Rispetto — Parte 2

Luglio 4, 2018

Dalla serie Roadmap

[Respect—Part 2]

Sulle orme del nostro Maestro

Le azioni intraprese da Gesù durante la sua permanenza sulla terra fecero inorridire molti capi religiosi dei suoi giorni a causa del suo totale disprezzo dei pregiudizi così comuni nella società e nella religione di quel periodo. I suoi accusatori lo condannarono come “mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori”.[1]

Pensate alla parabola del Buon Samaritano, alla salvezza dei pubblicani, al reclutamento dell’esattore delle tasse Matteo come discepolo e all’amicizia con Maria Maddalena. In tutte le circostanze, il dono della salvezza da parte di Gesù era offerta a tutti: Gesù dimostrava la stessa quantità di rispetto e faceva la stessa offerta della vita eterna a un criminale disprezzato da tutti e a un capo religioso del popolo ebreo.

Questi racconti biblici sono ben noti e pensate all’incredibile mole di rispetto per la dignità umana manifestata da Gesù. Quando parlò alla Samaritana al pozzo, non si trattò di un avvenimento normale. Il popolo in cui Gesù era nato si riteneva tanto superiore ai Samaritani che uno doveva passare un lungo periodo di purificazione se era entrato in contatto con uno di loro o era entrato in una loro casa, tanto più se aveva bevuto acqua da una brocca “contaminata” da uno di loro! Oggi può sembrare incredibile, ma a quei tempi era la realtà. Ma per dimostrare l’amore e il rispetto di Dio verso ogni essere umano, Gesù era disposto a infrangere il codice di condotta comune e accettato. Ecco cosa significava per Lui far capire a ogni persona quanto era apprezzata agli occhi di Dio.

Basti dire che c’era una seria tensione religiosa fra queste due culture. Chiaramente i Giudei in genere disprezzavano i Samaritani e probabilmente il sentimento era ricambiato. Tenendo a mente questo, possiamo vedere l’importanza di quello che Gesù fece per portare in Samaria il messaggio divino d’amore e verità.

Per prima cosa, scelse di andare in Samaria con i suoi seguaci e di sedersi a un pozzo fuori città per riposarsi, mentre i suoi discepoli andavano a cercare del cibo. Quando una donna si avvicinò al pozzo per attingere acqua, Lui le chiese da bere. La donna rimase scioccata e chiese: “Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? Infatti i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani”.[2]

Gesù approfittò dell’apertura per lanciarsi in una poderosa testimonianza della sua missione sulla terra e spiegarle le vie del cielo, che non hanno niente a che fare con le leggi dell’uomo, dicendole che non aveva importanza in che luogo sceglieva di adorare, purché adorasse il Padre in spirito e verità.

Quando i discepoli tornarono, la Bibbia dice che “si meravigliarono che parlasse con una donna; nessuno però gli disse: ‘Che vuoi?’ o: ‘Perché parli con lei?’”.[3]

Ovviamente si chiedevano cosa stesse succedendo, ma sentirono che si trattava di qualcosa d’importante e possiamo immaginare che quel giorno ognuno dei discepoli imparò una grande lezione di vita, dopo aver testimoniato il grande amore e rispetto di Gesù per una persona che loro erano stati educati a trattare in maniera diversa.

Ecco una storia avvenuta in un periodo più moderno:

Tutti abbiamo sentito parlare di Desmond Tutu, ma pochi di noi sapranno chi è Trevor Huddleston. Tuttavia, senza Trevor Huddleston forse non ci sarebbe stato un leader anti-apartheid di nome Tutu.

Quando la BBC gli chiese di identificare un momento decisivo della sua vita. Desmond Tutu parlò di un giorno in cui lui e sua madre stavano camminando per strada. Tutu aveva nove anni. Un uomo bianco alto, con un vestito nero, camminava nella loro direzione. Ai tempi dell’apartheid, quando un nero e un bianco s’incrociavano su un marciapiede, ci si aspettava che il nero scendesse nella cunetta per consentire al bianco di passare e che facesse un cenno con la testa in segno di rispetto. Quel giorno, però, prima che il piccolo Tutu e sua madre potessero scendere dal marciapiede, il bianco scese e “mentre io e mia madre passavamo, inclinò il cappello in segno di rispetto verso di lei!”

Il bianco era Trevor Huddleston, un prete anglicano aspramente contrario all’apartheid. Quell’incontro cambiò la vita di Tutu. Quando sua madre gli disse che Trevor Huddleston era sceso dal marciapiede perché era un uomo di Dio, Tutu incontrò la sua vocazione. “Quando mi disse che era un prete anglicano, decisi all’istante che volevo diventarlo anch’io. E, per di più, che volevo essere un uomo di Dio”, disse Tutu.

Huddleston in seguito divenne un mentore di Desmond Tutu; il suo impegno per l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, perché creati a immagine di Dio, fu una spinta motivante nell’opposizione di Tutu all’apartheid.[4]Da storiesforpreaching.com

L’amore comincia da casa

Nella prima parte su questo argomento abbiamo parlato di apprezzare gli altri; finora potresti aver applicato quelle idee a persone che non conosci molto bene o a persone a cui stai testimoniando, o anche a quelle del paese straniero in cui vivi. Gli stessi principi di successo però, vanno applicati a tutti, non solo a conoscenti, colleghi di lavoro o persone che stai assistendo spiritualmente, ma anche a chi ci sta più vicino e con cui siamo più familiari: la nostra famiglia, gli amici, fratelli e sorelle, marito e moglie e così via.

