Trattare la gente per l’immagine di Cristo che sono

Novembre 9, 2016

E la differenza che questo può fare

John Stonestreet


Treating People Like the Image Bearers They Are

Quando ero in prima superiore, ero un idiota. Peggio ancora, ero un idiota in una scuola cristiana. Il tipo peggiore d’idiota. Per sei giorni la settimana, tra la scuola e la chiesa che la gestiva, ero nello stesso edificio ad ascoltare le stesse lezioni bibliche, spesso dalle stesse persone. In realtà, però, non potevo dire di avere fede.

Tutto cominciò a cambiare l’ultimo giorno di lezione prima delle feste di Natale nel dicembre del 1990. Sappiamo tutti cosa dovrebbe succedere nell’ultimo giorno di lezioni prima di Natale: non molto.

Be’, quel giorno l’insegnante di religione annunciò che, nella nostra classe di studi biblici, noi ragazzi saremmo usciti a due a due per andare a far visita alle persone anziane della nostra chiesa che non potevano uscire di casa. Immagino che ci fosse l’intenzione di portare un po’ di allegria natalizia, ma, come potete immaginare, le cose non andarono esattamente in quel modo. L’unica cosa che desideravamo fare meno delle lezioni nell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze era andare a far visita a persone anziane completamente sconosciute.

La mia unica consolazione era che ero in coppia con il mio amico Brian, che condivideva il mio sdegno per l’incarico affidatoci. “Cosa facciamo?” gli chiesi: “Non ho voglia di andare a trovare dei vecchi””.

“Ho un’idea”, rispose Brian. “Andiamo a trovare una persona, ma poi diciamo di non aver trovato la casa dell’altra. Così finiremo in fretta e potremo andare al centro commerciale”.

Fu così che feci la conoscenza della sig.ra Buckner, che viveva in una tortuosa stradina di campagna della Virginia, in un piccolo appartamento che suo nipote aveva costruito per lei in fondo alla fattoria.

Ci fece entrare in casa – ed eccoci lì: un sedicenne, un quattordicenne e un’anziana vedova ottantanovenne. Non avevamo molto in comune.

Proprio quando la situazione era già arrivata al massimo dell’imbarazzo, la sig.ra Buckner disse: “Cantiamo qualche canzone di Natale insieme”. Cantammo Astro del ciel, impappinandoci un po’, poi lei decise che una canzone era sufficiente.

“Be’, sig.ra Buckner”, disse Brian, “adesso dobbiamo andare”.

“Sì”, mentii, “dobbiamo andare a trovare un’altra persona prima di tornare a scuola”.

A quel punto lei chiese: “Possiamo pregare insieme, prima che ve ne andiate?”

Così io pregai, poi pregò Brian – e non ci vollero più di quarantacinque secondi. Ma poi pregò la sig.ra Buckner.

A quell’epoca avevo già frequentato la chiesa per tutta la mia vita. Avevo sentito migliaia di preghiere. Ma non avevo mai sentito niente del genere. Mi ricordo di aver aperto gli occhi per vedere se per caso Gesù fosse seduto vicino a lei, perché sembrava davvero che lo fosse. Parlava a Dio come se lo conoscesse, con un insieme di confidenza e umiltà che viene solo dalla certezza di essere ascoltati.

Lasciammo la sua casa e ce ne andammo al centro commerciale, distratti dal nostro piano di incontrare qualche ragazza. Mi ricordo, però, che Brian mi disse: “È una vecchietta in gamba”. E concordai con lui.

Due anni dopo mi svegliai con una sensazione strana. Di solito mi sarei svegliato pensando alla pallacanestro o alla mia ragazza invece quella mattina mi svegliai pensando alla sig.ra Buckner. E ancora oggi non so perché.

Comunque finii per tornare giù per quella strada tortuosa fino a casa sua. “Sig.ra Buckner”, le dissi, “probabilmente non si ricorda di me, ma due anni fa venni qui con il mio amico Brian. Mi chiamo John”.

“John”, sorrise. “Ho pregato per te questa mattina”.

Da quel momento la sig.ra Buckner divenne una mia grande amica. Anzi, pregò per me ogni giorno per il resto della sua vita. Ancora oggi non riesco a immaginare quante cose mi ha evitato o mi ha fatto ottenere con le sue preghiere.

A quattordici anni mi ero trovato – apparentemente per caso – nella casa di un’anziana signora di ottantanove anni che non conoscevo e che non avevo alcun interesse particolare a conoscere. Non volevo essere lì. Le raccontai una bugia. Tuttavia Dio la usò per alterare la traiettoria della mia vita. Scoprii in seguito che in realtà aveva influenzato anche la vita di moltissime altre persone nella comunità.

Ecco cosa succede quando conosci Gesù e tratti gli altri come i portatori della sua immagine che sono. Dio ci usa, e spesso in modi che non riusciamo nemmeno a immaginare.

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Pubblicato sull’Ancora in inglese il 27 luglio 2016.

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