Resi perfetti da Dio

Settembre 10, 2018

Compilazione

[Perfected by God]

Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. —Matteo 5,48 [1]

*

[Gesù] ci ammonì di “calcolare il costo” prima di diventare cristiani. “Dai retta a Me”, dice, “se me lo consentirai, ti renderò perfetto. Ecco cosa puoi aspettarti, quando ti metti nelle mie mani. Niente di meno e nient’altro che questo. Sei dotato di libero arbitrio, e, se vuoi, puoi respingermi; ma se non lo fai, sappi che riuscirò a finire il lavoro. Qualsiasi sofferenza possa costarti in questa vita, qualsiasi purificazione inconcepibile possa costarti dopo la morte, qualsiasi cosa costi a Me, io non avrò riposo, né ti darò riposo, finché non sarai letteralmente perfetto; finché mio Padre non potrà dire senza riserve che si compiace in te, come disse di compiacersi in Me. Posso farlo e lo farò; ma non farò niente di meno”.

Il risultato pratico è questo. Da una parte, la perfezione richiesta da Dio non deve assolutamente scoraggiarci dai tentativi di essere buoni, nemmeno nei nostri fallimenti presenti. Ogni volta che cadrai, Egli ti rialzerà. Sa benissimo che i tuoi soli sforzi non ti porteranno mai vicino alla perfezione. Dall’altra parte, dobbiamo renderci conto fin dall’inizio che la meta verso cui comincia a guidarci è la perfezione assoluta; e nessuna potenza nell’intero universo, tranne noi stessi, può impedirgli di condurci a quella meta. Questo è ciò che ci aspetta. […]

Possiamo descrivere i due aspetti della verità in un altro modo. Da una parte non dobbiamo assolutamente confidare che i nostri soli sforzi possano trasformarci, anche solo per ventiquattr’ore, in persone “decenti”. Senza il suo sostegno, nessuno di noi è sicuro di non commettere qualche peccato madornale. Dall’altra parte, nessun grado di santità o eroismo mai raggiunto dai santi più grandi è superiore a quello che Egli è deciso a produrre, alla fine, in ciascuno di noi. L’opera non sarà completata in questa vita, ma Lui vuole che ci arriviamo il più vicino possibile prima della morte.

Se glielo consentiremo – perché, volendo, possiamo anche impedirglielo – Egli trasformerà il più debole e miserabile di noi in un dio o una dea, una creatura splendente, radiosa, immortale, che pulsa di un’energia, una gioia, una saggezza e un amore che ora non possiamo immaginare: uno specchio brillante e immacolato che rimanda a Dio il riflesso perfetto della sua potenza, radiosità e bontà infinite. Il processo sarà lungo e a volte molto doloroso, ma è ciò a cui siamo destinati. Niente di meno. Dio diceva sul serio. —C. S. Lewis [2]

Siate perfetti: cosa significa?

È difficile riconciliare lo standard divino della perfezione e la realtà della nostra imperfezione. […] “Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”.[3] Queste parole di nostro Signore provengono, come potremmo aspettarci, dal Sermone sul Monte; alla conclusione della parte in cui Gesù ci dà un elenco completamente nuovo di leggi che ci dicono che guardare gli altri con lussuria equivale ad adulterio, che la rabbia può equivalere all’omicidio e che dobbiamo amare perfino i nostri nemici.

