La gioventù di Gesù

Giugno 8, 2020

Peter Amsterdam

[The Young Jesus]

I Vangeli raccontano che Maria e Giuseppe tornarono dall’Egitto e si stabilirono a Nazareth e di un fatto avvenuto nel tempio quando Gesù aveva dodici anni. Oltre a ciò non dice niente della vita di Gesù tra la nascita e il suo battesimo avvenuto quando aveva circa trent’anni. Dato che crebbe in un villaggio della Palestina nel primo secolo, possiamo dare uno sguardo alle informazioni storiche disponibili sulla vita in Israele a quei tempi, e da lì trarre alcune conclusioni su come probabilmente fu la sua vita.

Dal Vangelo di Matteo sappiamo che alla morte del re Erode un angelo apparve in sogno a Giuseppe, dicendogli di riportare in Israele Maria e Gesù. Al suo ritorno e sentendo che il figlio di Erode, Archelao, governava la Giudea, Giuseppe ebbe paura ad andare là e divinamente avvertito in sogno, si rifugiò nel territorio della Galilea, e, giunto là, abitò in una città detta Nazaret.1

Il territorio della Galilea era la parte più settentrionale di Israele, la provincia più lontana da Gerusalemme. Con il suo suolo fertile, le piogge abbondanti e il clima mite, era una delle zone agricole più produttive di Israele. Era coltivata intensivamente per l’esportazione di grano e olive, e anche di vino. Il lago di Gennesaret, noto anche come Mare di Galilea, forniva pesce in abbondanza, e questo sosteneva l’industria del pesce secco.

Nazareth, la città d’origine di Gesù, era un piccolo villaggio. Molto probabilmente Gesù visse a Nazareth fino a circa trent’anni. Crescendo a Nazareth, avrebbe vissuto in maniera simile agli altri bambini del villaggio.

Secondo le Scritture, Gesù aveva quattro fratelli minori e almeno due sorelle. I suoi fratelli – Giacomo, Giuseppe, Giuda e Simone – portavano il nome di patriarchi ebrei, indicando che la famiglia era ben radicata nella fede ebraica. I Vangeli non riportano i nomi delle sorelle.8 Tradizionalmente si considera che suo padre, Giuseppe, fosse un falegname.

Gesù crebbe in una tipica famiglia ebrea, quindi, come per tutti i bambini maschi, la sua educazione religiosa durante i primi anni sarebbe venuta da sua madre. Man mano che cresceva, suo padre avrebbe cominciato a insegnargli la Torah. Gesù avrebbe imparato a conoscere le preghiere e il pasto settimanale del Sabbath, oltre alle festività, le preghiere, gli inni e le cerimonie della fede ebraica. In seguito avrebbe preso parte ai servizi nella sinagoga e ascoltato la lettura delle Scritture. Ne avrebbe anche imparato a memoria gran parte.

Non si sa se la sinagoga di Nazareth avesse una scuola, che sarebbe stata il posto in cui Gesù avrebbe ricevuto qualsiasi tipo di istruzione formale. I Vangeli, comunque, indicano chiaramente che Gesù era una persona istruita. È chiaro che sapeva leggere, perché lesse le Scritture nella sinagoga di Nazareth.2 S’impegnò anche in dibattiti con alcuni leader intellettuali, veniva chiamato “Rabbi” (titolo usato ai tempi di Gesù per descrivere gli studiosi e gli insegnanti della Torah) e “maestro” e insegnava nelle sinagoghe.

Quando Gesù fu grande abbastanza, imparò il mestiere di suo padre e probabilmente lavorò con Giuseppe fino alla sua morte. C’è anche l’indicazione che Giuseppe morì prima che Gesù iniziasse il suo ministero, dato che quando si fa riferimento alla sua famiglia si parla di sua madre (e ai volte dei suoi fratelli), ma mai di suo padre. Se così fosse, allora come primogenito Gesù sarebbe diventato il capofamiglia e avrebbe avuto la responsabilità di mantenere gli altri.

Venendo da una devota famiglia ebraica, Gesù avrebbe osservato la legge mosaica, sarebbe andato a Gerusalemme per le varie festività annuali e per adorare nel tempio, avrebbe frequentato la sinagoga, detto le preghiere rituali e fatto tutte le altre cose che facevano i suoi contemporanei. Prima del suo ministero, la sua sarebbe stata la vita di un tipico abitante di Nazareth. Anche se molto probabilmente si distingueva per la sua conoscenza delle Scritture,3 la maggior parte della sua infanzia, adolescenza e vita da giovane adulto sembra essere stata quella di un normale ebreo palestinese del primo secolo.

