Peter Amsterdam
L’immutabilità di Dio — o la sua invariabilità e costanza — fa parte della sua natura divina. Significa che Dio non cambia nel suo essere, nella sua perfezione, nei suoi scopi e nelle sue promesse. Non cambia nella sua natura o nel suo carattere.
L’universo e tutto ciò che contiene cambiano. C’è una transizione, un movimento da uno stato all’altro. Le persone, per esempio, invecchiano e quindi cambiano. Aumentano o diminuiscono di dimensioni, oltre che intellettualmente ed emotivamente. Qualcuno può anche cambiare moralmente, passando da cattivo a buono, o viceversa. Qualcuno può studiare o praticare un lavoro e così facendo imparare e diventare esperto in quella materia. Questi sono esempi del cambiamento che fa parte della vita nella creazione.
Comunque, Dio trascende la creazione. Non cambia. Se lo facesse, migliorerebbe o peggiorerebbe. La sua intelligenza e conoscenza aumenterebbero o diminuirebbero. Diventerebbe più amorevole o meno amorevole, più santo o meno santo. Essendo Dio, però, è infinito in ognuna di queste cose. Quindi non migliora né peggiora in nessuna d’esse. Se lo facesse, non sarebbe Dio.
Tutta la creazione è “in divenire”, sta diventando qualcosa di diverso da quello che è in questo momento. Al contrario, Dio è “in essere”. È. Sempre. Non cambia.[1]
Il carattere di Dio, i suoi attributi o le sue perfezioni, non cambiano. Egli è sempre buono, amorevole, retto, giusto, santo, onnisciente, onnipotente e così via. Queste cose non subiscono variazioni. Egli è costante.
Se il carattere di Dio variasse, allora non potremmo essere sicuri che il Dio che conosciamo come buono e amorevole rimarrà lo stesso. Se Dio fosse soggetto a cambiamenti, allora a un certo punto potrebbe cominciare a pensare che il peccato non sia poi così male, dopotutto; potrebbe finire per degenerare a tal punto che potrebbe cominciare a compiere azioni malvagie anche Lui e perfino diventare un essere maligno onnipotente. Il suo carattere e i suoi attributi, però, non cambiano e non possono cambiare. Sono costanti, senza variazioni.
Dio non cambia il suo scopo, la sua volontà e il suo piano. Una volta che ha deciso di causare qualcosa, lo fa. Il suo piano della salvezza è una cosa che stabilì prima della fondazione del mondo ed Egli eseguì il suo piano così come aveva promesso. Le profezie, le predizioni e i giudizi del Vecchio Testamento furono adempiuti. La sua intenzione di salvare le persone per mezzo di Gesù, di far tornare Gesù, di dare la vita eterna ai credenti, di effettuare il giudizio e aprire il paradiso, non cambia; rimane costante.[2]
Dio non cambia in quanto alla sua Parola e alle sue promesse. Se smettesse di onorare le sue promesse, se agisse in maniera contraria alla sua Parola, allora non ci si potrebbe fidare di Lui. La promessa della salvezza e della vita eterna e la sua volontà di rispondere alle preghiere sarebbero in discussione. Se Dio potesse cambiare, allora questi fondamenti saldi della nostra fede potrebbero cambiare; invece le sue promesse e la sua Parola rimangono in eterno. “Per sempre, o Eterno, la tua parola è stabile nei cieli”. [3]
Dio può cambiare idea?
Quando si parla dell’immutabilità di Dio, spesso sorge la domanda sulle situazioni in cui sembra che Dio abbia cambiato idea, come quando disse a Giona di andare a Ninive ad annunciare che entro quaranta giorni la città sarebbe stata distrutta.[4] Un altro esempio lo troviamo quando concesse al re Ezechia altri quindici anni di vita, dopo avergli detto in precedenza che sarebbe morto.[5]
Considerando questi esempi in cui sembra che Dio abbia cambiato idea, dobbiamo ricordare che Dio è un essere personale che interagisce con l’umanità. All’interno di questa interazione, Dio reagisce alle scelte e alle decisioni umane. Quando qualcuno agisce male, Dio si dispiace per le sue azioni, ma se quella persona si pente e cambia, allora anche il rapporto di Dio con lei cambia. Il suo amore per lei non cambia mai, ma la sua reazione dipende dalle scelte che la persona fa. Nel caso di Ninive, poiché i suoi abitanti erano malvagi, la giusta reazione di Dio fu di distruggerli, così disse a Giona di avvertirli. Quando Giona li avvertì e il popolo si pentì, la reazione divina fu di avere misericordia di loro.
