Compilazione
La notte di Natale
È la notte di Natale.
È suonata la mezzanotte e dovrei essere addormentato, ma ancora non lo sono. Mi ha tenuto sveglio un pensiero scioccante. Questa settimana il mondo era diverso. Si era momentaneamente trasformato.
La polvere magica del Natale brilla sulle guance dell’umanità per un momento brevissimo, ricordandoci che cosa vale la pena di avere e che cosa dovremmo essere. Abbiamo dimenticato l’impulso a vincere, cercare e lottare. Abbiamo messo da parte scale e registri, abbiamo appeso a un chiodo cronometri e armi. Siamo usciti dai circuiti da corsa e dalle montagne russe, per guardare lontano, verso la stella di Betlemme.
È la stagione delle feste e dell’allegria perché, più che in qualsiasi altro momento, pensiamo a Lui. Più che in ogni altra stagione abbiamo il suo nome sulle labbra.
Con che risultato? Per alcune ore preziose, tutta la brama di cielo che c’è in ognuno di noi si unisce e tutti insieme diventiamo un coro. Un coro alla buona, fatto di marinai, avvocati, immigranti illegali, casalinghe e migliaia di altre persone insolite che contano sul fatto che il mistero di Betlemme è davvero una realtà. “Vieni a vederlo”, cantiamo, scuotendo anche il pastore più sonnolento e indicandogli la via per il Cristo bambino.
Per alcune ore preziose tutti lo guardano. Cristo il Signore. Quelli che passano l’anno senza vederlo, improvvisamente lo vedono. Persone abituate a usare il suo nome invano si fermano a usarlo come una lode. Occhi privi dei paraocchi dell’egoismo si meravigliano davanti alla sua maestà. Improvvisamente Lui è dappertutto.
Nel sorriso del poliziotto che guida il furgone pieno di regali per gli orfani.
Nella scintilla negli occhi del cameriere taiwanese che parla del viaggio che farà a Natale per andare a trovare i suoi figli.
Nell’emozione del padre che è troppo pieno di gratitudine per terminare la preghiera per la cena.
È nelle lacrime della madre che apre la porta al figlio che ritorna dall’estero.
È nel cuore dell’uomo che ha passato la mattina di Natale a distribuire panini e auguri nei quartieri poveri.
Ed è nel silenzio solenne della folla nel centro commerciale mentre ascolta i bambini delle elementari che cantano in coro “Tu scendi dalle stelle”.
Emmanuele. Dio è con noi. Dio si è avvicinato.
È la notte di Natale. Fra alcune ore cominceranno le pulizie: si toglieranno le luci e si butteranno via gli abeti. La taglia 36 verrà cambiata con una 40, gli spumanti saranno in vendita a metà prezzo. Presto la vita tornerà alla normalità. La generosità di dicembre si trasformerà nei pagamenti di gennaio. La magia comincerà a svanire.
Per il momento, però, quella magia è ancora nell’aria. Forse è per questo che sono ancora sveglio. Voglio assaporare lo spirito ancora un po’. Voglio pregare che le persone che l’hanno visto oggi lo cerchino di nuovo in agosto. Non posso fare a meno di soffermarmi su un pensiero fantasioso: se Lui può fare così tanto con delle preghiere timide offerte fiaccamente in dicembre, quanto più potrebbe fare se pensassimo a Lui ogni giorno? —Max Lucado[1]
Il grande dono della piccolezza
Mentre seguivo il suono dei suoi singhiozzi soffocati, ho scavalcato una baraonda di animali di peluche e ho inciampato in un gruppetto di Barbie.
Passando vicino al lettino, ho pestato l’alluce contro la casetta di legno delle bambole, prima di raggiungere l’angolo dietro la cassettiera priva di un pomello rosa, dove l’ho trovata nascosta nello spazio ristretto tra il mobile e il muro.
Era stata una brutta giornata. Un tipo di giornata frustrante, piena di capricci e avvertimenti detti e ripetuti. Invece di coccole c’erano stati conflitti; invece di canzoncine, singhiozzi; invece di pace, tentativi di controllo. A essere onesta, la parte egoista di me voleva soltanto lasciare che la mia bambina scontenta restasse in un angolo con il suo broncio, mentre io mi sdraiavo sul divano in silenzio con una bella tazza di caffè.
Ma quattro anni come madre di questa bambina impetuosa mi avevano insegnato che l’umiltà funziona più dell’asprezza e che la grazia ha sempre un posto nei momenti peggiori. Così mi sono messa giù a quattro gambe e mi sono infilata nella fessura, di fianco alla mia bambina furiosa.
“Ci sto anch’io?” le ho sussurrato.
Mi ha fatto solennemente cenno di sì e mi ha preso la mano, infilando lentamente le sue dita delicate tra le mie. Poi ha appoggiato il capo sulla mia spalla e ha emesso un sospiro spezzato. Siamo rimasti sedute lì, schiacciate insieme in silenzio dietro quella cassettiera malmessa.
