L’idea che Dio ha di giustizia

Ottobre 21, 2015

David Brandt Berg

[God’s Idea of Righteousness]

Non esiste altra bontà se non quella di Dio.[1] Dio è il solo a essere buono. “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”.[2] Tutti sono stati cattivi, tranne quelli che hanno la bontà di Dio, l’amore di Dio e la giustizia – la rettitudine – di Dio. “Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un abito sporco”.[3] In altre parole, Dio dice che se non hai la sua bontà, cioè quella vera, la vera santità, il vero amore, la vera misericordia, non hai altro che uno straccio sporco!

L’idea che Dio ha della giustizia è il peccatore pietoso, senza speranza, perduto, umile e impuro, che sa di aver bisogno di Dio. Sono quelli che è venuto a salvare. “Non è venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori”.[4] Così, l’idea di Dio di giustizia è la devozione – un peccatore che sa di avere bisogno di Dio e dipende da Lui per la propria salvezza – non l’ipocrita presuntuoso che pensa di potersi salvare grazie alla propria bontà.

L’idea di Dio di santità non è la perfezione senza peccato, la presunzione d’essere giusti. È un peccatore salvato per grazia, un peccatore che non ha alcuna perfezione, nessuna giustizia propria, ma dipende totalmente dalla grazia, dall’amore e dalla misericordia di Dio, per fede. Che tu ci creda o no, sono quelli gli unici santi – non ne esistono altri.

Dio sa che sei tutt’altro che perfetto, non puoi essere perfetto e non lo sarai mai; di solito sei solo un bel casino, come tutti noi. Così l’unica domanda, l’unico standard è: dipendi dal Signore, confidi in Lui, nella sua grazia, nel suo amore e nella sua misericordia e gli dai tutta la gloria e tutto il merito? Se mai riesci a fare qualcosa di buono, dai la gloria a Lui? Dici: “Ringraziate Gesù; non ringraziate me. Ringraziate il Signore. È solo il Signore”?

Ecco cos’è un santo per il Signore: chi sa di essere un peccatore e quindi dà tutta la gloria a Dio se da quello che ha fatto viene fuori qualcosa di buono. Come disse Paolo: “So che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene”.[5] Non c’è niente di buono in me o nella mia carne; qualsiasi cosa buona viene solo dal Signore. Quella è santità!

Davide: un santo peccatore

I più grandi uomini della Bibbia erano persone che fecero sbagli terribili, ma si resero conto di essere peccatori, di avere bisogno di Dio. Non ho mai tratto molto incoraggiamento da quelli che erano così perfetti, come Enoc, che camminò così vicino a Dio che perse completamente il contatto con l’umanità, tanto che Dio dovette toglierlo da questo mondo. M’incoraggiano molto di più le storie patetiche degli ubriachi, delle prostitute, dei pubblicani e dei peccatori che andarono da Gesù per ricevere amore e misericordia.

Anzi, la mia maggior ispirazione è uno dei personaggi peggiori della Bibbia. Uno degli uomini più malvagi della Bibbia, che era un assassino, un adultero e un bugiardo, ma che Dio chiamò un uomo secondo il suo cuore, Re Davide.[6]

La cosa più incoraggiante dell’esempio di Davide non era il suo perfezionismo, ma le sue colpe umane, i suoi peccati e le sue mancanze, che diedero a Dio l’opportunità di ricevere tutta la gloria e dimostrano che c’è speranza anche per me – e per te. Ho sempre pensato che se Dio poteva perdonare un tipo cattivo come Davide, di certo avrebbe potuto perdonare me. Penso che Re Davide sia stato d’incoraggiamento per molta gente, perché dimostra quanta misericordia ha Dio, quanto perdono, e come può essere buono se ti penti davvero come fece Davide.

Fu uno dei peggiori peccatori della Bibbia e fece cose orribili; ma guardate che cambiamento meraviglioso avvenne in lui quando il Signore lo umiliò. Avvenne attraverso l’umiliazione del suo orgoglio spirituale.

Ma dovette essere smascherato completamente, con la sua empietà i suoi peccati e le sue debolezze. Era seduto lì sul suo trono, pieno d’arroganza, apparentemente così giusto e perfetto. Poi arrivò il profeta Nathan che puntò un dito contro di lui e disse: “Tu sei quell’uomo”.[7]Tu sei il malvagio, il peccatore”. Poi cominciarono ad arrivare i giudizi di Dio e lui perse tutto, tutto tranne Bath–Sceba; lei rimase con lui. Fu privato di tutto tranne alcuni amici e seguaci fedeli.

Non si sarebbe potuta avere una sconfitta peggiore di quella di Re Davide. E il peggiore dei suoi peccati fu che era diventato un ipocrita, perché aveva nascosto gli altri suoi peccati e fingeva di essere così giusto e giudicava i problemi degli altri. Fu allora che arrivò il profeta a smascherarlo.

