Peter Amsterdam
Durante il nostro processo di cambiamento per diventare più simili a Gesù, è logico che dovremmo osservare l’esempio di come lo stesso Gesù – l’unico essere umano pienamente divino – condusse la sua vita. Dovremmo trovare una guida nel suo modo di vivere, e da alcuni aspetti della vita di Gesù che servono da cartelli indicatori nella nostra ricerca di come essere più simili a Lui.1
Il profondo senso d’intimità di Gesù con Dio. Nel Vecchio Testamento vediamo che gli esseri umani reagirono a Dio con timore reverenziale – un’emozione fatta di sottomissione, stupore e timore.Per esempio, le Scritture ci dicono che quando Dio gli parlò, Mosè “si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio”.2 Alla presenza di Dio, il profeta Isaia disse: “Ahimè! Io sono perduto […] I miei occhi hanno visto il Re, l’Eterno”. 3
Vediamo invece che il rapporto di Gesù con Dio era diverso. C’era una grande intimità e si rivolgeva a Dio chiamandolo “Padre”. Gesù sapeva di avere l’amore e l’approvazione di suo Padre.
Gesù insegnò ai suoi discepoli che dovevano rivolgersi anch’essi a Dio come a un Padre.4 Con questo, Gesù trasmetteva l’idea che in qualche modo la sua posizione di Figlio si estendeva anche a loro. Anche se non erano figli di Dio nello stesso modo unico modo in cui lo era Lui, erano pur sempre suoi figli; e come tali erano amati da Lui, avevano un rapporto con Lui, facevano parte della sua famiglia e avevano la sua approvazione. In tutto il Sermone sul monte Gesù sottolineò ai suoi discepoli che Dio era loro Padre.5
Capire che Dio è nostro Padre e che ci ama pone le fondamenta per il nostro rapporto con Lui. Come figli di Dio possiamo essere rassicurati dalla consapevolezza che il suo amore per noi è incondizionato. Possiamo avvicinarci a Lui con un atteggiamento di fiducia e con l’aspettativa che baderà a noi e si prenderà cura di noi perché sa quali sono i nostri bisogni.
Gesù indicò l’amore paterno di Dio e la sua premura nei nostri confronti quando disse:
“Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!”6
Vedere Dio come un Padre non significa che manteniamo con Lui un rapporto simile a quello di un bambino piccolo con il suo genitore. Anche se dipenderemo sempre da Lui per la nostra esistenza, ci ha anche dato autonomia e libero arbitrio. Come figli di Dio, ci si aspetta che usiamo la mente e l’intelletto, che lottiamo in preghiera, cerchiamo indicazioni nelle Scritture, discutiamo i nostri problemi con Dio e ascoltiamo la sua risposta; sono tutte cose che fanno parte del nostro processo decisionale e del nostro rapporto con Lui.
Umiltà: Anche se era Dio incarnato e aveva il potere di guarire i malati, risuscitare i morti e sfamare le moltitudini, Gesù usava la sua potenza umilmente. Avrebbe potuto esigere dei privilegi a cui avrebbe avuto diritto, considerando la sua posizione in rapporto a Dio. Comunque decise di mettere da parte quei privilegi e di servire gli altri.
“Pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”.7
Invece di usare la sua potenza per ottenere fama o esercitare autorità sugli altri, come Satana lo tentò a fare, la usò per gli altri. Quando capì che il popolo avrebbe cercato di farlo re, si ritirò sui monti da solo.8 Disse: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.9
Insegnò ripetutamente ai suoi discepoli che dovevano avere un atteggiamento umile e servizievole.
“Gesù, chiamatili a sé, disse: «Voi sapete che i sovrani delle nazioni le signoreggiano e che i grandi esercitano il potere su di esse, ma tra di voi non sarà così; anzi chiunque tra di voi vorrà diventare grande sia vostro servo; e chiunque tra di voi vorrà essere primo sia vostro schiavo”.10
Gesù prese l’aspetto di un servo con umiltà; anche noi, come credenti, dobbiamo seguire il suo esempio.
Gesù cercò un contatto anche con gli emarginati dei suoi giorni. Possiamo vedere un esempio di questo quando disse al pubblicano Zaccheo, odiato dai suoi compaesani, che voleva andare a casa sua. La gente mormorò che era ospite a casa di un peccatore.11 Zaccheo era emarginato a causa della sua collaborazione con gli oppressori romani ed era considerato un nemico degli Ebrei.