Riguardo a Ezechia, Dio dichiarò che sarebbe morto; tuttavia, quando il re pregò e pianse, Dio rispose alla sua preghiera e lo guarì.
In questi casi Dio rispose con misericordia e amore ai cambiamenti e alle preghiere fatte dalle persone interessate. In nessuno dei due esempi Dio cambiò il proprio carattere o la propria natura, né il proprio scopo e il proprio piano generale. Dio non cambiò; furono le persone a cambiare e Dio reagì di conseguenza, d’accordo con la sua natura divina.
Il teologo e scrittore Wayne Grudem lo spiega così:
Questi casi dovrebbero essere visti come sincere espressioni dell’atteggiamento o delle intenzioni di Dio nei confronti della situazione esistente al momento. Se la situazione cambia, allora ovviamente cambiano anche l’atteggiamento o l’intenzione di Dio. In questo caso è utile vedere l’esempio della predicazione di Giona a Ninive. Dio vede la malvagità di Ninive e manda Giona a proclamare: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta!” La possibilità che Dio rinunci al giudizio se il popolo si pente, non è espressamente menzionata nella proclamazione di Giona così com’è citata nelle Scritture, ma naturalmente è implicita in quell’avvertimento: lo scopo di dare un avvertimento è di causare il pentimento. Quando il popolo si pentì, la situazione cambiò e Dio rispose in maniera diversa al mutamento delle circostanze.[6]
Un altro fattore da ricordare riguardo agli scenari precedenti è che la Bibbia usa delle descrizioni antropomorfiche di Dio, come quando “si pentì” nella storia di Giona. Lo si intende meglio come un linguaggio descrittivo adatto alla comprensione umana.
A proposito di questo linguaggio antropomorfico, William Lane Craig dice:
È essenziale capire il genere letterario della maggior parte di queste storie bibliche. La Bibbia è in forma narrativa; sono storie che parlano di Dio da un punto di vista umano. Quindi, un buon narratore racconterà la sua storia con tutta la vivacità e il colore che desidera, per arricchire il suo racconto. Di conseguenza, nella Bibbia troverete storie che parlano di Dio da un punto di vista umano, nelle quali Egli non solo manca della conoscenza del futuro, ma anche di ciò che succede nel presente. Dio scende da Abramo e dice: “Ho sentito il grido che sale da Sodoma e Gomorra e scenderò a vedere cosa succede veramente”.[7] Ebbene, questo negherebbe non solo la preconoscenza divina, ma anche la sua conoscenza del presente. Ci sono poi altri passi in cui si parla di Dio in altri termini antropomorfici, come se avesse narici, occhi, braccia, altre parti del corpo umano e ali. Prendendo tutto letteralmente Dio sarebbe un mostro sputafuoco. Sono tutti termini antropomorfici. Sono espedienti letterari che fanno parte dell’arte del narratore e non dovrebbero esser visti come un testo di filosofia della religione o di teologia sistematica.[8]
In ognuna di queste situazioni Dio non cambiò la sua natura, il suo carattere, i suoi scopi o le sue promesse. Anzi, le seguì con costanza rimanendo giusto, amorevole, retto e personale, e agendo entro il suo proposito generale.
L’immutabilità di Dio — la sua costanza e invariabilità — è essenziale per la nostra fede in Lui. Se fosse incostante, se la sua natura o il suo carattere cambiassero regolarmente, se Egli migliorasse o peggiorasse, allora non potremmo fidarci di Lui. Non potremmo confidare nella sua Parola o nelle sue promesse.
Ma Dio non cambia nel suo essere, nella sua natura, nel suo carattere, nelle sue promesse o nel suo piano. Si può contare su di Lui, perché è fedele e sincero. È la Roccia su cui possiamo costruire e di cui ci possiamo fidare in questo mondo sempre mutevole, perché è il Dio immutabile.
Pubblicato originariamente in inglese nel maggio 2012.
Adattato e ripubblicato il 24 aprile 2017.
[1] Malachia 3,6; Giacomo 1,17.
[2] Efesini 1,11.
[3] Salmi 119,89.
[4] Vedi Giona 3,3–10.
[5] Isaia 38,1–5.
[6] Wayne Grudem, Systematic Theology, An Introduction to Biblical Doctrine (Grand Rapids: InterVarsity Press, 2000), 165.
[7] Genesi 18,20–33.
[8] Brani tratti dalla trascrizione dell’intervista “Can God Change?” nel programma PBS “Closer to Truth”.