Rispetto — Parte 1

Giugno 27, 2018

Dalla serie Roadmap

[Respect—Part 1]

Tutti vogliono che si mostri loro rispetto. Alla maggior parte di noi è stato insegnato fin da bambini a essere rispettosi nei confronti degli altri. Il rispetto è una parte importante di quasi ogni sistema di valori nel mondo. Ma come fai a sapere se rispetti sul serio gli altri? Come puoi essere certo di esprimere questo rispetto in maniera sufficiente mediante le tue parole e le tue azioni?

Come Cristiani, rispettiamo il nostro prossimo per un semplice motivo innegabile: ogni persona è una creazione di Dio e Lui ama ogni singola persona esattamente come ama te e me. È nostro dovere di Cristiani dimostrare amore e approvazione incondizionati a tutte le persone con cui veniamo in contatto.

Vogliamo costruire dei rapporti produttivi con le persone, ma come possiamo riuscirci, se non le rispettiamo? Anche se uno crede fermamente nel principio del rispetto, quello che spesso manca è la sua applicazione negli incontri di ogni giorno. Quello a cui dobbiamo pensare è in che modo il rispetto – o la sua mancanza – influenza la nostra vita quotidiana, i nostri pensieri, subconsci e intenzionali, e le nostre azioni nei confronti degli altri. La domanda da farci è: il rispetto che abbiamo per gli altri si manifesta nel nostro modo di vivere e di interagire con loro, o è semplicemente uno di quegli ideali che sappiamo essere buoni e giusti, ma sulla cui pratica mettiamo poca enfasi? Se il rispetto fa parte di noi, si manifesterà nelle nostre azioni e nelle nostre conversazioni.

Ovviamente, il rispetto degli altri è essenziale per il nostro successo come missionari e testimoni. Le persone che seguiamo spiritualmente devono sentirsi a loro agio con noi, prima di essere disposte ad aprire il cuore e la vita a noi e al messaggio della Parola di Dio. Le persone con cui interagiamo e a cui testimoniamo devono sentirsi accettate. Devono sentirsi al sicuro con noi. Devono sapere che le amiamo e le rispettiamo, che non le criticheremo, non banalizzeremo né loro né la loro cultura o le loro credenze, non le scherniremo alle loro spalle né spettegoleremo su di loro. Il rispetto costituisce gran parte dell’amore, un amore che si manifesta in comprensione, approvazione, tolleranza e apertura mentale.

Un concetto fondamentale è rendersi conto che tutti, nel loro intimo, hanno gli stessi bisogni.

Da giovani commesse, cameriere e segretarie carine fino a vedove avanti con gli anni e ricche signore anziane; da giovani impiegati di bell’aspetto, ragionieri, tecnici, colletti bianchi e ingegneri fino a ricchi uomini d’affari, vedovi in pensione, commercianti scapoli e contadini celibi, li abbiamo trovati tutti uguali. Tutti desiderano un amore di qualsiasi tipo, ma soprattutto un amore che non hanno mai conosciuto prima, un amore vero, un amore sincero, genuino, il vero grande amore della loro vita, l’Amore di tutti gli amori, l’Unico che possa soddisfare i desideri più profondi dell’anima umana di un amore totale e di una comprensione completa.

Egli è la potenza e la vita dell’universo che alcuni chiamano Dio e che la Bibbia stessa chiama Amore, perché “Dio è amore.”

Egli è raffigurato in suo Figlio Gesù Cristo, un Uomo che amava tutti, perfino i più poveri e i peggiori di tutti. Egli è l’Amante di tutti gli amanti, che venne per amore, visse con amore e morì per amore, affinché noi potessimo vivere e amare per sempre! —David Brandt Berg

Un’autoverifica

Una definizione della parola “rispetto” è: “un atteggiamento di deferenza, ammirazione o stima; saluto cortese; considerazione per i sentimenti altrui; dimostrare considerazione per qualcuno; trattare in maniera cortese”. La Bibbia ci insegna: “Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso”.[1] Il rispetto va di pari passo con l’umiltà, perché non possiamo stimare gli altri nel modo giusto se siamo intralciati dal nostro orgoglio o dalla nostra presunzione.

