Dare a Dio — parte 2

Settembre 6, 2018

Dalla serie Roadmap

[Giving to God—Part 2]

Nella prima parte di questo articolo abbiamo preso in esame il concetto che non siamo più obbligati dalla legge del Vecchio Testamento a dare la decima, quindi ciò che diamo per sostenere il lavoro e gli operai di Dio diventa un’offerta volontaria, data per amore del Signore e degli altri. Abbiamo visto anche l’esempio di R. G. LeTourneau, una persona nota per dare il 90% delle sue entrate a Dio e vivere del restante 10%.

Come esempio dei tempi odierni, prendiamo la vita di Jon M. Huntsman. Ha iniziato praticamente dal nulla e ha costruito un impresa mondiale che lo ha inserito nell’elenco della rivista Forbes degli americani più ricchi. È un uomo che aveva deciso da giovane di restituire ciò che aveva ricevuto; aveva promesso di dare agli altri anche quando non aveva niente, nemmeno un lavoro. Ecco cosa pensa al riguardo:

La filantropia dovrebbe essere l’ingrediente principale della ricetta per avere un guadagno materiale. Non importa in che campo, nessun protagonista di una storia di successo è un uomo o una donna che si è fatto completamente da sé. Tutti abbiamo ricevuto qualche aiuto dagli altri, strada facendo. Tutti dobbiamo parte del nostro successo agli altri, incorrendo così in un debito personale. L’unico modo per ripagare l’assistenza prestataci è condividere la nostra buona fortuna.

Mi viene la pelle d’oca al pensiero delle benedizioni che ho ricevuto. Non è stato sempre così. Per anni i membri dnella famiglia Huntsman hanno condiviso ciò che avevano. Mio zio, mio nonno e mia madre mi hanno insegnato l’arte di dare. Da bambini ci hanno insegnato a dare e condividere. Abbiamo imparato in fretta che la generosità è una delle migliori qualità che una persona possa avere.

L’ultimo anno delle superiori ho ottenuto una borsa di studio alla Wharton School. Ho ringraziato [le persone che me l’avevano data], ma ho spiegato che non sarebbe bastata a consentirmi di frequentare l’università. Avrei dovuto lavorare a tempo pieno per farcela finanziariamente. Non ero sicuro di potercela fare dal punto di vista accademico in un’università della Ivy League, se fossi stato gravato da un impiego simile.

I benefattori hanno escogitato un’ulteriore soluzione, grazie alla quale avrebbero coperto anche tutte le rette, le tasse, vitto e alloggio. Così sono andato alla Wharton. […]

Non avevo idea di come avrei fatto a ripagare quel regalo; le persone che me l’avevano offerto mi hanno semplicemente detto, in pratica, di passarlo ad altri. Ci ho provato. [Mia moglie] ed io abbiamo dato parte della nostra busta paga a delle cause meritevoli, ogni anno, fin da quando ero in marina e prendevo $350 al mese. Negli ultimi vent’anni ci siamo dedicati a fare soldi per poterli dare via.

I momenti finanziariamente più soddisfacenti della mia vita non sono venuti dall’eccitazione per aver concluso un grande affare o averne ricavato alti profitti. Sono venuti quando sono stato in grado di aiutare persone che avevano bisogno — specialmente “i minimi di questi miei fratelli”. […]

Indubbiamente una delle misure del successo è la ricchezza che uno accumula durante la vita. La misura più importante e duratura, però, è quanto uno dà via.

Il mio messaggio non è riservato solo alla comunità dei ricchi. Nessuno se la cava con niente. Se sono solo i ricchi a dare, sono poche le cose che cambiano. Tutti devono dare la loro parte. Amministra generosamente quello che raccogli, perché per ognuno di noi ogni cosa che ci è data in gestione è solo provvisoria. Abbiamo solo poco tempo per condividere la nostra ricchezza, modesta o vasta che sia, con opere bisognose e meritevoli.

Dare è un obbligo spirituale. Il Vangelo, per cominciare, rende chiaro quel mandato: se un uomo ha due mantelli non dovrebbe darne uno all’uomo che ne è privo? Per gli Ebrei la carità è un dovere centrato nella convinzione che tutto ciò che abbiamo ci è dato da Dio. Uno è obbligato a condividerlo con chi non ha a sufficienza. […]

Condividere ricchezza e bontà, abbracciare chi ha bisogno e dare opportunità agli altri sono un dovere sociale. L’unica cosa che cambia nel corso della nostra vita è la portata della nostra generosità. […]

Dare arricchisce il cuore e l’anima di una persona – ed è contagioso. —Jon M. Huntsman, adattato [1]

È un concetto su cui tutti possiamo riflettere: restituire, perché sappiamo di aver ricevuto l’aiuto e i gesti di generosità di molte persone nel corso della vita.

