Peter Amsterdam
Quando accettiamo Gesù come Salvatore, i nostri peccati sono perdonati, quindi siamo considerati giuridicamente giusti davanti a Dio e abbiamo la certezza della salvezza. Nel suo grande amore per l’umanità, Dio ha fatto in modo che potessimo riconciliarci con Lui, per mezzo del sacrificio di suo Figlio Gesù, che diede la vita perché potessimo nascere di nuovo come membri della famiglia di Dio. La salvezza ha cambiato il nostro rapporto con Dio: ora è nostro Padre. Facciamo eternamente parte della sua famiglia.
Essere nati di nuovo, però, non significa che non pecchiamo più o che, quando lo facciamo, i nostri peccati non abbiano conseguenze. Il peccato ha effetti negativi nella nostra vita e in quella degli altri, soprattutto per il danno che causa al nostro rapporto personale con Dio. Il peccato apre una breccia nel rapporto con nostro Padre e la confessione la ripara. Ci vuole uno sforzo da parte nostra per sistemare le cose, proprio come bisogna fare uno sforzo per riparare il rapporto con una persona che abbiamo ferito o offeso.
La confessione è il mezzo con cui contrastiamo l’effetto che i peccati hanno sul nostro rapporto con Dio. Se non ripariamo regolarmente quel danno, confessando i nostri peccati, corriamo il rischio di indurire il cuore e lo spirito e avere con Lui un rapporto sempre più distante. Come ha scritto John McArthur:
Nella Preghiera del Signore, il Padre Nostro, Gesù ci disse di chiedere al Padre di perdonare i nostri peccati.1 Non ci stava dicendo di pregare ripetutamente per essere resi giusti, perché lo siamo già diventati al momento della salvezza.2 Invece, ci stava indicando il mezzo per restaurare la nostra comunione personale con Dio, spezzata o danneggiata dai nostri peccati.
Confessare i nostri peccati e chiedere a Dio di perdonarci è la via per ottenere quella riconciliazione. Quando ci presentiamo davanti a Lui, ammettendo di aver peccato, quando gli chiediamo perdono e ci pentiamo sinceramente, la breccia è riparata e il rapporto danneggiato è restaurato. Siamo purificati dalla nostra ingiustizia e possiamo di nuovo avere comunione con la giustizia, con Dio.
“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”.3 Dio desidera perdonarci e la confessione è il mezzo mediante il quale diventiamo oggetto della sua misericordia e della sua compassione. Il suo perdono rinfresca il nostro spirito, perché rinnova in noi il rapporto, l’amore e l’amicizia con Lui.
La parola greca per “peccato” è hamartia, che significa “mancare il bersaglio, allontanarsi dalla via della rettitudine e dell’onore, sviarsi o comportarsi male”. Come cristiani, non vogliamo sviarci dalla via della rettitudine o mancare il bersaglio. Il nostro obiettivo è seguire il percorso della vita camminando vicini a Gesù, evitando di allontanarci dal suo fianco. Quando pecchiamo, ci allontaniamo da Lui; confessando, ci riavviciniamo. La confessione è un’espressione del nostro amore e del desiderio di avere un rapporto intimo con Gesù e restare collegati a Lui.
Quando confessiamo i nostri peccati, concordiamo con la sua condanna del peccato e riconosciamo che peccando abbiamo agito personalmente contro Dio, contro la sua Parola e contro la sua natura. Ammettiamo che il peccato è sbagliato e che abbiamo agito in maniera offensiva nei suoi confronti.
È il riconoscimento che queste azioni ripugnano a Dio e che facendole danneggiamo il nostro rapporto con Lui. È l’ammissione che a causa dei peccati dell’umanità, compresi i nostri peccati individuali, Gesù soffrì la tortura e la morte sulla croce. La confessione è il riconoscimento che queste cose sono sbagliate, che le abbiamo fatte personalmente, che abbiamo offeso Dio, che siamo pentiti e che abbiamo bisogno del suo perdono. È anche una manifestazione della nostra consapevolezza che, quando confessiamo i nostri peccati, nel suo amore e nella sua misericordia, Dio ci perdona.
Charles Spurgeon fece notare che, come figli di Dio, non ci presentiamo davanti a Lui per confessare come colpevoli o criminali davanti a un giudice; ma, come figli, ci avviciniamo al nostro Padre amorevole che desidera perdonarci.