Per considerare in che modo la nostra umiltà e la percezione che abbiamo di noi stessi influenzino il nostro modo di vedere gli altri e in che modo quel punto di vista si manifesti nelle nostre parole e nelle nostre azioni, possiamo porci alcune domande, come queste:

—Cosa penso dei gruppi etnici, delle culture o delle nazionalità diverse dalla mia? (Considera in particolar modo le tue reazioni o i tuoi atteggiamenti nel caso in cui quelle persone manifestino abitudini, costumi o caratteristiche che non ti piacciono o che ti sono sgradevoli.)

—Sono tollerante oppure critico nei confronti delle persone che scelgono stili di vita diversi dal mio?

—Mi sento migliore, anche solo un pochino migliore, di chi segue una chiesa, una religione o un sistema di valori diversi dai miei?

—Lascio che intolleranza, pregiudizio o settarismo diventino inavvertitamente parte dei miei pensieri o del mio linguaggio, anche se solo per un senso d’umorismo superficiale?

—Faccio supposizioni errate o sviluppo idee preconcette infondate sulle persone, basandomi sulla loro razza, religione, cultura, storia personale, educazione, aspetto fisico o stato sociale?

Certamente siamo stati tutti colpevoli di uno o più di questi atteggiamenti. I modi specifici della nostra mancanza di rispetto sono diversi per ognuno di noi. Potrebbe manifestarsi nei confronti di persone, gruppi, religioni, culture, ambienti o stili di vita diversi dai nostri, sui quali per qualche motivo siamo giunti a forti conclusioni personali negative, spesso senza nemmeno conoscere direttamente le persone o le situazioni.

Forse è una mentalità che ci è stata passata da qualche settore della società o dal modo in cui siamo stati educati. Forse è l’opinione di un amico o di una persona-modello, che abbiamo adottato senza tenerci aperti ad altre prospettive. O forse abbiamo avuto esperienze che hanno colorato il nostro punto di vista, così ci sentiamo giustificati nell’aver fatto il gesto inconsapevole di ammassare insieme certi settori della società, giudicandoli tutti secondo quel ricordo negativo.

Che mondo meraviglioso sarebbe, se nessuno badasse a colori e razze,
 se l’unica cosa che vedessimo in una persona di un’altra razza fosse l’amore. […] Perfino quando la paura, il pregiudizio e l’odio sono radicati da anni, il meraviglioso amore di Dio può spazzarli via! Quando sai personalmente che Dio ti ama e ti perdona, diventa molto più facile amare e perdonare gli altri. Allora può essere “rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo”.[2]Il colore dell’amore

La nostra tolleranza nei confronti degli altri, che è un altro modo di mostrare rispetto e di essere umili, viene spesso messo alla prova quando le persone mancano di rispetto a noi. O forse ci siamo sentiti maltrattati, umiliati o feriti da qualcuno, così abbiamo la tentazione di agire in maniera poco rispettosa, dignitosa o amorevole nei confronti di quella persona. Succede a tutti, di tanto in tanto, da qualsiasi ambiente, cultura o circostanza personale proveniamo. Ognuno di noi, però ha la libertà di scegliere il modo in cui reagirà a come viene trattato, anche se quel trattamento non sembra né giusto né corretto.

Ecco una storia che ci dà qualcosa da pensare:

Per fondare il suo Istituto di Tuskogee, in Alabama, Booker T. Washington lottò contro i pregiudizi profondamente radicati nei bianchi. Un giorno, mentre passava davanti alla villa di una ricca signora, per la quale lui era soltanto un altro negro, la sentì chiamare: “Vieni qui, ragazzo. Ho bisogno di qualcuno che tagli la legna”.

Senza dire una parola, Washington si tolse la giacca, prese l’ascia, si mise al lavoro e non si limitò a tagliare la legna, ma la portò dentro casa.

Se n’era appena andato, quando un servitore le disse: “Quello era il professor Washington, signora”. Imbarazzata, la donna andò all’istituto a scusarsi.

L’educatore le rispose: “Non c’è bisogno di scuse, signora. Sono felice di fare un favore ai miei amici”. La donna divenne una dei sostenitori più ardenti e generosi di Tuskogee. —Clarence W. Hall [3]

Considera queste regole fondamentali sul rispetto:

1. È essenziale. Indipendentemente dall’origine delle nostre supposizioni, dobbiamo riconoscere che la mancanza di rispetto verso ogni singolo essere umano saboterà la nostra felicità e il nostro successo. Ci distanzierà da amici e colleghi, c’impedirà di avere nuove esperienze positive d’apprendimento e ostacolerà la nostra maturazione emotiva, sociale e spirituale. Sia che speriamo di iniziare un lavoro missionario all’estero, di avere successo in opere di beneficienza o di fare progressi nello studio o negli affari, abbiamo bisogno di qualità come tolleranza, generosità, approvazione, umiltà e rispetto per gli altri.

