A proposito di pastori e di re magi

Dicembre 21, 2015

Peter Amsterdam

[Of Shepherds and Magi ]

La notte della nascita di Gesù, sulle colline intorno a Betlemme, i pastori vegliavano sulle loro greggi. Improvvisamente apparve loro un angelo del Signore e la gloria di Dio – la sua luce e il suo splendore – brillarono su di loro. L’angelo disse loro di non temere, perché portava una buona notizia. Poi rivelò che quella notte, nella città di Davide, era nato un Salvatore, Cristo il Signore. Come segno avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce che giaceva in una mangiatoia. Appena ebbe annunciato questo, apparve in cielo una moltitudine delle schiere celesti che lodavano Dio. Quando la luce della gloria di Dio, l’angelo e la moltitudine celeste svanirono, i pastori decisero di andare immediatamente a Betlemme per vedere ciò di cui Dio aveva parlato.[1]

Dalle opere ebraiche risulta che i pastori e i mandriani avevano una posizione sociale infima nell’Israele del primo secolo. Ciò era dovuto in parte al fatto che erano sempre nei campi e quindi non erano in grado di rispettare tutte le regole religiose, e in parte al fatto che conducevano le pecore a pascolare sui terreni altrui senza permesso. Considerando tutto questo, l’annuncio diventa ancora più interessante, perché i pastori non erano visti solo come persone povere o semplici, ma erano anche degli emarginati.

A Betlemme i pastori trovarono Maria, Giuseppe e il bambino. Trovare Gesù coricato in una mangiatoia e avvolto in fasce nella stanza principale di una casa di contadini, con gli animali nella zona della stalla, sarebbe stato piuttosto normale per loro, dato che probabilmente i loro figli sarebbero stati avvolti in fasce allo stesso modo, perché quella era l’abitudine. Coricare un bambino in una mangiatoia probabilmente non era una cosa normale da fare, ma visto l’affollamento dell’alloggio era una soluzione pratica.

Ciò che sarebbe stato straordinario per loro, e quindi indicato come un “segno”, era che in un villaggio, dentro una casa affollata simile alla loro, potessero trovare un bambino la cui nascita era stata annunciata da un angelo accompagnato dalla gloria di Dio e dalle lodi delle schiere celesti. I pastori erano gente umile e povera e quella notte scoprirono che il Messia, il Salvatore del mondo, era nato povero e contadino come loro. Se ne andarono lodando Dio e raccontando agli altri tutto quello che avevano sentito riguardo al bambino. Gesù era venuto per i poveri e i bisognosi, gli umili e gli oppressi, non solo per le persone di alto livello sociale e di buona reputazione. Il messaggio era che tutti sono bene accolti e che la salvezza è per tutti.

Il Vangelo di Matteo parla della visita dei Magi, che vennero dall’oriente dopo aver visto una stella speciale che avevano interpretato come il segno che sarebbe nato un re degli Ebrei. Viaggiarono fino a Gerusalemme in cerca del re e al loro arrivo cominciarono a informarsi dove fosse questo bimbo che sarebbe stato il futuro re, per potergli rendere omaggio.

Quando il re Erode sentì questo, si turbò, perché la nascita di un nuovo re poteva rappresentare una minaccia per il suo regno. Radunò i sommi sacerdoti e gli scribi per scoprire dove sarebbe nato quel bambino e gli fu detto che secondo le Scritture la nascita sarebbe avvenuta a Betlemme. Anche se i capi religiosi sapevano che le Scritture indicavano il luogo in cui sarebbe nato il Messia, non avevano idea che fosse già nato. Anche se Betlemme è a meno di dieci chilometri da Gerusalemme, non c’è alcun riferimento che qualcuno dei capi religiosi fosse andato a vedere il bambino.

Erode incontrò segretamente i Magi per scoprire quando avevano visto la stella – apparentemente due anni prima. Dopo aver ottenuto questa informazione, li mandò a Betlemme con le istruzioni di riferirgli dove fosse il bambino, così da poter andare anche lui a rendergli omaggio. I Magi lasciarono Gerusalemme, trovarono Gesù e la sua famiglia, s’inchinarono davanti a Lui e gli resero omaggio, offrendogli in dono oro, incenso e mirra.

