La luce del mondo

Maggio 17, 2023

Peter Amsterdam

[The Light of the World]

Nel capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, troviamo una delle frasi “Io sono” di Gesù: “Gesù di nuovo parlò loro, dicendo: ‘Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita’” (Giovanni 8:12).

Capire il contesto del momento e del luogo in cui Gesù fece questa affermazione aggiunge informazioni al suo significato. L’ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni comincia con la storia della donna sorpresa in atto di adulterio, poi passa all’affermazione di Gesù di essere la luce del mondo. La maggior parte dei commentatori considera questa storia fuori posto rispetto all’intreccio del Vangelo. Se uno ignora i primi undici versetti (la storia della donna), la seconda parte del capitolo otto sembra scorrere direttamente dal capitolo sette. Vediamolo più da vicino.

Il capitolo sette comincia affermando che Gesù era in Galilea e che la Festa delle capanne era vicina. (Questa festa viene a volte chiamata Festa dei tabernacoli ed è praticata ancora oggi nella religione ebraica.) La Festa delle capanne dura sette giorni e viene celebrata in settembre o agli inizi d’ottobre e, alla fine della festa c’è un’ottava giornata di riposo, secondo il comandamento divino (Levitico 23:39, 42-43).

Gesù rimandò il viaggio a Gerusalemme per la festa, poi, quando ci andò, lo fece privatamente (Giovanni 7:10). Poi leggiamo che “verso la metà della festa, Gesù salì al tempio e incominciò a insegnare” (Giovanni 7:14).

I suoi insegnamenti suscitarono controversie, perché alcuni di quelli che lo ascoltavano lo ritenevano il Messia, mentre altri volevano che fosse arrestato. È a questo punto che rientra la storia della donna colta in adulterio, ma una volta terminata quella, il racconto ritorna a Gesù che parla durante la festa. Anche se non viene precisato specificamente che Lui era alla festa, le sue parole suggeriscono che lo fosse.

Ai tempi di Gesù, alla festa delle capanne erano associate due cerimonie: la “libagione d’acqua” e la “illuminazione del tempio”. Durante ogni giorno della festa, i sacerdoti attingevano acqua dalla Piscina di Siloam e la portavano in processione al tempio, al suono festoso delle trombe, per celebrare come Dio trasse acqua da una roccia durante le peregrinazioni d’Israele nel deserto.1

Nel capitolo sette, leggiamo che “nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: ‘Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva’. Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Giovanni 7:37-39). Il fatto che Gesù parlasse di acqua viva durante questa festa sarebbe stato visto nel contesto della processione dell’acqua.

Un’altra parte della festa era l’illuminazione del tempio. Durante una cerimonia serale, nella parte del complesso del tempio chiamata cortile delle donne venivano accesi quattro enormi candelabri d’oro, ognuno con quattro grandi lampade. Questa cerimonia commemorava la colonna di fuoco che aveva guidato gli Israeliti nel deserto: “E l’Eterno andava davanti a loro, di giorno in una colonna di nuvola per guidarli nella via, e di notte in una colonna di fuoco per far loro luce, affinché potessero camminare giorno e notte” (Esodo 13:21).

Quando Gesù affermò “Io sono la luce del mondo”, nel capitolo 8 del Vangelo di Giovanni, probabilmente era in questo contesto. In questo capitolo si tratta di un’affermazione a sé stante, perché appena la fece i farisei cominciarono a discutere con Lui. Giovanni comunque include parecchi riferimenti a Gesù come la luce, specialmente nel primo capitolo del suo Vangelo: “In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”; “la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno compresa”; la vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo” (Giovanni 1:4-5, 9).

Più tardi in questo Vangelo – quando la folla chiese a Gesù: “Come mai, dunque, tu dici che il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo?” (Giovanni 12:34) – Gesù rispose in un modo che ancora una volta lo identificava come la luce:

“La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce” (Giovanni 12:35-36).

L’invito a credere nella luce è come se Gesù dicesse: “Credete in Me”. Diventare figli di luce significa diventare persone che appartengono a Dio.

“Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce” (1 Pietro 2:9).

In Giovanni, capitolo tre, subito dopo aver detto che Dio amò tanto il mondo da mandare suo Figlio, Gesù parlò di Sé come della luce:

“Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio” (Giovanni 3:19-21).

Chi non crede nella Luce è condannato, mentre chi ci crede non lo è; proprio come Gesù aveva detto in precedenza che chiunque crede nel Figlio di Dio “non perisca, ma abbia vita eterna”, “ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Giovanni 3:16, 18). Credere nella luce è indispensabile per ottenere la salvezza – e quella luce è Gesù. Nel libro di Isaia, quando si parla della futura era del regno, ci sono riferimenti al “Servo dell’Eterno” che “sarà come la luce delle nazioni, perché tu sia la mia salvezza fino alle estremità della terra” e che “l’Eterno sarà la tua luce eterna e il tuo Dio la tua gloria” (Isaia 49:6; 60:19).

Dio, che è luce e donatore di luce, mandò suo Figlio Gesù, la Luce che “è venuta nel mondo”, a portare la vita. Chi segue questa Luce “non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12) Nel Vangelo di Matteo, Gesù disse: “Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Matteo 5:14-16).

Gesù paragona quelli che credono in Lui a delle fonti luminose stabili: una città su una collina, una lampada su un candeliere. La nostra luce di credenti riflette la luce di Cristo, la Luce del mondo, la Luce che è venuta nel mondo. Quando camminiamo nella sua luce, riflettiamo Lui e siamo una testimonianza per gli altri. “Perché il Dio che disse: ‘Splenda la luce fra le tenebre’, è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6).

Pubblicato originariamente nel febbraio 2018.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 27 febbraio 2023.


1 Leon Morris, The Gospel According to John (Grand Rapids: William B. Eerdmans Publishing Company, 1995), 372, 388.

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