Compilazione
Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. —Matteo 6,331
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Dio riconosce i nostri bisogni materiali e la sua Parola contiene tantissime promesse di provvedere a noi, anzi, di supplirle ogni nostro bisogno.2 Gesù però ci ha anche avvertito che una vana ricerca di ricchezza può essere d’ostacolo a una vita cristiana.3 La natura umana, poi, ci rende anche difficile valutare correttamente ciò di cui abbiamo bisogno. Come osservò Benjamin Franklin: “Più denaro uno ha, più ne vuole. Invece di riempire un vuoto, ne crea uno”.
Allora, quanto è abbastanza?
L’apostolo Paolo affrontò questa grande domanda in una lettera a Timoteo e la sua conclusione ci sorprende nella sua semplicità: «Avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla».4Non dice niente di negativo su una vita superiore a questo standard minimo, ma quel che vuole affermare è che la vera contentezza non è legata alla prosperità materiale.
Alcuni studi hanno confermato che, oltre un certo punto, l’aumento della ricchezza può portare a una diminuzione della felicità e della qualità della vita. È una cosa che ha senso: tutti abbiamo bisogno di qualche soldo per provvedere a noi e alle nostre famiglie, ma una volta soddisfatte le nostre esigenze e le nostre aspirazioni fondamentali, la corsa alla ricchezza spesso finisce per scontrarsi con la ricerca della felicità.
La morale sembra essere che molto dipende dal nostro atteggiamento e da ciò che Dio sta facendo nella nostra vita in un momento particolare. Soprattutto, sia che siamo “nella povertà o nell’abbondanza”,5 dovremmo ricordare che il vero successo e il vero appagamento nella vita s’incontrano quando conosciamo il nostro Padre celeste e ci avviciniamo a Lui. “Chi accumula tesori per sé e non ha un rapporto ricco con Dio, è uno stolto”.6—Samuel Keating
La chiave della semplicità
I nostri tesori non sono i beni e il denaro. I nostri veri tesori sono il regno di Dio, il suo amore e il nostro rapporto con Lui, la nostra salvezza spirituale, la provvidenza e la cura divina e le ricompense che riceveremo in cielo. Comprendere questo mette nella giusta prospettiva le nostre finanze e il modo in cui le usiamo.
Nel salmo 24, Davide esclama: «All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa».7 Dio stesso rivendica la proprietà della sua creazione: «Poiché tutta la terra è mia»;8 «Sotto tutti i cieli ogni cosa è mia».9 Da questo comprendiamo che tutto ciò che «possediamo», in realtà appartiene al nostro Creatore; e questo non include solo i nostri beni, ma anche noi stessi. Siamo semplicemente amministratori, o custodi, di ciò che Dio ci ha affidato.
Anche se tutto appartiene a Dio, Lui vuole che siamo felici e beneficiamo delle cose che ci ha dato, come dice 1 Timoteo 6,17 riferendosi al «Dio vivente, il quale ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne». Come custodi delle risorse divine —particolarmente delle cose che sono in nostro possesso e più in generale delle risorse della terra — possiamo utilizzarle per noi e per i nostri cari, per avere di che vivere e per godere di ciò che ha affidato alle nostre cure. Avere il rapporto giusto con beni, denaro e ricchezze è importante ed essenziale per il nostro rapporto con Dio.
Comprendere i principi della proprietà (che tutto appartiene a Dio) e della buona amministrazione (che dobbiamo usare quello che Dio ci ha dato secondo la sua volontà e la sua Parola), e la necessità di sviluppare un rapporto corretto con proprietà e denaro, ci aiuta a regolare il nostro atteggiamento interiore e il nostro comportamento riguardo alle cose su cui abbiamo controllo, materiali o intangibili che siano.