È successo anni fa. La mia bambina più piccola non si nasconde più dietro alla cassettiera. È più facile trovarla appesa alle sbarre nel parco giochi della scuola. Ma poco tempo fa ha portato a casa un disegno che mi ha ricordato i giorni in cui ci nascondevamo negli angoli.
In cima alla pagina c’era scritta in stampatello una breve frase, come suggerimento iniziale: “So che la mamma mi vuole bene perché…”
Sotto le parole c’era un disegno con due figure stilizzate sedute dietro una grande scatola bianca decorata con dei bei pomelli rosa; e con la risposta di mia figlia scritta con i caratteri disordinati di una bambina di seconda elementare.
“So che la mamma mi vuole bene perché… si fa piccola come me quando ho davvero bisogno di lei”.
“Vedi, mamma?” ha esclamato la mia piccola artista, indicando il disegno sotto le parole scribacchiate sul foglio. “Siamo io tu ed io te nel nostro nascondiglio segreto… Ti ricordi che venivi sempre a cercarmi quando piangevo?”
Ho fatto cenno di sì, mentre gli occhi mi bruciavano di lacrime involontarie. Ho espresso meraviglia e stupore per quel capolavoro prezioso, poi sono andata in cucina ad appendere il disegno al frigo con una calamita, perché questa mamma ha un bisogno disperato di ricordare quello che sua figlia sa già:
Il vero amore si abbassa per dire: Sei importante.
Il vero amore s’inginocchia umilmente per dire: Ti voglio bene.
Il vero amore si china liberamente per dire: Sono qui.
Il vero amore è disposto a diventare piccolo per offrire il dono più bello di tutti: il potere della presenza.
Forse è per questo che mi sono ritrovata a pensare ad angoli nascosti e disegni a matita mentre spacchettavo il nostro piccolo presepe e disponevo la statuina di Gesù bambino negli angoli delicati della sua mangiatoia di ceramica dipinta.
Al centro di questa stagione piena di pompa e fanfara c’è un umile Salvatore che si è fatto piccolo per noi quando avevamo davvero bisogno di Lui.
È pazzesco a pensarci: in quel primo Natale di tanto tempo fa l’amore più grande di tutti si è rimpicciolito. Il Re del Cielo si è abbassato per scendere sulla terra e farci conoscere il dono della sua presenza, la meraviglia della sua vicinanza e il conforto della sua compagnia.
Secondo una bambina di sette anni, che una volta si è nascosta dietro a una cassettiera malmessa, e secondo le parole eterne del versetto di oggi, 1 Giovanni 4,10, è così che sappiamo di essere veramente e abbondantemente amati: “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi…” —Alicia Bruxvoort[2]
Emanuele
Il Natale rappresenta uno degli eventi più importanti nella storia dell’umanità – quando Dio entrò fisicamente nel mondo sotto forma di suo Figlio Gesù. Nel raccontare la storia di questo ingresso di Dio, il Vangelo di Matteo dice che gli avvenimenti che portarono alla nascita di Gesù avvennero, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi».[3]
Gesù, “Dio con noi”, ci ha indicato fino a che punto Dio si spingerà per riconciliare l’umanità a Se stesso – stabilendo di addossarsi Lui stesso, nel corpo del Figlio di Dio, la punizione per i peccati dell’umanità, affinché noi potessimo vivere con Lui in eterno.
Il Natale è la celebrazione di “Dio con noi”, la nascita del Figlio di Dio incarnato, che visse e morì per permetterci di avere un rapporto con Dio e per far vivere in noi lo Spirito Santo. Un ottimo motivo per una festa piena di gioia!
A Natale e in ogni altro giorno dell’anno, tutti noi che abbiamo dentro lo Spirito Santo siamo in un certo senso un’estensione del “Dio con noi” nella nostra comunità – per i nostri amici e i nostri vicini, per i nostri colleghi, per le persone che ci servono nei negozi e nei ristoranti e per gli estranei che il Signore mette sulla nostra strada. L’amore che dimostriamo nei rapporti con gli altri, l’aiuto e la disponibilità che offriamo, rispecchiano lo Spirito Santo che dimora in noi. Gli altri possono sentire che in noi c’è qualcosa di speciale e insolito; quando spieghiamo che Dio è con noi e che può essere anche con loro, contribuiamo a realizzare il motivo principale del Natale.
Questo è un momento meraviglioso dell’anno per condividere il Vangelo con gli altri, per far sapere loro che Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.[4] Siamo tutti chiamati a fare il possibile per dare la notizia che “Dio è con noi” a tutti quelli che hanno bisogno di Lui. —Peter Amsterdam
Pubblicato sull’Ancora in inglese il … dicembre 2017.
[1] https://maxlucado.com/it-began-in-a-manger-christmas
[2] http://info.proverbs31.org/the-big-gift-of-smallness
[3] Matteo 1,22–23 NR.
[4] Giovanni 3,16 NR.