Scegliere di credere

Luglio 6, 2018

Compilazione

[Choosing to Believe]

«Se tu sei il Cristo, diccelo». Ma egli disse loro: «Anche se ve lo dicessi, non credereste». —Luca 22,67

Nessuno può costringere una persona a credere in qualcosa. Ognuno di noi sceglie se crederà a qualcosa basandosi sulle prove presentate. Fede e credere possono avere significati diversi [nella nostra lingua], ma nel Nuovo Testamento sono forme diverse dello stesso termine greco. Credere è il verbo e fede è il nome. (Come pensare e pensiero).

Giovanni 20,25 dice: “Gli altri discepoli dunque gli dissero: ‘Abbiamo visto il Signore!’ Ma egli disse loro: ‘Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò’.” [1]

Notate che Tommaso disse: “NON crederò”.

Molti pensano che assistere a miracoli ispirerebbe la fede delle persone. Ma gli unici che credono dopo aver visto un miracolo sono quelli che scelgono di accettare il miracolo come una prova sufficiente per credere. È sempre una scelta. “Sebbene [Gesù] avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui”.[2]

Ho sempre pensato che fosse difficile identificare con certezza la fede – che fosse qualcosa di simile a una sensazione o a uno stato mentale. Ora però capisco che una volta presa la decisione di credere, abbiamo fede, indipendentemente dalle sensazioni che abbiamo. Nella sua essenza, la fede è sempre una decisione. Nessuno può costringerti a credere in qualcosa. La scelta è tua.

Comunque non possiamo credere o avere fede in qualcosa senza delle prove. Prima di credere in qualcosa, dobbiamo avere delle prove che ci convincano. La prova principale che Dio ci ha dato per poter aver fede in Lui è la sua Parola. Dio non è un bugiardo; si può aver fiducia di Lui. Qualsiasi cosa Dio dica, succede sempre. Se qualcuno dice di non avere molta fede, la soluzione è scoprire le prove su quell’argomento nella Parola di Dio, poi scegliere di accettare che ciò che Dio ha detto è vero. Allora avrà fede. A quel punto forse non sentirà nulla, ma avrà fede.

L’azione principale della fede che abbiamo in Dio è parlare secondo la Parola di Dio. Gesù disse che quando hai fede la esprimi con le tue parole; quindi indichiamo in che cosa crediamo mediante le parole che diciamo. A quel punto abbiamo fede, a dispetto di sensazioni o circostanze. — Tratto da aDevotion.org [3]

Un culto basato sulla ragione

Nella Bibbia, il “cuore” non equivale semplicemente a emozioni, come nel linguaggio di oggi. Nel modo di pensare biblico, il “cuore” è il centro della personalità umana ed è spesso usato in modo da enfatizzare l’intelletto più che le emozioni. Così, la supplica in Proverbi 23,25, “Figlio mio, dammi il tuo cuore”, è stata spesso interpretata come un appello al nostro amore e alla nostra devozione. In realtà, però, è l’ordine di ascoltare, di prestare attenzione, di dare retta; è più un appello alla concentrazione che alla consacrazione. Questo è particolarmente chiaro nel libro dei Proverbi, dove leggiamo che il cuore dovrebbe prestare attenzione all’“intendimento” e all’“essere saggio”.[4]

Anche nel Nuovo Testamento troviamo passi in cui il “cuore” significa soprattutto la “mente”. Prendete per esempio la conversione di Lidia, la commerciante in porpora che viveva a Filippi. Ecco come la descrive Luca: “Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo”.[5] In altre parole, aprì il suo intendimento perché potesse capire e ricevere il Vangelo.

Anche se quando si parla di “cuore” non si parla solo della mente, tuttavia essa ne è una parte importante; quindi il culto dato dal cuore è un culto razionale. Amare Dio con tutto il nostro cuore implica l’amarlo con tutta la nostra mente.