Una delle chiavi di questo rapporto è la semplicità. Può essere vista come un mezzo per liberarsi da alcuni degli inutili legami alle cose di questa vita, un mezzo per “avere in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra”.10
Gesù ci disse che il nostro cuore sarà là dov’è il nostro tesoro, quindi è cosa saggia rendersi conto di dove pensiamo che sia il nostro vero tesoro. Dovremmo avere un rapporto corretto con i nostri beni e riconoscere i danni che possono esserci se quel rapporto perde il suo equilibrio. La semplicità può diminuire l’attenzione su noi stessi e sulle nostre cose, aiutandoci a restare attenti al nostro vero tesoro, il nostro Dio amorevole che ci ha dato le cose più preziose che si possano avere: il suo amore e la salvezza. —Peter Amsterdam
La disciplina della semplicità
Semplicità è concentrarsi sulle poche cose importanti e mettere meno enfasi sulle molte altre cose che non hanno importanza.
La semplicità è una focalizzazione interiore che porta a un modo di vita diverso e aperto all’esterno. […] La vita diventa meno ansiosa e complicata. Dona la libertà di rinunciare alle cose ed essere disposti a condividere con gli altri ciò che abbiamo. […]
Una vita concentrata sull’acquisizione delle cose è letale per il cammino di un cristiano. Gesù dice che non si possono servire Dio e il denaro. Dice che beati sono i poveri e che dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. Il problema è che non è possibile cercare prima il regno di Dio se passiamo tutto il nostro tempo a cercare sempre più cose materiali.
Allo stesso tempo, Dio vuole che abbiamo beni materiali adeguati e che nella nostra vita ci sia gioia. L’ascetismo estremo (la povertà forzata e il diniego di ogni piacere) è a sua volta il punto focale sbagliato.
Non è semplicità. Semplicità vuol dire mettere i beni materiali nella loro giusta prospettiva. Vuol dire essere contenti di ciò che si ha, ringraziare Dio per quelle cose ed essere disposti a condividerle con gli altri. […]
[Richard Foster] offre dieci esempi di una semplicità aperta all’esterno. Non si tratta di “regole” (che portano al legalismo), ma di principi generici che possiamo mettere in pratica. L’esteriore si accompagna all’interiore.
1) Compra le cose per la loro utilità piuttosto che per il loro prestigio. Utilità e durata sono importanti. Il prestigio no.
2) Rifiuta qualsiasi cosa possa produrre dipendenza. Una dipendenza è un’ossessione che non si riesce a controllare. Rifiuta di essere schiavo di qualsiasi cosa che non sia Dio.
3) Sviluppa l’abitudine di regalare le cose. Da’ invece di tenere. Prova a dare via qualcosa a cui sei particolarmente attaccato.
4) Rifiuta di subire la propaganda dei custodi dei gadget moderni. La pubblicità ci dice che abbiamo bisogno delle cose più recenti e più belle. Di solito quelle che abbiamo già vanno benissimo.
5) Impara a goderti le cose senza bisogno di esserne il proprietario. Vai al parco o in libreria. Goditi la spiaggia senza sentire il bisogno di avere una casa al mare.
6) Sviluppa un maggior apprezzamento per la creazione. Fai una passeggiata. Ascolta gli uccelli. Annusa i fiori.
7) Guarda con scetticismo i programmi che suggeriscono di comprare a credito. Usa molta cautela prima di indebitarti.
8) Obbedisci alle istruzioni di Cristo su parole semplici e oneste. Siano i tuoi sì sì e i tuoi no no. Evita l’adulazione e le questioni ipotetiche.
9) Rifiuta ogni cosa che possa causare l’oppressione di altri. Potrebbe significare non comprare articoli fatti da schiavi. Potrebbe anche essere il fare tu qualcosa che normalmente ti aspetteresti venga fatto da altri.
10) Evita qualsiasi cosa possa distrarti dal cercare prima il regno di Dio. È facile lasciarsi distrarre, anche dalle cose più buone. Non permettere che accada. —Kevin Jackson11
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 23 aprile 2019.