La richiesta che Gesù ci fa, di essere perfetti, è l’unico standard che Lui poteva imporci, ma allo stesso tempo è impossibile raggiungerlo. È l’unico standard che nostro Signore poteva imporci, considerando le alternative possibili. Avrebbe forse potuto dire: “Siate il 75% altruisti, il 90% casti, il 98% onesti…”? O forse: “Siate amorevoli e caritatevoli nella misura che vi sembra giusta”? No, un Dio giusto e amorevole non può accettare il peccato né può permettere a noi – vista la nostra peccaminosità – di stabilire i nostri stessi standard. Se ci deve essere un giudizio, e se esiste il perdono dei peccati, certamente un Dio amorevole ci direbbe prima con che metro saremo giudicati e per che cosa dovremmo essere perdonati. Allo stesso tempo, quello è uno standard davvero impossibile; uno standard che nessuno di noi raggiungerà in questa vita. La nostra natura peccaminosa, la nostra tendenza ad agire in modo egoista, è troppo profonda. Per quanto tentiamo di eliminare tutti i peccati della carne, ci ritroviamo presto immersi nell’orgoglio o nei giudizi sugli altri. Per quanto cerchiamo di essere caritatevoli e regalare tutto quello che abbiamo, ci ritroviamo preoccupati di noi stessi e di come spendiamo ogni dollaro e ogni ora.

Come possiamo riconciliare queste cose? Come vivere, chiamati alla perfezione, ma consapevoli di non poter essere perfetti? C’è una sola risposta possibile: la grazia. Tra ciò che siamo e ciò che siamo chiamati a essere si estende l’arco glorioso della grazia divina. È allo stesso tempo una protezione sopra di noi e un ponte verso il padre – il suo dono, che non ha prezzo ma ci viene offerto gratuitamente. La misericordia di Dio, grazie alla vita, alla morte e alla risurrezione di suo Figlio, ha pagato completamente per le nostre mancanze Gesù si è addossato la pena richiesta da un Dio giusto e noi, identificandoci con Lui, siamo liberi dall’obbligo di pagare noi stessi la pena. […]

La tensione tra la ricerca della perfezione e l’accettare che non possiamo essere perfetti potrebbe sempre richiederci alcune correzioni di rotta ogni tanto, ma va bene; la misericordia divina è così grande che la sua grazia si estende anche a questo.

La standard divino è la perfezione. La nostra vita di Cristiani dovrebbe essere fatta di perfetta libertà. L’unico modo in cui possiamo riconciliare le due cose è tenere gli occhi puntati, non sulla nostra perfezione o le nostre mancanze, ma su Gesù Cristo. —Alan P. Medinger

Cristo in voi, speranza della gloria

Non credo nella dottrina dell’estirpazione del peccato, secondo le chiese della cosiddetta “santità”, né nella dottrina battista della repressione. Credo invece nella vecchia sana dottrina biblica della dimora di Cristo in noi. “Cristo in voi, speranza della gloria”.[4] “Senza di me non potete fare nulla”.[5]

Ognuno di noi è un macello infernale e se non teniamo gli occhi puntati sul Signore e la mente sulla sua Parola, siamo destinati alla sconfitta, al dubbio, alla delusione e al fallimento finale. Quando Pietro cominciò a guardare se stesso, cominciò ad affondare. Non servì a niente! Bisogna tenere gli occhi puntati su Gesù. È Lui l’unico che può impedirti di cadere. Tieni stretta la sua mano e non guardare le onde — tieni gli occhi puntati su Gesù!

Dio sa che sei tutt’altro che perfetto; non puoi essere perfetto e mai lo sarai; di solito sei un gran macello, come tutti noi. L’unica domanda, quindi, l’unico standard è questo: dipendi totalmente dal Signore, confidi in Lui, nella sua grazia, nel suo amore e nella sua misericordia? Se mai riesci a fare qualcosa di buono, dai gloria a Lui?

“Tutta la gloria e la lode all’Agnello che fu ucciso, che ha portato tutti i nostri peccati e ha pulito ogni macchia”:[6] Gesù, alleluia!

Aiutaci a tenere gli occhi puntati su di Te, Gesù. Aiutaci a tenere la mente, il cuore e la fede riposti saldamente in Te, te lo chiediamo, per la tua gloria. —David Brandt Berg

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 20 febbraio 2018.


[1] NR.

[2]Mere Christianity (1952).

[3]Matteo 5,48.

[4]Colossesi 1,27.

[5]Giovanni 15,5.

[6]Dall’inno “Revive Us Again” di William Mackay, 1863.

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