Una vita altruista — parte 2

Luglio 30, 2018

Dalla serie Roadmap

[The Unselfish Life—Part 2]

L’altruismo non è solo donare denaro. A volte è più facile dare soldi che dare noi stessi. Per dare il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra simpatia, la nostra comprensione e le nostre preghiere a qualcuno, dobbiamo essere sinceri. Dobbiamo comunicare, capire, provare compassione e fare qualcosa al riguardo. Spesso sono i sacrifici del nostro tempo che contano sul serio — come quando rinunciamo alla nostra giornata libera per partecipare a un’attività locale di beneficenza, per passare un po’ di tempo con i figli di una madre sola, per insegnare a leggere a un’analfabeta o per far visita a un malato.

Non si tratta solo di soldi. Si tratta di ciò che diamo dal cuore, per amore.

C’è una bella storia di un missionario che insegnava in Africa. Prima di Natale aveva detto ai suoi studenti indigeni che i Cristiani, come espressione della loro gioia, si scambiano regali per il compleanno di Cristo.

La mattina di Natale uno degli indigeni portò al missionario una conchiglia di una bellezza stupenda. Quando gli chiese dove aveva trovato una conchiglia così straordinaria, l’indigeno disse di aver percorso molti chilometri fino a una certa baia, l’unico punto in cui si potessero trovare quelle conchiglie.

“È molto bello che tu abbia fatto così tanta strada per farmi questo bel regalo”, esclamò l’insegnante.

Con occhi brillanti, l’indigeno rispose: “Lunga camminata parte del regalo”.

Non quel che diamo, ma quel che condividiamo,
perché il dono senza il donatore è vuoto! —Anonimo

Ognuno di noi ha molte opportunità di aiutare gli altri. Con l’aiuto di Dio, dovremmo essere costantemente consci del fatto che siamo ricchi nello spirito e spesso anche materialmente, relativamente parlando. Abbiamo molto da dare; siamo miliardari nelle vere ricchezze.

Conosci l’espressione l’amore comincia da casa nostra? Si potrebbe benissimo applicarla alle opportunità che abbiamo di aiutare i nostri fratelli — altri cristiani e missionari. Nella seguente testimonianza, Steve racconta un’esperienza in cui lui e sua moglie sono stati i destinatari del sorprendente amore di Dio attraverso i fratelli.

Il sole stava scendendo all’orizzonte mentre guidavo sulla stretta strada a due corsie sulle montagne del Messico centrale. Ho acceso i fari e ho guardato nello specchietto retrovisore per controllare la mia piccola squadra. Potevo vedere mia moglie che dormiva, probabilmente la prima volta in alcuni giorni. Anche le mie tre bambine dormivano. Avrei voluto una tazza di caffè, ma non volevo spendere i soldi. Avevamo bisogno di ogni spicciolo per arrivare fino a Dallas. La verità è che, anche se me lo fossi potuto permettere, non mi sarei fermato. Si sarebbero svegliati tutti, ma, soprattutto, la nostra era una corsa contro il tempo.

Non mi dispiace guidare di notte; di solito i bambini dormono, è più fresco e mi lascia più tempo per pensare. Avevo bisogno di tempo per pensare. Era stato un anno lungo!

La mente mi ha riportato al giorno in cui avevamo scoperto di essere in attesa di un’altra figlia! Eravamo in viaggio per una nuova stazione missionaria. Avevamo risparmiato abbastanza soldi da comprare una brutta Ford Windstar verde con box portapacchi, ammaccata dalla grandine. Avevamo viaggiato fino alla costa orientale degli Stati Uniti per andare a trovare la famiglia di mia moglie, poi su quella occidentale per trovare la mia. La mia povera moglie aveva lottato contro la nausea della gravidanza per tutto il viaggio.

