Romani 8,37 dice: “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati”. Essere “più che vincitori” significa che non solo abbiamo ottenuto la vittoria, ma che siamo anche irresistibilmente vittoriosi. […]
Nel Vecchio Testamento troviamo molte illustrazioni di come Dio diede vittorie miracolose al suo popolo, Israele. In termini umani, Israele non era all’altezza dei suoi nemici, ma Dio li ammonì a non temere, perché avrebbe combattuto per loro. In Esodo 14,14 leggiamo: “Il Signore combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli”. Il Signore disse a Geremia che avrebbe condotto degli eserciti contro gli Israeliti come punizione per la loro ribellione e disubbidienza, ma anche allora: “Non ti vinceranno, perché io sono con te per liberarti», dice il Signore”. In un certo caso,1 un intero esercito fuggì abbandonando ilproprio accampamento quando Dio fece udire loro i suoni di un grande esercito in avvicinamento. Gli Israeliti affamati furono così in grado di saccheggiare l’accampamento nemico e fornire cibo alle loro famiglie senza dover fare niente.2 Non solo furono salvati dall’esercito che stava per assalirli, ma trassero vantaggio dalla loro ritirata. Erano “più che vincitori”.
Satana è il nostro avversario. Assalta in tutti i modi i figli di Dio per minacciare il loro benessere e la loro fede, con attacchi che minacciano la vita e rubano la gioia. In Romani 8,35-39 troviamo molti di questi attacchi: tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo e la spada. Paolo c’incoraggia a restare saldi nella fede quando arrivano questi attacchi, ricordandoci che non solo vinceremo alla fine, ma che Gesù ci permette di vincere adesso. A Satana manca il potere di derubarci del nostro destino eterno e non può separarci dall’amore di Dio adesso. Niente di ciò che affrontiamo offre la minima preoccupazione a Dio. Se siamo suoi figli per fede in suo figlio Gesù, abbiamo la sua promessa di amore e protezione. In Giovanni 10,27-29, Gesù dice: “ Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre”.
Essere più che vincitori significa affrontare le difficoltà della vita con la certezza di non essere soli. Abbiamo un Padre potente che combatte per noi. Entriamo nelle valli più oscure con sicurezza, sapendo che non ci può accadere niente, a meno che il nostro Padre amorevole non lo permetta per il nostro bene.3 Abbiamo la sua promessa della vita eterna e della presenza dell’Onnipotente ogni momento di ogni giorno finché non lo vedremo faccia a faccia.4. Nessun nostro peccato e nessun tentativo del nemico può privare la nostra vita delle cure amorevoli di Dio; questo ci rende più che vincitori grazie a Cristo che ci ama. —DaGotQuestions.org
Consideratela una grande gioia
Le battaglie vi rendono forti. Le difficoltà v’insegnano risolutezza e perseveranza. La pressione elimina il male e fa uscire il bene. Il fuoco delle prove brucia le impurità e vi purifica. La solitudine vi attira più vicino a Me. L’inadeguatezza vi aiuta a rendervi conto di quanto bisogno avete di Me. Le difficoltà vi spingono a lodarmi e a ringraziarmi per i momenti belli. Le piogge delle avversità aiutano a schiarirvi la vista quando tenete gli occhi puntati su di Me.
Così, “contatela una grande gioia” quando affrontate prove e tentazioni, sapendo che in tutte queste cose sarete più che vincitori in Me. —Gesù, in profezia
Superare gli ostacoli
Forse le tue circostanze non cambieranno, o almeno non immediatamente, ma Dio può aiutarti a vedere oltre le situazioni presenti. Se gli ostacoli non si spostano, Egli ti aiuta a passarci sopra, scavarci sotto o girarci intorno. Forse non eliminerà tutti i tuoi guai, ma te li farà superare.
La vita del cristiano non diventa più facile; diventa migliore. Questa vita può essere meravigliosa, se impari a usare la potenza e la grazia di Dio per aiutarti a superare gli ostacoli. Le pietre d’inciampo diventano trampolini di lancio. I pesi si trasformano in ali. Con grazia puoi innalzarti sopra i problemi, le afflizioni e le avversità quotidiane della vita.