Ecco un post tratto da un blog personale, e intitolato “Dare la decima o no”:

La nostra famiglia crede fermamente nella decima, nel dare alla chiesa il dieci per cento delle nostre entrate. Anzi, lo facciamo con entusiasmo. Non vediamo l’ora di aumentare la nostra decima anno dopo anno. Oltre alla decima, cerchiamo nuove opportunità di dare a chi ha bisogno – anzi, preghiamo di poterle avere. Per noi è un divertimento. Chiamateci pure pazzi.

Parecchi anni fa eravamo in serie difficoltà finanziarie — anche se forse queste non sono nemmeno le parole adatte per indicare la nostra instabilità finanziaria all’epoca. Comunque, nonostante i tempi difficili, abbiamo sempre dato la decima. Sappiamo che rifiutare la decima a Dio in pratica vuol dire derubarlo e dirgli che non ci fidiamo di Lui.[2] Così, una mattina di luglio del 2002, mentre eravamo in chiesa, ho compilato un assegno con la nostra decima del mese. Avevo in mano l’assegno e lo fissavo mentre il piatto delle offerte si faceva strada lungo la navata. Chris mi teneva per mano e ho semplicemente pregato: “Dio, questa somma basterebbe a fare la spesa per la maggior parte del mese; ma è tua e voglio farti sapere che confidiamo in Te”.

Ho passato il resto della giornata senza più pensare alla mia preghiera. Il giorno dopo pioveva, ma dovevo fare delle commissioni. Sono uscita di casa e sono passata per una strada che non facevo mai – non quella che seguivo di solito. Mentre guidavo, ho notato per terra qualcosa che sembrava del denaro. Ci sono passata accanto e mi sono resa conto che erano davvero soldi. Ho sentito una voce dentro di me che diceva: “Torna indietro”. Con riluttanza, l’ho fatto. Mi sono avvicinata al rotolo di banconote e mi sono abbassata per raccoglierlo. Erano bagnati fradici, ma erano soldi. Mi sono guardata intorno, aspettandomi di sentire qualcuno gridare che gli erano appena caduti.

Niente.

Sono risalita in auto, sono tornata a casa e sono rientrata con in mano una massa di soldi bagnati. Con occhi sbarrati dallo stupore abbiamo contato $520 in banconote… quasi il doppio della somma che avevo scritto sull’assegno il giorno prima.

Una coincidenza? Può darsi. Il mio Dio è grande e può fare quello che vuole. Se vuole farmi vedere che può provvedere a noi facendoci trovare qualcosa in mezzo alla strada in un lunedì pomeriggio, be’, penso proprio che possa farlo.

Malachia 3,10 è l’unico punto della Bibbia in cui Dio dice effettivamente al suo popolo di metterlo alla prova. Dice: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo”, dice il Signore degli eserciti; “vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla”.

Quel piovoso pomeriggio di luglio si sono aperte le cataratte per la nostra famiglia, Che cosa impedisce che possano aprirsi per voi?

PS. Fatemi chiarire una cosa. Abbiamo riferito alla polizia quello che era successo e loro praticamente ci hanno detto che, se nessuno telefonava per denunciare lo smarrimento, potevamo tenerceli. È passato qualche tempo senza che nessuno li richiedesse, così abbiamo capito che erano nostri e che venivano dalla mano di Dio. In realtà lo sapevamo già, ma abbiamo pensato di specificarlo, nel caso che qualcuno ce lo chiedesse. —C. Beall [3]

Pensiamo alle promesse del Signore in rapporto a queste storie di uomini e donne reali che hanno preso la decisione di mettere al primo posto il lavoro di Dio nella loro situazione finanziaria. Ognuno di noi può raccogliere la sfida di dare – poi potremo guardarci indietro e vedere come il Signore ci è venuto incontro. Gesù disse: “Date e vi sarà dato … perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi”.[4]

È l’effetto boomerang, che in realtà è una formula del successo sicura, su cui possiamo scommettere la vita. Tutto quello che diamo a Dio e agli altri ci tornerà indietro. Dio è il grande contabile. Mantiene una registrazione fedele di ogni transazione finanziaria della nostra vita. Quando diamo a Lui o al suo lavoro, ha promesso di premiare il nostro investimento, non con un misero 3, 5 o 8 per cento d’interesse, ma cento volte tanto. Quello sì che è un buon investimento.

Possiamo vedere le decime e le offerte come un deposito nella banca di Dio. È una transazione molto reale, con vantaggi reali. Senza menzionare che abbiamo a che fare con il miglior agente finanziario che sia mai esistito, a cui stanno veramente a cuore i nostri interessi.

Le promesse divine di ciò che raccoglieremo come risultato delle nostre decime e offerte sono molto solide. Possiamo basarci con sicurezza sulle sue promesse e vedergli aprire le cataratte del cielo e riversare le sue benedizioni!

Roadmap era una serie di video creati da LFI per giovani adulti. Pubblicato originariamente in inglese nel 2010. Adattato e ripubblicato il 15 febbraio 2018.


[1] Jon Huntsman Sr., Winners Never Cheat—Even in Difficult Times (2005).

[2] Vedi Malachia 3,8.

[3] Da un blog personale, ora apparentemente non disponibile.

[4] Luca 6,38.

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