“Perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio menta, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell’afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti”. –Ebrei 6,181
Recentemente un amico mi ha menzionato che nella Bibbia Mosè designò delle “città di rifugio” per i criminali, specificamente per chi aveva ucciso qualcuno involontariamente.2 Mi sono incuriosita e ho deciso di leggere qualcosa al riguardo.
Nel Vecchio Testamento sei città furono affidate alla tribù dei Leviti e designate città di rifugio. Mosè fissò tre di queste città: Betser, Ramoth e Golan.3 In seguito Giosuè ne fissò altre tre: Kedesh, Sichem ed Ebron.4 Erano facilmente raggiungibili da tutti e furono assegnate come asilo sicuro.
Lo scopo di queste città era permettere a una persona colpevole di omicidio preterintenzionale di raggiungerne una e trovarvi asilo. In Deuteronomio 19,5 Dio fece un esempio di situazioni di questo tipo che potevano ricadere sotto questa clausola: “Se uno, ad esempio, va al bosco con il suo compagno a tagliare legna e, mentre la mano alza la scure per abbattere l’albero, il ferro gli sfugge dal manico e colpisce il compagno e lo fa morire, quel tale si rifugerà in una di queste città, e avrà salva la vita”. Queste sei città levitiche funzionavano da zona sicura o cuscinetto per proteggere il criminale da chiunque cercasse vendetta.
Le città di rifugio offrivano all’accusato l’opportunità di ricevere un processo giusto, dopo il quale, se erano stati dimostrati innocenti, potevano ripartire da zero. Perfino il commercio cittadino era organizzato in maniera tale da impedire alle persone sbagliate di scoprire i fuggitivi e vendicarsi. Per ricevere asilo, il criminale doveva essenzialmente lasciarsi tutto alle spalle – lavoro, casa e beni – e fuggire il più rapidamente possibile nella città di rifugio più vicina e presentarsi davanti alle sue porte. Al suo arrivo doveva ammettere di aver commesso un reato e poi gettarsi alla mercé dei cittadini.
Mentre leggevo di queste città di rifugio, mi è venuta in mente la salvezza e come può essere paragonata a queste città: un luogo in cui i peccatori possono correre e lì trovare sicurezza e perdono. Ovviamente le città di rifugio descritte nella Bibbia erano solo per chi aveva commesso un certo tipo di reato, mentre la salvezza è disponibile a tutti, qualsiasi crimine, peccato o cattiva azione abbia fatto. Il confronto tra le due cose non è precisa, ma mi ha aiutato a vedere la bellezza della salvezza sotto una luce nuova.
Un versetto che mi viene in mente è Proverbi 8,10: “Il nome dell’Eterno è una forte torre; a lui corre il giusto ed è al sicuro” — una torre a cui possiamo correre e salvarci. Mediante la salvezza Gesù ci ha fornito una forte torre, una città di rifugio, dove possiamo trovare il perdono e ripartire da zero, con una vita nuovissima. Comunque è una scelta che ognuno di noi deve fare, tra il restare nel nostro stato corrente, in cui portiamo il peso e la vergogna dei nostri peccati, o correre verso la città di rifugio che Gesù ci ha promesso, dove possiamo rimetterci alla sua misericordia, confessare i nostri peccati e ricevere il suo perdono.
Sia che i nostri peccati incombano su di noi enormi e cupi o sembrino piccoli e insignificanti, il peccato è peccato. E quando pecchiamo meritiamo una punizione. Paolo ha detto che il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio lo sconfigge completamente mediante la promessa della vita eterna.5 Gesù si interpone tra noi e la punizione che meritiamo. Si mette in mezzo per intercedere per noi.
Nel suo amore, Dio ci ha fornito un mezzo per salvarci e perdonarci; una volta che abbiamo scelto di correre nella sua città di rifugio – di aprire la nostra vita al suo dono della salvezza – siamo sani e salvi per sempre. Una volta dentro, sempre dentro. Nel salmo 62,2 Davide disse: “Lui solo è la mia rocca e la mia salvezza, egli è il mio alto rifugio; io non sarò mai smosso”.
Questa immagine della salvezza come una città di rifugio è una cosa a cui pensare anche quando si tratta della nostra testimonianza agli altri. Con la salvezza, Gesù ha stabilito una città di rifugio per tutti e vuole che tutti lo sappiano, così da poter offrire loro protezione e una vita eterna. Parlando agli altri di Gesù e del suo amore, in pratica li conduciamo in questa bella e sicura città di rifugio attraverso la porta della salvezza. Che ci entrino o no dipende da loro. La scelta è loro. È nostro compito indicargliela, ma è compito loro prendere la decisione.
