Ebenezer e la storia del Natale

Dicembre 17, 2016

Compilazione

[Ebenezer and the Christmas Story]

Ebenezer Scrooge e il Grinch: hai mai simpatizzato con loro, con l’avvicinarsi della stagione natalizia? O magari non arrivi a quegli estremi, ma lo stesso non provi quel dolce senso di calore interiore come tutti gli altri?

A metà del 2011 stavo lavorando su un articolo di Natale per un sito per bambini e mi sono imbattuta in questa informazione sorprendente: “Entro la prima parte del XIX secolo, il Natale [in Nord America], era quasi sparito. Il giornale The Times, per esempio, non menzionò il Natale neppure una volta tra il 1790 e il 1835”. 1

Incuriosita, ho chiesto a Google perché i festeggiamenti natalizi fossero quasi scomparsi in quel periodo della storia americana. A quanto pare molti coloni americani del 1600 erano puritani, rigidi protestanti che ritenevano il Natale una festa cattolica e quindi da non celebrarsi. 2 E nei duecento anni successivi, fino all’inizio del XX secolo, la maggior parte delle persone in America non celebrò il Natale e quelle lo celebrarono, lo fecero in maniera molto tranquilla.

Sotto il governo di Oliver Cromwell, dal 1653 al 1658, non fu celebrato nemmeno in Inghilterra. Nel 1660, però, due anni dopo la morte di Cromwell, il divieto fu tolto e fu nuovamente istituita la festa del Natale.3 In ogni caso, dalla metà del 1600 alla fine del XVIII secolo – per quasi centocinquanta anni – i festeggiamenti del Natale erano molto diversi da oggi. Fu durante l’epoca vittoriana che nacquero molte delle tradizioni che seguiamo oggi. Che cosa cambiò? Molto dipese da una storia sul Natale scritta da un uomo.

Nel 1843, lo scrittore inglese Charles Dickens (1812–1870) scrisse Canto di Natale. A parte la storia del primo Natale, è probabilmente uno dei racconti di Natale più famosi di tutti i tempi. Nel suo racconto, Charles Dickens idealizzò un certo tipo di Natale su cui ora basiamo molte delle nostre percezioni. Si potrebbe immaginare che, vista la sua descrizione così stupenda del Natale celebrato dalla famiglia del piccolo Tim, la maggior parte degli inglesi festeggiasse il Natale così – con l’albero, i canti natalizi, il tacchino per cena, la famiglia riunita, i regali. Non a quell’epoca.

“Quando leggiamo o ascoltiamo Canto di Natale”, dice Bruce Forbes<4 in un’intervista a un programma radio regionale, non vediamo un’immagine che rispecchiava il Natale di quei tempi, lo vediamo come Dickens avrebbe voluto che fosse”. 5

All’inizio del XIX secolo i Natali non erano come quello descritto in Canto di Natale. “C’era molta disoccupazione”, dice lo studioso dickensiano John Jordan. “C’era miseria e lui vedeva il Natale come qualcosa che poteva fare in qualche modo da contrappeso agli effetti negativi della rivoluzione industriale”.6 Così bisogna ringraziare Charles Dickens per avere in qualche modo sorvolato sulla maniera reale in cui il Natale era festeggiato in quei giorni e aver creato la visione di qualcosa di meglio.

Ho preso l’argomento alla larga: quello che volevo dire è che niente può impedirvi di creare le vostre tradizioni natalizie con un significato sincero e speciale per voi.

Crescendo, quando si trattava di feste natalizie avevo sentimenti simili a quelli di Scrooge. Negli ultimi anni, però, ho cominciato a godermelo e penso che ciò abbia a che fare con la creazione di nuove tradizioni natalizie personali, o con il pensiero del vero significato delle vecchie tradizioni. Sono giunta a comprendere che le tradizioni funzionano meglio quando servono a commemorare qualcosa che non bisogna dimenticare – e che va assolutamente festeggiato.

Le tradizioni del Natale dovrebbero celebrare un’idea stupenda: l’amore.

Quest’anno hai qualche opportunità di dimostrare amore alle persone che Gesù ama? Prova a dire di sì. E non solo nella mente, quella parte di te che capisce razionalmente che Gesù ama gli altri; ma anche nel tuo cuore. Perché se riesci ad accettare di dimostrare vero amore con il cuore, questo può fare una differenza enorme – non solo per chi riceve, ma anche per il livello personale di gioia che proverai nel farlo.

Decidi quali cose meravigliose fare per le persone cui vuoi bene; immergi le tue azioni nell’amore – e avrai una delle migliori tradizioni natalizie che si possano avere. —T. M.7

Un canto di Natale

La famosa storia dell’irascibile e taccagno Scrooge è stata raccontata molto spesso dal momento della sua prima pubblicazione da parte di Charles Dickens nel 1843. Per molti la storia è diventata un simbolo del Natale; tuttavia, anche se molti di noi conoscono bene l’insensibilità, l’avarizia e l’avidità del suo personaggio principale, Ebenezer Scrooge, quante volte applichiamo alla nostra vita le lezioni di questo racconto?

