Orgoglio e umiltà

Agosto 31, 2015

Compilazione

[On Pride and Humility]

Fu l’orgoglio a cambiare gli angeli in diavoli; è l’umiltà che trasforma gli uomini in angeli. —Sant’Agostino d’Ippona

Umiltà piena di grazia

Possiamo argomentare che la natura stessa di Dio e la sua interazione con gli esseri umani esprime un’umiltà piena di grazia e una conformità sorprendente.

Come prima cosa, dovremmo chiarire la definizione di “orgoglio” (una veduta gonfiata di se stessi) e “umiltà (un riconoscimento appropriato e una valutazione realistica di se stessi). […] Dovremmo chiederci: “Come definiamo l’orgoglio?” [Con l’orgoglio] promuoviamo una certa immagine di noi stessi perché sospettiamo che gli altri non accetteranno quello che siamo in realtà. L’orgoglio, in effetti, è una menzogna sull’identità o sulle realizzazioni di una persona. Essere orgogliosi vuol dire vivere in un mondo che si puntella su falsità a proposito di noi stessi, affibbiandoci un merito che non ci è dovuto.

Bene, non stiamo parlando di essere soddisfatti o orgogliosi del proprio lavoro (come disse Paolo nella sua qualità di apostolo)[1] o “essere orgoglioso” del progresso di una persona nella fede[2] e nel giusto uso delle capacità date da Dio. In tutto questo riconosciamo la grazia di Dio che rende possibili queste cose. Naturalmente, vantarsi o “gloriarsi nel Signore”[3] e nella croce di Cristo[4] mette nella giusta prospettiva la nostra grande dipendenza da Dio. Quel tipo d’indipendenza fai-tutto-da-solo è un’espressione di orgoglio – la mancanza o il rifiuto di riconoscere il proprio posto giusto in rapporto a Dio. La grazia è data agli umili, non ai superbi.

D’altra parte, l’umiltà comporta una valutazione realistica di sé, questo include il riconoscimento anche dei punti forti, non solo di quelli deboli. Ovviamente, è delirante affermare di aver inventato il foglio d’alluminio o i biglietti autoadesivi Post-it, quando in realtà non l’hai fatto. Ma è altrettanto delirante dire che “non sai suonare il piano molto bene” quando sei un pianista vincitore di premi che suona regolarmente con l’Orchestra di Cleveland o la Filarmonica di Londra! Sarebbe una falsa umiltà che è altrettanto fuori dalla realtà – per non menzionare il (possibile) tentativo mascherato di ricevere attenzione dagli altri! Una persona veramente umile non nega le proprie capacità, ma allo steso tempo riconosce che i suoi doni provengono da Dio e che non può attribuirsene il merito. Così essere umili vuol dire saper riconoscere il proprio posto nei confronti di Dio. —Paul Copan

Sii onesto con te stesso

Come disse Shakespeare: “Se puoi essere onesto con te stesso, non puoi essere falso con nessuno”. Com’è vero! Se sei onesto con te stesso, lo sarai anche con il Signore, con tua moglie o tuo marito e con tutti quelli che ti circondano.

La persona a cui è più difficile confessare i propri peccati siamo noi stessi! Odiamo anche soltanto ammettere a noi stessi i nostri errori, i nostri peccati e le nostre mancanze, perché a volte è molto scoraggiante e umiliante. Così cerchiamo di scusarci da soli, difenderci, discolparci e scagionarci dai nostri peccati, per riuscire a guardarci in faccia; ma questo tende soltanto a peggiorare le cose, perché se non siamo onesti con noi stessi e continuiamo a cercare di prenderci in giro, proveremo sicuramente a fare la stessa cosa con Dio e con gli altri. Il risultato è un pasticcio tremendo. Combini un pasticcio nella tua vita, ferisci le persone che hanno rapporti con te e soprattutto ferisci Dio, oltre a ostacolare la tua testimonianza e il tuo ministero. Dio ci aiuti a essere onesti con noi stessi, con gli altri e con Lui. Ci aiuterà a non essere falsi con nessuno. Essere falsi è un prodotto dell’orgoglio, uno sforzo di nascondere l’orribile verità di cui ci vergogniamo.

