Gennaio 17, 2022
Nel corso degli anni ho imparato che camminare con il Signore è tutt’altro che prevedibile. Il terreno che attraversiamo con Lui può variare di giorno in giorno. Ci conduce davvero attraverso molti “pascoli verdeggianti”, dove è impossibile dubitare della sua presenza e le sue benedizioni piovono su di noi in abbondanza, dove non esistono fame né sete e nulla ci manca. Ci sono però anche deserti e lande che fanno sembrare la vita un periodo di magra. Nudità e desolazione si estendono per chilometri. Il calore soffocante del sole picchia senza misericordia su di noi e il suo bagliore minaccia di renderci ciechi alla presenza del nostro Creatore e Compagno costante. E ci chiediamo se valga la pena di continuare.
Ho fatto esperienza del cambiamento drastico e improvviso da un pascolo verde a una landa desolata. Tuttavia, nonostante il tedio del viaggio, posso affermare con fermezza che i periodi in cui ho vagato nel deserto sono serviti ad arricchire la mia vita più di quasi ogni altro momento.
Ritrovandomi in uno di questi cambiamenti repentini, la prima reazione è stata chiedermi: Com’è successo? Come sono finito in questa situazione? Ma parlando con altri e leggendo le opere di altri compagni di viaggio sulla strada della fede sono arrivato a capire, con grande sollievo, che i periodi di aridità spirituale non sono esperienze insolite.
I sintomi di quest’aridità variano di persona in persona. Nel mio caso, il fuoco e la passione con cui mi dedicavo al lavoro del Signore era considerevolmente smorzato. Ciò era in parte dovuto all’apparente declino di produttività e di progressi visibili. Mi sembrava di lavorare e sfacchinare senza arrivare da nessuna parte. La presenza del Signore sembrava distante; il suono della sua voce era sparito. Diventava un compito noioso anche solo il mettere un piede davanti all’altro.
Nello sforzo di distogliere cuore e mente dall’autocommiserazione in cui ero quasi caduto, ho cominciato a ripensare alla mia vita e a tutti i modi in cui il Signore mi ha stupendamente aiutato. Ho pensato alle molte lezioni che ho imparato durante gli anni e che mi hanno fatto da salvagente.
Facendo questo, mi sono ricordato del mio amore per lo scrivere, una cosa che volevo intraprendere da anni, ma avevo rimandato. Senza pensarci due volte mi sono messo all’opera. Più scrivevo, più mi sentivo realizzato. Scrivere si è dimostrato sorprendentemente terapeutico per la mia vita spirituale. Mi sono ricollegato a Gesù, che mi ha ispirato a scrivere dell’altro. Più scrivevo, più mi avvicinavo a Lui. So che, se non fosse stato per il viaggio nel deserto che mi ha fatto cadere in ginocchio, non avrei mai riscoperto e tantomeno intrapreso la vocazione di scrittore che il Signore mi ha dato. Questa vocazione si è davvero rivelata il mio tesoro nel deserto.
Mi viene in mente Giovanni Battista, che passò anche lui diverso tempo nel deserto prima della sua missione di preparare il cammino per la venuta del Signore.1 Indubbiamente a volte deve essersi stancato dei suoi “vagabondaggi nel deserto”. Immagina di vivere con una dieta a base di “locuste e miele selvatico”.2 Ma fu il tempo passato nel deserto a prepararlo per realizzare la chiamata a cui Dio lo aveva preparato.
Anche se a volte mi ritrovo ancora a passare momenti nel deserto, proseguo il viaggio, trovando conforto nel fatto che non sono solo. Il mio Creatore e migliore Amico cammina al mio fianco e mi indica la strada. Trovo grande conforto nella sua promessa: “Sì, io aprirò una strada nel deserto, farò scorrere dei fiumi nella steppa”.3
Durante il mio percorso, hanno trovato vita per me le parole di questa canzone:
Il mio più caro amico
A volte cammino al tuo fianco
e sento la tua dolce presenza,
come un profumo che pervade l’aria;
fiori sgargianti sembrano spuntare
dove i tuoi piedi lasciano un’impronta;
la tua voce risuona come il gorgoglio di un ruscello.
Tuttavia, a volte cerco di afferrarti
ma non intravedo alcun segno terreno,
mentre cammino in un deserto vasto e brullo
e le mie grida incontrano il silenzio
di un cielo duro e implacabile
che non offre prova della tua presenza.
A volte in pascoli verdeggianti,
accanto a ruscelli che gorgogliano ridenti,
a volte attraverso gole strette e profonde,
a volte in lande aride e desolate
dove il calore dissolve i miei sogni
e io annaspo in cerca della tua mano premurosa.
Tuttavia questi piedi continueranno a camminare
sul sentiero su cui mi hai portato;
questo cuore continuerà a confidare fino all’ultimo
e ti conoscerò ancora più profondamente
quando tutte le mie sensazioni saranno svanite.
Anche se non ti vedo, Tu sei il mio più sincero Amico.4
Se ti ritrovi in un luogo deserto, non scoraggiarti. Resisti nella fede e riposa nel sapere che “l’uomo che cammina con Dio arriva sempre a destinazione”. Oltretutto, il tuo viaggio nel deserto potrebbe condurti a tesori che non troveresti da nessun’altra parte.
Pubblicato originariamente sull’Ancora in inglese il 30 giugno 2021.
1 Vedi Luca 1,80.
2 Vedi Matteo 3,4.
3 Isaia 43,19.
4 Treasures in the Snow, copyright © 2000 TFI.
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