La Pasqua: ieri, oggi e in eterno!

Marzo 21, 2016

Peter Amsterdam

[Easter—Yesterday, Today, and Forever!]

Stavo riflettendo sulla risurrezione di Gesù e il suo significato. Che cosa significò per i suoi discepoli originali, tutti quelli che credettero in Lui durante la sua vita sulla terra? E che cosa significa per noi oggi?

Quando Gesù fece il suo ultimo pasto pasquale con i suoi discepoli, poche ore prima di essere arrestato, processato e ucciso, questi erano arrivati a comprendere che Gesù era il Messia di cui si parlava nelle Scritture (il Vecchio Testamento). Il modo in cui intendevano il suo ruolo di Messia, però, era diverso da come lo intendiamo noi oggi, era radicato nell’interpretazione delle Scritture comune in quell’epoca.

Il popolo ebreo della Palestina del primo secolo credeva e si aspettava che Dio avrebbe mandato un Messia, come se ne era parlato nel Vecchio Testamento. Secondo la loro interpretazione delle Scritture, questo Messia, l’Unto, sarebbe stato un re d’Israele terreno. L’attesa generale era che il re dei Giudei avrebbe liberato la nazione d’Israele dall’oppressione e dal dominio che subivano da secoli­ da parte di vari altri regni. Secondo il loro modo di vedere le cose, il regno a venire sarebbe stato un regno terreno.

Il modo in cui i discepoli intendevano Gesù come Messia fino al momento della sua morte si basava ancora su questa interpretazione. Si aspettavano che Gesù venisse unto re dell’Israele fisica. Quando Gesù parlò ai suoi discepoli della sua prossima morte, fu difficile per loro accettarlo, perché nella comune visione ebraica del ruolo del Messia era inconcepibile che questi venisse ucciso.

Gesù non voleva diffondere la notizia che Lui era il Messia, per lo meno fino a quel momento, forse perché avrebbe causato un conflitto politico con il governo romano. Anche se non voleva che i discepoli diffondessero la notizia di chi fosse, Gesù li informò.

La reazione di Pietro all’affermazione di Gesù che sarebbe andato a Gerusalemme a morire fu­ essenzialmente dirgli che aveva torto. Perché mai un discepolo avrebbe detto una cosa simile a Gesù? Perché, secondo il punto di vista ebraico, il Messia non sarebbe morto a Gerusalemme – avrebbe conquistato il regno fisico di Israele e avrebbe regnato e governato con giustizia, influenzando in qualche modo il mondo intero. Così, da un punto di vista naturale, la reazione di Pietro è comprensibile, come lo era la richiesta di Giacomo e Giovanni di poter avere posizioni di autorità nel regno terreno di Gesù. Si aspettavano un regno terreno con un re unto, il messia.

Gli avvenimenti dei giorni precedenti la Pasqua aumentarono questo senso d’anticipazione. La vista di una gran folla di persone giunte a Gerusalemme per la celebrazione della Pasqua che andavano incontro a Gesù con rami di palma, gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele, [1] dev’essere stata esilarante per i discepoli! Gesù era arrivato nella capitale (come ci aspettava che facesse il Messia) e molti lo proclamavano re. E perché non avrebbero dovuto farlo? La gente aveva sentito che recentemente aveva risuscitato il suo amico Lazzaro. Nel corso del suo ministero aveva guarito moltitudini di malati, aveva nutrito miracolosamente migliaia di persone e aveva proferito le parole di Dio con autorità. Il suo arrivo spinse le persone che non sapevano chi fosse o che cosa stesse succedendo a chiederne notizie e le folle che lo seguivano dicevano: “Costui è Gesù, il profeta che viene da Nazareth di Galilea”.[2] C’erano grandi aspettative che Gesù si rivelasse il Messia.

Comunque, stando alle apparenze, ben presto tutto andò storto. Nel giro di pochi giorni Gesù era morto, accusato ingiustamente e ucciso selvaggiamente nella maniera più degradante, con un metodo che indicava ai Giudei che la persona uccisa era maledetta da Dio.[3] Ci si aspettava che il Messia portasse i pagani alla giustizia, non che soffrisse ingiustamente violenza per mano loro.

Potete immaginare come deve essere stato devastante per i discepoli il modo in cui si svolsero gli avvenimenti. L’insegnante che avevano seguito, il loro amato Maestro che erano sicuri fosse il Messia, era morto. Le loro speranze che Gesù fosse il Messia si erano infrante e si sentivano profondamente tristi per la sua morte.[4]

Ma poi la risurrezione cambiò tutto! Dio risuscitò il Messia cosiddetto “fallito”. Gli ebrei non si aspettavano che il Messia risuscitasse, quindi i discepoli, o il popolo ebreo in generale, non erano esattamente in attesa di vedere se Gesù avrebbe adempiuto qualche promessa biblica al riguardo.

Durante il processo a Gesù, il sommo sacerdote gli chiese se fosse il Cristo, il Messia; dopo aver sentito la risposta affermativa di Gesù, il sommo sacerdote e gli altri che erano con lui decisero che Gesù doveva morire.[5] I capi ebraici lo rifiutarono; non credevano che fosse il Messia promesso e temevano che se fosse rimasto in vita i romani avrebbero distrutto loro, il tempio e l’intera nazione.