Questo ci porta a esporre il primo principio fondamentale del culto cristiano, cioè che dobbiamo conoscere Dio, prima di poterlo adorare. È vero che ad Atene Paolo trovò un altare su cui era scritto: “AL DIO SCONOSCIUTO”, ma la espose come una contraddizione di termini. È impossibile adorare un dio sconosciuto, perché, se è tale, il tipo di culto che desidera sarà similmente sconosciuto. Per questo Paolo disse ai filosofi che non conoscevano quello che adoravano e che quindi gliel’avrebbe annunciato.[6]

Lo stesso principio emerge chiaramente nella conversazione di Cristo con la Samaritana al pozzo di Giacobbe. I Samaritani accettavano il Pentateuco, ma rifiutavano le successive rivelazioni che Dio aveva dato su di Sé attraverso i profeti. Avendo la legge senza i profeti, la conoscenza che i Samaritani avevano di Dio era incompleta. È a questo che si riferì Gesù nella sua conversazione con la donna al pozzo: “Voi [Samaritani] adorate quel che non conoscete; noi [Ebrei] adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza [il Messia promesso] viene dai Giudei”. Poi continuò: “Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in […] verità”.[7] La “vera adorazione”, quindi, è “adorazione in verità”: è adorazione di Dio Padre come fu pienamente e finalmente rivelato in Gesù Cristo, suo Figlio. —John Stott [8]

Verità, accettazione e impegno

Credere in Dio non è la stessa cosa che credere che Dio esista o che ci sia un qualcosa chiamato Dio. Credere che Dio esiste vuol dire semplicemente accettare un certo tipo di asserzione: che c’è un essere personale che – diciamo noi – esiste per l’eternità, è onnipotente, perfettamente saggio, perfettamente giusto, ha creato il mondo e ama le sue creature. Credere in Dio, comunque, è tutta un’altra cosa. Il Credo Apostolico inizia così: “Io credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra”. Chi ripete quelle parole e crede in quello che dice, non sta semplicemente annunciando il fatto che accetta per vera una certa asserzione; c’è molto di più. Credere in Dio significa confidare in Dio, accettarlo, affidargli la propria vita.

Tutto il mondo sembra diverso al credente. Cieli azzurri, foreste verdi, montagne alte, oceani ondosi, amici e familiari, amore nelle sue molte forme e varie manifestazioni: il credente vede tutte queste cose come doni di Dio. L’intero universo prende una forma personale per lui; la verità fondamentale riguardo alla realtà è la verità riguardante una Persona. Credere in Dio, quindi, è più del solo accettare l’asserzione che Dio esiste. Sì, è almeno quello. Non si può credere sensatamente in Dio e ringraziarlo per le montagne, senza credere che esista una persona da ringraziare e che sia in qualche modo responsabile delle montagne. Né si può avere fiducia in Dio e affidarsi a Lui senza credere che esista: “Chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”.[9]Alvin Plantinga

Fede che aumenta

La fede viene, aumenta, ascoltando la Parola di Dio. Non è un botto improvviso. “La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio”.[10] Questa è la legge della fede.

Quante volte, però, la mancanza di fede è dovuto a ignoranza! La fede è costruita sulla Parola: leggetela con preghiera e chiedete a Dio di rafforzare la vostra fede. Lui risponde sempre a un cuore affamato. La sua Parola ve ne darà la fede.

Dio, non solo può farlo, ma vuole farlo! Quando quel povero lebbroso si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, se vuoi, tu puoi purificarmi”, come dicono le Scritture “Gesù, tesa la mano, lo toccò dicendo: ‘Lo voglio, sii purificato’. E in quell’istante egli fu purificato dalla lebbra”. [11] Dio è più disposto a dare di quanto lo siamo noi a ricevere.

Tutto quello che ci chiede è che lo onoriamo con la nostra fede, credendo nella sua Parola e confidando nelle sue promesse. “Senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”.[12] Confidate nel Signore. “Non una delle buone promesse da lui fatte è rimasta inadempiuta”.[13]David Brandt Berg

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 28 novembre 2017.


[1] NR.

[2] Giovanni 12,37 NR.

[3] http://adevotion.org/archive/faith-is-a-choice.

[4] Per esempio, Proverbi 2,2; 23,15.

[5] Atti 16,14 NR.

[6] Atti 17,23.

[7] Giovanni 4,22–23.

[8] John Stott, Christ in Conflict: Lessons from Jesus and His Controversies (InterVarsity Press, 2013).

[9] Ebrei 11,6 NR.

[10] Romani 10,17.

[11] Matteo 8,2–3.

[12] Ebrei 11,6 NR.

[13] 1 Re 8,56.

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