Immagina però quale sarà la loro gioia una volta che avranno deciso di entrare e vivere nella città di rifugio della salvezza. Immagina il senso di perdono e l’incredibile sollievo che proveranno quando si renderanno conto che ogni documentazione delle loro colpe e dei loro peccati saranno stati eliminati dal sacrificio di Gesù e loro saranno liberi di iniziare una vita nuova con prospettive e propositi nuovi. —Marie Story
La strada
Le città di rifugio erano sistemate nel paese di Canaan in modo che chiunque potesse raggiungerne una al massimo in mezza giornata. Allo stesso modo, il Vangelo è sempre vicino a noi, perché la strada per arrivare a Gesù è breve e richiede semplicemente che rinunciamo ai nostri meriti personali e ci affidiamo a Lui come al nostro “tutto in tutti”.6
La parola di Dio ci dice che le strade che collegavano alle città di rifugio erano ben conservate, con ogni fiume attraversato da ponti e ogni ostacolo rimosso, così che chiunque vi fuggisse potesse passare facilmente. Una volta l’anno gli anziani di Israele dovevano esaminare le strade perché non ci fossero ostacoli davanti a chi fuggiva in cerca di asilo, così che non potesse essere raggiunto e ucciso. Allo stesso modo, le promesse del Vangelo rimuovono caritatevolmente gli ostacoli dalla strada dei peccatori.
Ovunque ci fossero bivi o incroci erano collocati dei cartelli con indicazioni per le città di rifugio. Ciò non è altro che una prefigurazione della via a Cristo. Non è un labirinto di strade che seguono la legge, esigendo che si obbedisca a questo o quello; è semplicemente una strada diritta: credi e vivrai! È una strada così […] facile che chiunque ammetta di essere un peccatore possa trovare facilmente la via per il cielo.
Appena un fuggiasco raggiungeva i sobborghi della città di rifugio era al sicuro, perché non era necessario che superasse le mura della città. Allo stesso modo proprio come i sobborghi erano una protezione sufficiente per lui, il solo toccare “il lembo della veste di Cristo”7ci guarirà; toccarlo con una “fede quanto un granello di senape”8 ci metterà al sicuro.
“Un poco di grazia sincera assicura la morte di tutti i nostri peccati”.
La designazione divina era l’unica cosa che rendeva sicura la città di rifugio. Gesù Cristo è la via designata per la salvezza. Chiunque si allontani dal peccato e fugga a Cristo, convinto del suo peccato e aiutato dallo Spirito di Dio a seguire quella strada, troverà indubbiamente una sicurezza assoluta ed eterna. La maledizione della legge non ci toccherà, Satana non ci ferirà, la vendetta non ci raggiungerà, perché la designazione divina, più forte delle porte di ferro o di bronzo, protegga ognuno di noi “che abbiamo cercato rifugio nell’afferrare saldamente la speranza che ci è stata messa davanti” nel Vangelo. —Charles Spurgeon
Gesù, nostro rifugio
Quando le tribù d’Israele arrivarono nella Terra Promessa, Dio divise il paese tra di loro, ad eccezione di una tribù che non ricevette alcun territorio: i Leviti. Questi dovevano essere sacerdoti e fungere da mediatori tra gli Israeliti e Dio, così ricevettero quarantotto città all’interno dei territori di tutte le altre tribù nella terra promessa.9 Sei di queste erano città di rifugio. […] Poiché i Leviti erano i mediatori stabiliti da Dio per i rapporti tra Lui e Israele, erano particolarmente attrezzati per esserlo anche nelle questioni legali e qualora dovessero proteggere che vi cercava rifugio.
Queste città di rifugio presagivano il piano di salvezza divino mediante Gesù Cristo. Quando riconosciamo la nostra colpa, fuggiamo a trovare rifugio in Gesù. Come dice il salmo 34,22: “L’Eterno riscatta la vita dei suoi servi, e nessuno di quelli che si rifugiano in lui sarà distrutto”. Rivolgersi a Dio e trovare rifugio in Lui per ricevere il perdono dei nostri peccati ci rende liberi dalla minaccia della morte eterna. 2 Corinzi 5,19 e 21 dicono: “Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, […] affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui”. L’opera di Gesù sulla croce ci permette di essere protetti dalla minaccia della morte eterna, se ci rifugiamo in Lui. —Da compellingtruth.org10
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 13 ottobre 2020.