlo dopo la sua morte. Si usa ricoprire di fiori la bara del defunto. Sarebbe molto meglio esprimere il nostro amore e manifestarlo con parole e gesti gentili prima che la fredda mano della morte rimuova le persone oggetto del nostro affetto e li ponga là dove è impossibile per loro apprezzare gratitudine e amore.
Fu un gesto generoso: l’olio era molto costoso. Fu un gesto pubblico: lei non si vergognava di confessare Gesù pubblicamente. Quel gesto non fu fatto in un angolo, ma di fronte ai suoi amici e agli apostoli di Gesù. Non le importava chi la vedeva. Amava il Signore e manifestò il suo amore in modo esplicito. Felice è il cristiano che non si vergogna di confessare Gesù davanti agli uomini! Allo stesso modo Lui lo confesserà davanti a suo Padre in cielo.
Fu un gesto d’amore: deve esserci stato un misto di sentimenti […] a suggerire questa bella offerta: gratitudine per aver risuscitato Lazzaro; adorazione della persona di Gesù; riconoscimento di Lui come della Via, la Verità e la Vita; adorazione di Lui come Signore della Vita e della Morte. Il motivo principale, però, deve essere stata l’espressione del suo amore e del desiderio di onorare Colui che stava per morire. […]
Ogni cristiano che ama Gesù in questo modo e prova la passione di servirlo non può trovare alcun dono che possa esprimere pienamente il suo senso profondo di adorazione e amore. Giuda, critico e formale, vedeva tutto alla luce del denaro. Molti oggi sono come lui: sempre pronti a criticare e dire: “Perché questo spreco? È una spesa inutile, non ne uscirà niente di buono”. […] Rifiutare il meglio al servizio del nostro Maestro è uno spreco. Chiunque serve, dovrebbe servire al massimo delle proprie capacità; chiunque dona, dovrebbe dare con la massima generosità.
Quando il dovere chiama, dovrebbe esserci una reazione pronta e volenterosa, a prescindere da ciò che la gente possa dire. Gli eroi più grandi al mondo sono stati criticati aspramente. Impegnati con tutto il cuore nel compito di salvare anime; rompi il tuo vaso di alabastro in onore di Gesù e se la gente ti critica, ricorda l’esempio di Maria; ricorda il complimento di Gesù; ricorda che il Signore disse: “Beati voi, quando diranno contro di voi ogni sorta di male”.
Alcuni discepoli chiedono di essere scusati da un servizio attivo nel vigneto del Maestro perché possono fare molto poco. La loro supplica è: “La mia posizione mi limita. La mia debolezza mi inabilita. La mia oscurità mi imbarazza. La mia timidezza mi innervosisce e i miei talenti sono molti limitati. Se potessi convertire gli scribi e i farisei; se potessi convertire un’intera città al Signore; se potessi fondare una chiesa, sovvenzionare un’università, finanziare un orfanotrofio, allora ne varrebbe la pena e m’impegnerei nel servizio con zelo ed entusiasmo elogiabili”.
Ma da questo versetto impariamo che non c’è una posizione nella vita, per oscura che sia, nessuna condizione, per umile che sia, in cui non si possa trovare qualcosa da fare per il Signore.
Maria non andava giudicata per qualche impresa appariscente, per opere benefiche visibili o per fama letteraria o qualsiasi prestazione caratterizzata dalla sua importanza; ma dal fatto che aveva fatto ciò che poteva. […] Un solo penny, se è al limite dell’abnegazione, vale tanto quanto diecimila sterline. Gesù riconobbe questo fatto quando parlò degli spiccioli che la vedova aveva gettato nella cassa del tempio, che era più di quanto gli altri avessero dato dalla loro abbondanza, perché lei aveva dato tutto ciò che aveva; e di un’altra donna, ancora più povera e fragile, che aveva dato solo lacrime e carezze ai suoi piedi.
Gesù riconobbe le intenzioni e la capacità del donatore. Non fece distinzioni in base a pesi e misure, tavole di valori, realizzazioni pubbliche e standard onorifici così come sono riconosciuti dagli uomini. La sua dichiarazione è: “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.
Maria non sapeva scrivere come il diletto apostolo Giovanni. Non poteva abbattere le fortezze di Satana, come l’apostolo Pietro; non poteva fondare chiese, come Paolo; ma nella sua umile posizione fece del suo meglio ed è ciò che possono fare invalidi chiusi in casa e umili uomini e donne di tutto il mondo.
Maria fece del suo meglio. Tutti possono farlo. Dio è presente nelle piccole opportunità e attività, tanto quanto là dove ci sono grande forza, molti talenti e opportunità illimitate.
Maria non prese in considerazione come il suo gesto avrebbe influenzato la sua posizione sociale, ma seguì l’esempio di Cristo, la cui gloria risplendette attraverso ogni barriera sociale e ne fece un uomo nuovo perché non riconosceva ricco né povero, nobile o umile. Lui non ha riguardi personali.
“Chi fa la volontà di mio Padre è mio fratello; il peccatore è mio fratello; il pubblicano è mio fratello; la pecora ritrovata fa parte del mio gregge; chi era morto è mio figlio”. Dovremmo imitare l’esempio di Maria che imitava l’esempio di Gesù. Dobbiamo manifestare un interesse più profondo in chi è meno favorito nel regno dei cieli.
Dobbiamo cercare l’onore e la felicità di tutti. Dobbiamo progettare e inventare metodi per far riconoscere a uomini, donne e bambini che Cristo è all’opera in mezzo a loro. Dobbiamo far scomparire tutte le classificazioni artificiali e create dall’uomo. Dobbiamo mettere il Signore al centro di un cerchio celeste, la cui circonferenza avvolge tutti quelli che fanno la sua volontà. […]
Tutti voi che vi siete seduti ai piedi di Gesù e avete assorbito il suo spirito, avete rotto il vaso d’alabastro e versato sul suo capo il meglio che c’è nella vostra vita, per la salvezza delle anime e la gloria del vostro Dio? Avete tassato le vostre risorse e rovistato nei vostri forzieri, come fece Maria, per portare al Maestro l’offerta migliore e più sublime?
Se non siete stati in grado di fare grandi cose, avete fatto piccoli gesti di bontà, piccoli gesti di devozione, per il vostro Signore? Dio promette di aiutarci a fare di più, non appena siamo disposti a fare qualcosa.
John Lincoln Brandt (1860–1946) era il padre di Virginia Brandt Berg. Brani tratti da Soul Saving Revival Sermons.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 19 maggio 2022.