Compilazione
Credere puramente per fede, senza alcuna prova tangibile, non viene naturale a tutti in ogni situazione. Proprio come il Signore ha fatto le persone molto diverse per personalità e caratteristiche fisiche, ci sono anche diversi tipi di fede. Che uno abbia bisogno di tempo e di studio per arrivare a credere, o accetti i vari concetti senza troppe domande, quello che conta è l’obiettivo: costruire una fede viva.
Non è insolito avere una crisi di fede e mettere in dubbio alcuni punti dottrinali o perfino dei principi cristiani fondamentali. Il Signore spesso opera mediante simili battaglie della mente e dello spirito e le usa per renderci più forti. Può usare questo procedimento per aiutarci a tornare ai fondamenti della nostra fede, riaffermare il nostro sistema dottrinale e acquisire maggior chiarezza. Può servire a farci raggiungere una comprensione migliore del motivo per cui crediamo nella verità di certe cose, i fondamenti scritturali della nostra fede.
Molti cristiani hanno avuto crisi di fede o hanno lottato con dubbi momentanei. Mi vengono in mente alcuni notevoli esempi: Martin Lutero, Madre Teresa e altri. Le loro crisi di fede e le battaglie che hanno combattuto per raggiungere un luogo di fede e comprensione sono ben documentate. Come risultato di quelle esperienze, però, la loro fede si è fatta più forte e hanno guadagnato una maggior comprensione di Dio, insieme alla relazione intima che Egli vuole con ognuno di noi. Le loro battaglie e le loro vittorie hanno ispirato molti. Oserei dire che le difficoltà hanno dato loro anche una comprensione più profonda delle battaglie che una persona incontra nell’affermare la propria fede e di come esse possano essere usate per rafforzarla. Forse anche tu hai avuto esperienze simili.
Invece di vedere i dubbi e le crisi di fede come una possibile minaccia da combattere e scacciare dalla mente e dal cuore, dobbiamo ricordare che domande, dubbi e scetticismo possono anche essere un trampolino verso una fede cristiana forte e matura. Possono aiutarci a ragionare sulla nostra fede, a capirla e stabilire “se queste cose stanno così”,1 arrivando infine a una fede ben ponderata. Una fede costruita su queste premesse non sarà facilmente sviata dalle sfide di argomenti o idee contrarie, o dai ragionamenti intellettuali dei non credenti. In fondo, il risultato sarà una fede più forte e sicura.
Analizzare, discutere e dibattere i punti dottrinali può essere salutare per la vostra fede, perché ciò richiede di cercare, scavare e imparare ad articolare e difendere i vostri punti di vista e i loro fondamenti scritturali. Nella Bibbia si parla anche molto di comprendere e accettare e di usare la mente come veicolo della nostra fede. Dio può consolidare la nostra fede quando acquisiamo una miglior comprensione dei suoi fondamenti. —Maria Fontaine
Cercarlo diligentemente attraverso le nostre domande
Sono cresciuta pensando che “fede” e “dubbio” fossero una il contrario dell’altro. La fede era buona. Il dubbio era cattivo. Con quella mentalità, perfino gli interrogativi potevano essere pericolosi, perché immaginavo che potessero portare al dubbio. Per una persona intellettualmente curiosa questa è una cosa ardua da gestire e mi ha messo in difficoltà per gran parte della mia vita. Gli interrogativi che rifiutavo di pormi andavano da quello se Dio si preoccupasse veramente di questa o quella regola menzionata nella Bibbia e interpretata a volte strettamente e a volte vagamente, fino a quello enorme e sempre presente: Dio esiste davvero?
A un certo punto ho avuto quella che a me è sembrata una rivelazione e che da allora ho scoperto essere comune a molte persone di fede: il dubbio non è un nemico della fede, anzi, può renderla più forte. Le risposte hanno bisogno di domande tanto quanto le domande hanno bisogno di risposte.
Da come la vedo io, se sei una persona di fede e la metti in dubbio, possono succedere un paio di cose: o la perdi – nel qual caso probabilmente non era reale né abbastanza forte – o scopri che nonostante le lotte interiori, la tristezza, le cose inspiegabili o a cui non si può dar risposta, la tua fede rimane.