Ponzio Pilato, il procuratore romano, condannò a morte Gesù in base alla sua dichiarazione di essere un re. Sembra che non considerasse Gesù una minaccia, ma a causa dell’insistenza della folla e delle autorità ebraiche, scelse di applicare la legge.[6] Non potevano esserci re senza l’autorizzazione di Roma, quindi Egli fu crocifisso secondo le leggi anti-sedizione di Roma. Gesù fu giustiziato perché le autorità ebraiche rifiutarono di vedere in Lui il Messia e perché i romani dicevano che nessun re non autorizzato poteva vivere. Tuttavia, l’avvenimento straordinario e inaspettato della sua risurrezione rovesciò il verdetto del tribunale giudeo e di quello romano.[7]

Nonostante le regole romane che i pretendenti re dovessero morire e la convinzione delle autorità ebraiche che Gesù non fosse il Messia, Dio stesso rovesciò i loro giudizi, confermando Gesù come Re e come Messia facendolo risorgere. Questo a sua volta confermò tutto ciò che Gesù aveva insegnato su di Sé e su Dio Padre, sul regno di Dio e sulla salvezza. La risurrezione, che dimostrava che Gesù era realmente il Messia, unita alla discesa dello Spirito Santo, stabilì un nuovo modo di intendere Dio.

Il significato della risurrezione, ai tempi di Gesù, era la conferma che Gesù era chi diceva di essere. Prima della risurrezione, i discepoli non avevano capito fino in fondo le cose che Gesù aveva detto loro sulla sua morte e sulla sua risurrezione. Comunque, dopo essere risuscitato e durante i quaranta giorni prima di ascendere al cielo, Egli spiegò loro le Scritture e allora capirono.

La comprensione che ora, attraverso l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù, la salvezza era disponibile a tutti, fu il motivo per cui nel libro degli Atti gli apostoli predicarono il Cristo risorto. È il motivo per cui gli autori del Nuovo Testamento parlarono del significato della risurrezione, affermando che era la dimostrazione che Gesù era il Figlio di Dio, che siamo nati di nuovo, che abbiamo la certezza della nostra salvezza e che senza di essa la nostra fede sarebbe invano.

Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti. [8]

Se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.[9]

La risurrezione fu la prova che Dio era davvero entrato nel mondo in maniera nuova, mediante l’Incarnazione di suo Figlio. Cinquanta giorni più tardi, dopo l’ascensione di Gesù, anche lo Spirito Santo entrò nel mondo in maniera nuova, dimorando nei credenti. Questi avvenimenti spinsero i discepoli e la prima chiesa a diffondere quelle notizie in tutto il mondo dei loro giorni. Condivisero la notizia che, mediante Gesù e il suo sacrificio sulla croce, l’umanità poteva riconciliarsi con Dio.

Per i discepoli allora e per noi oggi, la Pasqua è il fondamento della fede e della speranza dei cristiani. I primi discepoli, anche se inizialmente dovettero affrontare il peso di speranze che erano andate deluse a causa delle loro stesse aspettative, ben presto riuscirono a comprendere che, proprio perché Gesù era risorto, ciò che aveva fatto, detto e promesso era vero. Questo arriva a noi lungo tutto il corso della storia. Il Cristo risorto, il Messia, il Figlio di Dio, la seconda persona della Trinità, diede prova della sua divinità e della fiducia che possiamo avere in Lui, morendo per i nostri peccati e risorgendo dai morti.

Poiché morì per i nostri peccati e poi risuscitò dai morti, sappiamo che tutto ciò che disse è vero: abbiamo la salvezza, abbiamo lo Spirito Santo che dimora in noi, abbiamo la promessa di una risposta alle nostre preghiere e ci guiderà quando glielo chiederemo. La separazione tra noi e Dio è superata. Siamo i suoi figli, vivremo con Lui per sempre e possiamo portare altri a Lui mediante la nostra testimonianza.

Grazie alla risurrezione, abbiamo la certezza della salvezza, la possibilità di condurre una vita piena di Cristo oggi e l’onore di vivere con Dio per l’eternità.

Rallegriamoci nel significato della Pasqua — ieri, oggi e in eterno. Buona Pasqua!

Pubblicato originariamente in Inglese nel marzo 2013. Adattato e ripubblicato sull’Ancora in Inglese il 21 marzo 2016.


[1] Giovanni 12,13. Se non altrimenti indicato, tutti i versetti biblici sono tratti dalla Sacra Bibbia, versione Nuova Diodati, © La Buona Novella, Brindisi.

[2] Giovanni 12,12–18; Matteo 21,6–11.

[3] Cristo ci ha riscattato dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi (poiché sta scritto: «Maledetto chiunque è appeso al legno»), affinché la benedizione di Abrahamo pervenisse ai gentili in Cristo Gesù, perché noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede (Galati 3,13–14).

[4] In quello stesso giorno, due di loro se ne andavano verso un villaggio, di nome Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme. Ed essi parlavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Or avvenne che, mentre parlavano e discorrevano insieme, Gesù stesso si accostò e si mise a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo (Luca 24,13–16).

[5] E il sommo sacerdote replicò dicendo: «Io ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se sei il Cristo, il Figlio di Dio». Gesù gli disse: «Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo». Allora il sommo sacerdote stracciò le sue vesti, dicendo: «Egli ha bestemmiato; quale bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia. Che ve ne pare?». Ed essi, rispondendo, dissero: «Egli è reo di morte!» (Matteo 26,63–66).

[6] Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridavano, dicendo: «Se liberi costui, tu non sei amico di Cesare; chiunque si fa re, si oppone a Cesare»” (Giovanni 19,12).

[7] N. T. Wright, The Resurrection of the Son of God (Minneapolis: Fortress Press, 2003), 576.

[8] 1 Pietro 1,3.

[9] Romani 10,9.

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