Compilazione
In questa nostra epoca ci insegnano ad avere successo esibendo forza e nascondendo le nostre debolezze, dimostrando fiducia in noi stessi mentre nascondiamo i nostri dubbi, dimostrando coraggio mentre nascondiamo le nostre paure. Quando viviamo in questo modo, usiamo le nostre risorse come mezzi per perfezionare la nostra immagine; quando però queste risorse vengono meno, ci ritroviamo esausti ed esauriti. Perché? Perché non siamo fatti per vivere con le nostre sole risorse, ma nella forza e nella potenza del Cristo risorto dentro di noi.
Se siamo soddisfatti di ciò che possiamo fare da soli, tutto quello che facciamo è solo ingigantire noi stessi. Se la nostra vita può essere spiegata in termini di “noi” — le nostre capacità, le nostre abilità, i nostri talenti, il nostro temperamento e la nostra personalità — allora c’è una sola persona che riceverà gli applausi: noi stessi. Le risorse esibite da Paolo, però, nascevano dalla sua debolezza. La gente vedeva forza nella sua povertà, ricchezza nella sua vulnerabilità e stabilità nelle sue incertezze. Perché l’unica spiegazione valida di come Paolo era quel che era e faceva quel che faceva era la presenza del Signore Gesù Cristo in lui.
Non erano i suoi talenti o le sue capacità ad avere importanza. Paolo aveva dei talenti, sì, ma Dio dovette romperli perché la rottura è più biblica dell’interezza, la rottura è l’unico modo per avere interezza. Paolo era molto trasparente riguardo a se stesso. Si autodefinì il primo dei peccatori e il minimo degli apostoli. Ma imparò per esperienza che è nella nostra debolezza che scopriamo che Cristo è la nostra forza: “Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte”.1
Scopriamo che Cristo è la nostra risorsa solo quando smettiamo di cercare di nascondere le nostre debolezze e i nostri limiti e cominciamo a essere onesti al riguardo. Quando siamo deboli, è allora che permettiamo a Gesù Cristo di essere forti in noi. Fintanto che siamo autosufficienti, limitiamo, inibiamo e ostacoliamo quello che Lui potrebbe fare in noi. Dalla nostra debolezza e dalla nostra povertà Gesù Cristo viene amplificato, quando gli permettiamo di condurci oltre quello che possiamo fare e di renderci quello che non siamo.
Cristo si occupa di trasformare la nostra debolezza nella sua forza, la nostra sporcizia nella sua purezza e la nostra povertà nella sua ricchezza. Così, la prossima volta che ci ritroviamo deboli e stanchi, ricordiamoci che siamo forti in Lui. —Charles Price
Rallentare o crollare
La nostra debolezza può essere la grazia che ci salva, perché la potenza di Gesù arriva a compimento nella nostra debolezza.2 Quel concetto è davvero contrario al nostro modo naturale di pensare. È nella natura umana voler essere forti e con quella forza spingerci avanti e fare progressi. Gesù però ci dice che è proprio quando ci sentiamo deboli e incapaci che la sua potenza può operare in noi.
Gesù vuole portare ognuno di noi a un luogo di piena fede, il luogo dove continuiamo ad aggrapparci alle sue promesse e rifiutiamo di arrenderci, anche se non ci è rimasta una sola briciola di forza. Quando ci troviamo in questo stato, sapendo e accettando veramente che senza Gesù non possiamo fare nulla, allora Lui è in grado di prendere il controllo. È a questo punto che ciò che per noi è impossibile nelle nostre sole forze diventa possibile nella sua forza.
Se senti di non poter fare un altro passo, allora è perfetto, perché sei proprio al punto in cui devi essere. Gesù però non vuole che rimani in quello stato. Vuole farti andare oltre — e lo farà. Quando sarai arrivato alla fine delle tue risorse, è a quel punto che Gesù potrà intervenire; la sua forza e la sua potenza potranno operare in te e attraverso di te.
Tendiamo a pensare di essere più forti, più capaci e più indispensabili di quel che siamo realmente. Se continuiamo ad andare avanti con quell’idea, cercando di fare tutto da soli, potremmo scoprire che in realtà non siamo tanto indispensabili. Quando crolleremo fisicamente, mentalmente o emotivamente e non riusciremo a fare niente, scopriremo che il mondo può andare avanti anche senza di noi.
A volte Dio deve dissipare le nostre illusioni di grandezza, le nostre sensazioni di importanza. Sa che abbiamo dei limiti e sa anche quanto siamo fragili. “Egli conosce la nostra natura e si ricorda che siamo polvere”.3 Desidera solo che ci svegliamo e ce ne accorgiamo anche noi. La soluzione sta nel rallentare, affidargli tutte le nostre preoccupazioni e prendere un ritmo giornaliero più tranquillo, confidando in Lui per quello che siamo o non siamo in grado di fare.
