Pasqua e i doni della Risurrezione

Aprile 8, 2020

Compilazione

[Easter’s Resurrection Gifts]

Appena prima di risuscitare Lazzaro, Gesù parlò a Marta, dicendole: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai”.1

Nel riportare in vita una persona, come nei casi di Lazzaro, dell’uomo che stavano portando fuori dal paese per essere sepolto e della figlia del capo della sinagoga, Gesù dimostrò di aver potere sopra la morte stessa.2 Questo potere fu ulteriormente dimostrato quando Gesù risorse dai morti tre giorni più tardi, dopo essere stato flagellato crudelmente e inchiodato alla croce perché morisse.

La sua risurrezione dimostrò che era il Figlio di Dio. Gesù “fu dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti.3

La sua morte espiatrice e la sua risurrezione fecero sì che anche quelli che credono in Lui possono risorgere dai morti e avere la vita eterna. Gesù fu il primo a morire, risorgere e non morire più; per questo l’apostolo Paolo lo chiama “la primizia di quelli che dormono”.4

Come peccatori non salvati eravamo morti spiritualmente, ma la salvezza ci ha fatto risorgere spiritualmente. Anche se alla fine periremo fisicamente, il nostro spirito sarà pienamente conscio perché dimorerà alla presenza del Signore fino al momento del ritorno di Gesù. Quando Lui ritornerà, i nostri spiriti si riuniranno con i nostri corpi risorti, che saranno trasformati per diventare come il corpo di Gesù alla sua risurrezione.

Quando Gesù disse “Io sono la risurrezione”, stava dichiarando di avere il potere di risuscitare i morti. In precedenza nel Vangelo di Giovanni aveva affermato: “Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.5 Poiché Lui vive eternamente, anche noi vivremo eternamente.

Oltre a dichiarare di essere la risurrezione, Gesù disse anche di essere la vita, e con ciò intendeva dire di avere il potere di garantire la vita dopo la morte. Poiché ha la vita in Sé, ha il potere di garantire la risurrezione a tutti quelli che credono in Lui. Poiché è vita, la morte non ha potere su di Lui; e poiché dona la vita spirituale a quelli che credono in Lui, anch’essi partecipano alla sua vittoria sulla morte.

“Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano”.6 Quando moriamo, siamo chiamati fuori da questa vita terrena, la nostra persona esteriore muore; ma il nostro spirito, la persona interiore, continua a vivere eternamente. Inoltre, al momento della risurrezione saremo nuovamente riuniti al nostro corpo fisico rinnovato.

La morte fisica, che mette fine alla vita fisica e separa le persone dai loro cari, rispecchia la morte spirituale che avviene quando le persone sono separate da Dio a causa del peccato. Comunque, dato che Gesù portò i nostri peccati quando soffrì e morì sulla croce e poi trionfò sulla morte mediante la sua risurrezione, la morte è stata sconfitta. Poiché siamo uniti in Lui, anche noi risorgeremo per vivere con Lui eternamente.

Noi risorgeremo perché Lui è risorto! Per questo festeggiamo la Pasqua. Lui è la risurrezione e la vita; se crediamo in Lui, anche se morremo, vivremo e non moriremo mai. —Peter Amsterdam

La Pasqua a un altro livello

In Atti 2 leggiamo il primo sermone di Pietro a Pentecoste. Gesù era appena salito in cielo e aveva detto ai suoi discepoli che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di loro. I credenti si radunarono ansiosamente in una sala “di sopra”, in attesa di vedere cosa sarebbe successo in seguito. Poi lo Spirito Santo discese sotto forma di fiamme e i discepoli furono riempiti da una forza e una franchezza quali non avevano mai conosciuto.

In quel momento Gerusalemme era piena di Ebrei provenienti da tutto il mondo. Subito dopo essere stati riempiti dallo Spirito Santo, i discepoli lasciarono la sala di sopra e uscirono in pubblico, dove cominciarono a proclamare il vangelo — in lingue straniere che nessuno di loro aveva mai parlato. Tutti gli Ebrei in visita a Gerusalemme si stupirono che quelle persone conoscessero la loro lingua. Cercarono di capire come fosse possibile che parlassero in lingue che non avevano mai imparato. Alcuni li presero in giro, dicendo: “Devono essere ubriachi”.7

Poi Pietro, lo stesso che solo alcune settimane prima aveva rinnegato Gesù, si alzò e si rivolse a quella grande folla: “Non siamo ubriachi. Sono solo le nove di mattina. Siamo pieno di Spirito, come profetizzò il profeta Gioele”.8

Poi passò a spiegare che Gesù di Nazareth, che come tutti sapevano era stato recentemente crocifisso, era il Figlio di Dio e che Dio lo aveva risuscitato dai morti. Poi citò la profezia di Davide riguardante Gesù, nel Salmo 16,10: “Tu non abbandonerai l’anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione”.9

Pietro disse: “Fratelli, si può ben dire liberamente riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al giorno d’oggi tra di noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nel soggiorno dei morti, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; di ciò, noi tutti siamo testimoni”.10

Poi Pietro pungolò la folla dicendo: “Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”.11

L’oratoria di Pietro fu così potente e ispirata che i presenti si sentirono trafiggere il cuore e dissero: “Fratelli, cosa dobbiamo fare?” “Pentitevi e fatevi battezzare”, fu la risposta. Quel giorno furono aggiunti alla chiesa tremila credenti. E fu solo l’inizio.

L’oratoria di Pietro non fu soltanto franca e diretta, ma dimostrò anche una certa istruzione. Fece dei riferimenti precisi ai profeti ebrei e alle loro profezie e parlò con un’eloquenza che non aveva mai dimostrato. Aveva chiaramente l’unzione ed era opera dello Spirito Santo.

Gesù era stato costretto ad abbandonare i suoi discepoli perché potessero ricevere il dono dello Spirito Santo. “Io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò”.12

Il dono del Consolatore è collegato direttamente alla morte di Gesù. Non avevo mai pensato allo Spirito Santo come a una cosa da celebrare a Pasqua, ma posso vedere che lo Spirito Santo è un gran dono da festeggiare in questa giornata.

Lo Spirito Santo è Dio che abita in noi. È la sua presenza nella nostra vita ed è a nostra disposizione perché Gesù diede volontariamente la vita affinché lo ricevessimo. Lo Spirito Santo si spinge più in là della salvezza (che è già il dono più stupendo, stupefacente e pieno d’amore che potessimo ricevere); ci assicura un’eternità con Dio perché ci collega al suo Spirito Santo e alla sua presenza ogni singolo giorno.

Pensare al dono dello Spirito Santo ha aggiunto un altro livello alla mia gratitudine per la Pasqua e per ciò che Gesù ha fatto per noi. Sono grata di questa conoscenza più profonda di ciò che Gesù ha fatto per me; è una cosa che non voglio assolutamente dare per scontata. —Mara Hodler

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 7 aprile 2020.


1 Giovanni 11,25–26.

2 Luca 7,11–15; 8,49–56.

3 Romani 1,4.

4 1 Corinzi 15,20.

5 Giovanni 6,40.

6 Giovanni 10,28.

7 Vedi Atti 2,13.

8 Vedi Atti 2,15–16.

9 NR.

10 Atti 2,29–32 NR.

11 Atti 2,36 NR.

12 Giovanni 16,7.

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