Riflessione sulla misericordia dal salmo 51,1

Settembre 30, 2016

David Brandt Berg

[Reflection on Mercy from Psalm 51:1]

“Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; per la tua grande compassione cancella i miei misfatti”.[1]

Cosa s’intende qui per pietà? Usiamo una parola, sappiamo cosa vuol dire, ma a volte è difficile spiegarlo.

Un esempio di pietà, o misericordia, è quando Dio ci perdona e non ci dà la punizione che meritiamo. Ci ama e ci perdona invece di punirci. Poiché ci dispiace, ci pentiamo e chiediamo al Signore di perdonarci e di aiutarci a non farlo più, Lui ci offre un’altra possibilità. La pietà, in un certo senso, è come un’altra possibilità. Dio ti offre un’altra possibilità non punendoti come meriteresti. Per questo qui Davide prega, come dovremmo fare tutti: “Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità”.

La benignità, quindi, deve avere qualcosa a che fare con la pietà. La benignità indica un’affettuosa indulgenza, una buona disposizione d’animo verso una persona.

E i misfatti cosa sono? Sono gli errori, i peccati. Significa fare qualcosa che non dovremmo fare. Sono le nostre mancanze, le nostre colpe, come dice nel Padre Nostro: “Perdona le nostre colpe come noi abbiamo perdonato le loro”.[2] In un altro Vangelo usa la parola “peccati”.[3]

Ne stavo parlando con Fratello Brown, quello che mi ha aiutato a costruire la chiesa in Arizona. Era convinti di non poter più peccare, perché credeva nella dottrina della santificazione. Credeva di essere completamente santificato e di non poter peccare perché aveva ricevuto lo Spirito Santo. Riteneva che ciò l’avesse reso perfetto e che quindi gli fosse impossibile peccare.

Sosteneva di aver ricevuto quella che lui chiamava la “seconda opera della grazia” e che questa aveva eliminato tutta la sua natura peccatrice. Il suo io cattivo se n’era andato, quindi adesso lui era senza peccato e non poteva fare niente di male. Così gli ho detto: “Ogni tanto, però, anche mentre eravamo qui a costruire questo edificio, ha fatto qualche errore. Hai fatto qualcosa di sbagliato, anche solo per caso”. E lui: “Oh, quello non era un peccato. Era solo uno sbaglio”. Così gli ho risposto: “Dopo il Padre Nostro, Gesù dice che per essere perdonati per le nostre colpe dobbiamo perdonare le colpe degli altri”. Al che ha replicato: “Una colpa è solo uno sbaglio, non è un peccato”. E io: “Come mai, allora, nell’altro Vangelo dice ‘perdona i nostri peccati, come noi perdoniamo ai nostri debitori’?”[4] E a quello non ha saputo come rispondere.

I misfatti sono peccati, come le colpe; vuol dire fare qualcosa di male. Il Signore però è molto misericordioso e se ci pentiamo e gli chiediamo sinceramente di perdonarci, e poi cerchiamo di non farlo più, Lui ci perdona.

Il Signore ha misericordia di noi come noi genitori abbiamo misericordia dei nostri figli. Fare giustizia significa darti quello che meriti. Se meriti una punizione e la ricevi, quella è giustizia; vieni giudicato.

Davide chiede pietà. Meritava di essere punito; meritava perfino di essere ucciso, sotto la legge mosaica. Meritava di essere lapidato e ucciso perché aveva rubato la moglie di un altro uomo e per di più aveva ucciso lui.[5] Ma chiese al Signore di perdonarlo. Qui invoca pietà. Il Signore lo punì ma non lo uccise. Quella è pietà. Davide meritava la morte, ma il Signore lo perdonò perché si era pentito. Mia madre diceva sempre che il suo era stato un peccato grande, ma anche il suo pentimento era stato grande, così aveva ricevuto un grande perdono. Ricevette pietà perché si era pentito e aveva chiesto al Signore di perdonarlo.

Quando ci pentiamo sul serio, chiediamo perdono al Signore e cerchiamo di non farlo più, il Signore ha pietà di noi. C’è un momento per la pietà e il perdono. Anzi, cosa disse il Signore? I suoi discepoli gli chiesero: “ Quante volte dovrei perdonare mio fratello? Sette volte o cosa?” E il Signore rispose: “Settanta volte sette”[6] – il che fa quattrocentonovanta volte.

Il Signore è molto misericordioso con noi, perché ci perdona tutti i nostri peccati, molto più di quattrocentonovanta volte, dimostrando molta pietà e benignità nei nostri confronti. Quella è pietà. Si addossò la nostra punizione perché potessimo salvarci. Non perché siamo perfetti o perché non abbiamo mai fatto niente di sbagliato, ma perché ci ama. Quella è vera misericordia. Quello è perdono, quella è benignità.

Non possiamo salvarci mediante le nostre opere o la nostra bontà; nemmeno con in nostri tentativi di mantenere le leggi di Dio e amarlo. Non possiamo essere abbastanza buoni o perfetti da guadagnarci o meritare la perfezione celeste della salvezza che viene dalla sua grazia, dal suo amore e dalla sua misericordia! È impossibile per chiunque salvarsi senza la potenza miracolosa di Dio.

Accettare la salvezza mediante la sua Parola è un’opera della grazia di Dio. È gratis; si può solo ricevere. È il dono di Dio – non possiamo darci da fare per averla. Non si può guadagnare un dono, altrimenti non sarebbe un dono. Non avete nessuna giustizia tranne quella di Cristo; l’unico che può darvela è Lui.

Dio non può aiutarti a salvarti da solo, dato che non aiuta chi pensa di potersi salvarsi da solo, ma solo chi sa di non poterlo fare. L’idea che Dio ha della bontà è la religiosità, un peccatore che sa di aver bisogno di Dio e dipende da Lui per la propria salvezza. L’idea che Dio ha della santità non è una perfezione priva di peccato, la presunzione di esser giusti. È un peccatore salvato per grazia, un peccatore senza perfezione, senza giustizia propria, ma totalmente dipendente dalla grazia, dall’amore e dalla misericordia di Dio, per fede. Questi sono gli unici santi che esistono – non ce ne sono altri!

Pubblicato originariamente in Inglese nel luglio 1986. Adattato e ripubblicato il 19 maggio 2016.


[1] Salmi 51,1.

[2] Vedi Matteo 6,14-15.

[3] Luca 11,4.

[4] Luca 11,4.

[5] Vedi 2 Samuele 11.

[6] Matteo 18,21–22.

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