Non voglio dire che dobbiamo andare in giro a vantarci di tutti i nostri peccati e le nostre mancanze con tutti quelli che incontriamo, compresa l’intera congregazione, soltanto per dimostrare come siamo onesti e umili! Anche questo è orgoglio! Chi è umile non sa di esserlo, che ci crediate o no. Se pensi di esserlo, probabilmente non lo sei. “Chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere”.[5] Proprio quando penserai di avercela fatta, Dio infilerà uno spillo nel tuo pallone, tutta l’aria fritta svanirà e cadrai a terra come una pera. L’orgoglio ti rende ancora più difficile perdonare te stesso, anche se sai che Dio ti perdonerà.

Sii onesto con te stesso e rendi gloria a Dio per qualsiasi cosa buona tu faccia Di solito quella è una regola piuttosto buona. “Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto?”[6] “Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto”.[7] Dai tutta la gloria a Dio. Ricordati che senza di Lui non sei nulla. Prenditi in giro da solo. Trasforma la storia in una barzelletta! Divertiti all’idea di come sei ridicolo e delle cose stupide che fai, come faceva mia madre a proposito della sua distrazione. Raccontava sempre storie buffe su di sé e sulle cose pazze che faceva, per ricordare a se stessa a e a noi che l’unica cosa buona che c’era in lei era Dio.

Fatti una risata a tue spese! Aiuta gli altri a ridere di te! Ricordalo perfino a Dio, che barzelletta che sei. “Egli conosce la nostra natura e si ricorda che siamo polvere”.[8] “Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono”.[9] Anche Dio ha un buon senso dell’umorismo e forse puoi farlo ridere se sei onesto al riguardo, glielo confessi e gli dici che ti spiace! —David Brandt Berg[10]

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Afferra la verità di Dio utilizzando la via che Egli stesso ci fornisce, dato che vede la debolezza dei nostri passi. Quella via consiste primo, nell’umiltà; secondo, nell’umiltà; e terzo, nell’umiltà. Se l’umiltà non precede, accompagna e segue tutto il bene che facciamo, se non manteniamo gli occhi fissi su di essa, l’orgoglio ci strapperà tutto di mano. —Sant’Agostino d’Ippona

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Mi sono impegnato nella traduzione della Bibbia in Tedesco. È stato un bene per me; altrimenti avrei potuto morire con l’idea errata di essere un uomo erudito. —Martin Lutero

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Vinicio Riva, un uomo sfigurato da una malattia, è diventato famoso quando Papa Francesco l’ha salutato con un abbraccio. È stato un momento commovente. Tuttavia, sotto molti aspetti è un grande contrasto. Sono stato al Vaticano e non grida di certo: “Occupati dei poveri”. Tradizionalmente il papa siede letteralmente su un trono d’oro. Questo papa, invece, Papa Francesco, abbraccia le persone che il mondo evita impudentemente. Il Papa, uno degli uomini più importanti e potenti del pianeta, non evita i “reietti” della società. Li accetta e li abbraccia, letteralmente. È il segno di un modello d’umiltà che si riflette nelle scelte di uno stile di vita, nell’allontanamento dallo sfarzo e nell’abbraccio a un emarginato. Possiamo assumere questo atteggiamento d’umiltà? Come possiamo farci conoscere per abbracciare gli emarginati con umiltà e con grazia? —Ed Stetzer

Pubblicato sull’Ancora in Inglese il 14 luglio 2015.


[1] 2 Corinzi 10,17.

[2] 2 Corinzi 7,14; 9,3–4.

[3] 2 Corinzi 10,17.

[4] Galati 6,14.

[5] 1 Corinzi 10,12.

[6] 1 Corinzi 4,7.

[7] Giacomo 1,17.

[8] Salmi 103,14.

[9] Salmi 103,13.

[10] Pubblicato originariamente nel febbraio 1971, adattato.

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