Quella non fu l’unica volta in cui Gesù ebbe un contatto con altri superando barriere socialmente accettabili. Altri esempi includono la samaritana, la donna che gli lavò i piedi a casa del fariseo, i pubblicani e il centurione romano, oltre a toccare e guarire lebbrosi e altre persone considerate ritualmente “impure”. Erano tutti degli emarginati, ma Lui li accolse. Così facendo li dichiarava meritevoli e accettabili, dimostrando un esempio dell’amore e dell’accettazione degli emarginati della società da parte di suo Padre, oltre al suo desiderio di salvarli. Nei Vangeli Gesù passò tempo con gli emarginati, le persone disprezzate, i diversi, gli “altri”.
Se vogliamo essere simili a Gesù, apriremo il nostro cuore e la nostra vita per accettare e accogliere quelli che sono gli “altri”, diversi da noi. Ciò potrebbe significare persone di convinzioni religiose o politiche diverse, di nazionalità o etnia diverse, di condizioni economiche diverse o con simpatie o antipatie diverse dalle nostre – le persone che sono in qualche modo differenti da noi. Dimostrare ospitalità e un atteggiamento accogliente a chi non fa parte della nostra normale cerchia abbatte le barriere e rispecchia lo spirito di Cristo.
Compassione: La compassione è la consapevolezza del disagio altrui unita al desiderio di alleviarlo. Nei Vangeli vediamo che la compassione è un sentimento costantemente attribuito a Gesù. Si commuoveva quando vedeva i bisognosi e si metteva in moto per alleviare la loro situazione. “Gesù, smontato dalla barca, vide una grande folla e ne ebbe compassione, e ne guarì gli infermi”.12
Appena prima di sfamare la folla disse: “Ho pietà di questa folla, perché sono già tre giorni che stanno con me, e non hanno di che mangiare”.13 Quando andò a trovare Maria e Marta dopo la morte di loro fratello Lazzaro: “Quando vide [Maria] piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e si turbò”.14 Pianse e poi risuscitò Lazzaro dai morti. In ciascun caso Gesù fu mosso a compassione e agì a beneficio degli altri.
Ogni volta che si descrive come Gesù fu colpito da simili emozioni, ci viene detto che agì in maniera decisa per rimediare alla situazione.
La compassione si mette in azione per migliorare la brutta situazione in cui si trova qualcuno. Se non c’è azione, non c’è compassione – sarebbe comprensione, consapevolezza dei bisogni altrui, o empatia. Gesù andava oltre la comprensione e l’empatia: si metteva in azione. Anche se non siamo in grado di reagire esattamente come Gesù, possiamo seguire il suo esempio e cercare di aiutare le persone bisognose.
Non-ritorsione: Nel Sermone sul monte, Gesù insegnò il principio della non-ritorsione: “Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra, e se uno vuol farti causa per toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due”.15
Oltre a predicare la non-ritorsione, vediamo che la mise anche in pratica. Durante la sua passione, rifiutò la possibilità di difendersi con la forza.16 In seguito, Pietro scrisse di Lui: “Oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente”.17
Gesù insegnò ai suoi seguaci di evitare di rispondere al male con il male e che una colpa non ne scusa un’altra. Questo principio si basa sulla fiducia che Dio è in controllo. Invece di rispondere, dobbiamo perdonare chi ci ha fatto un torto.
Camminare sulle orme di Gesù con un profondo senso d’intimità con Dio, servendo gli altri con umiltà, cercando il contatto con chi è diverso da noi, essendo mossi dalla compassione ad aiutare gli altri ed evitando di contraccambiare quando ci hanno in qualche modo ferito, non è una cosa che avviene automaticamente solo perché siamo cristiani. Per camminare come camminò Gesù, per avere un carattere più divino, per manifestare i frutti dello Spirito, ci vuole una trasformazione personale. Questa trasformazione può avvenire solo per grazia di Dio, che viene data a chi prende la decisione e fa lo sforzo di crescere in Lui, applicare i suoi insegnamenti e diventare più simile a Lui.
Pubblicato originariamente nell’aprile 2016.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese il 25 aprile 2022.
1 I punti successivi sono riassunti da The Psychology of Christian Character Formation, di Joanna Collicutt (London, SCM Press, 2015).
2 Esodo 3,6.
3 Isaia 6,5.
4 Matteo 6,9.
5 Vedi Matteo 5.
6 Matteo 7,9–11 NR.
7 Filippesi 2,6–8 NR.
8 Giovanni 6,15.
9 Matteo 20,28.
10 Matteo 20,25–27.
11 Luca 19,5–7.
12 Matteo 14,14.
13 Marco 8,2.
14 Giovanni 11,33 CEI.
15 Matteo 5,39–41.
16 Matteo 26,52–53.
17 1 Pietro 2,23.