Poi c’eravamo uniti ad altri missionari nel Messico meridionale. Stanchi e affaticati, siamo arrivati là tre settimane prima della data del parto. Mia moglie aveva avuto il presentimento che non tutto andasse bene per la bambina. Io dicevo che si preoccupava troppo, ma aveva ragione lei. Quando Vanessa è nata, l’hanno messa in fretta in un’incubatrice, dove è rimasta per tre giorni. I medici non sono riusciti a spiegare le sue difficoltà di respirazione, così l’hanno mandata a casa. Alcuni giorni dopo ci siamo ritrovati nella sala d’emergenza dell’ospedale pediatrico statale. Abbiamo vissuto in un parcheggio con il nostro furgone. Ci siamo rimasti tre settimane.

Hanno stabilito che Vanessa aveva dei problemi al cuore che richiedevano un intervento di chirurgia correttiva. Le dimensioni del problema non erano esattamente chiare. I medici ci hanno esortato a tornare negli USA per avere cure mediche migliori. Alcuni amici missionari a Dallas hanno acconsentito a tenerci a casa loro per alcuni mesi mentre la condizione di Vanessa veniva diagnosticata correttamente e poi veniva svolto il necessario intervento. Ecco dove eravamo diretti.

Quando siamo arrivati a casa dei nostri amici a Dallas nelle prime ore del mattino, abbiamo trovato una bella cameretta pronta per noi. Le nostre bambine sono state felici di trovare due lettini fatti apposta per loro. Una di loro ha chisto: “Mamma, quanto tempo possiamo stare in questo bell’albergo?” Era probabilmente il posto più bello in cui avevano dormito nell’ultimo anno.

La visita dal cardiologo è finita con un tragitto in ambulanza fino all’unità di cura intensiva del Centro medico di Dallas, dove praticamente abbiamo vissuto per oltre due mesi. Ne sono seguiti un intervento al cuore, problemi ai polmoni, sondino d’alimentazione, diverse infezioni da streptococco e molte lunghe notti.

Mia moglie ed io abbiamo fatto a turno, in modo che uno di noi fosse sempre all’ospedale. Durante tutto quel tempo questi missionari meravigliosi si sono presi cura delle nostre figlie, hanno cucinato e fatto il bucato per noi, ci hanno prestato un’auto quando la nostra è dovuta andare dal meccanico, hanno fatto turni all’ospedale perché noi potessimo riposare e passare tempo con le bambine; hanno perfino pagato l’autostrada per noi per fare il tragitto più breve avanti e indietro dall’ospedale!

Finalmente abbiamo potuto portare la piccola Vanessa a casa per la convalescenza. Ci hanno spostato nella stanza da letto principale per ospitare la grande quantità di attrezzature mediche necessarie per le sue cure. Durante tutto quel tempo non hanno mai fatto parola del costo finanziario o del peso che tutto questo comportava per loro. Si sono presi cura di ogni nostro bisogno.

Sei settimane più tardi Vanessa è entrata brevemente in coma e l’abbiamo riportata di corsa in ospedale. Nei tre mesi successivi i medici hanno cercato di capirne il motivo, di scoprire quali fossero i problemi. Test e analisi, uno dopo l’altro. Man mano che arrivavano i risultati, ognuno ci ha colpito come un macigno. Aveva danni cerebrali, era sorda e cieca, il suo cuore avrebbe richiesto altri interventi. In breve, le sue condizioni erano terminali.

La domanda era quanto tempo le rimanesse. Un anno, forse due. Non lo sapevamo. Nessuno lo sapeva. Il comitato etico dell’ospedale l’ha affidata alle nostre cure, così che potesse morire a casa.

Sapevamo che i missionari da cui stavamo avevano dato tutto quel che potevano. Per mesi avevano condiviso quello che avevano. E non ci avevano mai chiesto niente. Sapevo che non era possibile che continuassero a mantenerci così. In silenzio, ci siamo preparati ad andarcene. Abbiamo trovato un piccolo monolocale vicino all’ospedale.

