Dove possiamo trovare la grazia?

Gennaio 25, 2017

Compilazione

[Where Are We to Find Grace?]

Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati). —Efesini 2,4-5[1]

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Che cos’è che rende il Cristianesimo diverso da tutte le altre religioni del mondo? Anni fa, questa stessa domanda fu discussa durante una conferenza. Alcuni dei partecipanti sostenevano che il Cristianesimo è unico nell’insegnare che Dio divenne uomo. Alcuni però obiettarono, dicendo che altre religioni hanno simili dottrine. È la resurrezione? No, fu l’obiezione, altre fedi credono che i morti risorgono. La discussione si accalorò.

C. S. Lewis, un forte difensore del Cristianesimo, arrivò in ritardo, si sedette e chiese: “Cos’è tutta questa agitazione?” Quando venne a sapere che si trattava di un dibattito sull’unicità del Cristianesimo, commentò immediatamente: “Oh, è facile. È la grazia”.

E aveva ragione! Al centro stesso del vangelo c’è la suprema verità che Dio ci accetta senza alcuna condizione quando riponiamo la nostra fiducia nel sacrificio redentore di suo Figlio incarnato. Anche se siamo peccatori oltre ogni speranza, nella sua grazia, Dio ci perdona completamente. È per la sua grazia infinita che siamo salvi, non per carattere morale, opere di giustizia, rispetto dei comandamenti o l’andare in chiesa. Quando non facciamo altro che accettare il perdono totale divino, riceviamo la garanzia della vita eterna.[2]

Davvero una buona notizia. Che vangelo! Che Salvatore! —Anonimo

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Emma Bombek ha commentato:

“L’altra domenica, in chiesa, stavo osservando un bambino piccolo che si voltava di qua e di là sorridendo a tutti. Non farfugliava, non sputacchiava, non borbottava, non strappava gli innari né rovistava nella borsa della mamma. Sorrideva e basta. Alla fine sua madre gli ha dato uno strattone e con un sussurro forte che si sarebbe potuto udire in un teatro ha detto: ‘Smetti di fare quei sorrisi! Sei in chiesa!’ Poi gli ha dato una sculacciata e mentre gli scendevano le lacrime sul viso, ha aggiunto: ‘Così va meglio’ ed è tornata alle sue preghiere.

Mi sono arrabbiata. Mi è venuto in mente che il mondo intero era in lacrime e se tu non lo sei è meglio che ti adegui. Volevo abbracciare stretto quel bambino con il viso rigato di lacrime e parlargli del mio Dio. Il Dio felice. Il Dio che sorride. Il Dio che ha avuto il senso dell’umorismo necessario per creare gente come noi. […] Per tradizione uno sfoggia la sua fede con la solennità del lutto, la gravità di una maschera tragica e la dedizione di un membro del Rotary.

Che sciocca, ho pensato. Quella donna era seduta vicino all’unica luce rimasta nella nostra civiltà – l’unica speranza, il nostro unico miracolo, la nostra unica promessa d’infinità. Se non poteva sorridere in chiesa, dov’altro poteva farlo?”

Questa descrizione dei Cristiani è certamente incompleta, perché ne conosco molti che incarnano la grazia. Tuttavia, per qualche motivo, nel corso della storia la chiesa è riuscita a farsi una reputazione di mancanza di grazia. Come nella preghiera di quella bambina inglese: “O Dio, rendi buone tutte le persone cattive, e rendi simpatiche quelle buone”. —Philip Yancey[3]

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Quando si comincia a mettere più enfasi sulla condanna del peccato che sull’amore per il peccatore, è un brutto segno. Dio fa tutto il possibile per amarci e farci entrare nel suo regno. Cosa vi ha vinto a Gesù? Il fatto che qualcuno abbia enumerato i vostri peccati uno a uno e vi abbia detto che eravate un “peccatore immondo”? Siete stati condannati e criticati per tutte le vostre colpe? O vi è stato detto che non importava quello che avevate fatto, che c’è un Padre amorevole che vi ama così tanto da essere disposto a pagare qualsiasi prezzo — anzi, quello più alto — per preparare per voi un posto al suo fianco in Cielo, dove potrete essere per sempre felici e in pace con Lui? Ricordatevi che “ Dio ha dimostrato il suo amore verso di noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”.[4]

Se le persone devono essere prive di peccato prima di poterle amare, chi resterebbe da amare? Se cominciamo a giudicare le persone in base ai loro peccati, chi rimarrà? “Se tu dovessi tener conto delle colpe, o Eterno, chi potrebbe resistere?”[5] Non abbiamo alcuna speranza, senza l’amore di Dio; quella è l’unica cosa che ci può salvare. —Maria Fontaine

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Desiderosa di lasciarsi alle spalle il suo quartiere povero in un paesino del Brasile, Christina voleva vedere il mondo. Scontenta di una casa che aveva solo un pagliericcio sul pavimento, un lavandino e una stufa a legna, sognava di trovare una vita migliore in città. Una mattina se ne andò di nascosto, spezzando il cuore di sua madre.

Sapendo come sarebbe stata la vita di strada per una ragazza giovane e attraente, Maria si preparò per andare a cercarla. Mentre andava alla fermata dell’autobus, si fermò in un negozio per un’ultima cosa: delle foto. Si sedette in una cabina per fototessere, chiuse la tendina e spese quel che poteva per farsi delle foto. Con la borsa piena di piccole foto in bianco e nero, salì sul primo autobus diretto a Rio de Janeiro.

Maria sapeva che Christina non aveva modo di guadagnarsi dei soldi. Sapeva anche che sua figlia era troppo testarda per arrendersi. Quando l’orgoglio incontra la fame, un essere umano è disposto a fare cose che prima reputava impensabili. Sapendo questo. Maria cominciò la sua ricerca. Bar, hotel, nightclub, tutti i posti con la reputazione di ospitare prostitute e squillo. Li passò tutti e in ognuno lasciò la sua foto incollata a uno specchio nei bagni, a una bacheca d’hotel, in un angolo di una cabina telefonica. E sul retro di ogni foto scrisse lasciò una piccola nota.

Passò poco tempo e i soldi e le foto finirono, così Maria dovette tornare a casa. La madre esausta pianse quando l’autobus partì per il lungo ritorno al suo piccolo villaggio.

Qualche settimana dopo, la giovane Christina stava scendendo le scale di un albergo. Aveva il viso stanco; i suoi occhi nocciola non danzavano più con la gioia della gioventù ma parlavano di dolore e paura. Non rideva più. Il suo sogno era diventato un incubo. Mille volte aveva desiderato cambiare di nuovo questi innumerevoli letti per il suo pagliericcio sicuro. Il suo villaggio, però, era troppo lontano, in tanti modi diversi.

Quando raggiunse il fondo delle scale, i suoi occhi notarono un viso familiare. Guardò di nuovo e sullo specchio dell’atrio c’era una piccola foto di sua madre. Gli occhi le s’inumidirono di lacrime e le venne un nodo in gola mentre attraversava la sala e staccava la piccola foto. Sul retro c’era scritto questo convincente invito: “Qualsiasi cosa tu abbia fatto, qualunque cosa tu sia diventata, non ha nessuna importanza. Per favore, torna a casa”. E lo fece. —Max Lucado[6]

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 20 settembre 2016.


[1] NR.

[2] Tito 3,4–7.

[3] Philip Yancey, What’s So Amazing About Grace? (Zondervan, 1997).

[4] Romani 5,8.

[5] Salmi 130,3.

[6] Max Lucado, No Wonder They Call Him Savior (Multnomah Press, 1986).

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