Nel veloce mondo d’oggi è molto difficile rallentare, perché sono tante le cose che esigono il nostro tempo; ma cercare quell’equilibrio è una cosa che dovremmo fare costantemente, perché la moderazione in tutte le cose è la chiave della nostra salute fisica e del nostro benessere spirituale. —Maria Fontaine
Il vantaggio della debolezza
Tutti abbiamo la tentazione di avere fiducia in noi stessi e non in Dio. Possiamo avere fiducia nella nostra forza fisica, nella nostra preparazione, nella nostra dieta, o nell’educazione, nei talenti o nell’esperienza. Abbiamo bisogno di un cambiamento di paradigma all’interno del nostro cuore: la debolezza umana non corrisponde a uno svantaggio spirituale. La verità è che siamo tutti deboli; ma quelli che sembrano deboli e fanno affidamento su Dio in realtà sono forti, perché la loro forza viene dal Dio onnipotente.
Verso la fine di 2 Corinzi, Paolo scrive (dopo avere citato le parole con cui il Signore lo aveva confortato): “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza”. Perciò mi vanterò molto volentieri delle mie debolezze, così che la potenza di Cristo possa riposare su di me. Per amore di Cristo, allora, sono contento di debolezze, insulti, difficoltà persecuzioni e calamità. Perché quando io sono debole, allora sono forte.4
È un completo mutamento di paradigma dal modo di pensare del mondo. Essere contenti di debolezze, difficoltà, persecuzioni e calamità — tutte per amore di Cristo — è una forza. Dio non solo usa delle persone deboli nonostante le loro debolezze, ma attraverso quelle debolezze dimostra la sua potenza perfetta […] Ma questa non è solo la storia di Paolo e nemmeno solo la mia. È la storia di tutta la Bibbia. Giuseppe, Ester, Giosuè nella battaglia di Gerico, Davide contro Golia. Dio usa la nostra inadeguatezza per accentuare la sua straordinaria potenza.
Nella croce possiamo vedere più chiaramente questa verità riguardo alla potenza divina completata nella nostra debolezza. Nel libro dell’Apocalisse, quando Giovanni intravede la gloria celeste e vede Gesù risorto, i segni dei chiodi sulle sue mani e sui suoi piedi erano ancora visibili. […] Le cicatrici vere e autentiche sul corpo glorificato di Gesù sono un risultato della sua opera per redimere le nostre vite sfregiate dai nostri peccati. Abbiamo peccato tutti contro un Dio santo. Nessuno di noi potrebbe fare niente per pagare il nostro debito nei confronti del nostro Creatore. Dio però ci ha fornito un mezzo per farlo: attraverso la debolezza e la sofferenza. E noi aspettiamo il suo ritorno nella sua potenza.
Fino ad allora Dio non ci promette un’esistenza libera dal dolore. In un mondo corrotto la nostra realtà spesso sarà dolorosa. Possiamo accettare Dio in mezzo alle nostre prove, con la fede che in noi e attraverso di noi compirà un’opera che va oltre la nostra comprensione limitata. Fino alla nostra liberazione finale, è un privilegio additare le cicatrici di Gesù mediante le nostre.
I nostri corpi rotti e le nostre prove possono essere una bella immagine della gloriosa redenzione divina. Dio realizza più cose per la sua missione nelle nostre sofferenze di quanto possiamo vedere adesso; non nonostante, ma mediante le nostre debolezze. —David Furman5
Apparenti opposti
Pensiamo a forza e debolezza come cose opposte. Essere forti va bene e significa essere privi di debolezze. Essere deboli e significa essere privi di forza. La maggior parte di noi vuole essere considerata forte. Siamo preoccupati che la gente non ci tenga in grande considerazione se dimostriamo debolezza.
All’apparenza Paolo era un uomo forte, con un ministero fruttuoso. Le sue ineffabili visioni del cielo gli diedero la forza di sopportare molte difficoltà e motivarono il suo lavoro straordinario per il vangelo. Aveva visto le glorie del luogo in cui sarebbe andato e poteva dire: “Il vivere è Cristo, e il morire guadagno”.6 Ma Paolo non si gloriava nei particolari delle sue visioni. Rifiutò di vantarsi della sua forza, ma solo della sua debolezza. Paolo voleva che la gente stimasse solo Cristo, che vedesse la sua potenza.
Paolo accettò la sofferenza. La sua incapacità di liberarsi della “spina” (di qualsiasi cosa si trattasse) o di evitare circostanze difficili dimostravano la potenza divina che operava in lui e attraverso di lui. Paolo predicava il vangelo, ma Dio compiva l’opera di salvare i peccatori e fondare chiese. Era Dio a essere forte.
La crocifissione di Gesù fu la più grande dimostrazione di forza attraverso la debolezza. La debolezza di Gesù nell’essere maltrattato, schernito e oltraggiato richiese molta forza. Il Figlio di Dio “sostiene l’universo con la parola della sua potenza”.7 Gesù era abbastanza forte da diventare debole per noi, sottomettendosi a suo Padre, fino alla morte sulla croce. Quella debolezza soddisfece l’ira di Dio, portò alla gloria della risurrezione, orchestrò la salvezza di una moltitudine di peccatori e generò la forza più potente contro il peccato e la morte.
Gesù dimostra la sua potenza attraverso deboli peccatori. La stessa potenza che risuscitò Gesù dai morti8 opera in noi “nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità” per farci compiacere per amore di Cristo9 e renderci conformi alla sua immagine.10 […]
Debolezza e forza non sono cose opposte, ma due facce della stessa moneta. Quando siamo deboli, allora siamo forti.11 —Keri Folmar12
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 13 luglio 2021.