Durante gli anni della sua crescita in Galilea, osservando gli avvenimenti intorno a Lui – vedendo i campi maturi e pronti per la mietitura, guardando i pastori che curavano le greggi e cercavano le pecore smarrite, partecipando a pranzi di nozze, vedendo i braccianti in attesa di lavoro – avrebbe avuto le esperienze di vita quotidiana che in seguito avrebbe usato per il suo insegnamento e la sua predicazione. Gli anni in cui crebbe, visse, lavorò e fece le sue esperienze in un villaggio galileo l’avrebbero preparato per quando avrebbe prestato assistenza e insegnato agli altri.

È possibile che Gesù parlasse le tre lingue principali usate in Palestina nel primo secolo: ebraico, aramaico e greco. La lingua usata più ampiamente tra gli Ebrei di ogni classe sociale in Galilea e in Giudea era l’Aramaico. Questa era probabilmente la lingua che Gesù parlava ogni giorno.

Si può fare solo un’ipotesi ragionata sulle lingue parlate da Gesù, sull’educazione che ricevette e sull’esatto tipo di lavoro che fece. I Vangeli ci parlano di un solo avvenimento della sua vita dalla sua nascita al suo battesimo. Luca racconta:

Or i suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. E, quando Egli compì dodici anni, essi salirono a Gerusalemme, secondo l’usanza della festa. Terminati quei giorni, mentre essi ritornavano, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme; ma Giuseppe e sua madre non lo sapevano. Supponendo che Egli fosse nella comitiva, essi fecero una giornata di cammino, poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti; e, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme in cerca di lui.

E avvenne che, tre giorni dopo, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a far loro domande. E tutti quelli che l’udivano, stupivano della sua intelligenza e delle sue risposte. E, quando essi lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!». Ma egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le parole che aveva detto loro. Ed Egli scese con loro, tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. E sua madre serbava tutte queste parole nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.4

La Pasqua era celebrata di sera e quindi richiedeva ai viaggiatori che venivano a Gerusalemme di fermarsi almeno per una notte. Poi, il giorno dopo iniziava la Festa dei Pani Azzimi; quindi è probabile che, dopo aver fatto un viaggio di tre o quattro giorni e centotrenta chilometri da Nazareth a Gerusalemme, la famiglia di Gesù si sia fermata anche per la seconda festa e quindi sia rimasta a Gerusalemme per tutti e otto i giorni.

Il viaggio da Nazareth a Gerusalemme era lungo e i pellegrini in genere viaggiavano in gruppo per motivi di sicurezza. In questo caso, Giuseppe e Maria probabilmente viaggiavano con parenti e amici e si resero conto che Gesù non era con il loro gruppo solo alla fine della giornata, dopo aver fatto una trentina di chilometri. Al loro ritorno a Gerusalemme, lo trovarono nel tempio ad ascoltare e interrogare i maestri religiosi, che erano rimasti sorpresi dall’intelligenza di Gesù. La parola greca qui usata per intelligenza sottolinea la sua profonda comprensione, piuttosto che la semplice conoscenza. La loro sorpresa davanti all’intelligenza di Gesù e alle sue risposte era una premonizione della reazione del popolo al suo ministero negli anni a venire.

Questa storia ci dà un’idea di quanto Gesù fosse saggio già da giovane. Comunque, il suo tema centrale è il riferimento che Lui fa a Dio come suo Padre. Maria chiede a Gesù come abbia potuto trattarli in quel modo, perché lei e Giuseppe l’avevano cercato “angosciati”. Gesù risponde con un: Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio? [NR]. Alcune traduzioni lo traducono devo occuparmi delle cose del Padre mio [LND, CEI]. In entrambi i casi, Gesù vuole indicare che deve essere al servizio di suo Padre. Mentre Maria parla di “tuo padre ed io”, Gesù sottolinea che un altro Padre ha la precedenza. La sua dichiarazione che deve essere nella casa di suo Padre dimostra un senso di obbligo come quello indicato nelle affermazioni che fa durante il suo ministero, quando parla del ruolo che il Padre gli ha dato.

Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio anche alle altre città, perché sono stato mandato per questo. È necessario che il Figlio dell’uomo soffra molte cose, sia rigettato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, sia ucciso e risusciti il terzo giorno.5

Anche se i suoi genitori non capirono cosa intendesse dire con “devo essere nella casa del Padre mio”, sua madre, che visse fino a vederlo svolgere il suo ministero, probabilmente lo comprese molti anni dopo. Per il momento, serbava tutte queste parole nel suo cuore. Gesù tornò ubbidientemente a casa con i genitori e ci vien detto che cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.6

Pubblicato originariamente il 20 Gennaio 2015.
Adattato e ripubblicato sull’Ancora in inglese nell’agosto 2019.


1 Matteo 2,22–23.

2 Luca 4,16–21.

3 Luca 2,46–47.

4 Luca 2,41–52.

5 Luca 4,43; Luca 9,22.

6 Luca 2,51–52.

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