Poi questi missionari hanno fatto una cosa che non ci aspettavamo proprio. Ci hanno chiesto di restare. Pensavo che non si rendessero conto dell’impegno che sarebbe stato. Non si rendevano conto che mia moglie ed io dovevamo fare turni di ventiquattr’ore con la bambina? Che Vanessa avrebbe avuto bisogno di assistenza medica costante, delle visite settimanali di un’infermiera? Avevamo già sconvolto la loro casa e la cosa sarebbe continuata, non sapevamo nemmeno per quanto tempo. Non eravamo nemmeno sicuri di quanto avremmo potuto contribuire finanziariamente o in modo pratico alla loro casa, se poi avessimo potuto farlo.

Il fatto è che lo capivano e ci hanno risposto tranquillamente: “Di qualsiasi cosa abbiate bisogno, per tutto il tempo che ne avrete bisogno, siamo qui per voi e per la vostra famiglia”.

Non avete idea di come ci siamo commossi. Gente davvero sorprendente. Alcuni mesi dopo, mentre riposava in braccio a sua madre, Vanessa se n’è andata tranquillamente in cielo a stare con Gesù. Mi manca ancora — e sono passati tanti anni.

Fino a oggi, questo rimane l’esempio più vivo che abbia mai visto di generosità e altruismo.

È stato un esempio sorprendente di vero amore incondizionato e di bontà — del tipo che ama qualcuno semplicemente perché amiamo entrambi lo stesso Gesù. Un amore che dà fino a che fa male, poi continua a dare. Un amore che dice: “Qualsiasi cosa di cui abbiate bisogno, per tutto il tempo che ne avrete bisogno, è vostra”, anche quando il destinatario non potrà mai ripagarlo.

Gesù ha detto: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. [1] Sono eternamente indebitato con questi amici. Non hanno soltanto detto di credere nella verità della Parola di Dio, ma me l’hanno dimostrato. Grazie!

La Bibbia dice: “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia”.[2]

Gesù ha detto: “Tutto ciò che spenderai, te lo rimborserò”.[3] Non ci delude mai. Se vogliamo che la nostra vita sia benedetta, realizzata e felice, cerchiamo qualche modo per dare a chi ci sta vicino. Facciamone un’abitudine. Facciamo in modo che il dare altruisticamente il nostro tempo, il nostro servizio e il nostro denaro diventi parte del nostro codice etico personale; scopriremo che non ci mancherà niente, perché Dio ci rimborserà in abbondanza e la nostra vita altruista sarà una vita benedetta.

Vivere altruisticamente è come farsi un regalo da soli, perché quello che diamo o condividiamo con gli altri ritornerà a noi. È una promessa! Non potremo mai dare più di Dio, anche se ci provassimo.

Quando il tuo amore cristiano passa dall’essere semplicemente un sermone a essere un esempio vivo della generosità, delle premure e della compassione di Gesù, è come se avessi vestito il tuo amore in abiti da lavoro e ti fossi preparato a costruire qualcosa di bello. Questo è il tipo di amore pratico e quotidiano che le persone notano, perché è un esempio vivo dell’amore incondizionato di Gesù.

Ci sono tantissimi modi di dare. Possiamo dare i nostri beni materiali, il nostro tempo, le nostre preghiere, i nostri consigli, la nostra compassione e la nostra assistenza. In qualsiasi modo diamo, ne vale la pena, perché niente di quello che diamo agli altri andrà perso, sarà trascurato o sarà dimenticato dal Signore. Non ti pentirai mai di aver dato, né in questa vita né in quella a venire.

Roadmap era una serie di video creati da LFI per giovani adulti. Pubblicato originariamente in inglese nel 2010. Adattato e ripubblicato in inglese il 18 gennaio 2018.


[1] Matteo 25,40 CEI.

[2] 2 Corinzi 9,7 CEI.

[3] Luca 10,35 NR.

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