Compilazione
“È [nel Vangelo] che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede”. —Romani 1,17[1]
Molti hanno l’impressione che il Vangelo di Dio consista nel riconoscere il fatto che siamo peccatori e accettare Gesù Cristo come Signore e Salvatore, così che quando verrà la nostra ora andremo in cielo. Questo è meravigliosamente vero, ma non è il Vangelo: è una conseguenza del Vangelo.
Se interpretiamo il Vangelo come se avesse il perdono e l’andare in cielo come obiettivo principale, non capiremo qual è il vero obiettivo da avere oggi, domani e ogni dopodomani. Paolo dà ai Romani una descrizione completa del Vangelo ed è interessante notare che non parla mai di andare in cielo. L’obiettivo principale del Vangelo è riconciliarsi con Dio e avere il rapporto giusto con Lui, così che la giustizia [rettitudine] di Dio, rivelata in suo Figlio, sia resa disponibile e sperimentata nella nostra vita.
La giustizia di Dio è il carattere morale di Dio, che include amore, gentilezza, compassione, pazienza e giustizia legale. Rispondiamo a queste cose con adorazione e ammirazione, ma diventa molto più personale di così, perché la giustizia di Dio doveva essere intimamente connessa alla razza umana. Genesi 1,26 dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza…” Quando Dio ci ha creato, siamo stati disegnati per essere un’espressione morale, fisica e visibile di quello che è Dio. Dio è amore e noi dobbiamo essere amorevoli. Dio è buono, misericordioso e giusto e noi siamo stati creati per esserlo a nostra volta.
Le verità che enunciano la giustizia di Dio sono già state date nel Vecchio Patto e il carattere di Dio è stato rivelato nei Dieci Comandamenti. Nel Nuovo Patto, la giustizia di Dio non è più espositiva ma è scritta nei nostri cuori dalla presenza dello Spirito Santo che dimora in noi grazie alla fede in Cristo. La fede in Cristo non è un credere in modo passivo, ma un’esperienza attiva della presenza e dell’opera di Dio nella nostra vita. Paolo scrive: “L’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. [2] In Romani 8,16 dice: “Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio”. È un’esperienza empirica e ci offre un rapporto d’amore e dipendenza da Dio.
Il Vangelo di Dio tratta […] del presente. Tratta di una vita quotidiana di fede in Cristo e della nostra riconciliazione con Dio, con l’esperienza della sua opera nella nostra vita, così da riflettere l’immagine con cui siamo stati creati. —Charles Price
Il bene finale ed eccelso
“Una cosa ho chiesto al Signore, e quella ricerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore, e meditare nel suo tempio”. —Salmi 27,4[3]
I protestanti vedono la dottrina della giustificazione (solo per grazia, solo mediante la grazia, solo in base al sangue e alla giustizia di Cristo, solo per la gloria di Dio, come insegnata con autorità finale esclusivamente nelle Scritture) come “il centro del vangelo biblico”. […] Che cosa significa? […] Cosa c’è di buono nell’essere giustificati solo dalla fede? O, più ampiamente, perché il Vangelo, che ha al suo centro la giustificazione per fede, è una buona notizia? È una domanda che pochi si fanno, perché essere perdonati per i nostri peccati, essere assolti in tribunale per dei reati capitali ed essere considerati giusti davanti a un Dio santo è una situazione così ovviamente felice che sembra quasi impertinente chiedere perché sia una buona notizia.
Credo che dobbiamo porci enfaticamente questa domanda. […] Il motivo per cui bisogna chiederlo è che ci sono risposte apparentemente bibliche che ignorano totalmente il dono che Dio fa di Sé. Una persona potrebbe rispondere: “Essere perdonati è una buona notizia perché non voglio andare all’inferno”. […] Un’altra potrebbe rispondere: “Io voglio andare in cielo”. Ma poi dobbiamo chiedere perché vogliono andare in cielo. Potrebbero rispondere: “Perché l’alternativa è dolorosa”. Oppure: “Perché mia moglie è già là”. Oppure: “Perché ci saranno un nuovo cielo e una nuova terra in cui finalmente ci saranno giustizia e bellezza dappertutto”.
Cosa c’è di sbagliato in queste risposte? È vero che nessuno dovrebbe voler andare all’inferno. […] In cielo rivedremo i nostri cari che sono morti in Cristo, sfuggiremo alle pene dell’inferno e godremo della giustizia e della bellezza di una nuova terra. È tutto vero. Allora, cosa c’è di sbagliato in queste risposte? Quello che c’è di sbagliato è che non trattano Dio come il bene finale e più alto del Vangelo. Non esprimono il desiderio supremo di stare con Dio. Dio non è neppure menzionato. Solo i suoi doni sono stati menzionati. Sono doni preziosi, ma non sono Dio. E non sono il Vangelo, se Dio non è apprezzato come dono supremo del Vangelo. Vale a dire, se Dio non è apprezzato come il dono supremo del Vangelo, nessuno dei suoi doni sarà il vangelo, sarà la buona notizia. E se Dio è apprezzato come il dono supremamente prezioso del Vangelo, allora si potranno godere anche tutti gli altri doni minori.
La giustificazione non è fine a se stessa. Né lo sono il perdono dei peccati o l’essere considerati giusti. Né l’evitare l’inferno o l’entrare in cielo, la libertà dalle malattie o l’affrancamento dalla schiavitù, o la vita eterna, la giustizia, la misericordia o le bellezze di un mondo libero dal peccato. Nessuno di queste sfaccettature del diamante del Vangelo è il bene principale o l’obiettivo primario del Vangelo. Un’unica cosa lo è: vedere e assaporare Dio, essere trasformati a immagine di suo Figlio, così da mostrare la bellezza e il valore infinito di Dio e deliziarci in essi. —John Piper
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 26 settembre 2017,