Ciò che Dio ha promesso
Dio non ha promesso
cieli sempre azzurri
e sentieri coperti di fiori,
ogni giorno della vita.
Dio non ha promesso
sole senza pioggia,
gioia senza dolore,
pace senza sofferenza.
Dio non ha promesso
che non avremmo conosciuto
fatica e tentazione,
dolore e disgrazia.
Dio non ha detto
che non avremmo dovuto
sopportare molti pesi,
e molte preoccupazioni.
Dio non ha promesso
strade ampie e spianate,
un viaggio facile e veloce
senza bisogno di una guida;
mai una montagna
rocciosa e ripida,
mai un fiume
torbido e profondo.
Ma Dio ha promesso
forza per il giorno,
riposo dopo la fatica,
luce sul nostro cammino,
grazia per le prove,
soccorso dall’alto,
comprensione inesauribile,
amore eterno.
—Annie Johnson Flint
Forza per la battaglia
Il grande leader della battaglia per i diritti civili in America, Martin Luther King, era una persona d’un coraggio eccezionale. Subì denigrazioni, percosse, incarcerazione, minacce di morte. Gli incendiarono la casa e alla fine, come tutti sappiamo, fu assassinato.
Che cosa lo fece andare avanti? Fu il forte senso della chiamata divina nella sua vita. Aveva solo ventisei anni quando fu nominato leader della campagna per i diritti civili a Montgomery, in Alabama. Oltre alle minacce terrificanti da parte del Ku Klux Klan, King fu tormentato anche dalla polizia. Arrestato per aver guidato otto chilometri oltre il limite di velocità, passò il suo primo periodo in prigione. Tornato a casa, la notte dopo il rilascio, il telefono squillò e una voce minacciosa all’altro capo gli disse: “Adesso siamo stanchi di te e dei tuoi casini. Se non uscirai di città entro tre giorni, ti faremo saltare il cervello e faremo esplodere la tua casa”.
King si innervosì e ne fu intimorito – per se, per sua moglie e per i suoi bambini. Poco dopo quella telefonata era seduto in cucina a bere un caffè. “Ero lì seduto al tavolo di cucina”, disse poi, “pensando a quella bambina e al fatto che me l’avrebbero potuta togliere da un momento all’altro. Ho cominciato a pensare a una moglie devota e fedele, che era di là addormentata… Sono arrivato al punto in cui non ce la facevo più. Ero debole. […]
“E ho scoperto che la religione doveva diventare reale per me, dovevo conoscere Dio in maniera personale. Ho chinato il capo sopra quella tazza di caffè. Non me lo scorderò mai… Ho detto: ‘Signore, sono qui che cerco di fare la cosa giusta. Penso di avere ragione. Penso che la causa che rappresento sia giusta. Signore, devo confessarti la mia debolezza. Sto esitando. Sto perdendo il coraggio’. […] E in quel momento mi è sembrato di udire una voce interiore che mi diceva: ‘Martin Luther, prendi posizione per la virtù. Prendi posizione per la giustizia. Prendi posizione per la verità. Ecco, Io sarò con te fino alla fine del mondo’. […] Ho udito la voce di Gesù che mi diceva di continuare a combattere. Ha promesso di non abbandonarmi, di non lasciarmi da solo. Mai da solo. Mai da solo. Ha promesso di non lasciarmi, di non lasciarmi mai da solo”.
Tre notti dopo, la minaccia fatta in quella telefonata si avverò: una bomba esplose sulla veranda della casa della famiglia King. Grazie a Dio nessuno rimase ferito. Ma King riuscì a superarlo: “La mia esperienza religiosa di alcune notti prima mi aveva dato la forza di affrontarlo”. Più e più volte durante il suo ministero Martin Luther King ripensò a quella esperienza per trarne forza quando era di fronte a terribili difficoltà. —Da storiesforpreaching.com5
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 7 agosto 2018.