2. Non puoi fingere di avere rispetto. Devi essere sincero. Le persone possono avvertire la sincerità o la sua mancanza. Non possiamo cavarcela con la superficialità e la falsità nei confronti degli altri. Se cerchiamo di avere un aspetto esteriore di cortesia, mantenendo dentro di noi pensieri negativi e critici nei confronti di qualcuno, daremo un’impressione d’insincerità.

3. Puoi cambiare. Anche se la mancanza di rispetto per gli altri è un difetto comune, possiamo superarlo. Saremo sulla strada del miglioramento in questo campo quando ci renderemo conto che gli atteggiamenti di condiscendenza e mancanza di rispetto non ci aiuteranno a diventare persone aperte e premurose come siamo stati creati per essere. Siamo stati messi su questa terra per amare; ogni piccolo progresso che possiamo fare in quest’area è un passo verso più felicità e appagamento.

Una soluzione in sei passi

Come possiamo riconoscere ed evitare gli atteggiamenti sbagliati che ostacolano la manifestazione del nostro rispetto verso tutte le persone che Dio ha creato? Ecco sei passi da prendere in considerazione:

1) Renderci conto che alcuni dei nostri atteggiamenti e dei nostri modi di pensare, sentire, parlare o agire potrebbero essere sbagliati.

2) Riflettere sulla nostra vita e individuare in maniera precisa le mancanze nel nostro modo di dimostrare il rispetto per gli altri.

3) Chiedere al Signore di aiutarci a fare cambiamenti nella nostra personalità che ci aiuteranno a esprimere un maggior rispetto per le persone con cui veniamo in contatto. Riflettere sul fatto meraviglioso che Dio ama ogni singola persona completamente, perfettamente e incondizionatamente come ama noi.

4) Guardare film o documentari che ampliano le nostre vedute e ci donano comprensione, empatia, e quindi rispetto, per altre persone, nazioni, religioni, chiese e dottrine.

5) Fare domande a un conoscente o un membro della nostra famiglia più anziano, poi ascoltare e imparare.

6) Ascoltare con attenzione le persone diverse da noi. Non contraddirle o correggerle quando pensiamo che si sbaglino. Tieni la bocca chiusa per questo esperimento e limitati ad ascoltare.

Una volta che abbiamo fatto lo sforzo di conoscere gli altri – scoprendo le loro difficoltà, sofferenze, crisi e gioie, simpatizzando con loro, scoprendo cosa li motiva e apprezzandoli – troveremo un terreno migliore, un livello più elevato, su cui non ci abbasseremo a generalità, stereotipi negativi o commenti ingiuriosi.

Nella Francia del 17° secolo, uno studioso umanista di nome Muretus era in fuga, malato. Si presentò ad alcuni medici vestito poveramente di stracci. I medici discussero il suo caso in latino, pensando che non sarebbe stato in grado di capirli. “Faciamus experimentum in anima vili”, disse uno ­— per dire: “Facciamo un esperimento con questa creatura miserabile”.

Immaginatevi il loro shock quando lui rispose, sempre in latino: “Vilem animam appellas pro qua Christus non dedignatus est mori?” — “Chiameresti miserabile una creatura per cui Cristo non ha disdegnato di morire?” [4]Da storiesforpreaching.com

L’empatia comporta la comprensione del cuore, della mente e dello spirito di una persona – inclusi i suoi motivi, il suo ambiente e i suoi sentimenti. Più empatia abbiamo per gli altri, più riusciamo ad apprezzare e rispettare quello che sono. —Stephen R. Covey

Roadmap era una serie di video creati da LFI per giovani adulti. Pubblicato originariamente in inglese nel 2010. Adattato e ripubblicato in inglese nel novembre 2017.


[1] Filippesi 2,3.

[2] Efesini 4,31–32.

[3] Booker T. Washington (1856–1915) era un educatore e uno scrittore; fu il principale leader della comunità afro-americana degli Stati Uniti.

[4] Charles Birch, Regaining Compassion (University of NSW Press, 1993).

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