Alla fine, quella che ci rimane è una scelta di fede. Ebrei 11, il “capitolo della fede”, dice nel versetto 6: “Senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”.
Prima interpretavo quel versetto come se dicesse che «se dubiti, offendi Dio». Ora lo vedo in maniera molto diversa. Ci sono solo due cose che indica come necessarie per avere fede e piacere a Dio: (1) credere che Egli è, e (2) credere che ricompensa “quelli che lo cercano”. Io credo che Egli esista e l’ho cercato diligentemente – gli interrogativi e i dubbi erano una parte necessaria di quella ricerca.
Mi sento in pace sapendo che non avrò mai tutte le risposte, ma va bene lo stesso. Fa parte della fede. E la cosa più bella è che Lui mi ricompensa con la sua presenza. So che non è possibile spiegarlo a chi non ha fede, ma io so che lo conosco e che conoscerlo è pura gioia. —Jessie Richards
Come le domande possono dare forza alla tua fede
Agli occhi di molti la religione va semplicemente accettata. Per questo si chiama fede. Per queste persone, le domande e i dubbi appartengono soltanto al mondo secolare. Mettere in questione la religione vuol dire mettere in questione Dio e questo, ovviamente, va ben oltre i diritti di qualsiasi mortale. Quelli che hanno delle domande sulla propria religione sono visti come persone prive di fede. Se la loro fede fosse forte e salda, se seguissero veramente Dio, non avrebbero questioni da risolvere.
Di conseguenza, l’unico modo per trattare con menti piene di domande è incoraggiarle a concentrarsi di più su Dio. Se rinsaldassero la loro fede, non avrebbero più bisogno di porsi domande. Spesso questo funziona al contrario. Chi si pone domande serie sulla propria fede non vuole sentire banalità e risposte trite. Non vuole sentirsi come se le sue preoccupazioni oneste e le sue domande sincere venissero spinte da parte. Vuole risposte oneste e sincere, anche se la risposta è: “Non lo so”. Cosa più importante, ha bisogno di ricevere una risposta, o qualche indicazione su come trovare una risposta alle sue domande, se deve continuare a praticare la sua fede.
Le persone che mettono in dubbio la propria fede di solito non stanno cercando scuse per abbandonare la religione. Anzi, spesso è proprio il contrario. Molte delle persone che mettono in discussione la loro fede vogliono sinceramente ricevere delle risposte che permettano loro di continuare a praticarla. Vogliono restare fedeli e dovrebbero essere trattate di conseguenza. Invece di essere rigettate come persone deboli nella fede, dovrebbero essere riconosciute come persone che continuano a confidare che la loro fede abbia le risposte che cercano, se solo qualcuno le aiutasse a trovarle. Purtroppo sembra che questa prospettiva non abbia ancora preso piede.
Una persona che ha delle domande sulla propria fede vuole ottenere delle risposte. Per avere quelle risposte comincerà a indagare sulla propria religione. Anche se questa idea potrebbe innervosire qualcuno, chi s’interroga sulla propria fede spesso inizia a scavare più profondamente nei testi che ha letto crescendo e a parlare con le persone spirituali che sono state abituate a rispettare. […]
Le domande portano alle ricerche, che portano una persona a essere più informata sulla fede. Rispondere alle domande aiuta una persona a crescere nella fede. […] Superare le sfide rende le cose più forti. Ciò vale in ogni caso, che sia la mente, il corpo o la fede di una persona a essere sottoposta alla sfida. Quello che può sopravvivere alle difficoltà durerà; quello che può reggere allo scrutinio continuerà probabilmente a essere creduto e accettato.
Di conseguenza non c’è niente di male se una persona mette in discussione la propria fede. È attraverso le domande, che una persona impara e cresce. È trovando le risposte, che una persona ottiene la sicurezza per dire senza timore né riserve: “Io credo”. —Stephanie Hertzenberg2
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 25 febbraio 2020.