Jessie Richards
Fin da bambina ho faticato ad addormentarmi e a dormire tutta la notte. Negli ultimi anni ho avuto dei miglioramenti, dopo aver imparato alcune cose da fare e da non fare e diversi trucchi – alcuni dei quali servono e altri no. In ogni caso non sono insonne come una volta – e ne sono grata. Normalmente, però, mi ci vogliono lo stesso dai venti ai novanta minuti per addormentarmi la sera — e non perché abbia bevuto caffè troppo tardi durante il giorno, non abbia svolto attività fisiche o mi sia dimenticata di mettermi le calze.
La mia mente sembra funzionare per conto suo e rifiuta disperatamente di addormentarsi — sempre. Al contrario, va su di giri e comincia a fare qualcos’altro, da nuovi progetti a considerazioni filosofiche, quando dovrebbe tessere dolci pensieri sonnacchiosi.
Mentre sto lì sdraiata, consapevole di non potermi obbligare a non pensare a niente, cerco il minore dei mali e indirizzo i miei pensieri verso cose piacevoli e non stressanti — possibilmente, cose che hanno il meno possibile a che fare con la vita reale, specialmente quelle collegate al lavoro o a qualche decisione da prendere. È molto difficile, ma lo schema, se seguito, in genere funziona. I miei pensieri palesemente stressati lasciano posto a pensieri meno-occupati-ma-pur-sempre-occupati, che lasciano il passo a pensieri piacevoli o divertenti. Poi finalmente un momento di gioia, quando arrivano i pensieri completamente assurdi. Un momento che attendo con piacere ogni notte.
Alcuni di voi sanno di cosa parlo — be’, ho conosciuto almeno un’altra persona che lo sa. Per quelli di voi che non lo sanno, il mio dialogo interiore va pressappoco così: “Domani, come prima cosa, devo rispondere a Christy perché aspetta la mia risposta prima di cominciare… Hai già fatto piani per domani. Non dovresti metterti a farli proprio adesso. Pensa a qualcosa di felice. La conferenza che ho ascoltato l’altro ieri sulla connessione fra spiritualità e sessualità era affascinante. … No, così non funziona. È troppo interessante… Troppo complesso. Non ti addormenterai. Allora, questo sabato vado fuori a cena con un’amica e potremmo raccontarci tante cose. … È per questo che le angurie sono blu”.
Faccio un sorriso di pura gratitudine, contenta di sapere che fra qualche momento mi addormenterò tranquillamente.
Qualche tempo fa mi è venuto in mente che questo mio rituale notturno potrebbe offrire alcune prospettive anche per altri aspetti della mia vita. Adesso mi spiego. O almeno ci provo. È un ovvio caso di qualcosa che sembra «sbagliato», o per lo meno bizzarro, assolutamente assurdo, che non solo accompagna qualcosa che si sta cercando, ma gli apre effettivamente la porta. Il bene — il sonno — non arriva “nonostante” i pensieri bizzarri; al contrario, il casuale introduce l’armonia. Sempre perfino che la causi. Questo mi spinge a chiedermi se ci sono altri modi e momenti in cui si sviluppano scenari simili, magari senza che mi renda conto dello schema e di conseguenza me ne senti grata. Purtroppo è più facile che m’infastidisca o mi spinga a lamentarmi.
Mi capita ogni tanto di sentire la storia di qualcosa di bizzarro che diventa bello su grande scala: quelle storie sorprendenti ma vere di come, per esempio, qualcuno incontra l’amore della sua vita, che poi finisce per sposare, mentre era bloccato in un aeroporto perché aveva perso il volo a causa della neve. Poi ci sono anche scenari più quotidiani, come quando, per esempio, ho perso una cosa piccola e piuttosto insignificante, ma mentre la cercavo in giro per la stanza ho ritrovato qualcosa di molto più importante che mi mancava e non riuscivo a trovare da mesi.
Adesso cerco di pensare allo scenario migliore invece che al peggiore, quando succede qualcosa che non sembra rientrare nel mio modello di “cosa buona”. Avevo capito già da qualche tempo che è possibile trovare del bene perfino nel male, o almeno nonostante il male; che Dio in qualche modo può risistemare le cose, nonostante tutto. Ma mi rendo anche conto di aver sempre avuto l’idea che: “Be’, può darsi che finisca in bene, ma prima di arrivarci le cose saranno sgradevoli e confuse e non mi piaceranno”.
Forse mi sto spingendo un po’ troppo in là ma sto cominciando a provare un po’ di piacere e anticipazione per la fase dello “sgradevole e confuso”. Immagino che abbia un po’ a che fare con la classica promessa che troviamo in Romani 8,28, che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio”. È un passaggio di categoria per il mio modo di pensare. Sto imparando ad affrontare alcune cose piuttosto odiose con l’atteggiamento che “questo potrebbe portare a qualcosa di stupendo!” Forse non succederà così, forse non sempre, ma se spero per il meglio invece di aver paura del peggio, non riuscirò ad avere più energie positive e non mi divertirò di più? Se cerco il bene, non solo dopo il “male”, ma vedendo che il “male” stesso potrebbe far parte del bene, che potrebbe essere legato ad esso, o che contribuisce a farlo arrivare, non troverei più cose belle e ammirevoli nella vita? Non mi sentirei più serena?
Quando si tratta dei miei pensieri… certo, ne ho tanti che probabilmente sono del tutto assurdi, ma non è forse vero che ogni tanto qualcosa di creativo e originale, qualcosa che ispira delle soluzioni, può venir fuori da un vortice di pensieri confusi? È già successo – e questo significa che può succedere di nuovo. Posso davvero gustarmi in anticipo i momenti in cui il mio cervello vortica come un tornado, anche se solleva un sacco di robaccia nera e cupa. Forse quel tornado solleva la mia mente e la porta nel magico paese di Oz, dove tutto può succedere! Va bene, so che questo non accadrà di sicuro; ma in realtà chi sa che cosa potrà succedere?
Non è solo questione di «lodare Dio lo stesso, anche se le cose vanno male». In realtà sono felice quando le situazioni sembrano bizzarre e insensate, perché non si sa mai. Potrebbe essere un evento da «angurie blu». Potrebbe essere una di quelle volte in cui – non nonostante la bizzarria, ma a causa d’essa o insieme ad essa – succederà qualcosa di buono che non sarebbe successo altrimenti.
Non ho modo di sapere quante volte è già successo, ma ogni singolo giorno posso aspettarmi la possibilità che succeda di nuovo. Ogni notte, quando mi salta in mente quel pensiero assurdo che ho imparato ad amare, mi ricordo che c’è più di una possibilità teorica che il bizzarro porti al bello. Mi succede quasi ogni notte. E adesso ho due motivi per sorridere quando ci penso.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 31 marzo 2011.