Nessuno sa esattamente da dove venissero i Magi. Alcuni studiosi biblici parlano della Persia, altri di Babilonia e altri dell’Arabia. Alcuni dei primi Padri della Chiesa affermavano che provenissero dall’Arabia. Oro e incenso erano associati alle carovane di cammelli provenienti da Madian e Sceba, entrambi in Arabia. Incenso e mirra venivano raccolti da arbusti che crescevano nell’Arabia meridionale. Nel Vecchio Testamento il termine “popoli dell’oriente” si riferisce in genere agli arabi del deserto.

Dopo aver trovato il re appena nato, i Magi ricevettero in sogno le istruzioni di non tornare da Erode. Ubbidirono e quando Erode scoprì che avevano lasciato il paese senza dirgli dove trovare il bambino, s’infuriò. Ordinò ai suoi soldati di uccidere tutti i bambini maschi dai due anni in giù a Betlemme e nella zona circostante, nella speranza di eliminare qualsiasi minaccia al suo trono.

Oltre a narrare gli avvenimenti, che cosa stava cercando di comunicare Matteo in questa parte del suo racconto? Erode e i capi religiosi a Gerusalemme ignoravano la nascita del Re promesso; ciò dimostra che Dio non aveva dato alcun segno ai capi religiosi e politici. D’altra parte, i buoni Magi avevano individuato un segno nella natura, nella stella. A questo risposero cercando il re appena nato, così finirono per rintracciare il Salvatore e adorarlo. Matteo voleva indicare che la salvezza promessa da Dio non era riservata esclusivamente a Israele, ma era anche per i Gentili, cioè per tutti.

Luca racconta che otto giorni dopo la sua nascita Gesù fu circonciso. Poco tempo dopo i suoi genitori lo portarono al tempio a Gerusalemme perché fosse redento. Mentre erano là, furono visti da un vecchio ebreo devoto, di nome Simeone, a cui Dio aveva detto che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo, il Messia. Vedendo Gesù, lo strinse tra le braccia e pregò: “Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che Tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.[2]

La preghiera di Simeone parla di salvezza per tutti i popoli, sia gli Ebrei sia i Gentili. Come per i Magi, il messaggio è che la salvezza è disponibile a tutti tramite Cristo; che il Figlio di Dio Incarnato venne sulla terra per tutti.

Simeone poi li benedisse e profetizzò, dicendo a Maria: “[Questo bimbo] è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.[3]

Dopo aver proclamato che la salvezza era destinata sia agli Ebrei sia ai Gentili, Simeone profetizzò anche che Gesù sarebbe stato rifiutato da molte persone dello stesso popolo da cui era nato; che nel popolo ebreo alcuni avrebbero creduto e altri no; che ci sarebbe stata una divisione tra il popolo, manifestando i pensieri intimi di molti cuori. Indicò che anche Maria avrebbe sofferto, riferendosi probabilmente a tutto quello che avrebbe visto Gesù soffrire. Simeone predisse la condanna di Gesù da parte delle autorità ebraiche durante il suo ministero.

Nel Vangelo di Luca i pastori, tra i più umili della società ebraica, sono testimoni dell’annuncio soprannaturale di un angelo; e il bambino è figlio di gente di campagna, indicando che era venuto per la gente comune. C’è anche la profezia di un ebreo devoto, secondo la quale il Messia è per tutti, anche se sarà rigettato da alcuni. Nel Vangelo di Matteo, il segno del Salvatore visibile in natura è seguito dai buoni Magi che si presentano a Lui, significando anche qui che la salvezza è per tutti.

Il messaggio costante nei racconti evangelici della nascita di Gesù — anzi, in tutti e quattro i Vangeli — è che Egli venne per l’umanità intera; che morì per la salvezza di tutti. Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque creda in Lui non perisca, ma abbia vita eterna.[4] Questa è la buona notizia del Natale. Questa è la notizia proclamata dagli angeli, il messaggio raffigurato dalla stella che guidò i Magi, il messaggio dell’amore di Dio che ognuno di noi porta nel suo cuore.

Pubblicato originariamente nel dicembre 2012. Adattato e ripubblicato sull’Ancora in Inglese il 21 dicembre 2015.


[1] Luca 2,8–15.

[2] Luca 2,29–32.

[3] Luca 2,34–35.

[4] Giovanni 3,16.

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