Come per l’espressione “l’amore comincia da casa”, spesso è da lì che comincia anche il rispetto. Se non abbiamo rispetto per le persone che amiamo, che conosciamo bene e con cui lavoriamo da vicino, come possiamo avere rispetto per quelle che quasi non conosciamo?

Mettiti nei suoi panni

Non è possibile metterci letteralmente nei panni di chi è diverso da noi. Non possiamo schioccare le dita e provare a essere più anziani, a vivere con malattie fisiche o mentali, a essere più magri o più grassi, a cambiare il nostro aspetto, parlare una lingua diversa, avere pelle, capelli o occhi di colore diverso o a vivere in un paese diverso o in un ambiente sociale diverso. Ma per avvicinarci il più possibile, possiamo provare a fare questo:

- Entrare in ambienti normalmente estranei a quelli in cui ci troviamo a nostro agio, anche solo per un breve periodo, viaggiando all’estero, facendo un lavoro per un breve periodo o facendo volontariato. Poi osservare, ascoltare e riflettere.

- Immaginarci di essere nella pelle della persona che eravamo abituati a giudicare, e pensare a come sarebbe se ci trovassimo nella sua condizione. Potremmo imparare molte cose, mettendoci nei loro panni. Potremmo scoprire di avere più cose in comune di quanto ci aspettassimo.

Ecco una poesia che illustra questo principio semplice ma importante:

Se io conoscessi te e tu conoscessi me,
se potessimo entrambi vedere chiaramente
e per intuizione interna arrivare a capire
il significato del tuo cuore e del mio,
sono sicuro che avremmo meno divergenze
e ci stringeremmo la mano in amicizia.
I nostri pensieri concorderebbero piacevolmente,

Se io conoscessi te e tu conoscessi me,
come ognuno conosce il proprio cuore,
potremmo guardarci in volto l’un l’altro
e vedere in noi una grazia più sincera.
Sono molti i mali nascosti della vita,
così tante le spine per ogni bella rosa;
i cuori vedrebbero il “perché” delle cose,
se io conoscessi te e tu conoscessi me.
Nixon Waterman

Ecco un messaggio che Gesù ha dato in profezia, nel quale l’amore di Dio è dipinto in maniera molto intima e personale. Questo mostra ciò che Dio ha nel cuore per ogni persona che ha creato e ci insegna l’atteggiamento che dovremmo avere nei confronti dell’umanità – non solo le persone che conosciamo bene, ma tutte quelle che speriamo di raggiungere con il suo messaggio della salvezza.

Io sono il buon giardiniere, il giardiniere fedele, e ho piantato un giardino bello, ampio e stupendo. Nel mio giardino ogni fiore è diverso e unico, bello e speciale ai miei occhi. Ogni fiore ha dimensioni e colori unici, ha un suo scopo e un suo posto speciale, nel giardino e nel cuore del Giardiniere.

Io non vedo le “masse” o il “gruppo”, ma ti vedo per l’individuo speciale e unico che sei – mio figlio o mia figlia. E ho amato così tanto ognuno di voi, che ho dato mio Figlio Gesù – per te, proprio per te!

Per darti un’idea di questo amore, immagina di avere davanti a te una bilancia. Ho preso mio Figlio, la persona che mi è più cara, il mio unico Figlio, e l’ho messo su un piatto della bilancia. Il piatto si è abbassato fino in fondo. Poi ho preso te, con tutte e le tue debolezze, i tuoi difetti e le tue idiosincrasie, con tutte le cose di te stesso che t’infastidiscono e ti fanno pensare di valere poco, di essere difficile da amare e di non essere degno del mio amore. Ti ho messo sull’altro piatto della bilancia, che ha trovato un equilibrio perfetto.

Ho visto che era un ottimo scambio. Ho messo mio Figlio da una parte e te dall’altra. Ho visto che valeva la pena di barattare la vita di mio Figlio con la tua redenzione, per poterti avere per sempre. Tanto grande è il mio amore per te. —Gesù, in profezia

Dio è amore e ama ognuna delle sue creature. Similmente ci ha chiesto di amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi. Quell’amore comincia con il rispetto degli altri perché sono creati da Lui a sua immagine e secondo il suo proposito. Ha creato ogni persona con talenti e caratteristiche uniche; sta a noi apprezzare il bene nelle varie culture, nazionalità e religioni. Dobbiamo chiedere a Dio di darci la stessa premura sincera e lo stesso rispetto per gli altri che Gesù ebbe con la Samaritana al pozzo; la amò senza pregiudizi o preconcetti.

Onoriamo le differenze nelle persone; cerchiamo la bellezza invece dei difetti! Avvaliamoci dei punti forti degli altri e delle qualità che noi non abbiamo. Possiamo ascoltare, empatizzare, comprendere e interessarci. Possiamo imparare a rispettare e apprezzare gli individui per il loro valore e soprattutto per il valore che hanno per Colui che ci ha creato e che ama ognuno di noi allo stesso modo.

Roadmap era una serie di video creati da LFI per giovani adulti. Pubblicato originariamente in inglese nel 2010. Adattato e ripubblicato in inglese il 16 novembre 2017.


[1] Luca 7,34.

[2] Giovanni 4,9.

[3] Vedi Giovanni capitolo 4.

[4] Questa storia è stata raccontata molte volte, incluso dallo stesso Tutu in un’intervista rilasciata nel 2003 alla BBC e durante la cerimonia in cui ricevette il Premio Nobel. Vedi anche http://desmondtutu.org/.

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