Steve Hearts
Il Signore, nel suo grande amore e nella sua attenzione nei nostri confronti, è fedele ad assegnarci in sorte luoghi piacevoli.[1] Questi “luoghi piacevoli” possono essere qualsiasi cosa, dal posto in cui viviamo al nostro posto di lavoro, alla nostra chiesa, al nostro ministero o quel che volete. Con il passare del tempo, possiamo avere la tendenza a metterci a nostro agio e lasciar crescere le nostre radici sempre più in profondità. Così, quando la voce del suo Spirito ci chiede di sradicarci e spostarci, siamo più che sorpresi e sotto shock.
È così che mi sono sentito quando recentemente il Signore mi ha chiesto di lasciare il mio precedente campo di missione e il mio ministero di lunga data per aiutare a prenderci cura di alcune situazioni familiari. Anche se ero certo che questo spostamento fosse una mossa del suo Spirito, il processo di sradicamento è stato difficile, perché ero sicuro che sarei rimasto molti anni su quel campo di missione e in quella situazione. Dopo esserci trasferiti e sistemati nel nostro nuovo posto, mi sono ritrovato spesso a pensare con nostalgia al posto da cui eravamo venuti.
Proprio l’altro giorno, in uno di quei momenti in cui mi sentivo quasi sommerso dalla nostalgia, mi sono ricordato una delle mie canzoni preferite, “Non ancora a casa” [Not Home Yet], di Steven Curtis Chapman. Ho deciso di riascoltarla. Mi è sempre piaciuta per il suo bel messaggio e per quello che secondo me è un arrangiamento musicale creativo. Ma quando l’ho riascoltata, la mia attenzione si è rivolta solo alle liriche che sembravano scritte proprio per me e per il momento che stavo passando:
A tutti i viandanti, ai pellegrini con nostalgia di casa,
da uno che cammina con voi
in questo viaggio sul cammino della vita,
la strada è lunga e tortuosa.
Da uno che ha visto molti luoghi
e ha sognato di restare sulle montagne,
che ha pianto come voi
con una gran voglia di sdraiarsi e morire,
Io offro queste parole: dobbiamo ricordare
che non siamo ancora a casa, non siamo ancora a casa.
Continuate a guardare avanti, non lasciate che il cuore dimentichi
che non siamo ancora a casa, non siamo ancora a casa.
Per molto tempo mi ero concesso il pensiero di essere “arrivato” in un posto qui sulla terra dove sarei rimasto per il resto della mia vita; ma mi dimenticavo che, come credenti e seguaci di Gesù, la nostra “casa” finale ci aspetta nella prossima vita. Come continua a dire la canzone:
Chiudete gli occhi con me
e ascoltate il Padre che dice: “Benvenuti a casa”.
In tutte le sue promesso troviamo la forza di continuare,
perché ha detto: “Vado a preparare un posto per voi”.
… Continuiamo il viaggio.
… So che ci sarà un momento, ci sarà un posto,
in cui vedremo il nostro Salvatore e riceveremo il suo abbraccio.
non stanchiamoci di fare il bene né di essere lieti di restare qui
perché non siamo ancora a casa, non siamo ancora a casa.
Con questa canzone, il Signore mi stava chiaramente mostrando che il viaggio della mia vita non è ancora terminato. C’è ancora terra vergine da conquistare, territori non reclamati, da vincere per la gloria di Dio e per il suo regno.
Dovevo ricordare che il vero momento “d’arrivo” sarà quando incontreremo Gesù faccia a faccia e lo udremo darci un amorevole benvenuto, come dice la canzone. Allora, una volta che il viaggio di questa vita presente sarà terminato, ne comincerà un altro, molto eccitante: quello dell’eternità con Gesù, in cui continueremo a imparare, crescere e progredire.
Mi sono ricordato di una delle molte perle di saggezza offerte dall’apostolo Paolo in Ebrei 13: “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura”.[2] Sia Pietro che Paolo indicano chiaramente che questa vita terrena è solo un pellegrinaggio.[3]
Mi conforta il fatto che ci sia una città eterna che mi attende insieme a Gesù nella vita futura. Non sono ancora arrivato a casa, ma ci arriverò. Ricordarmi questa verità rende più facili i momenti di cambiamento e transizione.
Pubblicato sull’Ancora in inglese il 10 agosto 2016.