Quando confessiamo i nostri peccati, riconosciamo e ammettiamo la nostra colpa. Affermiamo che, a chiunque abbiamo fatto torto, il nostro peccato è stato contro Dio e che siamo responsabili davanti a Lui; che ci rammarichiamo profondamente di averlo fatto e quindi gli chiediamo perdono.
Naturalmente, poi, fa parte della confessione anche il pentimento, cioè il cambiare il modo di pensare e di vedere le cose e i propri obiettivi. Pentirsi significa abbandonare il peccato e avvicinarsi a Dio, come fece il figliol prodigo che ritornò alla casa di suo padre da un paese lontano. Vuol dire pentirsi di aver peccato e impegnarsi a cambiare.
Ognuno di noi pecca frequentemente. Non vogliamo farlo; di solito non intendiamo farlo, ma lo facciamo. E anche se alcuni peccati sono più gravi di altri, ogni peccato è dannoso spiritualmente. Come disciplina, la confessione fa parte del processo di neutralizzazione del danno.
Prima di presentarci al Signore per confessare i nostri peccati, è bene trovare il tempo di fare un esame di coscienza, pensare e pregare su come abbiamo peccato e sui peccati specifici che ricordiamo. L’obiettivo non è sradicare ogni particolare o ogni peccato possibile, ma dedicare tempo alla preghiera per invitare il Signore a smuovere il nostro cuore e indicare i punti in cui abbiamo bisogno del suo perdono.
Le Scritture ci dicono di confessare i nostri peccati a Dio. “Davanti a Te ho riconosciuto il mio peccato, non ho coperto la mia iniquità. Ho detto: ‘Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno’, e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato”.4 Li confessiamo al Signore perché in fondo è contro di Lui che abbiamo peccato.
Oltre a confessare i nostri peccati a Dio, le scritture parlano anche di confessarli gli uni agli altri. “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.5 A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati”.6
Alcuni cristiani — i cattolici, gli ortodossi e alcuni anglicani — seguono le istruzioni di confessare i peccati a un altro nel contesto del sacramento della confessione, confessandosi davanti a un prete. In genere, i protestanti credono che la confessione sia necessaria solo davanti a Dio, nel privato della preghiera personale. In alcuni servizi protestanti il pastore chiede un periodo di silenzio per permettere ai fedeli di confessare privatamente i propri peccati al Signore.
Anche se in genere confessare i propri peccati è una questione personale tra l’individuo e Dio, come abbiamo visto nei versetti più sopra ci sono occasioni in cui ci viene chiesto di confessare i nostri peccati gli uni agli altri.
Ci sono dei momenti in cui una persona confessa i propri peccati al Signore, ma non lo ritiene sufficiente; non prova la serenità della consapevolezza che la confessione ha ristabilito la sua comunione con Dio. In simili momenti, può essere utile confessare i propri peccati a un fratello o una sorella nel Signore di cui si abbia fiducia. A volte è necessario confessare verbalmente i propri peccati a un confratello cristiano fidato, e ricevere le sue preghiere efficaci, per rendersi conto pienamente del perdono ricevuto, con la conseguente pace del cuore, della mente e dello spirito.
Tra i nostri obiettivi di cristiani c’è quello di avere un rapporto profondo e duraturo con Dio, per mezzo di Gesù. Poiché il peccato ci separa da Dio, vogliamo evitare di peccare; tuttavia, essendo esseri umani, ci è impossibile essere completamente privi di peccato. Per questo confessare i nostri peccati e chiedere perdono al Signore è essenziale per avere con Lui il rapporto che desideriamo. La confessione è il modo stabilito da Dio per eliminare gli effetti che il peccato ha sul nostro rapporto con Lui. Dio desidera perdonarci e vuole che desideriamo il suo perdono.
Presentandoci al Signore per confessare i nostri peccati, forse arriveremo con tristezza, dolore e contrizione, ma ce ne andremo con grande gioia: la gioia di essere stati perdonati, di aver restaurato il nostro rapporto e di poter stare alla sua presenza senza essere ostacolati dal peso dei nostri peccati. La confessione porta a una celebrazione. I nostri peccati sono perdonati, la nostra vita è cambiata. In breve: “La confessione fa bene all’anima”.
Pubblicato originariamente in inglese nel luglio 2014.
Adattato e ripubblicato il 12 novembre 2018.