La trama vede un miserabile taccagno che con un drammatico cambiamento diventa una persona migliore. Prima della sua trasformazione era l’opposto di tutte le buone qualità che un Cristiano dovrebbe avere – amore, bontà, benevolenza, altruismo, premura per chi ci sta intorno. Anche se Scrooge può essere la rappresentazione piuttosto esagerata di un carattere tirchio, forse è anche una metafora per l’avarizia che risiede in ognuno di noi.

C’è un po’ di egoismo dentro di noi, non è così? Abbiamo obiettivi mai raggiunti, ideali eccelsi dimenticati da tempo? Passiamo accanto ad altri senza una parola o uno sguardo gentile, quando incrociano la nostra strada, troppo presi da noi stessi per notarli?

Non dobbiamo aspettare di raggiungere lo stesso livello egoistico di Scrooge prima di decidere di fare un cambiamento. Non sarebbe meraviglioso se a ogni Natale potessimo dare un’occhiata onesta alla nostra vita, alle cose del passato, a quello che stiamo facendo nel presente e ai nostri obiettivi per il futuro, e vedere che cosa è diventato veramente importante per noi?

Con un gesto estremo di amore e altruismo, Dio offrì Gesù a noi abitanti della terra, perché potesse insegnarci il suo amore e poi morire per noi per procurarci la vita eterna. A Natale celebriamo l’offerta di questo dono meraviglioso. Non possiamo nemmeno sperare di ripagarlo, ma Gesù dice che “tutte le volte che l’avete fatto a uno di questi miei fratelli e sorelle più piccoli, l’avete fatto a me”.8 Ogni tipo di parola e di gesto fatto per amore – non perché è logico o nel nostro interesse, ma perché aiuterà qualcun altro – alla fine aiuterà noi, spessissimo come meno ci aspettiamo.

Prendiamo l’impegno – e non solo a Natale – di fare un passo indietro e riesaminare la nostra via e i nostri valori, per poi discernere qual è stato il vero motore che ci ha spinto nella vita. Assaporiamo ogni momento finché possiamo e approfittiamo di ogni opportunità per aiutare un altro essere umano, perché alla fine questa è l’unica cosa che conta sul serio. —Natalie Anne Volpe (1991–2011)

Cercando Ebenezer

Verso la fine dell’anno scorso sono stato perseguitato dalla parola “Ebenezer”. Tutto è cominciato quando l’ho udita in un podcast cristiano, ma il lettore non ne ha chiarito il significato. La parola mi è rimasta in mente per giorni e mi chiedevo dove l’avessi già sentita. I miei figli l’hanno identificata con l’insolito nome di battesimo di Scrooge, il personaggio del famoso racconto di Dickens Canto di Natale, ma non era quello l’Ebenezer che stavo cercando.

Questo misterioso “Ebenezer” è saltato fuori un’altra volta quando sono andato a trovare mia figlia durante le feste. Era lì, scritta a caratteri cubitali sopra l’ingresso di un negozio nuovo nella piazza del villaggio. Sembrava che “Ebenezer” saltasse fuori da tutte le parti, ma chi era?

La risposta è arrivata mentre ascoltavo un altro podcast. A un tratto il lettore ha menzionato quella parola e ha citato anche un riferimento biblico: 1 Samuele capitolo 7. L’ho cercato immediatamente e ho scoperto che in quel passo il profeta Samuele eresse una roccia tra due luoghi, Mizpa e Sen, dopo la vittoria del popolo israelita sui suoi nemici. Questa roccia si chiamava – hai indovinato – Eben-Ezer, che significa “roccia del soccorso”. Fu eretta in segno di riconoscenza e gratitudine per l’aiuto divino. Così dopotutto “Ebenezer” non era un “chi”, ma un “che cosa”.

Riesco a immaginare me stessa seduta in cima a quella grossa roccia. Da una parte c’è l’anno appena terminato, con tutti i suoi ostacoli, le sue prove, le sue vittorie e le sue gioie. Mi guardo indietro dal mio punto di vantaggio e il cuore mi si riempie di gioia.

Dall’altra parte, l’anno nuovo, pieno di misteri ancora da rivelare. Sono piena d’aspettative. Se Dio mi ha sempre aiutato in passato, certamente lo farà anche in futuro!

Quest’anno, ogni volta che incontrerò dolori o difficoltà, cercherò d’appoggiarmi a Eben-Ezer, la roccia di soccorso, la roccia della speranza. Mi ripropongo di affrontare questo nuovo anno con la prospettiva che il futuro sarà radioso come le promesse di Dio! Per usare le parole di Davide: “Io alzo gli occhi ai monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dall'Eterno, che ha fatto i cieli e la terra”.9 Rosane Pereira


1 http://www.dwarfnet.com/christmas/everything/facts.shtml.

2 http://www.freerepublic.com/focus/f-news/1544080/posts.

3 http://www.olivercromwell.org/faqs4.htm.

4 Bruce Forbes è il presidente del dipartimento di studi religiosi del Morningside College di Sioux City, in Iowa, USA.

5 http://news.minnesota.publicradio.org/features/2005/12/24_gilbertc_historyxmas/.

6 http://news.minnesota.publicradio.org/features/2005/12/24_gilbertc_historyxmas/.

7 Brani tratti da http://just1thing.com/podcast/2011/12/6/imagine-a-better-christmas.html.

8 Vedi Matteo 25,40.

9 Salmi 1211–2.

Pubblicato sull’Ancora in inglese il 13 dicembre 2016.

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