Evidentemente doveva avere un sacco di orgoglio spirituale e doveva essere umiliato, perché guardate che grande eroe era. Anche da piccolo era già un eroe. Aveva perfino ucciso un leone e un orso per proteggere le sue pecore.[8] Poi tutto Israele si accorse di quanto era valoroso era quando uccise il gigante Golia. Lodavano il suo nome più di quello di Saul, dicendo: “Saul ha ucciso i suoi mille, ma Davide i suoi diecimila”.[9] Forse era diventato molto orgoglioso e fu indubbiamente per questo che alla fine il Signore dovette umiliarlo, disonorarlo e degradarlo fino in fondo, prima che potesse finalmente diventare umile e comprensivo e scrivere quei salmi meravigliosi.

Così Davide è davvero un cattivo esempio, ma allo stesso tempo un ottimo esempio di un grande uomo che apparentemente si gonfiò d’orgoglio per un certo periodo e di conseguenza commise un grande peccato e dovette subire una grande umiliazione, un grande giudizio, una grande confessione e la terribile privazione di tutto ciò che aveva.

Il suo fu un grande peccato e Dio fece i conti con lui per la sua iniquità; ma ebbe anche un grande pentimento e di conseguenza ricevette un grande perdono. Gli costò il figlio della moglie che gli stava più a cuore, Bath–Sceba. Ma, lode a Dio, come risultato del suo pentimento per aver sofferto l’angoscia della perdita di quel primo figlio di Bath–Sceba, Dio lo perdonò e nella sua misericordia gliene diede un altro, Salomone, che divenne un grandissimo re, il più saggio e il più ricco che Israele abbia mai avuto.

Anche se i suoi furono peccati grandi, anche il suo pentimento lo fu, quindi Dio gli offrì un grande perdono. Da quello spremere e torcere della vita di Davide uscì il dolce miele dei Salmi e la fragranza delle sue lodi al Signore per la sua misericordia. Era solo merito di Dio e della sua grazia, non c’era niente di suo o della sua giustizia personale – una lezione che fin da allora è stata di grande incoraggiamento per altri grandi peccatori come me e voi.

“Io desidero la misericordia e non i sacrifici”

“E avvenne che, mentre Gesù era a tavola in casa, molti pubblicani e peccatori vennero e si misero a tavola con lui e con i suoi discepoli. I farisei, veduto ciò, dissero ai suoi discepoli: ‘Perché il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?’ E Gesù, avendo sentito, disse loro: ‘Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Or andate e imparate che cosa significa: Io voglio misericordia e non sacrificio. Perché io non sono venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori’”. [10]

Gesù disse di andare e imparare cosa intendeva Dio quando disse: “Io desidero la misericordia e non i sacrifici”.[11] In altre parole: “Preferisco vedervi pieni d’amore e non solo dell’offerta di sacrifici e servizi, fatti per dovere e per rispetto della legge. Preferisco vedervi dare amore agli altri, piuttosto che essere pieni di voi stessi”.

Penso che dobbiamo applicare questo principio anche a noi stessi. Dobbiamo imparare cosa significa. Dobbiamo chiedergli in tutta umiltà di aiutarci ad avere misericordia degli altri, sapendo che anche noi dobbiamo essere perdonati per molti peccati. Ricordare continuamente a noi stessi che peccatori siamo e quanti errori abbiamo fatto ci aiuta a restare umili e a evitare quello spirito di orgoglio presuntuoso e ipocrita che ci fa criticare e condannare gli altri.

Se ti ricorderai che nessuno è perfetto, nemmeno tu, aiuterai gli altri a fare del loro meglio, come vorresti che loro facessero con te. È utile ricordare sempre che siamo tutti dei peccatori e che tutti facciamo sbagli e dobbiamo “perdonarci a vicenda come Dio ci ha perdonato in Cristo”.[12]

L’unico modo in cui possiamo essere pazienti con gli altri è sapere che casi disperati siamo anche noi. Sarai molto più misericordioso con gli altri se ti renderai conto di quanta misericordia hai bisogno anche tu. Quando sai di avere molto bisogno di perdono e misericordia, sarai più incline ad averli anche per gli altri.

Gesù c’insegnò a pregare: “Perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori”.[13] Se non puoi perdonare, non puoi avere vero amore o vera umiltà; non puoi avere misericordia, perché l’amore è perdono e misericordia.

“Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri”.[14]

Compilato dagli scritti di David Brandt Berg e pubblicato originariamente nel marzo 1986. Adattato e ripubblicato in Inglese il 20 agosto 2015.


[1] Matteo 19,17.

[2] Romani 3,23.

[3] Isaia 64,6.

[4] Matteo 9,13.

[5] Romani 7,18.

[6] Atti 13,22.

[7] 2 Samuele 12.

[8] 1 Samuele 17,34–37.

[9] 1 Samuele 18,7–9.

[10] Matteo 9,10–13.

[11] Osea 6,6.

[12] Efesini 4,32.

[13] Matteo 6,12–15.

[14] 1 Pietro 4,8.

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